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20 maggio 2013 - 11 Sivan 5773
PAGINE EBRAICHE 24
  ALEF / TAV DAVAR PILPUL  
ALEF / TAV
 
 
 
   Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova
 
 
  "Giunse un superstite e raccontò ad Abramo l'ebreo…" (Genesi14:13).
Rabbì Moshè David Valle (1696-1777) si chiede il perché, "Abramo figlio di Terach", viene chiamato "Abramo l'ebreo" da un sopravvissuto alla guerra che quattro re, guidati da Kedorlaomer, mossero contro i cinque re che si ribellarono al loro dominio. Il rabbino padovano interpreta questo modo di definizione come la rivelazione del sentimento di odio nei confronti degli ebrei.
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   Anna Foa,
storica
 
 
  E' morto qualche giorno fa in carcere, dove scontava la condanna all'ergastolo,  l'ex dittatore argentino  Videla. Aveva ottantasette anni. E' raro che un dittatore muoia in carcere, il suo omologo cileno Pinochet per esempio  è morto in patria, nel suo letto. Nel ricordare la sua morte, e la feroce dittatura esercitata dalla sua giunta in Argentina, vorrei ricordarne anche un elemento assai poco ricordato, quello dell'antisemitismo. Quando si parla di antisemitismo, infatti, nessuno parla mai di quello dei militari argentini. Era un antisemitismo che non dette vita a legislazioni volte a limitare i diritti e la vita della grande comunità ebraica del Paese, ma si espresse soprattutto  in una particolare violenza della repressione nei confronti degli ebrei. Se la percentuale di ebrei sull'insieme della popolazione argentina era dell'1 per cento, quella di coloro che furono  fra i desaparecidos fu del 10 per cento. Fra i tanti casi che suscitarono l'attenzione internazionale, ricordiamo quello del direttore del giornale L'opinion, Jacobo Timerman, detenuto e torturato dai militari per due anni, scampato ed esiliato in Israele in seguito alle pressioni internazionali, autore di un libro di memorie sulla sua detenzione in cui caratterizzava come fortemente antisemita l'ideologia dei suoi torturatori. Ecco, credo che anche questo elemento sia da ricordare nel momento in cui apprendiamo la morte del dittatore Videla.
 
 
Rassegna stampa
 
  Al Festival di Cannes sbarca “L’ultimo degli ingiusti”. Una nuova produzione destinata a far discutere in cui il regista francese Claude Lanzmann, padre del celeberrimo documentario Shoah, indaga sulla controversa figura del rav Benjamin Mulmerstein, rabbino e ultimo presidente del consiglio degli ebrei di Terezin. Ad essere evidenziate anche alcune tensioni con la Comunità ebraica di Roma, città in cui scelse di vivere con la fine del nazifascismo. “Il film di Lanzmann – scrive Giuseppina Manin sul Corriere – può essere l’inizio di una riabilitazione”.
Sempre su Repubblica si registra l’inquietante deriva di tutti i principali populismi d’Europa. Dalla Grecia all’Ungheria, dalla Francia alla Russia: sono ben oltre la ventina i partiti ad ispirarsi a ondate di protesta dalle tinte oscure e pericolose per l’integrità stessa delle varie società di riferimento.
Nuove tensioni in Tunisia in seguito al divieto imposto dal governo allo svolgimento di un raduno fondamentalista. Una giovane attivista che sfidava gli ultrareligiosi a seno nudo, Amina, è stata “salvata” dagli agenti che l’hanno tratta in arresto (Corriere ). La Siria di Assad punta intanto i missili verso Israele. “Nessuno scenario è escluso”, afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Sul Fatto Quotidiano l’anticipazione dell’uscita di un libro, Un caso di scomparsa, che ci porta nuovamente a Tel Aviv sulle tracce di un’indagine dell’ispettore Avraham Avraham. L’autrice, Dror Mishani, spiega perché anche la Città bianca, solitamente opposta a Gerusalemme nel binomio laicità-religione, abbia nella spiaggia la sua sinagoga.
L’Herald Tribune denuncia infine lo stallo che sta seguendo alla promessa fatta dal governo spagnolo di restituire la cittadinanza ai discendenti di quanti, con il ben noto editto di espulsione del 1492, furono cacciati dal paese.
 
