Qui Gerusalemme – Il rilancio del Museo di Israele
Riapre dopo un periodo di restauro durato tre anni, L’Israel Museum di Gerusalemme. Fondato nel 1965 tale museo rappresenta oggi una delle principali istituzioni culturali israeliane e uno dei musei a indirizzo enciclopedico più grandi al mondo. Nonostante la chiusura prolungata della maggior parte delle sale, l’istituzione è riuscita comunque a garantire una buona fruizione delle sale espositive non coinvolte nei lavori di rinnovo, il museo ha potuto infatti contare su un’affluenza di 500 mila persone all’anno, giunte da ogni parte del mondo per poter visionare da vicino oggetti entrati ormai nell’immaginario collettivo come i rotoli del mar morto, o la riproduzione in scala del secondo Tempio di Gerusalemme.
La ristrutturazione da 100 milioni di dollari, che ha coinvolto più di 400 addetti ai lavori provenienti da sette paesi diversi ha contribuito a rivitalizzare l’intera area museale che sorge a Givat Ram, in cima a una collina situata nei pressi della Knesset, il parlamento israeliano, e della Corte Suprema. Progettato in origine da Alfred Mansfeld, ebreo russo Askenazita che aveva studiato a Berlino e Parigi ed era emigrato in Palestina nel 1935, il museo, con i lavori di ristrutturazione, ha raddoppiato lo spazio espositivo, che ora sfiora 61 mila metri quadrati, ridisegnando completamente gli interni. E’ stata invece mantenuta la struttura progettuale esterna in stile modernista di Mansfeld: cemento armato, sviluppo orizzontale in perfetto stile Tel-Aviv.
“Non si tratta di gettare via qualcosa – spiega James Snyder, direttore del museo dal 1997 – ma di rinnovare l’intero complesso lasciando intatta l’ossatura originale dell’edificio, strabiliante nella sua contemporaneità”.
La portata e la bellezza delle collezioni esposte toglie il fiato: con più di 500 mila oggetti provenienti da tutto il mondo inseriti a rotazione nel percorso espositivo permanente. L’elemento più interessante del restauro è l’accostamento tra l’esibizione permanente di oggetti d’arte israeliani, con la imponente collezione di manufatti ebraici provenienti dall’Europa, dall’Africa, dall’Oceania, e dall’Asia. Nell’ala Morton Mandel, sezione museale dedicata alle varie comunità ebraiche del mondo, sono esposti numerosi oggetti provenienti anche dall’Italia. In particolar modo è stata ricostruita pezzo per pezzo una delle sinagoghe di Mantova, abbattute nel 1938 quando la municipalità decise di demolire il ghetto.
Per quanto riguarda l’aspetto economico dei restauri un sostanziale contributo è venuto da donatori americani, come Paul e Herta Amir da Berverly Hills,che insieme alla fondazione Gottesman di New York hanno donato 3 milioni di dollari nel 2007 per il restauro dello Shrine of the Book, avveniristica cupola del Museo Israeliano ad opera degli architetti Kiesler and Bartok, che contiene i rotoli del Mar Morto. Per ringraziarli del loro continuato contributo, i coniugi Amir hanno avuto l’onore di potersi sedere accanto al primo ministro Benjamin Netanyahu e alla moglie, Sara, durante il gala di riapertura del museo.
Michael Calimani