Yom HaTorah unisce l’Italia ebraica
La dedizione e la passione di un Maestro che ha lasciato una traccia indimenticabile. Il magistero di rav Raffaele Grassini, già rabbino capo, shochet e sofer delle Comunità ebraiche di Trieste e Venezia, è presente nelle tante iniziative che in occasione di Yom HaTorah, giornata dedicata allo studio promossa per il secondo anno consecutivo dal dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, hanno voluto rendergli omaggio e nel suo nome, alla sua memoria celebrare il piacere, l’intensità e la gioia del confronto sui testi della Tradizione. Lo hanno ricordato con commozione, tra gli altri, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e, a Milano, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti. L’amico, l’allievo, il rabbino capace di dare, con il suo entusiasmo, un impulso decisivo nella vita delle Comunità in cui ha operato è stato al centro di molti interventi.
Tema di questa seconda edizione di Yom HaTorah la proibizione di rivolgersi a maghi e ciarlatani per provare ad anticipare il domani.“Non cercate di indovinare il futuro e non fate magia”, come recita un versetto di Vaykra preso come modello e sviluppato attraverso lezioni, sessioni di studio, momenti collettivi di preghiera e riflessione. Nelle sinagoghe ma anche nelle sale comunitarie e nelle scuole. Nel segno della hevrutah, l’usanza di studiare e confrontarsi con uno o più compagni di pari livello. E con genitori e figli, nei vari appuntamenti ‘avot uvanim’, capaci di imparare l’uno dall’altro in posizione assolutamente paritaria. “Yom HaTorah vuol essere il nostro modo di festeggiare i Maestri”, ha sottolineato l’assessore al culto UCEI Settimio Pavoncello.
Tanti gli ospiti internazionali che, al fianco della rabbanut italiana, hanno voluto confrontarsi sui cardini dell’identità ebraica in merito a queste stringenti tematiche. Da rav Michael Monheit a rav Yosef Carmel allo studioso parigino Haim Baharier. Fortissimo il richiamo alla consapevolezza. “In questo momento di grave crisi e precarietà tanta gente riempie il vuoto con l’ansia di captare il futuro. Questo è l’opposto che la Torah ci dice a proposito del tempo. La Torah – ha affermato rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec UCEI – ci insegna ad andare in un’altra direzione che è nell’ottica di una responsabilizzazione. Niente fughe in avanti”. Rivolgersi agli oroscopi, ha incalzato rav Arbib con parole di grande chiarezza, “è un’azione de-responsabilizzante”.
Yom HaTorah, come detto, è stata soprattutto una giornata di festa. Festa ad esempio è stata nelle tante tavole imbandite, in tutto il paese, in collaborazione con l’Unione Giovani Ebrei d’Italia. L’idea è stata quella di replicare il successo ottenuto lo scorso anno con RashiSushi. A pranzo e a cena insieme ai Maestri, per discutere di grandi temi in un proficuo intreccio di convivialità e studio che ha registrato notevole partecipazione a Roma e Milano così come a Firenze e Torino.