Il Dr Sachs
Valerio Marchi, già autore della recente monografia “Il serpente biblico. L’on. Riccardo Luzzatto in Friuli fra culto della patria, antisemitismo e politica 1892-1913”, ne ha pubblicata ora una incentrata sulle vicende di un altro ebreo friulano (il medico Ettore Sachs, nato a Gonars nel 1865, morto a San Daniele nel 1903) e di suoi antenati e discendenti. Il testo è aperto da una Presentazione di Ivan Cignola (Sindaco di Gonars, Comune che ha finanziato la pubblicazione) e dalla Prefazione di Giorgio Cosmacini (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) ed è arricchito da un cospicuo apparato iconografico. Il dottor Sachs. Un medico ebreo in Friuli e la sua famiglia tra Otto e Novecento (Udine, Kappa Vu, 2008) mette a fuoco, attraverso personaggi e storie solo apparentemente minori, nodi e momenti-chiave delle presenze ebraiche e della società nella nostra provincia, ma non solo: la ricerca, infatti, genera una sorta di viaggio che dalla Moravia meridionale di inizio Ottocento passa attraverso il Friuli, altre regioni italiane (Piemonte, Toscana, Campania…) e Paesi come la Francia, e si conclude in Israele, dove vivono alcuni posteri del Sachs ai quali l’autore ha potuto far visita.
Tutto prende il via da una cronaca sandanielese apparsa nel luglio del 1897 sul quotidiano diocesano di Udine Il Cittadino Italiano, in cui sono descritte le ostilità incontrate dal dottore gonarese allorché viene nominato chirurgo per la condotta della cittadina collinare. I tanti temi trattati, primi fra tutti quelli dell’antisemitismo a cavallo fra Otto e Novecento e dell’arte medica, si sviluppano fra approfondite e documentate analisi storiche, una narrazione scorrevole e qualche momento lirico. Apposite sezioni sono dedicate alla medicina ebraica (con un quadro di lungo periodo), alle lotte politiche e alle condizioni igienico-sanitarie nel Friuli dell’epoca, oltre che ai nessi fra l’antiebraismo di fine Ottocento e quello della legislazione razzista italiana del 1938.
PREFAZIONE
(Prof. Giorgio Cosmacini, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano)
Conceda il lettore una metafora preliminare. La propedeutica medievale contemplava, quali prime basi della formazione scolastica, le arti del trivio: del leggere e scrivere (grammatica), del parlare e persuadere (retorica), dell’argomentare e convincere (logica). Non diversamente questo libro – un saggio storico che per molti aspetti è un vero e proprio “libro di formazione” – è articolato idealmente in tre parti che da una microstoria centrale – la vicenda tardo-ottocentesca in Friuli del «medico ebreo» Ettore Sachs – si aprono a tre macrostorie di grande rilevanza, quali l’antigiudaismo storico, i rapporti tra ebraismo e medicina, la questione ebraica nei suoi riflessi attuali. Un libro, come si vede, di taglio anche propedeutico, atto ad arricchire la consapevolezza di temi e problemi che dal passato remoto giungono a interessare e assillare il nostro presente.
“Dio in cielo, Sachs in terra”: era il proverbio, detto in lingua friulana, con cui gli abitanti prima di Gonars e poi di San Daniele del Friuli riconoscevano la competenza e la generosità professionali dimostrate dal loro medico condotto – il dottor Sachs – nell’arco dei dodici anni compresi fra la sua prima nomina, nel 1891, e la sua morte prematura, nel 1903. Il detto proverbiale della gente del Friuli sembra una parafrasi dell’aforisma con cui Ambroise Paré, il fondatore rinascimentale della chirurgia moderna, amava sottolineare il rapporto tra la propria opera d’avanguardia e il miracolo della guarigione dei propri pazienti: «l’uomo cura, ma solo Dio guarisce».
Paré fu un chirurgo così bravo da essere chiamato alla corte di Francia come médecin du roi, medico di questo o quel sovrano cattolico della dinastia dei Valois, nonostante ch’egli fosse un osservante ugonotto. Anche Ettore Sachs era molto qualificato nell’arte chirurgica, premuroso curante dei propri assistiti tanto quanto abile protagonista di interventi operatori d’urgenza e di elezione nell’Ospitale Civile di San Daniele. Eppure, all’indomani della sua nomina a condotto in San Daniele, c’era chi aveva scritto di lui: «Mercoledì 8 corrente [luglio 1896] il consiglio comunale di qui raccoglievasi per la nomina di un medico. Su dodici concorrenti c’entrava anche un ebreo, certo Ettore Sachs, presentemente medico condotto a Gonars. Chi l’avrebbe creduto che consiglieri, se non cattolici almeno cristiani battezzati, avessero avuto da scegliere l’ebreo?».
Questa prosa, innescante una campagna d’opinione animata da sacro furore antiebraico, era fiorita il 13 luglio 1896 sul quotidiano cattolico di Udine «Il Cittadino Italiano», diretto da monsignor Giovanni Dal Negro con il plauso dell’«Osservatore Romano», portavoce ufficiale della Santa Sede. Nel clima d’intransigenza ideologica e d’incipiente competizione sociale del mondo cattolico, il giornale dava spazio ad apporti finalizzati a ribadire che – come lo stesso foglio aveva scritto – «l’antisemitismo è la legittima difesa dei popoli cristiani contro gli assalti, le improntitudini, le insidie, le sozzure di una setta che tende con ogni sforzo al duplice scopo di far quattrini e di abbattere la fede cristiana». La prosa del giornale si commenta da sola. Quando il dottor Sachs, all’età di 37 anni, cessa di vivere stroncato da un violento tifo addominale, la «Patria del Friuli» descrive con accenti accorati il dramma esistenziale del medico e dalla sua famiglia: «Dopo una notte di penosa agonia l’egregio uomo, che fu padre affettuosissimo, professionista coscienzioso e valente, cittadino intemerato, spirò stamattina verso le sette e mezza, lasciando nella desolazione la vedova moglie e due tesori di figliolette». Fa eco, due giorni dopo, il «Giornale di Udine», dando la notizia dell’estremo addio al cimitero israelitico: «Non ostante l’ora mattutina, i funerali riuscirono imponenti, una vera attestazione di affetto e di stima da parte di tutto il paese».
Un’unica voce fuori dal coro. Una voce assordante quanto può esserlo «l’ingiuria del silenzio», come Valerio Marchi giustamente intitola il paragrafo in cui stigmatizza il fatto che «Il Crociato», organo di stampa cattolico subentrato a «Il Cittadino Italiano», tace ostentatamente ogni notizia sulla fine terrena del dottor Sachs da tutti compianto. Nemmeno un cenno, neppure un parce sepulto ispirato ad autentica religiosità. Anche questo tacere davanti alla morte non ha bisogno di alcun commento. Dal racconto particolareggiato di questa umana vicenda, Marchi passa ad «approfondimenti e complementi» che conducono il lettore ai temi di macrostoria riversati in capitoli dai titoli significativi: Viaggio in Israele, Medicina nel mondo ebraico, Difendere la razza. Gli elaborati sono il frutto di esperienze e di riflessioni che l’autore ha ricavato, con meritoria maieutica, dalla microstoria, per tanti aspetti esemplare, del dottor Sachs, il «medico ebreo».
Talvolta, come certamente in questo caso, la piccola storia narrata in un libro aiuta a capire la realtà meglio della grande storia divulgata nei trattati.