L’AME a Firenze: un convegno annuale all’insegna delle cellule staminali

di Andrea Finzi

Sono stati numerosi, oltre le aspettative, i medici, biologi, psicologi che con altri interessati alla materia si sono ritrovati in una bella mattina d’ottobre nella sala riunioni della Comunità di Firenze per l’annuale convegno organizzato dall’ AME (Associazione Medica Ebraica) avente come tema la donazione di cellule staminali da cordone ombelicale, argomento di scottante attualità la cui scelta riconferma la sensibilità dell’associazione ai temi di maggior rilievo sotto il profilo bioetico. Sorridente e affettuosa nel fare gli onori di casa era la signora Susi , moglie dell’attivissimo dott Carlo Santarlasci, animatore fiorentino del Gruppo Maimonide, organizzatore locale dell’evento insieme al segretario della Comunità Emanuele Viterbo, ai consiglieri Gadiel Liscia e Mauro Di Castro oltre alla Cryo Save e all’Ospedale Israelitico di Roma che hanno contribuito economicamente alla realizzazione del convegno.
Dopo i messaggi inaugurali del Presidente della Comunità di Firenze, Guidobaldo Passigli, e del Presidente Nazionale AME dott.Giorgio Mortara, Rav Joseph Levi ha ricordato la figura del professor Enrico Gennazzani, studioso di bioetica nel campo dell’evoluzione e promotore di incontri d’avanguardia su questo tema a Firenaze, oltre che autore letterario di opere conosciute, come “Sipario” e “Fuoriscena” testimonianze profonde dell’esperienza della malattia.
Rav Riccardo Di Segni,Rabbino Capo di Roma e medico ha illustrato il punto di vista ebraico su una materia nella quale vi sono significative differenze con la dottrina cattolica. Infatti, le cellule staminali, ovvero le cellule progenitrici che, a seconda del tipo di stimolazione, possono dare origine a tutti i tessuti dell’essere vivente, si trovano sia nell’embrione nelle fasi iniziali di sviluppo sia nel cordone ombelicale che, pur essendo un “accessorio” della crescita fetale fino al parto, mantiene una quota significativa di cellule con tale elevata capacità di differenziarsi. La Chiesa cattolica attribuisce la completa dignità di essere umano all’unità embrionaria più elementare, ovvero al primo elemento conseguente all’incontro dei due gameti maschile e femminile e pertanto non ammette alcun impiego terapeutico o, a maggior ragione, sperimentale delle cellule che lo compongono. Permissivo è il suo atteggiamento nei riguardi dell’impiego terapeutico e sperimentale delle cellule di derivazione dal cordone ombelicale che, in quanto “accessorio” non ha alcuna attribuzione dell’essere umano a tutti gli effetti e vengono comunque prelevate dopo la nascita. Per l’Ebraismo, invece, non vi è alcun limite all’utilizzo a scopo rigenerativo, procreativo e di ricerca delle cellule staminali,sia di provenienza del cordone ombelicale che embrionarie, in quanto, a differenza dal Cristianesimo, non considera l’embrione e neppure il feto un essere umano a tutti gli effetti, tanto che nelle condizioni disperate in cui si debba scegliere fra la salvezza del feto e quella della madre, è quest’ultima che deve essere favorita; per lo stesso motivo, la diagnosi pre-impianto ed embrionaria delle malattie genetiche è non solo consentita ma anche incoraggiata per evitare alla madre il dolore di un aborto o la tragedia di dare alla luce un figlio con malformazioni che lo condannerebbero a una vita vegetativa. In ogni caso vige però la regola che l’utilizzo di materiale biologico non deve mai ledere il diritto altrui, compreso quello di accesso alle possibilità di cura; e questo può far sorgere dubbi circa la liceità della conservazione delle cellule staminali con implicazioni anche sfumate di lucro. Non vi è quindi nessun problema etico per la società italiana in generale, compresa quindi sia quella ebraica che quella cattolica al prelievo di cellule staminali da cordone ombelicale che è l’argomento del convegno di oggi.

