Roberto
Della Rocca,
rabbino
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i“Ricorda
il giorno dello Shabàt per renderlo sacro…” (Shemòt, 20; 8). Ricordalo
ogni giorno tra i precetti positivi, commenta Rashì.
Questo è il pensiero che mi ha sollecitato la lettura del monito
“..ricordati che sei stato schiavo in Egitto…” (Devarìm, 5; 15),
postato in modo così ermeticamente eloquente dalla stimata storica Anna
Foa nella newsletter di ieri in questa testata. Il verbo “ricordare”
nella Bibbia ricorre almeno 222 volte e la Tradizione rabbinica ne ha
scelte sei – secondo altri dieci – tra queste memorie più
significative, “zechiròt”, da rievocare ogni giorno.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Non
mi hanno mai trovato d’accordo le riattualizzazioni, i paragoni fra gli
eventi diversi della storia, il passato in chiave moderna, usato come
metafora per spiegare e ‘illuminare’ le tragedie del presente. La
considero una retorica demagogica. In breve, fra le tragedie di oggi –
la Siria in primis – e la Shoah non c’è spazio per paragoni. E non c’è
spazio per paragoni, diretti o indiretti, fra la Shoah e la situazione
israelo-palestinese, analogia cui intellettuali disonesti amano
ricorrere con una certa frequenza.
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Canada e Stati Uniti,
voci a confronto
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L’attentato alla moschea di Quebec City, il Muslim Ban di Donald Trump.
Sono i due grandi temi che, ancora oggi, fanno parlare giornali e
opinionisti. Non sempre però con l’attenzione e la prudenza che
sarebbero richieste.
“Ammira Donald Trump, Marine Le Pen e le forze armate israeliane, ma
anche il senatore Mc Cain, George Bush, il New Democratic Party del
Canada e viene descritto dai compagni di classe come un ‘nerd’
solitario ed emarginato”. Così La Stampa racconta Alexandre Bissonette,
lo studente 27enne canadese incriminato per la strage alla moschea. Un
profilo il suo, si legge ancora, “che corre lungo il confine tra
l’estremismo xenofobo e l’instabilità caratteriale”.
C’è anche la nonna di Jared Kushner, il genero di Trump, nella polemica
su migranti e rifugiati apertasi in questi giorni. Una giornalista di
The Nation, di cui parla il Corriere, ha infatti scovato e riproposto
una testimonianza del 1982 della donna, originaria della Bielorussia,
che confrontandosi con alcuni studenti afferma: “Non ho mai capito una
cosa. Persino il nostro bravo presidente Roosevelt, come ha potuto
chiudere così a lungo le porte agli ebrei?”. Sui siti e sui social
network, riporta il Corriere, la posizione di Jared è stata messa a
confronto con quella della nonna. “Il genero Jared, la nonna e la porta
chiusa agli ebrei” titola il quotidiano.
Durissima, in un’intervista a La Stampa, la presa di posizione del noto
disegnatore Art Spiegelman: “Steve Bannon, il consigliere di Trump
autore dei suoi decreti è uno xenofobo, antisemita e misogino, legato
ai gruppi neonazisti di Alt Right. Trump non è abbastanza sofisticato
per capirlo, ma tutto questo è parte di un piano preparato e annunciato
da tempo dai suprematisti bianchi”. Secondo Spiegelman, autore del
celebre fumetto Maus, “bisogna fare in modo che l’America esca da
questo disastro, usandolo per mettersi definitivamente alle spalle
l’ideologia che l’ha provocato”.
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QUI BOLOGNA - IL PRESIDENTE della keillah
"Dall'Ara, la curva per Weisz
un progetto che deve unire"
“La
Comunità ebraica continuerà a tenere un atteggiamento neutrale su
questa vicenda, come è giusto che sia. Naturalmente siamo consapevoli
del profondo significato che un uomo come Weisz ha ancora oggi per
questa città, sia per quella che è stato l’epilogo della sua vicenda
umana sia per quello che ha saputo conquistarsi in anni di luminosa
carriera di allenatore”. Parole chiare, quelle del presidente Daniele
De Paz.
È un po’ il tema di questi giorni a Bologna, dopo l’annuncio del Comune
per il Giorno della Memoria: la curva San Luca dello stadio Dall’Ara
diventerà in tarda primavera “curva Arpad Weisz” in ricordo del grande
allenatore ungherese che conquistò due scudetti con la squadra felsinea
e che, per le sue origini ebraiche, fu arrestato, deportato e quindi
ucciso ad Auschwitz. Una vicenda a lungo dimenticato in città e oggi
nuovamente attuale, grazie al giornalista Matteo Marani e al suo
emozionante libro ‘Dallo scudetto ad Auschwitz’.
L’annuncio però, come noto, non ha fatto il pieno di consensi. E in
particolare ha suscitato forti resistenze in alcuni ambienti della
curia, contrari al fatto che venga messo in discussione un nome così
importante nella cultura e nella storia religiosa cittadina. Leggi
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Segnalibro
Pentcho, le anime salvate
Mercoledì
Primo Febbraio, alle ore 18, presso la Fondazione Museo della Shoah in
Roma (Casina dei Vallati, via del Portico d’Ottavia 29), si terrà la
presentazione del volume Il viaggio del Pentcho. Le anime salvate, di
Enrico Tromba, Antonio Sorrenti e Stefano Sinicropi. Ne discuteranno,
alla presenza degli autori, Marcello Pezzetti, consulente scientifico
della Fondazione Museo della Shoah; Stanislava Šikulovà, consulente del
Museo della Cultura Ebraica di Bratislava; il Capitano di Vascello
Giosuè Allegrini, direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare;
Elvira Frenkel e Jacob Klein, testimoni della vicenda. Porteranno i
loro saluti Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della
Shoah; S.E. Jàn Šoth, Ambasciatore della Repubblica Slovacca in Italia,
e Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. L’evento,
che si colloca all’interno delle manifestazioni previste per il Giorno
della Memoria, sarà sotto il Patrocinio della Comunità ebraica di Roma,
della Fondazione Museo della Shoah, della Marina Militare Italiana,
dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca a Roma e dell’Istituto
Slovacco a Roma. Leggi
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Tre modi
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Ad
ascoltare la saggezza hassidica, ci sono tre livelli ascendenti per
piangere una persona: con le lacrime, con il silenzio, con il canto.
(Ho preso la citazione da Eccomi, il nuovo romanzo di Jonathan Safran
Foer).
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Il nome Himmler |
Come
si affronta il peso di chiamarsi Himmler, Hess o Mengele. Che fine
hanno fatto i figli dei gerarchi del nazismo? A queste domande risponde
il saggio I figli dei nazisti (Bompiani) di Tania Crasnianski, avvocato
penalista franco-tedesca ma con origini russe, frutto di una lunga
ricerca negli archivi pubblici e privati.
Molti dei rampolli dei fedelissimi di Hitler hanno scoperto la verità
sui propri genitori e sul loro ruolo nella macchina di distruzione di
massa del nazismo e di sterminio degli ebrei solo dopo la fine del
conflitto. Ma le reazioni sono state differenti, a volte opposte.
Alcuni si sono allineati alle posizioni dei genitori, altri le hanno
condannato fermamente.
Mario Avagliano
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