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17 Giugno 2016 -  11 Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Trovare un nemico non dà più onore, come diceva qualcuno, ma a volte può essere una buona soluzione per sospendere ogni azione, ogni responsabilità, ogni visione che non sia una visione di mera conservazione.
Il barbaro, scriveva Kavafis nel 1908, è sempre una grande soluzione.
E se non c’è un barbaro a disposizione, il prossimo a me più prossimo potrà sempre diventarlo all’occasione.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
La violenza terrorista che identifica un luogo di ritrovo della comunità omosessuale come obiettivo per compiere una strage mette a nudo tutte le contraddizioni della guerra in corso. Diventa complicato riconoscere in maniera netta e manichea fra amici e nemici, fra bene e male, quando nel conflitto vengono coinvolti aspetti comportamentali che sono sanzionati in vario modo anche in quelle che siamo abituati a considerare (almeno a confronto del fanatismo islamista) culture “libere”. Naturalmente non ci sono episodi storici, nel passato come nel presente che si fa storia, che possono essere definiti con il facile paradigma del bene e del male. Perfino nell’orrendo ripescaggio del Mein Kampf proposto ultimamente da un quotidiano nazionale c’è chi ha voluto minimizzare, derubricando il Nazismo da male assoluto a ideologia perdente ma legittima. Le operazioni che oscillano fra revisionismo e negazionismo fanno in genere questo, riducono cioè tutta la storia a una indecifrabile marmellata nella quale si fatica ad orientarsi e a identificare un’etica condivisibile.
 
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L'Inghilterra si ferma
Tre proiettili e sei pugnalate: così in Inghilterra un fanatico di destra ha ucciso la deputata laburista Jo Cox, 41 anni e due figli, schierata contro la Brexit. Il barbaro assassinio e i nuovi venti dell’estremismo che soffia sull’Europa aprono oggi le pagine di tutti i giornali. L’Inghilterra si interroga e si ferma. Compresi i favorevoli alla Brexit che, spiega il Corriere, “hanno interrotto ogni attività”. Boris Johnson, ex sindaco di Londra e uomo forte della campagna per l’uscita del Regno Unito dall’Ue, ha definito la notizia della sparatoria “terribile”. Commosso anche il premier Matteo Renzi: “Come padre prima che come politico piango sconvolto Jo Cox. Con tutti gli italiani abbraccio la sua famiglia. L’odio non potrà vincere, mai”.
Su Repubblica, Fabio Scuto racconta la corruzione imperante a Ramallah e la sempre più scarsa credibilità di Abu Mazen. “Soffocata dalla corruzione – si legge – abbandonata a se stessa nelle sue speranze di negoziati, dilaniata dalle divisioni interne, l’Anp affonda rapidamente. Il domani appare assai incerto, al punto da preoccupare seriamente anche i Paesi arabi da sempre vicini ai palestinesi come l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania”.
“L’ultimo sondaggio in Cisgiordania – scrive ancora – dice che per 2 palestinesi su 3 Abu Mazen dovrebbe dimettersi, il 95,5% considera l’Amministrazione profondamente corrotta e deve essere mandata a casa. Ma non si vota, per le divisioni fra Gaza amministrata da Hamas e la Cisgiordania gestita da Fatah, non c’è un delfino e il ‘dopo’ sarà una lotta a coltello”.
 
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  davar
ebrei italiani al voto
UCEI, verso il nuovo Consiglio
Domenica al voto per molte comunità territoriali, che esprimeranno nell’urna le proprie preferenze per il nuovo Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Questo lo scenario: quattro liste in lizza a Roma, tre a Milano. Scelta tra più candidati a Trieste, Firenze e Livorno. Espressione diretta di un proprio rappresentante da parte dei Consigli di molte altre Comunità.
A Firenze e Livorno si andrà inoltre al voto anche per rinnovare i Consigli comunitari.
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 l'ari riunita ieri a roma
Rabbini, eletto il direttivo
Un nuovo Consiglio per l’Assemblea dei Rabbini d’Italia. Riunitisi ieri a Roma, l’assemblea ha eletto nel direttivo i rabbini Alfonso Arbib, Ariel Di Porto, Riccardo Di Segni, Adolfo Locci e Giuseppe Momigliano.
Nel corso della prima riunione del Consiglio sarà decisa la suddivisione delle cariche.
L’assemblea dell’Ari ha inoltre votato i cinque rabbini tra i quali il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sceglierà i tre chiamati a formare la Consulta Rabbinica.

