La Milà – Relazione
Roma, 6 Guigno 2011
Prima riunione per l’Ame Roma, sezione dell’Associazione Medica Ebraica Italia che dal 2004, con la fusione in un unico organismo nazionale delle differenti associazioni di medici ebrei già presenti da molti anni in numerose Comunità italiane (Ame-Nord Italia, Gruppo Maimonide, Associazione Medica della Comunità di Roma), rappresenta tutti i medici ebrei italiani.
“Quale miglior argomento poteva essere scelto per una neonata associazione se non quello della Milà?”, ha infatti osservato l’ortopedico Dario Perugia, presidente dell’Ame Roma, all’apertura della serata tenutasi al Palazzo della Cultura, nel cuore del ghetto della Capitale, che ha ospitato un folto e interessato pubblico.
Molti gli esperti intervenuti al Convegno organizzato in collaborazione con l’Ospedale Israelitico. Dopo il saluto di Giorgio Mortara, presidente dell’Ame Italia e Consigliere Ucei, Bruno Piperno, presidente dell’Ospedale israelitico e Davide Calò, presidente della Società dei compari Eliahu Hanavi, a prendere la parola è stato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che nell’approfondire gli aspetti religiosi della Milà ha posto l’accento sulle attuali tendenze verificatesi negli Stati Uniti e in Germania dove questa antichissima tradizione è stata criticata e messa in discussione. Qualche mese fa infatti il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha aperto il dibattito sulla circoncisione rituale. Ci si chiede se questa pratica religiosa, attuata tradizionalmente tra gli ebrei all’ottavo giorno dalla nascita e tra gli islamici intorno ai sei anni, non sia in contrasto con l’art. 223 del codice penale tedesco che condanna le mutilazioni corporali.
Allo stesso tempo un gruppo di attivisti di San Francisco ha raccolto un numero sufficiente di firme per indire un referendum sulla messa al bando della circoncisione. Il voto dovrebbe tenersi a novembre. Uno dei promotori dell’iniziativa, Lloyd Schofield, ha detto che, escludendo ragioni mediche, la circoncisione dovrebbe essere ammessa solo per chi ha compiuto 18 anni e non eseguita sui bambini, come invece avviene attualmente.
Sulla necessità di difendere questa antica tradizione ebraica, che nella Torah rappresenta il sigillo dell’accordo solenne concluso tra Dio e il patriarca Avraham per le generazioni a venire, si era soffermato poco prima anche il dottor Giorgio Mortara esponendo le soluzioni individuate dell’Ame Italia, quando nel 2008 due bimbi musulmani (uno a Treviso e uno a Bari) avevano perso la vita dopo una circoncisione eseguita in casa. La notizia aveva scatenato la stampa nazionale e un movimento di opinione era sorto su Facebook. “La Milà è un atto religioso ma va fatta rispettando regole mediche” ha sottolineato Mortara, spiegando che l’Ame in collaborazione con l’Assemblea rabbinica italiana ha individuato fra le possibili soluzioni che la Milà sia fatta da un medico- moel, cosa che consentirebbe di evitare problemi da un punto di vista medico legale oppure che il moel (non medico) sia affiancato da un medico di fiducia della famiglia che segua il bambino nelle fasi successive alla circoncisione, soluzione che apre la strada ad alcune perplessità: “E’ possibile che un medico si assuma la responsabilità per un atto non compiuto da lui?”.
“L’Ospedale ha dato il proprio patrocinio perché il tema trattato, oltre a essere di grande attualità, riguarda le nostre tradizioni più profonde” dice Bruno Piperno, ponendosi sulla stessa linea di Mortara e rispondendo a una necessità evidenziata dalla dirigenza della Comunità ebraica di Roma, che ha evidenziato la necessità di individuare strutture e servizi che garantiscano la sterilità nella circoncisione.
E’ l’epatologo e moel Leone Nauri a parlare delle tecniche e della tradizioni della Milà, spiegando come con l’uso dell’Emla, una pomata che anestetizza la parte si possa ridurre notevolmente il dolore causato dal taglio. Mentre l’urologo Giacomo Perugia si sofferma sugli aspetti clinici della pratica sottolineando alcune complicanze possibili e i molti vantaggi rappresentati da una diminuzione di contrazione delle infezioni, come ha rilevato un recente studio condotto negli Stati Uniti dal Centro per il controllo delle malattie che ha concluso che gli uomini circoncisi in Africa hanno il 60 per cento di possibilità in meno di contrarre l’Hiv degli uomini non circoncisi.
A concludere la serata la giurista Diletta Perugia che ha parlato degli aspetti legali legati alla circoncisione, con ampi riferimenti alla Costituzione italiana a cui è seguito un breve dibattito moderato dall’anima organizzativa della serata, il vicepresidente dell’Ame Roma e gastroenterologo Fabio Gaj, cui hanno partecipato Roberta Nahum, presidentessa dell’Adei Italia e le dottoresse Elvira Di Cave, Livia Ottolenghi e Giada Ascoli.
Lucilla Efrati