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 31 gennaio 2017 - 4 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
i“Ricorda il giorno dello Shabàt per renderlo sacro…” (Shemòt, 20; 8). Ricordalo ogni giorno tra i precetti positivi, commenta Rashì.
Questo è il pensiero che mi ha sollecitato la lettura del monito “..ricordati che sei stato schiavo in Egitto…” (Devarìm, 5; 15), postato in modo così ermeticamente eloquente dalla stimata storica Anna Foa nella newsletter di ieri in questa testata. Il verbo “ricordare” nella Bibbia ricorre almeno 222 volte e la Tradizione rabbinica ne ha scelte sei – secondo altri dieci – tra queste memorie più significative, “zechiròt”, da rievocare ogni giorno.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Non mi hanno mai trovato d’accordo le riattualizzazioni, i paragoni fra gli eventi diversi della storia, il passato in chiave moderna, usato come metafora per spiegare e ‘illuminare’ le tragedie del presente. La considero una retorica demagogica. In breve, fra le tragedie di oggi – la Siria in primis – e la Shoah non c’è spazio per paragoni. E non c’è spazio per paragoni, diretti o indiretti, fra la Shoah e la situazione israelo-palestinese, analogia cui intellettuali disonesti amano ricorrere con una certa frequenza.
 
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Canada e Stati Uniti,
voci a confronto
L’attentato alla moschea di Quebec City, il Muslim Ban di Donald Trump.
Sono i due grandi temi che, ancora oggi, fanno parlare giornali e opinionisti. Non sempre però con l’attenzione e la prudenza che sarebbero richieste.
“Ammira Donald Trump, Marine Le Pen e le forze armate israeliane, ma anche il senatore Mc Cain, George Bush, il New Democratic Party del Canada e viene descritto dai compagni di classe come un ‘nerd’ solitario ed emarginato”. Così La Stampa racconta Alexandre Bissonette, lo studente 27enne canadese incriminato per la strage alla moschea. Un profilo il suo, si legge ancora, “che corre lungo il confine tra l’estremismo xenofobo e l’instabilità caratteriale”.

C’è anche la nonna di Jared Kushner, il genero di Trump, nella polemica su migranti e rifugiati apertasi in questi giorni. Una giornalista di The Nation, di cui parla il Corriere, ha infatti scovato e riproposto una testimonianza del 1982 della donna, originaria della Bielorussia, che confrontandosi con alcuni studenti afferma: “Non ho mai capito una cosa. Persino il nostro bravo presidente Roosevelt, come ha potuto chiudere così a lungo le porte agli ebrei?”. Sui siti e sui social network, riporta il Corriere, la posizione di Jared è stata messa a confronto con quella della nonna. “Il genero Jared, la nonna e la porta chiusa agli ebrei” titola il quotidiano.

Durissima, in un’intervista a La Stampa, la presa di posizione del noto disegnatore Art Spiegelman: “Steve Bannon, il consigliere di Trump autore dei suoi decreti è uno xenofobo, antisemita e misogino, legato ai gruppi neonazisti di Alt Right. Trump non è abbastanza sofisticato per capirlo, ma tutto questo è parte di un piano preparato e annunciato da tempo dai suprematisti bianchi”. Secondo Spiegelman, autore del celebre fumetto Maus, “bisogna fare in modo che l’America esca da questo disastro, usandolo per mettersi definitivamente alle spalle l’ideologia che l’ha provocato”.
 
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  davar
il 15 febbraio l'incontro a washington
Netanyahu a Trump: "Sull'Iran
serve il reintegro delle sanzioni"

Al di là delle questioni interne legate al provvedimento sull'immigrazione, il nuovo presidente Donald Trump deve affrontare anche le preoccupanti notizie arrivate nelle scorse ore dall'Iran. Il test missilistico compiuto da Teheran, con il lancio di un vettore a medio raggio, ha subito messo in allarme Gerusalemme. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato ieri che il tema Iran sarà sul tavolo del primo incontro con il presidente Trump previsto per il 15 febbraio a Washington. Secondo Netanyahu è necessario rinnovare le sanzioni contro il regime iraniano, ridotte in seguito all'accordo sul nucleare firmato da Barack Obama.
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QUI BOLOGNA - IL PRESIDENTE della keillah
"Dall'Ara, la curva per Weisz 
un progetto che deve unire"

“La Comunità ebraica continuerà a tenere un atteggiamento neutrale su questa vicenda, come è giusto che sia. Naturalmente siamo consapevoli del profondo significato che un uomo come Weisz ha ancora oggi per questa città, sia per quella che è stato l’epilogo della sua vicenda umana sia per quello che ha saputo conquistarsi in anni di luminosa carriera di allenatore”. Parole chiare, quelle del presidente Daniele De Paz.
È un po’ il tema di questi giorni a Bologna, dopo l’annuncio del Comune per il Giorno della Memoria: la curva San Luca dello stadio Dall’Ara diventerà in tarda primavera “curva Arpad Weisz” in ricordo del grande allenatore ungherese che conquistò due scudetti con la squadra felsinea e che, per le sue origini ebraiche, fu arrestato, deportato e quindi ucciso ad Auschwitz. Una vicenda a lungo dimenticato in città e oggi nuovamente attuale, grazie al giornalista Matteo Marani e al suo emozionante libro ‘Dallo scudetto ad Auschwitz’.
L’annuncio però, come noto, non ha fatto il pieno di consensi. E in particolare ha suscitato forti resistenze in alcuni ambienti della curia, contrari al fatto che venga messo in discussione un nome così importante nella cultura e nella storia religiosa cittadina.
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L’AMBASCIATORE ORLOWSKI OSPITE DELL’UCEI
L'Europa guarda alla Polonia
per la Memoria e per il futuro 