domenica l'inaugurazione
Venezia, gli ebrei, l'Europa

Al via la grande mostra
Venezia, gli ebrei, l’Europa. Cinque secoli di storia, quelli che ci separano dalla decisione della Serenissima di circoscrivere la presenza ebraica di Venezia nei confini di un quartiere chiuso. Cinque secoli necessari per interpretare Venezia e capire la città, per studiare le vicende ebraiche, per prefigurare l’Europa di domani. In piazza San Marco, Nel grande, fervente cantiere del Palazzo Ducale, dove si mettono a punto gli ultimi dettagli prima della cerimonia ufficiale d’apertura di domenica, la direttrice della Fondazione Musei civici di Venezia Gabriella Belli e la curatrice della grande mostra che caratterizzerà l’estate culturale italiana Donatella Calabi hanno accolto i giornalisti per un sopralluogo preliminare.
Proprio da questo palazzo, è stato detto dalle due studiose negli interventi di saluto, usciva il decreto di istituzione del primo ghetto della storia. Era quindi importante che lo stesso palazzo aprisse le porte a una grande iniziativa culturale che non deve servire solo a ricostruire le vicende del ghetto, ma deve restituire la presenza ebraica alle vicende complessive della città. Oltre il ghetto, e oltre i 500 anni, la mostra combina la presenza di opere d’arte straordinarie, pervenute a Venezia da tutto il mondo grazie a prestiti eccezionali e probabilmente irripetibili, ad allestimenti multimediali che consentono al visitatore di entrare in maniera viva nelle vicende e nei significati.
La mostra, realizzata con il contributo determinante della Comunità ebraica di Venezia, guarda molto al di là dell’orizzonte temporale che ci separa dal 1516, comincia dagli inizi della storia ebraica in Laguna e dalle prime fonderie di rame nella zona del ghetto e si conclude con i tempi nostri, con un suggestivo richiamo alla necessità ebraica di costruire memoria viva anche attraverso un segno, un gesto tangibile messo alla portata di ogni visitatore.

