Introduzione del presidente Giorgio Mortara al Convegno AME di Firenze

Signore e signori e signori Rabbini,
Ringrazio la comunità di Firenze nella persona del suo presidente dott. Passigli per aver accettato di ospitare il convegno annuale dell’AME nei suoi locali come già era avvenuto nel 2006 con il convegno “Elisir di lunga vita” nel quale discutemmo i problemi legati all’invecchiamento da un punto di vista medico, psicologico e sociale. Un ringraziamento particolare al comitato organizzatore locale comprendente il segretario della comunità i consiglieri Gadiel Liscia e Mauro di Castro ed il nostro amico Carlo Santarlasci già consigliere dell’AME e ginecologo che ha partecipato anche all’elaborazione del programma e alla scelta dei relatori.
La posizione geografica di Firenze al centro dell’Italia facilmente raggiungibile con i nuovi treni ad alta velocità mi auguro possa favorire una numerosa partecipazione di colleghi e di tutte le persone interessate a problemi di bioetica .
Al consiglio, su suggerimento dei colleghi fiorentini, è sembrato doveroso dedicare il presente convegno alla memoria del prof. Enrico Genazzani z”l” insigne studioso membro del gruppo Maimonide ed uno dei più entusiasti fautori della fondazione della nostra associazione nel 2004.
Seguendo le abitudini del AME di riservare il convegno annuale ad argomenti di bioetica che interessano a tutti gli iscritti indipendentemente dalle rispettive specializzazioni e ruoli nel mondo sanitario, il programma della giornata comprende un convegno sulla donazione di cellule staminali da cordone ombelicale e nel pomeriggio, prima dell’assemblea della nostra associazione che prevede anche le elezioni per il rinnovo del consiglio, la presentazione del volume “ASPETTI DI BIOETICA MEDICA ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE EBRAICA” scritto da Cesare Efrati, maskil e medico gastroenterologo presso l’Ospedale Israelitico di Roma, oltre che attivamente partecipe alla diffusione dei diversi aspetti della bioetica secondo la tradizione ebraica, che ha accettato l’oneroso incarico portandolo a termine nonostante i molteplici impegni famigliari, di studio e di lavoro .
Del libro avremo l’occasione di discutere nel pomeriggio mentre vorrei tornare brevemente al tema del convegno. La scelta dell’argomento è dipesa da molteplici fattori quali:
le recenti scoperte sull’utilizzo delle cellule staminali nella cura di numerose malattie;
la possibilità di utilizzare non solo le cellule del sangue del cordone ombelicale ma anche quelle mesenchimali dalla gelatina di Warthon;
i progressi nella conservazione e l’espansione delle cellule raccolte dal cordone ombelicale;
i problemi etici inerenti all’uso delle cellule e non ultimo il problema della conservazione in banche eterologhe o banche autologhe;
la necessità di spingere i genitori ad accettare di conservare il cordone ombelicale perché anche nel mondo ebraico, solitamente sensibile alle problematiche della prevenzione e cura delle malattie anche attraverso metodi e tecniche d’avanguardia, la percentuale di tale pratica è ancora bassa.
A questo riguardo al consiglio è parso particolarmente interessante la proposta fatta dal dott. Stefano Grossi direttore scientifico della Cryo-Save per una conservazione famigliare e solidale che permette di conservare le cellule staminali del proprio figlio come nel caso della conservazione autologa e familiare e nello stesso tempo dare la possibilità di inserire i dati relativi alla tipizzazione HLA del proprio campione in un registro facilmente consultabile da tutti gli organi preposti alla ricerca di donatori compatibili, similmente all’esperienza del gruppo israeliano Ezer Mizion, registro internazionale di donatori di midollo osseo.

Prima di lasciare la parola al moderatore dott. Gianfranco Di Segni voglio ringraziare oltre alla Comunità di Firenze anche la Cryo-Save e il dott. Bruno Piperno presidente dell’Ospedale Israelitico di Roma che, con un contributo alla nostra associazione, hanno permesso la realizzazione di questo convegno.