LA RIFLESSIONE – Renzo Ventura: mi volete vittima o genocida?
Quante volte, camminando in questi giorni che precedono il giorno della memoria, viene fatto di riflettere e chiedersi quale sia il comportamento giusto da tenere: riflettere in solitario, riflettere in collettivo, studiare e approfondire, e quant’altro.
La corsa alla memoria in questi ultimi anni si è sprecata e tutti hanno voluto mettere una parola loro su un dramma oggettivo, unico e terribile.
Poi, ancora, un altro dilemma: la giornata è per noi, vittime della Shoah, sia pure indirettamente, o per gli altri? Cosa faccio, partecipo alle manifestazioni, oppure lascio che gli altri le gestiscano?
Della memoria, in questi giorni, tutti parlano: dai sindaci dei piccoli comuni a Roma capitale, con ospiti politici, analisti, persino attori, comici e barzellettieri. Ognuno dice la sua.
Ho sempre disonestamente pensato, fino a poco tempo fa, che i soli ebrei che piacciono in giro davvero sono quelli morti e che la giornata della memoria rappresenterebbe l’apoteosi del concetto.
Ma ancora, con tenacia, voglio darmi torto.
La giornata della memoria appartiene a tutti, anche se gli ebrei, da soli e per i propri morti, la celebrano in altra data e con altre modalità.
Circola però in questi giorni, in onore di questa giornata, un’altra categoria di persone, che va veramente di moda e che soddisfa le aspettative dei benpensanti. Non è ovviamente la prima volta che accade, e non sarà l’ultima, ma in ogni caso risolve problemi politici e anche di audience: comunque, va per la maggiore.
Quando un ebreo parla male di se stesso o dei suoi simili rende facile al non ebreo dire tutto quello che lui non avrebbe il coraggio di dire, che pensa ma tiene per sé. “E se lo dicono anche loro ebrei di loro stessi vuol dire che è vero, e lo posso dire anche io”.
Quale miglior viatico per l’accettazione, per la certezza dell’asserzione, per la verità assoluta?
E allora ecco il 27 gennaio, giornata ormai delicatissima, trasformarsi in un falso retropensiero: cosa volete ancora voi ebrei, pensate a quello che avete fatto ai poveri palestinesi, vergognatevi, l’ha detto anche il papa: a Gaza c’è stato un genocidio: di quali crimini volete parlare ancora, voi, che siete criminali di guerra?
Io, camminando, avevo capito che, dopo la Shoah, periodo in cui i nazisti, con la collaborazione attiva dei fascisti, hanno gasato una parte della mia famiglia, il 7 ottobre noi ebrei siamo stati colpiti nuovamente da antisemitismo puro, poiché gli arabi avevano nuovamente ammazzato, in modo indegno, uomini, ragazzi, donne e bambini, per lo più sgozzati, violentati, decapitati.
Ora, in questi giorni, si sono potuti vedere alla televisione i festeggiamenti per un genocidio finito, con auto lucide, pasticcini, mitra nuovissimi e vestiti di lavanderia.
Io in questo mondo come mi devo sentire: vittima o carnefice?
All’angolo della strada devo scegliere: vado alla manifestazione del 27 gennaio, o torno a casa? Non lo so. In ogni caso ho perso, non solo io, ma l’intera umanità.
Nel frattempo i bambini di due anni, sequestrati a Gaza nei tunnel, sono ancora lì sotto, proprio il 27 gennaio, nel giorno della memoria, ma quale memoria?
Renzo Ventura