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Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova
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"Giunse un superstite e raccontò ad Abramo
l'ebreo…" (Genesi14:13).
Rabbì Moshè David Valle (1696-1777) si chiede il perché, "Abramo figlio
di Terach", viene chiamato "Abramo l'ebreo" da un sopravvissuto alla
guerra che quattro re, guidati da Kedorlaomer, mossero contro i cinque
re che si ribellarono al loro dominio. Il rabbino padovano interpreta
questo modo di definizione come la rivelazione del sentimento di odio
nei confronti degli ebrei.
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Anna Foa,
storica
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E' morto qualche giorno fa in carcere, dove
scontava la condanna all'ergastolo, l'ex dittatore
argentino Videla. Aveva ottantasette anni. E' raro che un
dittatore muoia in carcere, il suo omologo cileno Pinochet per
esempio è morto in patria, nel suo letto. Nel ricordare la sua
morte, e la feroce dittatura esercitata dalla sua giunta in Argentina,
vorrei ricordarne anche un elemento assai poco ricordato, quello
dell'antisemitismo. Quando si parla di antisemitismo, infatti, nessuno
parla mai di quello dei militari argentini. Era un antisemitismo che
non dette vita a legislazioni volte a limitare i diritti e la vita
della grande comunità ebraica del Paese, ma si espresse
soprattutto in una particolare violenza della repressione nei
confronti degli ebrei. Se la percentuale di ebrei sull'insieme della
popolazione argentina era dell'1 per cento, quella di coloro che
furono fra i desaparecidos fu del 10 per cento. Fra i tanti casi
che suscitarono l'attenzione internazionale, ricordiamo quello del
direttore del giornale L'opinion, Jacobo Timerman, detenuto e torturato
dai militari per due anni, scampato ed esiliato in Israele in seguito
alle pressioni internazionali, autore di un libro di memorie sulla sua
detenzione in cui caratterizzava come fortemente antisemita l'ideologia
dei suoi torturatori. Ecco, credo che anche questo elemento sia da
ricordare nel momento in cui apprendiamo la morte del dittatore Videla.
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Rassegna
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Al Festival di Cannes sbarca “L’ultimo degli
ingiusti”. Una nuova produzione destinata a far discutere in cui il
regista francese Claude Lanzmann, padre del celeberrimo documentario
Shoah, indaga sulla controversa figura del rav Benjamin Mulmerstein,
rabbino e ultimo presidente del consiglio degli ebrei di Terezin. Ad
essere evidenziate anche alcune tensioni con la Comunità ebraica di
Roma, città in cui scelse di vivere con la fine del nazifascismo. “Il
film di Lanzmann – scrive Giuseppina Manin sul Corriere – può essere
l’inizio di una riabilitazione”.
Sempre su Repubblica si registra l’inquietante deriva di tutti i
principali populismi d’Europa. Dalla Grecia all’Ungheria, dalla Francia
alla Russia: sono ben oltre la ventina i partiti ad ispirarsi a ondate
di protesta dalle tinte oscure e pericolose per l’integrità stessa
delle varie società di riferimento.
Nuove tensioni in Tunisia in seguito al divieto imposto dal governo
allo svolgimento di un raduno fondamentalista. Una giovane attivista
che sfidava gli ultrareligiosi a seno nudo, Amina, è stata “salvata”
dagli agenti che l’hanno tratta in arresto (Corriere ). La Siria di
Assad punta intanto i missili verso Israele. “Nessuno scenario è
escluso”, afferma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Sul Fatto Quotidiano l’anticipazione dell’uscita di un libro, Un caso
di scomparsa, che ci porta nuovamente a Tel Aviv sulle tracce di
un’indagine dell’ispettore Avraham Avraham. L’autrice, Dror Mishani,
spiega perché anche la Città bianca, solitamente opposta a Gerusalemme
nel binomio laicità-religione, abbia nella spiaggia la sua sinagoga.
