Inter-Bologna per Arpad Weisz
“Ricordare Arpad Weisz per noi non è un fatto incidentale. Weisz è parte integrante e fondamentale della storia dell’Inter, abbiamo proposto iniziative in passato e vogliamo fare altrettanto in futuro”. Così il presidente dell’Inter Massimo Moratti ha commentato la scelta di dedicare il quarto di finale di Coppa Italia all’allenatore ebreo ungherese che tanto vinse con l’allora Ambrosiana e con il Bologna negli anni Trenta e fu poi cacciato dall’Italia e deportato ad Auschwitz, dove morì. “Un grande innovatore, un esempio di serietà, che ha regalato gioie ai tifosi, ma il cui valore va molto al di là di questo, per la tremenda tragedia che ha colpito lui e la sua famiglia”. Al termine dell’incontro, a rivolgere un pensiero a Weisz per la redazione del Portale dell’ebraismo italiano è stato anche l’attuale tecnico dell’Inter Andrea Stramaccioni “Una figura per me molto affascinante, sono rimasto colpito da ciò di cui mi ha parlato il presidente. Ho chiesto di ricevere il libro per avere maggiori approfondimenti”. Parole che arrivano dopo una partita emozionante, iniziata proprio con la dedica a Weisz (calciatori e direttore di gara sono entrati in campo indossando una t-shirt con la foto del mister e una scritta “No al razzismo, per Arpad Weisz”) e risolta solo dopo 120 minuti di colpi di scena: dal 2-0 interista firmato Guarin e Palacio, al 2-2 del Bologna a pochi minuti dal 90° (a segno Diamanti e Gabbiadini), e poi al gol risolutivo di Andrea Ranocchia proprio all’ultima azione dei tempi supplementari.
Mancano pochi giorni al Giorno della Memoria, quando l’anno scorso una targa per l’allenatore ungherese fu apposta nel foyer della tribuna d’onore dello stadio che porta il nome di quel Giuseppe Meazza che proprio Weisz scoprì. E di fronte a quella targa, prima del match, i dirigenti dell’Inter e del Bologna, i sindaci Giuliano Pisapia e Virginio Merola si sono ritrovati (alla presenza tra gli altri del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e dei rappresentanti dell’associazione W il calcio, prima promotrice dell’iniziativa) per scambiarsi due maglie, nerazzurra e rossoblù, con un nome, Weisz e un numero 18. Scelto dall’Inter perché nella tradizione ebraica il 18, scritto con le lettere chet e iod, corrisponde alla parola chai, vita. Un messaggio che lo sport ha davvero l’opportunità di veicolare al grande pubblico e specialmente ai giovani: la Memoria di ieri, per dire no al razzismo di oggi.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked