Il documentario – Parma ebraica,
storie e stimoli dal territorio

“Siamo piccoli, ma determinati e orgogliosi della nostra storia. Un patrimonio che cerchiamo di tutelare con il massimo sforzo, anche grazie a professionalità molto forti che dialogano in modo armonico. Un bel gioco di squadra”. Così Riccardo Moretti, il presidente degli ebrei di Parma, nel presentare la sua Comunità. L’occasione era la Giornata Europea della Cultura Ebraica del 2019, di cui Parma è stata città capofila per l’Italia. Il momento giusto per mostrare i propri tesori e il formidabile patrimonio culturale ebraico disseminato in molte istituzioni di prestigio e richiamo. A partire dalla Biblioteca Palatina, che ospita una delle collezioni più importanti al mondo, oggi valorizzata anche grazie a un accordo stipulato con la Biblioteca nazionale d’Israele nel 2013. Pochi mesi dopo la Giornata sarebbe arrivata la pandemia. Proprio allora, nel frangente più buio dell’emergenza sanitaria, è nato un progetto: un film-documentario che raccontasse “Parma ebraica ed il suo territorio” così da far (ri)scoprire, anche a distanza, i tanti segni di questa presenza. E poter servire all’occorrenza come materiale didattico e divulgativo.
“Un bagaglio di conoscenze destinato a restare” sottolinea Moretti, la cui professione è quella di compositore e direttore d’orchestra (sua la musica per la celebrazione del centenario dalla nascita di Tullia Zevi al Quirinale). Non a caso questo viaggio negli spazi della Parma ebraica inizia da un pianoforte, da mani che si muovono sulla tastiera per condurci negli alti e bassi di una storia complessa, tra editti di espulsione, riconquista dei diritti, un forte slancio e contributo nell’epoca risorgimentale. “Un progetto che le istituzioni hanno accolto con favore in cinque minuti d’orologio. Un significativo riconoscimento a un’operazione culturale di alto livello”, afferma soddisfatto Moretti.
Il filmato documenta la bellezza architettonica delle sinagoghe di Parma e di Soragna, nonché i dipinti di Isacco Gioacchino Levi, il museo Fausto Levi e molto altro ancora. Si va alla Palatina, naturalmente. E si ricostruiscono le drammatiche vicende della persecuzione nazifascista ricordate in città, da qualche anno, anche dalla posa di varie pietre d’inciampo. Una sosta, in una realtà così impregnata di cultura, arte ed eleganza, la si fa anche a Busseto. La patria di Giuseppe Verdi, ma anche lo sfondo a stimolanti intrecci che misero in gioco, ancora una volta, il mondo ebraico. Storie non sempre così conosciute dal vasto pubblico. “Il documentario vuol risvegliare l’interesse generale”, conferma Moretti. Eloquente quel che gli è accaduto consultando alcuni antichissimi documenti in Palatina. La firma precedente alla sua, nel registro, era quella di Gershom Scholem. “Ammetto che ho provato un brivido, un’intensa emozione” dice a proposito di quella scoperta. Un brivido e una conferma della strada che è essenziale percorrere ancora “per avvicinare sempre più parmigiani a questa realtà e ai suoi molteplici stimoli”.