Appuntamento alla Children’s Book Fair
Le storie nostre per capire la nostra storia

Torna l’appuntamento con Bologna Children’s Book Fair, la grande fiera internazionale dedicata alla letteratura per ragazzi. Tradizionalmente riservata agli addetti ai lavori, con il coinvolgimento di centinaia di espositori dai cinque continenti, la rassegna si svolgerà dal 19 al 22 marzo e vedrà anche quest’anno protagonista la nostra redazione con due incontri: il primo riservato agli ospiti della fiera, il secondo aperto invece a tutti gli interessati.
Leggere per crescere – Cultura ebraica e società plurale, in programma martedì 20 marzo alle 11.30 alla Sala Ronda del Blocco C, vedrà la partecipazione della traduttrice e docente di ebraico moderno Sarah Kaminski, della coordinatrice del Centro Pedagogico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Odelia Liberanome, della docente di pedagogia dell’Università di Padova Paola Milani e dalla coordinatrice del giornale ebraico per bambini Daf Daf Ada Treves. Modererà il dibattito Guido Vitale, giornalista e coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura UCEI. I relatori della mattinata saranno poi ospiti il pomeriggio dello stesso giorno al museo ebraico di Bologna per l’incontro Ebraismo e società plurale – Itinerari di conoscenza. A condurre i lavori, che si apriranno alle 17.30 con un intervento di Vitale, il direttore del MEB Franco Bonilauri.

Ogni tradizione, ogni cultura ha i suoi racconti a cui affidare il complicato compito di educare o dare risposte alle nuove generazioni. E lo scorrere del tempo sembra in molti casi non intaccarne l’attualità. Cambiano gli sguardi e le interpretazioni ma le storie sono le stesse. Purtroppo alcune si perdono e finiscono in una soffitta polverosa in attesa di essere riscoperte. E così quando qualcuno le rispolvera, tutti abbiamo la possibilità di recuperare un pezzo delle nostre tradizioni, della nostra cultura. Almeno così è stato per il nuovo libro di Shoham Smith, Haggadoth Shelanu (Le nostre storie – Edizioni Kinnneret ), che porta l’eloquente sottotitolo di “un universo di leggende ebraiche per bambini”. La critica in Israele ha applaudito l’idea della Smith di riproporre, in una versione più accessibile, i racconti tradizionali e talmudici per bambini. Un omaggio al Sefer Haaggadah dei celebri autori Bialik e Y.H. Rawnitzky ma soprattutto un ponte letterario con una tradizione poco conosciuta dalle giovani generazioni. E così alcuni midrashim della tradizione rabbinica ritornano, riadattate in ebraico moderno, per essere lette e raccontate ai più piccoli e non solo. Troviamo la storia del Re Salomone e della Regina di Saba, di Honi Ha- Ma’agel come di Rabbi Akiva e Rachel, accompagnate dalle eleganti e colorate illustrazioni di Vali Mintzi. Una selezione accompagnata a margine dalle annotazioni della Smith,per una struttura che ricorda la Ghemarah, il commentario del Talmud. Note che riflettono il pensiero e l’interpretazione in chiave moderna quanto personale delle leggende della tradizione: femminismo, pensiero laico e altre tematiche emergono dalle riflessioni dell’autrice israeliana. Un esempio? La storia di Rabbi Akiva e Rachel. “Dal punto di vista del mondo femminista – spiega ad Haaretz la scrittrice – è un racconto che pone diverse problematiche”. Rachel è la bella e giovane figlia di Kalba Savua. Rimasta impressionata dalla personalità del quarantenne Akiva, la donna decide di “sacrificare se stessa – spiega la Smith – per permettergli di frequentare una scuola di Torah mentre lei lo attende a lungo, sola e in povertà”.
Quando rabbi Akiva, divenuto oramai un’autorità, torna da Rachel, la primavera della giovinezza è ormai passata e il tempo segna profondo il volto della donna. “Un’altra donna allora probabilmente al suo posto avrebbe rinunciato a questa logorante attesa, avrebbe pianto un po’, ingoiato l’amara pillola e aspettato che il padre le scegliesse un nuovo marito. Ma Rachel non era una donna ordinaria”. L’interpretazione data dalla scrittrice si sofferma ed enfatizza la scelta di Rachel di scegliere l’amore in favore delle comodità della casa paterna, di percorrere la via più impervia e attendere nella solitudine l’amato. “Tutto questo non è scritto esplicitamente nel testo, è una mia lettura personale della vicenda”, ammette la Smith che, rispondendo al giornalista Tamir Rotem, spiega di non aver cambiato nessun fatto. “Ma piuttosto che sperare che il lettore faccia una sua interpretazione, ho inserito i commenti. In ogni caso c’è spazio per considerazioni autonome. Un riadattamento è anche un commento e io l’ho sentita come un’opportunità per aggiungere il mio pensiero e il mio punto di vista, ad esempio sulla differenza del ruolo maschile e femminile”. Cresciuta a pane e classici (con una particolare attenzione a Gerrald Durrell, tra gli autori preferiti della madre), Shoham si immerge nella lettura per l’infanzia, scrivendo diversi libri tra cui un’antologia dei miti dell’antica Grecia. In casa, i suoi tre figli sono cresciuti senza televisione, ascoltando con avidità i racconti di Huckleberry Finn e le avventure di altri celebri personaggi del mondo letterario. È soprattutto Bialik a ricoprire un posto d’onore nelle letture serali: l’ultima fatica della Smith si presenta proprio come un omaggio al poeta e scrittore ucraino. “Ho preso lui e Rawniztky come esempi da seguire e sono tornata alle fonti – spiega, ricordando poi come è nata la prima bozza di idea per la nascita di Haggadoth Shelanu – Quando i miei bambini erano piccoli cercavo di raccontare loro le storie di Re Salomone tratte dal libro Va’yehi Hayom ma in ogni frase c’erano parole complicate e una sintassi difficile da comprendere. Così, un po’ per gioco, dissi a mio marito che il libro doveva essere tradotto in ebraico ma lui non condivise questa mia idea. Per un po’ non ci pensai, senza però abbandonare il progetto. Dall’incontro con Yael Molchadsky della casa editrice Kinneret, a cui la mia proposta piacque, siamo arrivati fino alla pubblicazione”. Laica e con un background ben diverso dalle leggende della tradizione talmudica, Smith si è interessata progressivamente a questo mondo. Un fascino che non ha fatto che crescere quando è entrata in contatto con la Alma College, istituto di cultura ebraica di Tel Aviv che organizza gruppi di studio sul Talmud. E da qui la scelta di tornare alle fonti, dandone però una chiave di lettura nuova. La giuria della Acum (Associazione israeliana per i diritti musicali e letterari) nel premiare la Smith nella sezione della letteratura per l’infanzia, ha sottolineato come l’autrice abbia avuto il merito di riadattare una parte del prezioso tesoro delle leggende talmudiche in una versione “aggiornata, semplice e affascinante”. A coloro che chiedono per quale motivo non abbia inserito questo o quel racconto, la Smith risponde senza tanti convenevoli. “Ci sono alcune storie che non mi piacciono o che credo non siano adatte ai più piccoli. Così non le ho inserite. Ed è questo il bello, o meglio il privilegio, di avere la possibilità di scegliere: poter lasciare qualcosa fuori”.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, marzo 2012