 
Davar
 
Qui Torino – “Calabria, l’emozione di sentirsi non solo benvenuti ma soprattutto bentornati”
 
“La componente ebraica della società, per sopravvivere, fu costretta ad inabissarsi così profondamente da sembrare inesistente, ma più che una realtà fu un’illusione ottica, un’apparenza. Ora i tempi sono maturi e si sono create le condizioni favorevoli per far riemergere non solo dalla terra i reperti archeologici ma anche nelle menti e nei cuori lontani ricordi tramandati di generazione in generazione nell’intimità delle case. Un’operazione culturale di grande portata e di grande interesse oltre che umano anche scientifico; un’operazione alla quale siamo orgogliosi di partecipare e che ci ha procurato forti emozioni quando, sia dai rappresentanti politici e religiosi che dalla popolazione aperta e ospitale, ci siamo sentiti dire non solo benvenuti ma soprattutto bentornati”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel ricordare la drammatica espulsione degli ebrei di Calabria del 1541 e il processo di recupero e valorizzazione di quell’importante capitolo di storia ebraica meridionale che è oggi possibile portare avanti grazie alla nuova sensibilità che si è diffusa tra le istituzioni e in tutta la società calabrese. Occasione dell’intervento l’incontro ‘La Bibbia di Reggio Calabria e il legame antico tra Ebraismo e Meridione’ svoltosi allo stand della Regione Calabria. Ad essere esposto un antico e prezioso commentario di Rashì, primo testo a caratteri ebraici mai stampato al mondo (Reggio Calabria, 1475). Padrone di casa l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, che ha voluto sottolineare la ‘mutazione genetica’ della Calabria. “Da terra di emergenza a terra di opportunità. È con questo spirito – ha spiegato – che sosteniamo con crescente entusiasmo e coinvolgimento la riscoperta di una presenza ebraica nella regione. Un elemento imprescindibilmente legato a questa terra dove da secoli convivono identità e minoranze diverse”. Numerosi gli interventi che sono seguiti. Rav Roberto Della Rocca, direttore dei dipartimenti Educazione e Cultura UCEI, ha posto al centro della sua riflessione il ruolo del commentario di Rashì nel panorama interpretativo ebraico ricordando come la censura da parte cristiana, in questo contesto, avvenne prettamente su aspetti di esegesi e approfondimento dei testi e non sulla Bibbia in quanto tale. “Fu soprattutto il Talmud ad essere preso di mira”, ricorda il rav elencando le persecuzioni e i roghi che imperversarono in tutta Europa. Quindi un appello alla fratellanza e alla reciproca comprensione le tre religioni abramitiche che si fondi su una comunanza di valori che devono essere condivisi. Sulla stessa lunghezza d’onda rav Amedeo Spagnoletto, sofer, che ha elogiato la ‘visione’ del tipografo Avraham Ben Garton e la sua capacità di cogliere immediatamente le potenzialità offerte dalla stampa a caratteri mobili. Un riferimento anche all’opera di Rashì, tra i primi commentatori che a contatto con situazioni apparentemente inspiegabili, con estrema umiltà, scrive nelle sue note “Non so cosa voglia dire”. Di ampissimo raggio il quadro storico offerto da Giancarlo Lacerenza, docente dell’Università Orientale di Napoli, che ha spiegato come il commentario non costituisca una meteora ma uno dei tanti elementi che testimoniano quanto profonda e radicata fosse la presenza ebraica calabrese. “Oggi è possibile ricostruire gran parte di questa storia grazie a una vasta documentazione. A mancare – chiosa il professore – è invece una raccolta di tradizioni orali”.
Intervento conclusivo per Silvia Godelli, assessore alla Cultura della Regione Puglia e autentico motore della riscoperta del Meridione ebraico grazie all’iniziativa intrapresa nel 2009 con il festival Negba e ad altri appuntamenti che hanno riscosso coinvolgimento ed entusiasmo trasversalmente distribuiti. Ad essere sottolineato è anche lo straordinario lavoro svolto sul territorio dallo studioso Cesare Colafemmina, da poco scomparso, le cui ricerche sono oggi una pietra miliare per quanti vogliano avvicinarsi a questo mondo.
(nell'immagine il presidente UCEI Renzo Gattegna ammira il Commentario di Rashì esposto al Salone)

