Sulle tracce del gusto kosher
Chiude i battenti oggi a Parigi il Salon International de l’Agroalimentaire, una delle più importanti rassegne dedicate al settore agroalimentare, con 5900 espositori da più di cento paesi e 140 mila visitatori provenienti di 200 nazionalità.
La manifestazione funge ovviamente anche da fucina e cassa di risonanza delle ultime tendenze in fatto di gusto e alimentazione e ha proposto in questa edizione, per la seconda volta nella sua storia, una serie di percorsi tematici. Così non stupisce il fatto che, accanto ai prodotti biologici, al commercio equo e solidale, al cibo take-away, ai visitatori sia stata offerta una ricca incursione nel mondo del kosher con decine e decine di espositori scrupolosamente elencati nell’opuscolo dedicato: “Oltre alla domanda originata dalle comunità ebraiche, la tracciabilità della provenienza del cibo garantita dai controlli delle autorità certificatrici riassicurano anche il resto dei consumatori: il mercato cresce ogni anno del 10 per cento”, la spiegazione fornita per il grande interesse del Sial nei confronti del cibo preparato secondo i dettami della legge ebraica. Grande interesse da parte dei visitatori anche per lo stand dello stato d’Israele nel padiglione dedicato alle esposizioni nazionali. Il testimone passa adesso al Salone del Gusto di Torino inaugurato ieri sera, un appuntamento imperdibile per gli appassionati di enogastronomia nel segno della qualità e della sostenibilità.
“Torino, a tutti gli effetti, è una delle capitali mondiali delle politiche che riguardano il futuro del cibo” ha ricordato il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese. Un’affermazione ulteriormente rafforzata dalla fusione tra Salone del gusto e Terra Madre, l’organizzazione che “riunisce tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare e vogliono difendere l’agricoltura, la pesca e l’allevamento sostenibili, per preservare il gusto e la biodiversità del cibo”, come si legge nella sua presentazione.
E in effetti la ricchissima offerta di eventi, conferenze e momenti di degustazione del Salone torinese si declina secondo un unico comun denominatore: quello di coniugare la straordinaria tradizione culinaria italiana, nella sua diversità regionale, con il concetto di solidarietà, e sviluppo sostenibile a livello globale. Tra le tante iniziative paradigmatiche, le bancarelle dei “Mercati della Terra”, che offrono prodotti da tutto il mondo, tra cui spicca il Farmer’s Market di Tel Aviv, che inaugurato nel 2008, ogni settimana offre i migliori prodotti locali, dall’olio al formaggio, dall’humus, agli ortaggi. Il tutto secondo la filosofia che Salone del Gusto e Terra Madre promuovono: acquistare prodotti unici, ma soprattutto “ascoltare il racconto di chi ha coltivato, allevato o trasformato il cibo, di chi è impegnato a promuovere metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, attenti alle risorse naturali, alla conservazione della biodiversità, alla giustizia sociale”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked