La storia di Paddington,
piccolo grande orso rifugiato

DD 52 1 Paddington film paddington3Una città invasa dagli orsi: a Londra, in questo periodo, è facile incontrare una statua che ritrae l’orso più amato dai bambini inglesi. Sono infatti cinquanta, tutte uguali ma decorate in maniera differente, le statue che fanno parte di una campagna pubblicitaria creata in occasione dell’uscita di “Paddington” nei cinema inglesi a fine novembre. Il film, pieno di star, è un’ottima occasione per riscoprire le origini del famosissimo e inconfondibile orso, che ha dietro di sé una storia poco conosciuta.
DD 52 1 paddington libro 2La sua prima storia è stata pubblicata nel 1958, con le illustrazioni di Peggy Fortnum, e l’autore che lo ha creato, Michael Bond, ha recentemente raccontato da dove ha tratto ispirazione. Chi conosce Paddington sa bene che intorno al collo ha un cartellino, su cui, nella versione originale, si legge “Please, look after this bear. Thank you”, ossia “Per favore prendetevi cura di quest’orso. Grazie”.
È un particolare importante, che è stato rispettato sia nel film che in tutte le circa cinquanta statue che si trovano a Londra, decorata ognuna da un personaggio (reale) famoso.
Michael Bond, il suo inventore, ha ottantotto anni ma ricorda perfettamente che alla fine degli anni Trenta era rimasto molto impressionato dalle file di bambini ebrei che arrivavano con i Kindertransport. Recentemente ha raccontato che “Avevano tutti un cartellino appeso al collo su cui stava scritto il loro nome, e l’indirizzo. E ognuno di loro portava una piccola valigia, che conteneva tutto quello che possedevano.” Un’immagine triste, che non ha dimenticato e che molti anni dopo lo ha portato a creare il suo famoso personaggio. “Penso che non ci sia nulla di più triste che vedere dei piccoli rifugiati, e Paddington, in un certo senso, è un orso rifugiato.” Un orso sempre gentile, pieno di buone intenzioni, che ha però una incredibile capacità di cacciarsi nei guai. Ama i panini con la marmellata d’arance e la cioccolata calda, odia le ingiustizie e il razzismo, e soprattutto non tollera tutti chi tratta male i suoi amici.
In una delle sue storie dice una cosa importante: “In London nobody is the same, which means everyone fits in.” cioè “A Londra nessuno è uguale a un altro, che significa che tutti trovano il proprio posto.”

Ada Treves da DafDaf 52, gennaio 2015

(2 gennaio 2015)