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
 
Ugei – Nuovo Consiglio per un nuovo corso
 
Un’occasione di confronto sofferto e dibattuto. Sessioni di lavoro lunghe e partecipate, con interventi di tanti, volti storici dell’Unione giovani ebrei d’Italia così come nuovi arrivati. Questo ha rappresentato il Congresso straordinario Ugei che si è svolto a Milano dal 17 al 19 maggio 2013 e da cui sono usciti, oltre ai nomi del nuovo Consiglio esecutivo, anche alcune decisioni estremamente significative per la vita dell’organizzazione. Con due mozioni, è stato infatti garantito il diritto di partecipazione alle attività a giovani non iscritti a una Comunità ebraica italiana: da una parte a coloro che si trovano in percorso di conversione (con consultazione del rabbino di riferimento), dall’altra ai figli di unioni interreligiose con un profondo interessamento nei confronti dell’ebraismo e precedenti esperienze nell’ambito di organizzazioni ebraiche. Una partecipazione che non costituisce appartenenza all’Ugei stessa con annesso diritto di voto, garantita da statuto solo a iscritti o iscrivibili a una Comunità e dimoranti in Italia, ma che rappresenta comunque una svolta importante. A testimoniarlo, l’acceso confronto che ha preceduto la decisione, e una votazione che ha comunque spaccato il consesso, con un numero di contrari particolarmente alto rispetto alle altre mozioni approvate nel corso del Congresso. Nelle discussioni, sono emerse diverse visioni e sfumature circa la natura dell’identità ebraica e della sua matrice, religiosa e culturale, nonché a proposito del ruolo dell’Ugei. In molti si sono chiesti se essa rappresenti l’organizzazione e lo strumento più idoneo per favorire la partecipazione alla vita ebraica di giovani non iscritti a una Comunità, altri hanno sottolineato l’importanza di mantenere un approccio più flessibile, legato alla storia e all’identità di ogni singola persona. Non è mancato infine chi ha messo in evidenza come l’Ugei si muova in un contesto di rapporti internazionali con altre organizzazione giovanili ebraiche con cui ha sviluppato profonde partnership che presentano regole di adesione diverse da quella previste nel proprio statuto. La decisione di stabilire nuove modalità di partecipazione agli eventi (a statuto invariato) è dunque da inserire nel quadro di questo dibattito. Un dibattito che prosegue in queste ore anche sui canali dei social network, tra gli ugeini, ma non soltanto. Il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, commentando la scelta del Congresso Ugei ha diffuso un messaggio auspicando “un sereno confronto con i ragazzi del nuovo direttivo per capire se vogliono darne attuazione” e mettendo in guardia contro il rischio di spaccatura dell’organizzazione, oltre a chiedere un chiarimento all’Assemblea rabbinica italiana.
Ma non sono stati soltanto questi i temi discussi dal Congresso, convocato in seguito alle dimissioni anticipate del Consiglio esecutivo 2013, guidato dal presidente Susanna Calimani, e composto da Sara Astrologo, Giorgia Campagnano, Gady Piazza, Fiammetta Rimini, Benedetto Sacerdoti, Alessandra Ortona, Raffaele Naim (questi ultimi tre dimessisi tra febbraio e i primi di marzo) e Moshe Polacco (dall’inizio dell’anno in Israele). Le tensioni e gli accadimenti che hanno portato alla scelta di rinunciare all’incarico, le difficoltà economiche e organizzative che si è trovata ad affrontare l’Ugei negli ultimi mesi, sono state ampiamente dibattute, sfociando anche in un formale auspicio, rivolto dal Congresso ai nuovi consiglieri, di sforzo e responsabilità nel portare avanti il proprio mandato fino al suo termine naturale, salvo gravi impedimenti. L’impegno dell’Ugei sul fronte politico e culturale ha ricevuto grande attenzione, attraverso una serie di mozioni rivolte ad affrontare problematiche quali la violenza contro le donne, il razzismo, la Memoria, il dialogo fra i popoli e il sostegno a Israele, ma anche con la creazione di una Commissione ad hoc che possa supportare il Consiglio nel realizzare attività in questo senso. Riflessioni anche sulle necessarie modifiche dello statuto da mettere all’ordine del giorno per il prossimo Congresso per rendere l’operatività dell’organizzazione più funzionale, sulle attività da portare avanti nelle Comunità, e in particolare nelle piccole Comunità, e per migliorare la comunicazione, interna ed esterna.
Infine forte è stata la richiesta al prossimo Consiglio perché si faccia carico di una maggiore presenza dell’Ugei per coinvolgere i giovani della Comunità ebraica romana, scarsamente presenti a questa come a molte delle ultime occasioni di incontro, sia attraverso la realizzazione di un evento, sia attraverso l’auspicio di convocare proprio a Roma il prossimo Congresso ordinario, che manca dalla Capitale dal 2005 (mozioni queste che hanno ricevuto largo consenso).
Eletto infine il nuovo Consiglio esecutivo 2013 (nell’immagine alcuni dei consiglieri), con 11 candidati per 9 posti: nell’ordine di preferenze ricevute ne fanno parte Margherita Hassan (Milano), Alessandra Ortona (Milano), Benedetto Sacerdoti (Padova), Michal Terracini (Milano), Yoel Hazan (Milano) Emanuele Boccia (Milano), Simone Bedarida (Firenze), Emanuele Gargiulo (Napoli), Filippo Tedeschi (Torino). Hanno ricevuto voti anche Joseph Hadjibay e Simone Foa (entrambi di Milano). Nei prossimi giorni il Consiglio si riunirà per eleggere il presidente e stabilire le cariche.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
 
