L’ammiratore di Charles Darwin

darwinIl 12 febbraio, giorno in cui nacque Charles Darwin 210 anni fa, nel 1809, ricorre ogni anno il Darwin Day. Che impatto ebbe nel mondo ebraico la pubblicazione de L’origine delle specie, nel 1859, e delle altre opere del fondatore della teoria dell’evoluzione? Un suo grande ammiratore fu Naphtali Levi (Polonia-Inghilterra, 1840-1894), uno studioso che si destreggiava bene sia negli studi ebraici sia in quelli generali. Nel 1874 pubblicò sulla rivista Ha-Shachar (n. 6, pp. 3-60) un testo, scritto in ebraico, intitolato Toledot adam(La nascita dell’uomo) e lo mandò a Darwin con una lettera di accompagnamento, anch’essa scritta in ebraico. Darwin incaricò Henry Bradshaw, bibliotecario della Cambridge University, di far tradurre la lettera da un “learned Rabbi”. La lettera iniziava, nello stile ampolloso tipico dell’epoca, con le parole “al Signore, il Principe, che ‘si erge come un vessillo dei popoli’, l’Investigatore della generazione, ‘brillante figlio del mattino’, Charles Darwin, che possa vivere!”, parole che riecheggiano citazioni dal profeta Isaia (11:10 e 14:12). Parlando di Darwin, lo definisce come colui “la cui gloria riempie il mondo delle scienze”. Levi afferma di aver deciso di scrivere Toledot adam per mostrare ai propri correligionari che la teoria di Darwin è già contenuta nella Torah e nella dottrina ebraica tradizionale. Darwin fece riferimento al libro di Levi in diverse occasioni; per esempio, nella Autobiografia, scrive: “È comparso anche un saggio in ebraico, in cui si dimostra che la mia teoria è contenuta nel Vecchio Testamento!” (Ch. Darwin, Autobiografia, Torino, Einaudi 1962, pp. 104-105). In una lettera a Bradshaw, Darwin definì il testo di Levi come “a real curiosity” e spedì a Levi uno dei suoi libri con una dedica che diceva “to the illustrious Hebrew author, from the author Darwin”. In un’altra occasione Darwin scrisse del libro di Levi come di un testo che dimostrava che l’evoluzione è un’antica dottrina e che gli ebrei ortodossi possono accoglierla senza timore. Notevole quanto raccontò un’amica di Darwin, Louisa Nash, secondo la quale Darwin disse che la lettera di Naphtali Levi fu “il miglior tipo di lode che avesse mai ricevuto”.
È possibile che l’opera di Levi fece sì che Darwin rivedesse i suoi giudizi, non proprio lusinghieri, espressi in passato nei confronti degli ebrei e dell’ebraismo. Meno bene fece invece a Levi stesso, che poco dopo aver spedito il libro a Darwin emigrò a Londra, come molti altri ebrei polacchi, ed ebbe problemi con la comunità ebraica locale proprio per le sue idee evoluzionistiche.
Non c’è niente di nuovo sotto il sole.

(Per approfondire: D.G. Di Segni, La teoria dell’evoluzione e l’ebraismo, in La Rassegna Mensile di Israel, volume in onore di Amos Luzzatto per i suoi ottant’anni, LXXIV, n. 3, 2008, pp. 67-104)

Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano — Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del CNR