La Polonia di oggi, tra passato e futuro europeo. È un’occasione davvero speciale quella in programma lunedì 6 febbraio al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dove dalle 17 alle 19 sarà ospite l’ambasciatore di Polonia in Italia Tomasz Orlowski (nell’immagine).
Per partecipare all’evento è necessario comunicare la propria adesione all’indirizzo segreteria@ucei.it.
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qui torino
Karski, testimone inascoltato
“Jan Karski. Una sua missione per l’umanità”. Questo il titolo della mostra inaugurata nelle sale di Palazzo Cisterna di Torino, oggi sede della Città Metropolitana. Si tratta di una mostra che ripercorre la vicenda di un uomo che rischiò la vita per far conoscere la verità sulla Shoah, che con la sua caparbietà provò a dimostrare ai grandi del mondo la disumanità nazista, una missione che sprofondò in un’amara e impenetrabile indifferenza.
Jan Karski fu emissario dello Stato Segreto Polacco all’epoca in esilio prima in Francia e poi in Inghilterra, fu l’uomo che trasmise il primo rapporto credibile sullo sterminio degli ebrei, giunse ai massimi rappresentanti delle autorità alleate allertando il ministro degli affari esteri inglese Anthony Eden e lo stesso presidente degli Stati uniti Franklin Roosevelt. “Ma i politici e i militari – la sua amara riflessione – non avevano tempo di occuparsi dei crimini contro gli ebrei. Volevano vincere la guerra con l’aiuto non dei partigiani, ma dei propri carri armati e dei proprio aerei”.
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qui milano
Percorrendo i mondi di Primo
Un percorso espositivo che segue la pluralità di esperienze e di interessi che hanno caratterizzato la vita e l’opera dello scrittore torinese Primo Levi: dalla formazione scientifica alla deportazione, dalla chimica come mestiere al mestiere di scrivere. È la mostra mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza in corso al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, aperta fino al 19 febbraio. L’esposizione – realizzata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino, con il sostegno di Material ConneXion Italia, il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano, la collaborazione dell’Associazione Figli della Shoah e del Memoriale della Shoah di Milano – è arrivata da Torino e proseguirà il suo cammino in altre città italiane. In occasione del Giorno della Memoria sono state organizzate al laboratorio interattivo di Chimica, attività sperimentali per conoscere meglio il Carbonio, elemento protagonista dell’ultimo capitolo de Il sistema periodico e della prima sezione della mostra. Nel laboratorio i ragazzi hanno potuto scoprire le sue diverse forme e applicazioni, dalla grafite fino ad arrivare ai nanotubi. In sono state invece proposte speciali visite guidate arricchite da brevi attività sperimentali e giochi linguistici su alcuni dei molteplici interessi ed esperienze di Primo Levi.
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Segnalibro
Pentcho, le anime salvate
Mercoledì Primo Febbraio, alle ore 18, presso la Fondazione Museo della Shoah in Roma (Casina dei Vallati, via del Portico d’Ottavia 29), si terrà la presentazione del volume Il viaggio del Pentcho. Le anime salvate, di Enrico Tromba, Antonio Sorrenti e Stefano Sinicropi. Ne discuteranno, alla presenza degli autori, Marcello Pezzetti, consulente scientifico della Fondazione Museo della Shoah; Stanislava Šikulovà, consulente del Museo della Cultura Ebraica di Bratislava; il Capitano di Vascello Giosuè Allegrini, direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare; Elvira Frenkel e Jacob Klein, testimoni della vicenda. Porteranno i loro saluti Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah; S.E. Jàn Šoth, Ambasciatore della Repubblica Slovacca in Italia, e Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. L’evento, che si colloca all’interno delle manifestazioni previste per il Giorno della Memoria, sarà sotto il Patrocinio della Comunità ebraica di Roma, della Fondazione Museo della Shoah, della Marina Militare Italiana, dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca a Roma e dell’Istituto Slovacco a Roma. 
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pilpul
Tre modi
Ad ascoltare la saggezza hassidica, ci sono tre livelli ascendenti per piangere una persona: con le lacrime, con il silenzio, con il canto. (Ho preso la citazione da Eccomi, il nuovo romanzo di Jonathan Safran Foer). 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Il nome Himmler
Come si affronta il peso di chiamarsi Himmler, Hess o Mengele. Che fine hanno fatto i figli dei gerarchi del nazismo? A queste domande risponde il saggio I figli dei nazisti (Bompiani) di Tania Crasnianski, avvocato penalista franco-tedesca ma con origini russe, frutto di una lunga ricerca negli archivi pubblici e privati.
Molti dei rampolli dei fedelissimi di Hitler hanno scoperto la verità sui propri genitori e sul loro ruolo nella macchina di distruzione di massa del nazismo e di sterminio degli ebrei solo dopo la fine del conflitto. Ma le reazioni sono state differenti, a volte opposte. Alcuni si sono allineati alle posizioni dei genitori, altri le hanno condannato fermamente.


Mario Avagliano
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