 
Qui Torino – "Partigia" al Salone del Libro
Il grande provocatore perde la bussola
Annaspa nel corso della presentazione del suo “Partigia” (Mondadori editore) al Salone del libro di Torino, lo storico e grande provocatore Sergio Luzzatto.
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Qui Torino – “Gli ebrei
come coscienza vigile dell’Europa”
Presentato al Salone del libro di Torino, “Attentato alla sinagoga. Roma, 9 ottobre 1982. Il conflitto israelo-palestinese e l’Italia” (Viella) di Guri Schwarz e Arturo Marzano.
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Qui Torino – Il singolo, le comunità, Israele
La posizione del singolo ebreo, delle comunità nella società, e di Israele nel mondo, si sono evolute. Così Sergio Della Pergola, ospite della Comunità di Torino.
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Pilpul
 
  Oltremare – Terzo: porzioni da dopoguerra
  Non ci si abitua mai abbastanza presto alla porzionatura dei piatti in Israele. E dire che io sono arrivata qui dopo quattro anni di America
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  Daniela Fubini, Tel Aviv
   
 
  Tea for Two – Il filo perduto tornato da me
  Inizialmente i giovani ebrei italiani mi inquietavano assai: tutta colpa della vituperata pressione sociale. Il Congresso straordinario di questo week-end è stata quasi una epifania
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  Rachel Silvera, studentessa
   
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