Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
|
“La
giustizia, solo la giustizia perseguirai, affinché tu possa vivere ed
ereditare il paese che l’Eterno tuo D-o ti dà.” (Deuteronomio 16:20)
|
|
Leggi
|
Anna
Foa,
storica
|
A
proposito del professor Marcianò, del liceo classico di Sanremo,
accusato di antisemitismo e complottismo per i suoi blog: se
l’intervista a Repubblica di ieri ben riporta le sue affermazioni,
avrebbe detto: “Anche se ritengo la maggior parte della storia
ufficiale menzognera, io a scuola seguo i programmi”.
|
|
Leggi
|
|
"Nuove sfide per la
leadeship ebraica" |
Sul numero di Pagine
Ebraiche di agosto
attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la
relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio
2013.
|
|
Leggi
|
|
Voci a confronto |
La
partecipazione del Comune alla festa del Ramadan celebrata dall’imam
jihadista è comprensibile “solo se è una svista”. Lo afferma, in una
nota, la Comunità ebraica milanese. Il portavoce Daniele Nahum
specifica inoltre che la Comunità non ha chiesto le dimissioni di alcun
membro del Coordinamento Associazioni Islamiche Milanesi. “Le
associazioni ebraiche sono legittimate nel farlo – spiega – ma lo fanno
in rappresentanza dei loro iscritti, non della Comunità”(Corriere
Milano).
|
|
Leggi
|
|
Risorse e bilanci |
Sul numero di Pagine
Ebraiche di agosto,
attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
|
|
Leggi
|
|
|
Sport
La lezione di Arpad
Qualcuno
lo ha definito il “Josè Mourinho degli anni ‘30” per la sua capacità di
innovare, di creare un rapporto con i suoi calciatori, di essere
davvero uno di loro. Nato a Solt (Ungheria) nel 1896, morto ad
Auschwitz nel 1944, Arpad Weisz è stato tra gli allenatori più vincenti
di sempre. Al suo attivo tre scudetti con Ambrosiana-Inter e Bologna e
la scoperta di un giovanissimo Peppino Meazza. L'ultimo tricolore nella
stagione 1936-37, un anno prima della promulgazione delle leggi
razziali che, in quanto ebreo, lo avrebbero allontanato per sempre
dalla professione. Da eroe osannato da milioni di tifosi adoranti ad
autentico emarginato sociale: una condizione durissima, che lo porterà
a lasciare il paese per l'Olanda e che andrà gradualmente peggiorando
fino all'inferno della persecuzione e della deportazione ad Auschwitz
dove sarà ucciso assieme ai familiari. Poi, a guerra finita, un
insopportabile e inspiegabile scivolamento nell'oblio con la scomparsa
dalla storiografia calcistica ufficiale fino a tempi recentissimi. Alla
sua vita, alle sue conquiste umane e professionali, la redazione del
giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche dedica uno speciale Dossier Sport,
curato da Adam Smulevich e Rossella Tercatin e in distribuzione nei
prossimi giorni, in cui la figura di Weisz rivive con iniziative di
Memoria legate al suo tragico epilogo ma soprattutto nelle pagine del
manuale Il giuoco del calcio scritto a quattro mani con Aldo Molinari
nel 1930 e con prefazione di Vittorio Pozzo, futuro ct dell'Italia due
volte campione nel mondo (1934 e 1938). Un documento ricco di spunti di
grande attualità che la redazione è andata a ripescare negli archivi,
sfogliato, analizzato e commentato per i suoi lettori e che potrebbe
presto tornare a popolare le case degli italiani con una speciale
ristampa della Gazzetta dello Sport. Nel dossier, in otto pagine, si
annunciano inoltre alcuni appuntamenti che avranno luogo nei prossimi
mesi a partire dal torneo in ricordo di Weisz che si svolgerà a fine
settembre a Milano con la partecipazione di Inter, Milan, Bologna e
Brera. Tra i protagonisti del dossier Matteo Marani, direttore
del Guerin Sportivo, il giornalista che per primo si è occupato di
