‘LEGGE MOSAICA’ E CANTONATE
Il Rav risponde a Eugenio Scalfari, ma Repubblica vuole l’ultima parola
Sono passati più di tre mesi da quando il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, nell’ambito del suo ormai arcinoto confronto non credente-credente con Jorge Bergoglio, si è messo a parlare di ebraismo. Con quanta cognizione di causa, considerando la quantità di inesattezze, banalizzazioni e stereotipi contenuti negli interventi del 29 dicembre 2013 e del 5 gennaio 2014, resta ancora da misurare. Numerose voci del mondo ebraico italiano si erano levate a criticare le posizioni assunte dal giornalista, compreso il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, intervenuto a più riprese su Pagine Ebraiche con parole molto chiare: “Vecchio e banale antigiudaismo marcionista in salsa pseudolaica” scriveva il 30 dicembre, mentre il 9 gennaio confutava punto per punto “errori e distorsioni che non possono essere lasciati senza risposta”.
Dal canto suo, Repubblica, prima di concedere a qualcuno che potesse parlare di ebraismo con cognizione di causa lo spazio per replicare, si è presa tutto il tempo per riflettere e ponderare la questione, tanto che l’attenzione del lettore si doveva essere decisamente affievolita. Ecco così apparire di punto in bianco, tanto per ravvivare la questione, un nuovo testo del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
Poteva essere una buona occasione per rompere la monotonia di mesi di parole unilaterali con l’innovativa proposta di un dialogo a due voci. Ma il giornale non ha saputo resistere alla tentazione della risposta contestuale, annegando così l’intervento del rabbino capo della Capitale con una nuova e immediata predica del giornalista.
“Il rabbino e il non credente” recita dunque la dicitura sotto cui compaiono l’editoriale di rav Di Segni e la controreplica istantanea di Scalfari.
“La risposta contestuale – ha commentato nel corso della riunione mattutina il direttore di questa redazione Guido Vitale – a meno che non sia concordata fra le parti è un atto aggressivo nei confronti dei propri ospiti. Perché il giornale che ospita un testo sfrutta il proprio privilegio di conoscerne i contenuti in anticipo e reagisce senza nemmeno attendere che il lettore si formi in autonomia una propria opinione. L’unica giustificazione possibile per un’azione del genere è la reazione ad accuse rivolte direttamente alla redazione e riguardanti il suo operato. Ma evidentemente non è questo il caso di Repubblica. E in passato il Rav anche in un caso del genere, quando una risposta era mirata e limitata a rispondere a specifici rilievi, aveva mostrato di non gradire affatto”.
Repubblica intanto agisce a modo proprio e nessuno per il momento sembra tenerne conto.
Scalfari, fra l’altro, non sfrutta la sua opportunità di leggere in anteprima ciò che scrive il rabbino per formulare una risposta che, effettivamente, risponda. Sui chiarimenti del Rav che contesta giudizi e citazioni, il giornalista glissa. Ma non manca invece di esprimere nuove accuse, con una chiusura che critica “l’immagine di un Dio che sia bandiera di superiorità, di fondamentalismo e perfino di guerra come in passato è spesso avvenuto e come tuttora avviene nei fanatici che praticano il terrorismo in nome di un Dio crudele”, intrisa di velenosa ambiguità.
Scrive il rav Di Segni sull’opposizione tra amore e giustizia proposta da Scalfari, dove “Francesco rappresenta l’amore richiamandosi al messaggio originale di Gesù” contro “il Dio degli ebrei, dell’Antico Testamento, quello severo e vendicativo”: “Nessun teologo serio dei nostri giorni, a cominciare dai due papi di oggi, prenderebbe sul serio questa antica opposizione, che fu una delle bandiere dell’antigiudaismo cristiano per secoli – sottolinea – Il Dio della Bibbia ebraica (per non parlare di quello della tradizione rabbinica) è giustizia e amore, come possono attestare numerose fonti che non c’è spazio qui per citare. È il Dio misericordioso (Es. 34: 6) che perdona chi non ha obbedito alla sua legge. Nulla avrebbe senso nell’ebraismo senza il perdono. E l’esortazione ‘ama il tuo prossimo come te stesso’ è anche evangelica ma viene dalla legge mosaica, Levitico 19: 18”.
E mentre spiega la complessità del rapporto tra giustizia e misericordia di fronte al peccato, che non si presta a banalizzazioni, il rabbino ricorda pure “Che poi Gesù di Nazareth sia solo amore e non giustizia, in una melensa rappresentazione di comodo buonismo imperante, è tutto da dimostrare”.
Scalfari è impaziente di replicare, ma preferisce farlo senza rispondere direttamente. Offre piuttosto le proprie visioni teologiche (sempre specificando accuratamente di essere un non credente, e dunque non coinvolto dall’argomento). “Credono anche che sia giusto, misericordioso, severo con i malvagi, amoroso con i buoni. Chi non rispetta le leggi divine e le regole provenienti dalle ‘scritture’ commette peccato, ma se e quando si pente sarà perdonato. Questa è l’essenza dei tre monoteismi” scrive. “Papa Bergoglio ha addirittura detto nel nostro dialogo sopra richiamato che ‘Dio non è cattolico perché è universale’. Questa presa di coscienza è certamente encomiabile, ma la religione ebraica non contempla il Dio trinitario e tantomeno quella islamica”, precisando appunto che “da non credente tutto ciò non mi riguarda, ma mi riguardano invece i valori che le religioni contengono, mi riguarda la funzione sociale delle religioni, la loro influenza sui comportamenti e sui sentimenti delle persone. Perciò vedo in modo molto positivo l’azione innovatrice di papa Francesco e il riavvicinamento tra le religioni quando rinunciano all’immagine di un Dio che sia bandiera di superiorità, di fondamentalismo e perfino di guerra come in passato è spesso avvenuto e come tuttora avviene nei fanatici che praticano il terrorismo in nome di un Dio crudele. I terroristi lo hanno trasformato in un demonio che porta stragi e rovine”.
Dato il contesto e dati i precedenti, resta una domanda inevitabile: a chi si fa riferimento?
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked