Qui Torino – Israele, una terra di paradossi

IMG_20160515_172101 (1)Israele paese sotto assedio ma undicesimo nelle classifiche internazionali che registrano la felicità dei cittadini. Accerchiato dai nemici, da quei paesi arabi che ufficialmente non ne riconoscono la legittimità, ma capace di portare avanti, proprio con quelle nazioni, un’intelligente diplomazia sotterranea. A parlare di questi due aspetti, apparentemente in contraddizione tra loro, i relatori intervenuti al Salone del Libro di Torino per la presentazione del libro di Ugo Volli, Israele. Diario di un assedio (Edizioni Proedi): a confrontarsi sul palco, al fianco dell’autore, Claudia De Benedetti, consigliere UCEI e presidente onorario dell’Agenzia ebraica in Italia, la direttrice dell’Istituto di cultura italiana a Tel Aviv Elena Loewenthal e il direttore della Stampa Maurizio Molinari. A moderare l’incontro, Angelo Pezzana, direttore di informazione corretta, testata web per cui scrive Volli, semiologo e docente dell’Università di Torino. Il libro presentato al Salone, ha spiegato Pezzana, è una raccolta degli scritti pubblicati, sotto il titolo “Cartoline da Eurabia”, da Volli sulla testata dedicata a Israele e al conflitto e che quest’anno compie quindici anni. “Questo libro serve a ridarci la memoria. A ricordarci che Israele è sotto assedio oggi come lo è stato sin dalla sua nascita. La sua sicurezza è continuamente negata. Una situazione che non ha eguali nel mondo”, ha affermato Volli. Se quanto afferma Volli è vero, ha spiegato in apertura Molinari, è altrettanto vero che Israele ha saputo rispondere a questa situazione: “grazie alla sua capacità militare, in grado di sviluppare una difesa rispetto sia un conflitto simmetrico (l’aggressione tramite i missili da Gaza) sia asimmetrico (il terrorismo palestinese); grazie allo sviluppo delle tecnologie, che permettono al paese di avere una solida autonomia economica; grazie all’abilità di sviluppare una diplomazia sotterranea con paesi storicamente nemici (Arabia Saudita su tutti), c’è chi dice persino con l’Iran; ultimo quanto decisivo elemento, l’entusiasmo degli israeliani per la vita, il desiderio di costruirsi una famiglia”. A riguardo, Claudia De Benedetti ha ricordato la classifica stilata dal Sustainable Development Solutions Network che vede Israele all’undicesimo posto, “segno dell’ottimismo degli israeliani”. Si è concentrata invece sulle parole, la riflessione di Loewenthal, scrittrice e traduttrice, che ha sottolineato come “i nemici di Israele non ne riconoscano la legittimità sin dal nome. Non ne parlano come lo Stato ebraico ma come l’entità sionista”. E il lavoro di Loewenthal con le parole, come traduttrice, è stato ricordato in un altro appuntamento dedicato alla realtà dello Stato ebraico, praticamente in contemporanea con la presentazione del libro di Volli: l’incontro con l’israeliana Dorit Rabinyan, autrice di Borderlife, libro tradotto proprio da Loewenthal per Longanesi. Il romanzo di Rabinyan, storia d’amore tra Liat Benyamini, israeliana di Tel Aviv e Hilmi Nasser, palestinese di Ramallah, è salito agli onori delle cronache dopo la decisione della direzione pedagogica del ministero dell’Istruzione israeliano di togliere Borderlife da una lista di libri consigliati per i liceali. Secondo Ferruccio De Bortoli, presidente dell’Associazione Vidas e della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, che ha presentato il libro di Rabinyan, il romanzo “potrebbe unire due popoli, poiché mostra che l’amore vince sulle differenze. Non le annulla, non è una delle due identità a prevalere, ma riesce a creare una identificazione nell’altro”. Un elemento particolarmente positivo, ha sottolineato l’autrice, nel contesto in cui il libro è uscito nelle librerie: era il 2014 ed era appena iniziata l’operazione militare a Gaza. “Pensavo che non fosse un buon momento – ha raccontato Rabinyan – e invece ho iniziato a ricevere molti messaggi di persone che si trovavano nei rifugi, che mi ringraziavano perché avevo ricordato loro che cosa vuol dire umanità. Ho pensato che quello fosse un indizio del fatto che qualcosa di buono evolverà anche da questo conflitto, perché è importante ricordare che prima che ebrei, musulmani, cattolici siamo esseri umani”. Per quanto riguarda l’intervento del ministero alla fine a beneficiarne è stata proprio la scrittrice: Borderlife,infatti, è diventato uno dei libri di maggior successo dell’ultimo anno in Israele, come ha osservato anche l’attore Moni Ovadia, intervenuto alla presentazione del libro.

(16 maggio 2016)