Cystic fibrosis: from genes to peace

Alla fine degli anni 1980, due giovani israeliani, lei biologa, lui medico, decidevano di passare un periodo di ricerca in nordamerica. Lei, biologa, cercava un posto dove coltivare i suoi interessi per la psicologia, lui, pediatra con interesse per le malattie polmonari un centro dove fare ricerca e perfezionarsi.
Trovare uno stesso posto per entrambi non era facile, la scelta, finalmente cadde su Toronto, centro mondialmente noto sia per la ricerca di base nella fibrosi cistica che per l’eccellenza clinica. Batsheva rinunciò all’idea della psicologia e tornò al laboratorio, Eitan entrò a far parte di uno dei gruppi di ricerca clinica più prestigiosi al mondo. Mai scelta fu più felice.
Proprio alla fine degli anni 1980 e proprio a Toronto si sono compiuti i passi decisivi per comprendere la natura di questa malattia, fibrosi cistica, nota anche come mucoviscidosi. Malattia gravissima, che colpisce sia la funzione digestiva che quella respiratoria e che provoca in una buona percentuale di casi una mortalità precoce, senza possibilità di guarigione, provocata da un difetto genetico e malattia genetica fra le più diffuse nelle nostre popolazioni. Batsheva ha collaborato alla scoperta del gene, il primo “gene-malattia” identificato e ha firmato come primo nome alcuni fra i più importanti lavori scientifici di quelli anni. Lui, Eitan Kerem ha scritto alcuni fra i più importanti lavori clinici che hanno permesso di capire il decorso clinico della malattia.
Rientrati a Gerusalemme, lei ha continuato a dirigere un gruppo di ricerca genetica, lui è diventato direttore della pediatria della Hadassah. Entrambi sono due personalità mondiali nel campo della fibrosi cistica.

Il “Gaza project”

Il 5 aprile Eitan presenterà a Milano un suo grande progetto scientifico e umanitario.
Fino a poco tempo fa, i pazienti palestinesi affetti da fibrosi cistica venivano seguiti a Gerusalemme. Dopo il blocco delle frontiere questi malati hanno perso questa possibilità e si sono trovati in forti difficoltà. Ha preso avvio, allora, il progetto di Eitan di aiutare i pazienti palestinesi a creare un centro a Gaza. Grazie all’aiuto dell’Università di Gerusalemme, della Fondazione Perez per la Pace e di organizzazioni umanitarie, medici, infermieri, fisioterapisti palestinesi della striscia di Gaza sono stati accolti e formati alla Hadassah. Il progetto è durato due anni e ora questi operatori sono in grado di dare un’assistenza ai pazienti di Gaza, mantenendo stretti contatti con l’ospedale di Gerusalemme.
Di questo “Gaza project” si è poco parlato anche per una scelta consapevole di Eitan che ha preferito darne poca diffusione per non incorrere in ostacoli politici soprattutto da parte di Hamas che, ovviamente, sapeva, ma non amava troppo pubblicizzare l’iniziativa e l’esistenza di un rapporto stretto fra i medici di Gaza e di Gerusalemme.
Ora che il progetto si è concluso con successo, Eitan vuole farlo conoscere. Si tratta di una grande occasione per parlare di una pace possibile che passi anche attraverso un interesse comune per malati di fibrosi cistica. Ma Eitan collabora anche con centri palestinesi dei territori occupati in Cisgiordania, segue molti pazienti arabi dei territori palestinesi e riceve la visita di molti medici.

L’iniziativa si terrà a Milano perché ha avuto l’adesione entusiastica di Alberto Mantovani, uno dei massimi ricercatori in Italia e prorettore dell’Università statale di Milano per la ricerca, oltre che direttore scientifico dell’Humanitas ed è sponsorizzata dall’AME, Associazione Medica Ebraica, particolarmente interessata ad ogni passo che l’attività medica possa fare per favorire processi di mutua comprensione fra israeliani e palestinesi.
Il soggiorni milanese di Eitan sarà breve ma faticoso. Terrà una “Humanitas lecture” alla sede centrale dell’Università di Milano seguita da una conferenza stampa e, il giorno dopo, un seminario agli studenti del corso di laurea di medicina presso l’Humanitas. Si prevede anche un incontro con l’AME e con la Comunità Ebraica di Milano.