gv

(Nelle immagini la curatrice della mostra Donatella Calabi, alcuni giornalisti in visita negli spazi espositivi)
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memoria
Venezia, un conte tra i Giusti
Un nuovo ingresso nel libro dei Giusti. Tra gli eroi di Israele e del popolo ebraico figura infatti da questa mattina anche il conte veneziano Alessandro Marcello. Nelle scorse ore, a Palazzo Marcello, la consegna del massimo riconoscimento dello Stato di Israele direttamente dalle mani dell’ambasciatore Naor Gilon, alla presenza del presidente della Comunità ebraica di Venezia, Paolo Gnignati, e del rabbino capo rav Scialom Bahbout.
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demenza digitale 
Se Auschwitz diventa un gioco
Vuoi provare l’esperienza di vivere come “un vero ebreo” dentro a un campo di sterminio? Niente di più semplice. Basta andare su Google Play e scaricare la app “Campo di Auschwitz Online”. Una macabra e delirante iniziativa, di realizzazione spagnola, sviluppata dalla TRINIT Asoc. Informáticos de Zaragoza. Per capire la pericolosità di questa operazione basta leggere i feedback di alcuni utenti. “Quando inizi – scrive uno – non finisci più, una droga. Il problema é che ogni 20 minuti trovo il forno pieno e devo entrare a togliere la cenere. Invece il personaggio di Hitler é molto realistico”.
La domanda sorge spontanea: ma Google dov’è? Non ha un sistema di controllo per evitare la proliferazione di porcherie come questa?
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pilpul
Il prezzo dell'identità
L’allievo si è impegnato molto per tutto l’anno scolastico …” Chiunque sia mai stato studente, insegnante o genitore sa bene che questo inizio non promette niente di buono e che a quella prima frase seguirà un bel “ma”. Dunque il tenore della nota del Consiglio dell’Assemblea Rabbinica Italiana pubblicata in questo notiziario due settimane fa era evidente fin dal suo esordio: “Desideriamo in primo luogo esprimere la nostra gratitudine per l’impegno disinteressato di tutti i Consiglieri e in particolare al presidente uscente … per la sua lunga militanza disinteressata e appassionata a favore dell’ebraismo italiano.” E in effetti il seguito della nota si è mantenuto fedele alle promesse, con parole molto dure e a mio parere inspiegabilmente ingenerose. Altrettanto inspiegabilmente la nota, che pure è molto dettagliata nel prospettare ben precise priorità e idee ben precise sul futuro dell’Ucei, non contiene un accenno neppure fugace alle risorse economiche con cui tutto ciò si potrà realizzare e al modo di reperirle. Una volta di più i pregiudizi comunemente diffusi sugli ebrei si dimostrano totalmente falsi: il mondo ebraico è talmente poco attaccato al denaro che non ne parla neppure quando sarebbe necessario.
Educazione ebraica, scuole, Talmud Torah, progetti per i giovani, assistenza: tutte queste cose hanno un costo, e sappiamo che i bilanci delle nostre Comunità e dell’Ucei non sarebbero in grado di sostenerlo autonomamente. La sopravvivenza dell’ebraismo italiano così come lo conosciamo oggi dipende dall’8 per mille, cioè dal mondo esterno. Forse oggi molti di noi non ricordano come fosse l’ebraismo italiano prima dell’8 per mille. Io forse ho una sensibilità un po’ diversa su questi temi perché mia madre in quegli anni era stata per un mandato (dal 1990 al 1994) assessore al bilancio dell’UCEI: ricordo bene il senso di frustrazione di un’Unione che dipendeva dai contributi (irregolari) delle Comunità, che ci rappresentava verso l’esterno ma non aveva alcun mezzo per comunicare con i singoli ebrei italiani, che non poteva permettersi nessuna iniziativa culturale autonoma di un certo respiro. Un’Ucei come quella di oggi allora sarebbe sembrata semplicemente un bel sogno.
Al di là di qualunque considerazione ideologica mi pare che si dovrebbe tener conto di questo fattore quando si ragiona di apertura e chiusura di fronte al mondo esterno. Forse qualcuno crede che le decine di migliaia di italiani che ci sostengono con la loro firma continuerebbero a sostenere anche un ebraismo chiuso in se stesso e poco comunicativo. Io personalmente ne dubito.
Oppure, se volessimo, potremmo anche decidere di tornare ad avere Comunità orgogliosamente autonome, che non dipendano dall’esterno e si fondino esclusivamente sul contributo degli iscritti e sul volontariato (come è accaduto in epoche passate, in cui talvolta anche i rabbini si mantenevano svolgendo altre professioni). Personalmente ritengo che questa soluzione non sarebbe affatto auspicabile, e che determinerebbe un grave impoverimento culturale. Qualcuno forse ha opinioni diverse. Trovo comunque piuttosto bizzarro che non ci si ponga neppure il problema.
Peraltro a me pare che le politiche di comunicazione volte a farci conoscere di più anche dal mondo esterno abbiano rafforzato, e non indebolito, la nostra identità. Confrontando l’ebraismo italiano di oggi con quello di dieci anni fa mi sembra davvero difficile e, come ho già detto, molto ingeneroso affermare il contrario.


Anna Segre, insegnante 

Il mondo capovolto
Come ha scritto correttamente Alberto Cavaglion meno parleremo del Mein Kampf e dell’operazione editoriale del “Giornale”, puntandoci sopra i riflettori, e meglio sarà. Tuttavia le reazioni che essa ha provocato hanno lasciato trasparire una realtà che necessita ulteriori riflessioni. I commenti di difesa su alcuni social network ne sono un esempio, ma non solo quelli. Per esempio, molti hanno puntato sul fatto che oggi il pericolo principale per l’Europa sia l’Islam (non che effettivamente il fondamentalismo non lo sia), e che il nazifascismo sia qualcosa oramai appartenente al passato, “antiquato” rispetto all’Iran o al Daesh, che quindi potrebbe essere in qualche modo “rispolverato”. Come argomento di studio s’intende, almeno in via ufficiale. Non ho idea di quanti storici di professione o per passione aspettavano con impazienza l’uscita del “Giornale” con il libro di Hitler allegato, so solo che per leggere un qualunque saggio, per confutarne le tematiche bisogna avere degli anticorpi e una cognizione storico-filosofica adeguata. Prerogative che a molti italiani mancano, visto che basta il primo venuto, che può essere un comico o la star fallita, per farli credere nelle scie chimiche o nella tesi che i vaccini provocano l’autismo.

Francesco Moises Bassano
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