L’Herald Tribune denuncia infine lo stallo che sta seguendo alla
promessa fatta dal governo spagnolo di restituire la cittadinanza ai
discendenti di quanti, con il ben noto editto di espulsione del 1492,
furono cacciati dal paese.
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Qui
Torino – “Calabria, l’emozione di sentirsi non solo benvenuti ma
soprattutto bentornati”
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“La
componente ebraica della società, per sopravvivere, fu costretta ad
inabissarsi così profondamente da sembrare inesistente, ma più che una
realtà fu un’illusione ottica, un’apparenza. Ora i tempi sono maturi e
si sono create le condizioni favorevoli per far riemergere non solo
dalla terra i reperti archeologici ma anche nelle menti e nei cuori
lontani ricordi tramandati di generazione in generazione nell’intimità
delle case. Un’operazione culturale di grande portata e di grande
interesse oltre che umano anche scientifico; un’operazione alla quale
siamo orgogliosi di partecipare e che ci ha procurato forti emozioni
quando, sia dai rappresentanti politici e religiosi che dalla
popolazione aperta e ospitale, ci siamo sentiti dire non solo benvenuti
ma soprattutto bentornati”. Così il presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel ricordare la drammatica
espulsione degli ebrei di Calabria del 1541 e il processo di recupero e
valorizzazione di quell’importante capitolo di storia ebraica
meridionale che è oggi possibile portare avanti grazie alla nuova
sensibilità che si è diffusa tra le istituzioni e in tutta la società
calabrese. Occasione dell’intervento l’incontro ‘La Bibbia di Reggio
Calabria e il legame antico tra Ebraismo e Meridione’ svoltosi allo
stand della Regione Calabria. Ad essere esposto un antico e prezioso
commentario di Rashì, primo testo a caratteri ebraici mai stampato al
mondo (Reggio Calabria, 1475). Padrone di casa l’assessore regionale
alla Cultura Mario Caligiuri, che ha voluto sottolineare la ‘mutazione
genetica’ della Calabria. “Da terra di emergenza a terra di
opportunità. È con questo spirito – ha spiegato – che sosteniamo con
crescente entusiasmo e coinvolgimento la riscoperta di una presenza
ebraica nella regione. Un elemento imprescindibilmente legato a questa
terra dove da secoli convivono identità e minoranze diverse”. Numerosi
gli interventi che sono seguiti. Rav Roberto Della Rocca, direttore dei
dipartimenti Educazione e Cultura UCEI, ha posto al centro della sua
riflessione il ruolo del commentario di Rashì nel panorama
interpretativo ebraico ricordando come la censura da parte cristiana,
in questo contesto, avvenne prettamente su aspetti di esegesi e
approfondimento dei testi e non sulla Bibbia in quanto tale. “Fu
soprattutto il Talmud ad essere preso di mira”, ricorda il rav
elencando le persecuzioni e i roghi che imperversarono in tutta Europa.
Quindi un appello alla fratellanza e alla reciproca comprensione le tre
religioni abramitiche che si fondi su una comunanza di valori che
devono essere condivisi. Sulla stessa lunghezza d’onda rav Amedeo
Spagnoletto, sofer, che ha elogiato la ‘visione’ del tipografo Avraham
Ben Garton e la sua capacità di cogliere immediatamente le potenzialità
offerte dalla stampa a caratteri mobili. Un riferimento anche all’opera
di Rashì, tra i primi commentatori che a contatto con situazioni
apparentemente inspiegabili, con estrema umiltà, scrive nelle sue note
“Non so cosa voglia dire”. Di ampissimo raggio il quadro storico
offerto da Giancarlo Lacerenza, docente dell’Università Orientale di
Napoli, che ha spiegato come il commentario non costituisca una meteora
ma uno dei tanti elementi che testimoniano quanto profonda e radicata
fosse la presenza ebraica calabrese. “Oggi è possibile ricostruire gran
parte di questa storia grazie a una vasta documentazione. A mancare –
chiosa il professore – è invece una raccolta di tradizioni orali”.