restituire dignità all'allenatore ungherese ricostruendone
l'incredibile e drammatica vicenda in un libro, Dallo scudetto ad
Auschwitz, che si è fortemente impresso nell'opinione pubblica e nelle
nuove generazioni. “Ai ragazzi – spiega Marani in un'intervista –
racconto la mia ricerca, iniziata sfogliando un vecchio almanacco del
Bologna calcio. Spiego come sono partito e come sono arrivato, non
senza difficoltà, a ricostruire quanto accaduto a Weisz. Vedo che il
racconto li conquista e questo mi emoziona. L'auspicio è che la storia
possa andare avanti da sola, a prescindere dal mio specifico
contributo”. Marani si sofferma inoltre sulla riscoperta del manuale,
formidabile lascito di Weisz a più generazioni di allenatori. Sono
passati oltre 80 anni dalla sua stesura eppure, in un calcio
drasticamente diverso in cui molti dei principi etici e morali
delineati nelle sue pagine sono venuti meno, conserva non pochi
elementi validi ai giorni nostri. In particolare, sottolinea Marani, i
capitoli in cui ci si sofferma sulla preparazione atletica dei
calciatori e sulla definizione e descrizione dei differenti ruoli. Ad
emergere il profilo di un grande innovatore destinato a fare scuola e a
ispirare più generazioni di allenatori. Un concetto anticipato da Pozzo
nella commovente prefazione al manuale. “È il libro di due persone
pratiche – si legge – il libro di due uomini che, militando nelle file
della stessa società e integrandosi a vicenda, hanno imparato ad
affrontare giorno per giorno gli innumeri e intricati problemi della
vita calcistica, esercitando, per così dire, propaganda qualitativa”. Nelle pagine del Dossier Sport
tornano a vivere gli insegnamenti tra calcio, morale e vita di Weisz.
C'è un consiglio valido per tutti. Portieri? Evitate i giochetti
inutili. Arbitri? Siate rigorosi e imparziali. Atleti? Attenti ad
alcool, tabacco e Venere. L'invito ai giovani è quello di non
disperdere il proprio talento ma di coltivarlo con un stile di vita
sano e rigoroso. “Soprattutto l'alcool – scrive Weisz – stronca le
speranze del giocatore di poter attingere alle più alte vette della sua
carriera. L'essere astemio è una fortuna, ma non si vuole con ciò
affermare che il calciatore non debba assolutamente bere; l'uso
moderato del vino durante i pasti non è nocivo; si vuole qui deplorare
che dei giovani, cui sorride uno splendido avvenire, lo annientino
volontariamente corrodendo le loro energie fisiche seduti davanti al
tavolo di un'osteria o davanti alla buvette di un bar”.
(Nell'immagine il graphic novel dedicato ad Arpad Weisz dal disegnatore Matteo Matteucci)
|
Oltremare - " Kaveret, significa alveare ma è una band"
Traffico
micidiale, tutta Tel Aviv nord è un immenso pkak (ingorgo:
bell'onomatopea, trovo). Ai bordi del Park HaYarkon i pedoni vanno
parecchio più veloci delle macchine, e se la prendono anche calma.
Entrata ai cancelli alle 18:30, un'afa da sfiancare anche i
quindicenni, quasi due ore e mezza di attesa in mezzo a 50.000
spettatori, in piedi naturlamente. Il volume del sudore prodotto
potrebbe tenere vivo il verde del parco per una settimana.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
Tea
for two - Un campeggio, il campeggio
Nei
miei placidi pomeriggi passati a guardare le foto di facebook, mi sono
imbattuta in quelle dell'Avodà: un, ma che dico, IL campeggio del Bene
Akivà della durata di tre settimane che prevede di visitare Israele in
lungo e in largo. Tendenzialmente dovrebbe essere il coronamento di
infiniti campeggi invernali passati a pattinare, puntate estive a
Mirabilandia, canzoni stonate all'Eurovision e tende e sacchi a pelo
del viaggio da Hashomer Hatzair wannabe: il Sayarim.
Rachel Silvera, studentessa
Leggi
|
|