Israele – La calma apparente

irondomeGaza Escalation, non intifada, inciampo nel processo di pace. Diverse le definizioni per le violenze di questi giorni sul confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Tra attacchi di fazioni terroristiche palestinesi e reazioni dell’esercito israeliano, il 2013 si sta concludendo con un preoccupante riacuirsi del conflitto dovuto, secondo il ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon, alla volontà di Hamas di intralciare il colloqui di pace avviati egli ultimi mesi con i rappresentanti palestinesi della West Bank grazie alla mediazione americana. Intanto si contano già due vittime tra i civili, con l’uccisione da parte di cecchini palestinesi di un ragazzo di 22 anni, Salah Abu Latif. Una bambina palestinese di tre anni è invece rimasta vittima della risposta israeliana a Gaza.
Secondo Amos Harel, analista militare di Haaretz, per il momento le due parti deporranno le armi perché nessuna a interesse nell’aggravarsi del conflitto. Per palestinese, lo dimostrerebbe la relativa calma che si respira nella Striscia, con l’organizzazione terroristica Hamas al momento poco propensa a rispondere ai colpi dell’Idf. Ancora Harel sostiene che dietro a questa momentanea sospensione degli attacchi (con una rinuncia nelle ultime ore a sparare razzi sul territorio israeliano) ci sarebbe una riorganizzazione compiuta da Hamas, che per il lungo periodo starebbe preparando l’ampliamento della sua batteria di missili, in grado di raggiungere Tel Aviv.
Intanto l’Idf ha schierato una sua batteria, parte del sistema di difesa Iron Dome, nella zona di Sderot per prevenire l’eventuale lancio di razzi qassam dalla Striscia. Israele guarda con attenzione al confine con il territorio sotto controllo di Hamas mentre ha avviato i colloqui di pace con la Cisgiordania, grazie all’impulso del segretario di Stato Usa John Kerry. E’ proprio far saltare il banco di questi primi tentativi per una conciliazione, sarebbe stato l’obiettivo dell’escalation di violenza di questi giorni, secondo quanto ha affermato al Times of Israel Gadi Shamni, ex generale dell’esercito israeliano. “Hamas vuole mettere i bastoni tra le ruote del processo di pace”, ha sottolineato l’ex generale. Un attacco invece per destabilizzare il nemico Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità palestinesi, sarebbe il vero obiettivo di Hamas, secondo il veterano dell’Idf Shalom Harari.
Quali che siano le motivazioni Hamas è in una situazione complicata, con la distruzione dei tunnel che portavano viveri e armi dall’Egitto, la Striscia è sempre più isolata. Anche con la Siria i rapporti sono stati tagliati e comunque praticamente impossibili vista la guerra civile che sta scuotendo il paese. Per questo Hamas starebbe autonomamente costruendo armi capaci di colpire efficacemente Israele nel prossimo futuro. Una situazione che esercito e governo israeliano guardano con attenzione, tenendo alta la guardia come dimostrano le dure parole del ministro Yaalon, “se non ci sarà calma da noi, non ci sarà neanche nella Striscia di Gaza. In ogni caso siamo preparati alla possibile escalation”.

Daniel Reichel

(26 dicembre 2013)