Piero, una vita per la testimonianza
Per lungo tempo Piero Terracina ha tenuto per sé l’orrore della deportazione e dei mesi trascorsi ad Auschwitz-Birkenau. Fino al 1992 quando, a prezzo di grandi sofferenze, ha deciso di aprirsi alla testimonianza diventando un punto di riferimento per più generazioni di studenti. Oggi una mostra ne racconta il coraggio, la determinazione, la straordinaria dignità e forza d’animo. “Perché Piero Terracina ha rotto il suo silenzio”: questo il titolo dell’allestimento, curato da Andrea Pomplun e Georg Pöhlein e inaugurato ieri al Goethe Institut di Roma (via Savoia 13). Ad essere esposte sono fotografie che mettono in luce l’umanità e la grandezza che Terracina ha saputo conservare malgrado gli orrori subiti, mentre un audio documentario ne ripercorre dalla vivavoce i momenti della cattura, della deportazione e della perdita dei familiari nel lager. Tra le tante testimonianze anche le lettere dei ragazzi delle scuole incontrati in questi ultimi venti anni.
Ospiti della cerimonia inaugurale (la mostra à visitabile fino al 7 marzo) il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, l’ex primo cittadino Walter Veltroni, Matthias Kaufmann (Martin-Luther-Universität di Halle) e monsignor Matteo Maria Zuppi. “Fino agli anni Novanta – ha affermato il rav – la Germania è stata per molti italiani un tabu, un tabu che si è sciolto quasi simultaneamente all’inizio dell’azione di testimonianza da parte dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Si tratta di due eventi slegati ma ritengo significativo metterli in correlazione in una cornice particolare, espressione della cultura tedesca, come il Goethe Institut”.
L’arte come forma di comunicazione della Memoria al centro anche dello spettacolo “Ma come posso cantare” portato ieri in scena nella sala Promoteca del Campidoglio come adattamento del “Canto del popolo ebraico massacrato” di Yitzhak Katzenelson. Adattamento del testo e regia di Luigi Tani, musiche del coro ebraico Ha-Kol. Diretto dal Maestro Andrea Orlando, lo spettacolo ha avuto il sostegno, tra gli altri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità ebraica di Roma e di Roma Capitale ed è stato realizzato con il contributo della raccolta dell’Otto per Mille destinato all’UCEI.
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