Enrico Letta allo Yad Vashem: “Impegno contro l’indifferenza”
“La Shoah è una ferita aperta che squarcia la terra di Gerusalemme e ci ci riguarderà per sempre. L’antisemitismo è un cancro dell’umanità e una minaccia la pace di tutti i popoli”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Enrico Letta, in visita allo Yad Vashem nel corso della due giorni di incontri diplomatici con i più alti rappresentanti dello Stato di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese. Accolto dal direttore del Memoriale e dalla sopravvissuta alla Shoah Hanna Weiss, Letta ha citato il cardinal Martini – che in un’affermazione memorabile disse “Non basta essere contro gli antisemiti, bisogna essere per il popolo ebraico” – e ha invitato alla massima attenzione e vigilanza “soprattutto in un momento in cui si affacciano i germi dell’odio nella nostra amata Europa”. Sul libro d’onore degli ospiti dello Yad Vashem poche ma incisive parole riassumono il suo pensiero: “Ora è nostro dovere, conoscere, sapere, far sapere. Portare testimonianza quando non ci saranno più sopravvissuti. Educare noi stessi, e soprattutto i nostri giovani, a non rimanere mai più indifferenti”.
La visita nei luoghi dove si ricordano persecutori e perseguitati, salvatori e salvati del più grande genocidio di sempre inaugura la missione mediorientale dell’esecutivo, la prima a svolgersi fuori dai confini europei. Centrale in questo senso, come rilevato in una recente nota dal presidente UCEI Renzo Gattegna, il ruolo dell’Italia come possibile raccordo tra i due interlocutori. Di questa e di altre sfide il premier parlerà, in giornata, nel corso dei colloqui privati che avranno luogo con il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu e con il capo di Stato Shimon Peres. Domani invece l’incontro a Ramallah con il leader dell’Anp, Abu Mazen. Nella serata odierna, intanto, l’abbraccio con la comunità degli italkim, gli italiani di Israele, al Tempio italiano di Gerusalemme.