Mister Facebook in una intervista:
“Post negazionisti non saranno rimossi”

Una delle prime reazioni è arrivata dall’Anti-Defamation League, realtà che è in prima linea nella lotta all’odio, al razzismo, al pregiudizio antiebraico. No, caro Mark, non funziona così. Tu hai il dovere “morale” ed “etico” di intervenire. Di evitare che il veleno dell’antisemitismo più bieco, quello di chi nega la Shoah, si propaghi impunemente, senza blocchi e censure da parte dei tuoi dipendenti, attraverso la piattaforma che tu stesso hai creato.
Farà parlare a lungo l’intervista dell’inventore di Facebook, Mark Zuckerberg, che al sito statunitense Recode si è concesso per oltre un’ora di colloquio (qui la trascrizione completa) in cui ha affrontato una pluralità di temi in quello che – anche alla luce degli ultimi scandali che l’hanno portato fino al Congresso Usa – è stato definito “l’anno più duro” su un piano personale e aziendale. Tra i temi più spinosi, su esplicita richiesta dell’intervistatrice, l’atteggiamento che gli admin del social sono chiamati a tenere contro i negazionisti che diffondono menzogne attraverso le proprie postazioni individuali o attraverso pagine appositamente dedicate (molto spesso in funzione da anni).
“Zuckerberg, lei dice che vuole dare una voce a tutti. Ma cosa succede quando chi scrive nega la Shoah”? viene chiesto al fondatore di Facebook. La priorità, risponde l’intervistato, è “la libertà di espressione, anche di chi è nel torto”. Tutti quindi hanno diritto di intervenire “senza essere rimossi”. Poi, forse per pararsi dalle polemiche che inevitabilmente si stanno scatenando a tutti i livelli, Zuckerberg ha aggiunto che il suo auspicio è che Facebook non venga utilizzato come spazio “per offendere persone e gruppi”. Ed ecco la sua brillante soluzione: spingere quei post in una parte bassa delle notifiche, “di modo che non diventino virali”.
Davvero troppo poco, alla prova dei fatti una presa di giro nei confronti dei tanti, associazioni, giuristi, istituzioni, che sempre più spesso chiedono una maggiore regolamentazione (‘Does Facebook Need a Constitution?’ si domanda tra gli altri il New Yorker). “La negazione della Shoah è una scelta deliberata e consapevole con caratteristiche inconfutabili di odio, offesa e minaccia antiebraica. Continueremo a chiedere conto e a incalzare Facebook relativamente alla loro posizione su questo tema, ricordando loro che la negazione della Shoah rappresenta un’aperta violazione alle linee guida che hanno stabilito” ha sottolineato il presidente della ADL Jonathan Greenblatt. Raggiunto dalle tante contestazioni, Zuckerberg (che diversi siti in passato hanno indicato come “l’ebreo più influente della contemporaneità”) ha poi precisato: “C’è una cosa su cui voglio essere chiaro. Ritengo la negazione della Shoah profondamente offensiva, e non volevo assolutamente difendere le persone che negano quanto è accaduto”.
I post negazionisti, con il loro carico di odio e bestialità, però restano sulle bacheche. Sempre più impuniti, sempre più virali.

(19 luglio 2018)