MDA: Magen David Adom… Molto Dobbiamo Apprendere!

Si rischia di cadere nel banale ma se banale vuol dire descrivere invece la realtà nuda e cruda è giusto che io illustri in tal modo l’esperienza appena avuta in Israele con il Magen David Adom (la Croce Rossa Israeliana). E pertanto, utilizzare termini quali sensazionale, meravigliosa e così via, risulta esser la scelta migliore che si possa fare.

Un’esperienza sul campo anche inaspettata, un contatto con una cultura all inclusive davvero avveniristica ma al tempo stesso rispettosa di antichi valori, oggigiorno spesso tralasciati o peggio ancora dimenticati. Insomma, informatizzazione ed innovazione, sguardo al futuro ma senza dimenticare le proprie origini ed avendo una minuziosa cura della memoria storica. Ciò, tradotto nel pratico giornaliero, vuol dire: capacità di aspettarsi l’inaspettato senza aver remore di sentirsi schiacciato e liquefatto nel presente. Sembrerebbe quasi una frase che ben si sposa anche con il vissuto di un arbitro di calcio (quale sono) e vi assicuro che altri parallelismi fugaci emergeranno di qui a poco…

Al mio rientro sul suolo italiano, il termine con cui ho descritto, seguendo i moderni trend di comunicazione, sui vari social network la città di Tel Aviv è stato per l’appunto #telavivi (con o senza hashtag) per focalizzare l’attenzione su un vissuto empatico che in una settimana mi ha permesso di sentire epidermicamente, a 360 gradi, tutto ed il contrario di tutto. Non solo quindi una formazione pratica e pragmatica sul campo, non solo la possibilità di osservare e carpire i modi ed i tempi dell’emergenza in Israele ma anche e soprattutto l’opportunità di misurare e misurarsi con le non-technical skills dei vari “docenti” e “discenti”.

Tracciando un sommario, emerge, dopo 7 giorni di attività intense e frenetiche ma mai stancanti, un quadro dominato da una serie di snapshot: professionalità, ecletticità, decisionismo e forte umanizzazione di tutti i contenuti.

In Israele nell’emergenza, la scena è caratterizzata da un’intelaiatura del chi-fa-che-cosa molto ben organizzata in cui ognuno sa cosa fare, come farlo e quando farlo. Pertanto, sul campo, seppur in corso di mass casualties events, non ci sente mai un pesce fuor d’acqua ma si ha come l’impressione di esser la persona giusta, nel posto ed al momento giusto. Inoltre, ciò che mi ha impressionato davvero in positivo, è il fatto che nessuno decide di non decidere! Tema a me sempre molto caro, fuori dalle corsie anche, stante la mia esperienza comprovata da anni in Italia nel mondo dell’Associazione Italiana Arbitri. E ciò che è utile trasmettere anche alle nostre giovani leve impegnate in ambito sanitario è che agire e farlo rapidamente deve esser un must. Ovviamente il tutto si può realizzare solo attraverso una capillare formazione anche e specie sul campo, una precisa interazione ed integrazione operativa fra figure professionali diverse (leggasi: medici, paramedici ed infermieri, specializzati o meno) ed uno spartito protocollare molto ben tessuto e conosciuto a menadito e senza tentennamenti alcuni dai vari soggetti compartecipanti. Di certo, come accennavano i vari esperti intervenuti nel corso del seminario, il coraggio che veniva loro, giustamente ascritto, era il frutto di un condensato di emozioni ed esperienza, non privo e scevro da paure e timori, che però nel corso degli anni e degli accadimenti, sono stati opportunamente elaborati come quasi si fosse nel percorso di superamento di “lutti” interiori. Insomma, ad ascoltar questi nuovi “eroi” del millennio, traspariva senza ombra di dubbio, un’esternazione della personalità autorevole nascente da vari piccoli ingredienti opportunamente e metodicamente dosati cum grano salis: conoscenza, senso di appartenenza al gruppo, collaborazione/cooperazione, umiltà e profondo spirito umano. Profilo umano che ovviamente non poteva non esser leit motiv ed anello sottile (ma fermamente saldo) di congiunzione di tutta l’intera esperienza.

Concludendo, #telavivi è stata un’esperienza davvero unica e vorrei ringraziare chi ha permesso che tutto ciò si potesse realizzare: il Magen David Adom, l’Associazione Medica Ebraica italiana ed in modo particolare il Prof. Turiel, esponente dellastessa; un ringraziamento particolare anche al Settore Tecnico dell’Associazione Italiana Arbitri che nei giorni in cui ero sul posto non mi ha fatto mai mancare il proprio sostegno, rinnovando giorno dopo giorno, il sano spirito associativo che è la vera spina dorsale della nostra “squadra”.

Shalom!

Dott. Gianturco