Intervento conclusivo per Silvia Godelli, assessore alla Cultura della
Regione Puglia e autentico motore della riscoperta del Meridione
ebraico grazie all’iniziativa intrapresa nel 2009 con il festival Negba
e ad altri appuntamenti che hanno riscosso coinvolgimento ed entusiasmo
trasversalmente distribuiti. Ad essere sottolineato è anche lo
straordinario lavoro svolto sul territorio dallo studioso Cesare
Colafemmina, da poco scomparso, le cui ricerche sono oggi una pietra
miliare per quanti vogliano avvicinarsi a questo mondo.
(nell'immagine il presidente UCEI Renzo Gattegna ammira il Commentario
di Rashì esposto al Salone)
Adam Smulevich twitter
@asmulevichmoked
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Ugei
– Nuovo Consiglio per un nuovo corso
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Un’occasione
di confronto sofferto e dibattuto. Sessioni di lavoro lunghe e
partecipate, con interventi di tanti, volti storici dell’Unione giovani
ebrei d’Italia così come nuovi arrivati. Questo ha rappresentato il
Congresso straordinario Ugei che si è svolto a Milano dal 17 al 19
maggio 2013 e da cui sono usciti, oltre ai nomi del nuovo Consiglio
esecutivo, anche alcune decisioni estremamente significative per la
vita dell’organizzazione. Con due mozioni, è
stato infatti garantito il diritto di partecipazione alle attività a
giovani non iscritti a una Comunità ebraica italiana: da una parte a
coloro che si trovano in percorso di conversione (con consultazione del
rabbino di riferimento), dall’altra ai figli di unioni interreligiose
con un profondo interessamento nei confronti dell’ebraismo e precedenti
esperienze nell’ambito di organizzazioni ebraiche. Una partecipazione
che non costituisce appartenenza all’Ugei stessa con annesso diritto di
voto, garantita da statuto solo a iscritti o iscrivibili a una Comunità
e dimoranti in Italia, ma che rappresenta comunque una svolta
importante. A testimoniarlo, l’acceso confronto
che ha preceduto la decisione, e una votazione che ha comunque spaccato
il consesso,
con un numero di contrari particolarmente alto rispetto alle altre
mozioni approvate nel corso del Congresso. Nelle discussioni, sono
emerse diverse visioni e sfumature circa la natura dell’identità
ebraica e della sua matrice, religiosa e culturale, nonché a proposito
del
ruolo dell’Ugei. In molti si sono chiesti se essa rappresenti
l’organizzazione e lo strumento più idoneo per favorire la
partecipazione alla vita ebraica di giovani non iscritti a una
Comunità, altri hanno sottolineato l’importanza di mantenere un
approccio più flessibile, legato alla storia e all’identità di ogni
singola persona. Non è mancato infine chi ha messo in evidenza come
l’Ugei si muova in
un contesto di rapporti internazionali con altre organizzazione
giovanili ebraiche con cui ha sviluppato profonde partnership che
presentano regole di adesione diverse da quella previste nel proprio
statuto. La decisione di stabilire nuove modalità di partecipazione
agli eventi
(a statuto invariato) è dunque da inserire nel quadro di questo
dibattito. Un dibattito che prosegue in queste ore anche sui canali dei
social network, tra gli ugeini, ma non soltanto. Il presidente della
Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, commentando la scelta del
Congresso Ugei ha diffuso un messaggio auspicando “un sereno confronto
con i ragazzi del nuovo direttivo per capire se vogliono darne
attuazione” e mettendo in guardia contro il rischio di spaccatura
dell’organizzazione, oltre a chiedere un chiarimento all’Assemblea
rabbinica italiana.