Il Professor Marcello Buiatti ha lucidamente sintetizzato le conoscenze sulle staminali, evidenziando l’evoluzione dalle cellule “totipotenti” dell’unità primordiale dell’essere vivente, lo zigote, a quelle “pluripotenti” dello stato successivo di sviluppo, la blastocisti, fino alle staminali del cordone ombelicale, della gelatina di Wharton – componente mucosa del cordone stesso- del liquido amniotico e del tessuto emopoietico le quali, a scapito di una minore capacità di differenziarsi (“plasticità”) hanno maggiore facilità di annidamento e sviluppo armonico all’interno di tessuti adulti (“engraftment”), caratteristiche molto favorevoli per l’impiego terapeutico; al contrario, la “plasticità” delle cellule embrionali ha insito il rischio, già verificato in clinica, di favorire lo sviluppo di neoplasie per mancato “controllo” dei geni deputati alla limitazione della riproduzione cellulare.
Nel portare il saluto dell’Ordine dei Medici della Provincia di Firenze, il presidente Antonio Panti ha voluto ricordare come la pubblicizzazione quasi sempre imprecisa e trionfalistica delle scoperte in campo medico e biologico generano indebite aspettative e conflittualità nella società italiana alimentando tensioni di natura politica che ben poco hanno a che fare con la scienza. Non per nulla, sottolineava Panti col suo tagliente humour fiorentino, l’Italia è l’unico Paese al mondo “dotato” di un sottosegretario all’Etica che , per preparazione scientifica e capacità di giudizio “super partes”, non ha ancora potuto dimostrare l’inesorabile necessità di questa ulteriore figura istituzionale.
Entrando nello specifico dell’argomento del convegno, il Prof Piero Curiel, primario ostetrico emerito dell’ospedale di Prato ha ripercorso il cammino del progresso nel campo della donazione di cellule staminali da cordone ombelicale da quando nel 1988 venne effettuato in Francia il primo trapianto, fino all’attuale situazione che vede in Italia 18 banche di conservazione del cordone (due sole delle quali riconosciute dal Ministero della Salute, una al Policlinico di Milano ed una a quello di Pavia), per un totale di 20.000 unità “bancate” a fronte di solo 1000 utilizzate; cifre importanti,ma assai minori della potenzialità in quanto la raccolta del materiale cordonale è limitata da fattori oggettivi come la frequente scarsità del sangue estraibile, ma anche organizzativi come la mancanza di personale dedicato nelle giornate festive.
Un argomento di forte impatto, anche sul piano emotivo, introdotto dal prof Curiel è stato quello della conservazione del materiale estratto dal cordone ombelicale per uso dedicato personale (autologo) per il neonato stesso, ma anche solidale ovvero messo a disposizione non solo dei suoi consanguinei ma anche di estranei geneticamente compatibili qualora nel tempo sviluppassero malattie curabili con l’innesto delle cellule staminali. La legge italiana non consente la conservazione ad uso autologo/ familiare o “anche”solidale del materiale cordonale, ma prevede il conferimento tout court in una banca che eroga le donazioni in base alle richieste man mano che si presentano. La possibilità di una conservazione “personalizzata” del materiale cordonale che in qualche modo favorisce l’utilizzo autologo e “familiare” senza peraltro escludere quello “solidale” verso terzi , in una logica di libero scambio, è garantita in molti paesi europei, così che molti genitori italiani decidono di inviare il materiale prelevato all’estero per essere conservato – a pagamento – presso istituzioni di diritto privato. In Italia il prelievo del materiale che poi verrà trasferito all’estero non è riconosciuto come prestazione gratuita dal Servizio Sanitario Nazionale e la prestazione, quando espressamente richiesta, viene effettuata nelle sale parto al costo di 200-300 euro.
Questo tema è stato approfondito nell’ultima relazione del convegno, dal prof Stefano Grossi, direttore scientifico della branch italiana della Cryo-Save , la più grande banca privata europea per la conservazione delle cellule staminali e del cordone ombelicale ad uso autologo per il neonato o familiare per i suoi consanguinei. Ricordando che nel 2009 l’utilizzo clinico di cellule cordonali ha superato quello delle cellule del midollo osseo, il prof Grossi ha illustrato alcune fra le più promettenti applicazioni della emergente “medicina rigenerativa” che si rivolge al trattamento di ben 85 patologie, quindi ben oltre il campo originario dell’oncoematologia, ma anche in quello dell’ autoimmunità, del diabete, delle malattie cardiache (riparazione del miocardio infartuato e produzione di valvole aortiche autologhe che “crescono con il bambino”), neurologiche (paralisi cerebrale neonatale, patologia cerebrale traumatica, Alzheimer), delle ossa (necrosi ossee). Un vivace dibattito fra il relatore ed una signora intervenuta in discussione, rappresentante di un comitato di donatori contrari alla “privatizzazione”del materiale biologico , ha reso partecipe il pubblico dell’emotività che circonda questo ambito di frontiera della ricerca.

Nella seconda parte dell’intensa giornata fiorentina, è stato presentato il volume “Aspetti di bioetica alla luce della tradizione ebraica” del dott Cesare Efrati, maskil e gastroenterologo dell’Ospedale Israelitico di Roma, un testo di ammirevole chiarezza e concisione del cui autore traspare l’attitudine analitica derivata da un ben calibrato mix di consuetudine scientifica e di studi ebraici. Il libro, con la presentazione di Rav Riccardo di Segni e l’introduzione di Giorgio Mortara è stato realizzato grazie al finanziamento dell’UCEI con in contributo dell’8 per mille e si situa nel filone dell’interesse dell’AME per i processi di “umanizzazione dell’ospedale” per quali l’associazione si è adoperata proponendo disegni di legge regionali e promuovendo convegni di ampia risonanza; oltre che uno stimolante veicolo di informazione per tutti, esso potrà servire da agile “manuale di istruzione” per le figure professionali che negli ospedali e in altre istituzioni vogliono rapportarsi con i pazienti ebrei sugli argomenti “sensibili” sotto il profilo rituale ed etico con l’opportuno livello di conoscenza e di preparazione.
Infine, dopo le relazioni dei presidenti dei gruppi regionali, si sono svolte le elezioni del Consiglio nazionale dell’ AME che ha visto la riconferma alla presidenza di Giorgio Mortara, con il numero più alto di consensi, oltre a Maria Silvera, Germano Salvatorelli, Rosanna Supino, Guido Coen, Daniela Roccas e Sara Di Consiglio.

Andrea Finzi