Rav Jonathan Sacks,
la forza delle parole

“La scienza isola le cose per vedere come funzionano. La religione mette assieme le cose per vedere cosa significano […] La scienza spiega, la religione interpreta. La scienza analizza, la religione integra. La scienza scompone le cose in parti, la religione lega le persone insieme in un rapporto di fiducia. La scienza ci dice cosa è, la religione ci dice cosa dovrebbe essere”.
Così rav Jonathan Sacks si accinge ad affrontare uno dei temi che gli sono cari, il rapporto fra scienza e religione. A una prima lettura queste belle parole possono suonare retoriche, con una venatura apologetica, dette o scritte da chi è ormai affermato. Però man mano che si prosegue nella lettura delle sue opere, in questo campo o in uno dei molteplici altri che ha affrontato nella sua vita, ci si rende conto che questa impostazione segue invece con estrema coerenza la sua concezione del mondo e dell’ebraismo. Se ne vogliamo una riprova, andiamo indietro a un articolo che rav Sacks scrisse quando aveva appena 25 anni, alienation and faith, “in contrapposizione ma non in contraddizione” (!) con rav Soloveitchik (si tenga a mente che per l’ebraismo “modern orthodox” rav Soloveitchik è “the Rav” per antonomasia). Rav Sacks elabora un’interpretazione alternativa a quella di rav Soloveitchik, basandosi “unicamente su considerazioni grammaticali e semantiche”. Fin dai suoi esordi quindi, aveva una chiara impostazione in testa, rimasta poi coerente nel tempo e successivamente elaborata nelle sue numerose opere. I toni di rav Sacks sono sempre nitidi, precisi, netti. La sua analisi non punta ad eliminare le differenze, e nemmeno a ridurle. È piuttosto orientata ad analizzare le diverse cose nella loro complessità, a metterle assieme in un contesto armonico e armonioso. Il suo linguaggio ricco e coinvolgente non è artificioso, tende invece a definire correttamente, a descrivere con precisione, ad analizzare con efficacia. Tantissimi studi sulla figura di rav Sacks si susseguiranno nel prossimo futuro e metteranno in evidenza aspetti particolari delle sue opere. A me sembra di poter identificare nella forza delle sue parole, nella loro carica, nel loro trasporto ma anche nella loro precisione, un elemento fondamentale. Che può essere di esempio e di ispirazione, nel nostro piccolo, per tutti noi. Perché le parole hanno una loro forza enorme, le “considerazioni grammaticali e semantiche” sono strumenti per una corretta comprensione del mondo e dell’uomo. Rav Sacks z”l ci ha lasciati mentre era in piena attività, decisamente troppo presto. La nostra unica consolazione è che ci ha lasciato in eredità una grande quantità di scritti; auspicabilmente anche la percentuale di questi disponibile in italiano andrà crescendo. Avremo così modo di immergerci nella ricchezza delle sue opere e trarre profonda ispirazione dalla loro lettura. “Non si fanno monumenti per i giusti, le loro parole sono il loro ricordo”: sia il suo ricordo, e siano le sue parole, di benedizione!

Rav Michael Ascoli, rabbino

(24 novembre 2020)