Ma non sono stati soltanto questi i temi discussi dal Congresso,
convocato in seguito alle dimissioni anticipate del Consiglio esecutivo
2013,
guidato dal presidente Susanna Calimani, e composto da Sara Astrologo,
Giorgia Campagnano, Gady Piazza, Fiammetta Rimini, Benedetto Sacerdoti,
Alessandra Ortona, Raffaele Naim (questi ultimi tre dimessisi tra
febbraio e i primi di marzo) e Moshe Polacco (dall’inizio dell’anno in
Israele). Le tensioni e gli accadimenti che hanno portato alla scelta
di rinunciare all’incarico, le difficoltà economiche e organizzative
che si è trovata ad affrontare l’Ugei negli ultimi mesi, sono state
ampiamente dibattute, sfociando anche in un formale auspicio, rivolto
dal Congresso ai nuovi consiglieri, di sforzo e responsabilità nel
portare
avanti il proprio mandato fino al suo termine naturale, salvo gravi
impedimenti. L’impegno dell’Ugei sul fronte politico e culturale ha
ricevuto grande attenzione, attraverso una serie di mozioni rivolte ad
affrontare problematiche quali la violenza contro le donne, il
razzismo, la Memoria, il dialogo fra i popoli e il sostegno a Israele,
ma anche con la creazione di una Commissione ad hoc che possa
supportare il Consiglio nel realizzare attività in questo senso.
Riflessioni anche sulle necessarie modifiche dello statuto da mettere
all’ordine del giorno per il prossimo Congresso per rendere
l’operatività dell’organizzazione più funzionale, sulle attività da
portare avanti nelle Comunità, e in particolare nelle piccole Comunità,
e per migliorare la comunicazione, interna ed esterna.
Infine forte è stata la richiesta al prossimo Consiglio perché si
faccia carico di una maggiore presenza dell’Ugei per coinvolgere i
giovani della Comunità ebraica romana, scarsamente presenti a questa
come a molte delle ultime occasioni di incontro, sia attraverso la
realizzazione di un evento, sia attraverso l’auspicio di convocare
proprio a Roma il prossimo Congresso ordinario, che manca dalla
Capitale dal 2005 (mozioni queste che hanno ricevuto largo consenso).
Eletto infine il nuovo Consiglio esecutivo 2013 (nell’immagine alcuni
dei consiglieri), con 11 candidati per 9 posti: nell’ordine di
preferenze ricevute ne fanno parte Margherita Hassan (Milano),
Alessandra Ortona (Milano), Benedetto Sacerdoti (Padova), Michal
Terracini (Milano), Yoel Hazan (Milano) Emanuele Boccia (Milano),
Simone Bedarida (Firenze), Emanuele Gargiulo (Napoli), Filippo Tedeschi
(Torino). Hanno ricevuto voti anche Joseph Hadjibay e Simone Foa
(entrambi di Milano). Nei prossimi giorni il Consiglio si riunirà per
eleggere il presidente e stabilire le cariche.
Rossella Tercatin
twitter @rtercatinmoked
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Qui Torino – "Partigia" al Salone del Libro
Il grande provocatore perde la bussola
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Annaspa
nel corso della presentazione del suo “Partigia” (Mondadori editore) al
Salone del libro di Torino, lo storico e grande provocatore Sergio
Luzzatto.
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Qui Torino – “Gli ebrei
come coscienza vigile dell’Europa”
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Presentato
al Salone del libro di Torino, “Attentato alla sinagoga. Roma, 9
ottobre 1982. Il conflitto israelo-palestinese e l’Italia” (Viella) di
Guri Schwarz e Arturo Marzano.
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Qui Torino – Il singolo, le comunità, Israele |
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La
posizione del singolo ebreo, delle comunità nella società, e di Israele
nel mondo, si sono evolute. Così Sergio Della Pergola, ospite della
Comunità di Torino.
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Oltremare
– Terzo: porzioni da dopoguerra |
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Non
ci si abitua mai abbastanza presto alla porzionatura dei piatti in
Israele. E dire che io sono arrivata qui dopo quattro anni di America
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Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea
for Two – Il filo perduto tornato da me |
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Inizialmente
i giovani ebrei italiani mi inquietavano assai: tutta colpa della
vituperata pressione sociale. Il Congresso straordinario di questo
week-end è stata quasi una epifania
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Rachel Silvera, studentessa
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