Medicina e Shoah

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Convegno al Policlinico sui cambiamenti dell’etica medica da fine ‘800 ai giorni nostri.

Gli orrori perpetrati dal nazismo non sono scaturiti da una mente malata, ma sono stati il punto di arrivo di un’ideologia che precedeva il nazismo e che, in forme diverse, continua a manifestarsi fino ai giorni nostri. Questo è stato il tema principale emerso durante la tavola rotonda “1945- 2015: Medicina e Shoah, settant’anni dopo Auschwitz. Dalle leggi di Norimberga alla bioetica medica contemporanea”, organizzata dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con i docenti del corso Medicina e Shoah della Sapienza Università di Roma, presso la I Clinica Medica del Policlinico.

Riccardo Di Segni (Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma) ha denunciato il fatto che nella nostra Costituzione compaia ancora il termine “razza” (art. 3) mentre ormai gli scienziati sono concordi nell’affermare che tale definizione non abbia alcun senso. Ha ricordato come, durante il nazismo, accanto ad una medicina che usava il corpo umano per esperimenti pseudo-scientifici, c’è stata anche una medicina che ha cercato di salvare

l’essere umano nelle situazioni limite dei ghetti e dei campi di sterminio dovendo decidere, ad esempio, a chi dare le poche medicine a disposizione. Ha, infine, sottolineato come i medici che collaborarono con il nazismo agirono volontariamente: il programma da loro messo in atto fu frutto di un’ideologia condivisa.
Antonio Pizzuti (Università di Roma La Sapienza) ha delineato un quadro delle prime teorie dell’eugenetica, nate a metà dell’ ‘800 con lo scopo di migliorare la qualità della vita, degenerate poi in tecniche di
soppressione degli individui considerati un “peso”per la società, applicate, prima dell’avvento in Europa del nazismo, anche negli Stati Uniti e poi paradossalmente portate come prova di “non colpevolezza” dagli imputati del
Processo di Norimberga.
Georg Lilienthal (Gedenkstatte Hadamar) ha tratto il tema dell’ Aktion T4, ovvero l’uccisione in Germania di coloro che erano considerati “malati di mente” che è stata, nei fatti, la “prova generale” dello sterminio degli ebrei.
Riguardo all’eugenetica, Marcello Pezzetti (Fondazione Museo della Shoah) ha sottolineato come sia fondamentale il passaggio effettuato dai nazisti da ideologia a legge dello Stato che coinvolge la società intera. Infine, Gilberto Corbellini (Sapienza Università di Roma) ha messo in evidenza le conseguenze degli orrori nazisti sull’etica medica partendo dal Codice di Norimberga elaborato dopo la Shoah, fino al Rapporto Belmont (1979) e rilevando come il dibattito sulla necessità/inumanità degli esperimenti sugli uomini sia ancora oggi attuale.
SILVIA HAIA ANTONUCCI (Shalom)