Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
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Insegnano
i nostri Maestri: “Ha-omèr: ‘Al qan tzippòr yagghì‘u rachamékha...
meshatteqìn othò”, “Chi (nella sua preghiera) dice: Fino al nido
d’uccello giunge la Tua misericordia... lo si fa tacere”. C’è qui un
chiaro riferimento alla regola, esposta nella Parashà di questa
settimana, di non sottrarre i pulcini o le uova alla madre mentre è
alla cova. Ciò che i Maestri vietano è quindi il considerare questa
norma come un atto di misericordia divina, perché – essi spiegano –
essa non è frutto di misericordia, bensì una “ghezeràth Mélekh”, un
imperscrutabile decreto divino.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Oggi,
Ferragosto, giornata di pigre riflessioni estive. Un mese fa la
Repubblica aveva pubblicato un'indignata esternazione di Adriano Sofri,
replicata dall'eco di Beirut Alberto Stabile, sul bambino palestinese
di cinque anni arrestato dalle truppe di occupazione israeliana vicino
a Hebron perché aveva lanciato un sasso contro un'auto di civili.
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"Nuove sfide per la leadership ebraica"
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Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è
pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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Dominanti,
sui giornali italiani, cronache e riflessioni inerenti l’ultimo
drammatico bagno di sangue in Egitto. 278 i morti, tra cui 43
poliziotti e alcuni giornalisti. La maggioranza delle vittime sono
civili. Nel mirino molte chiese. Dalla Farnesina l’appello a non fare
escursioni fuori dai resort nella regione del Mar Rosso. “L’Egitto
brucia i suoi figli e sembra divorare se stesso. L’odio – osserva
Antonio Ferrari sul Corriere – ha ormai prodotto una polarizzazione che
si è già trasformata in tragedia”. E c’è timore anche per la sorte di
padre Dall’Oglio, prigioniero in Siria ormai da varie settimane. Si
diffondono voci incontrollate relative a una sua possibile uccisione.
Il ministro Bonino invita alla cautela (Avvenire)
Due riprese sulla stampa nazionale per Pagine Ebraiche: sul Fatto
Quotidiano si racconta dell’esperienza di Manuel Disegni all’interno
della vetrina comunemente denominata A jew in the box del Museo ebraico
di Berlino, sulla Gazzetta del Mezzogiorno si parla invece del Dossier
Sport dedicato alla figura di Arpad Weisz.
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Risorse e bilanci
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Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un
approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
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qui berlino
Un luogo per tutte le domande
Visitare
una mostra con chi l’ha ideata è come quando si va per la prima volta a
casa di qualcuno e si fa il giro delle stanze. Ci sono quella sicurezza
rilassata e quella naturalezza dolcemente orgogliosa nei passi di
Martina Lüdick mentre fa da Cicerone alla redazione di Pagine Ebraiche
in visita a Berlino fra le sale di “The Whole Truth, everything you
wanted to know about Jews”, la mostra in corso fino a settembre al
Museo ebraico, di cui è curatrice. Dietro alla mostra che si propone di
sfatare tutti i miti e rispondere a tutte le domande possibili sugli
ebrei attraverso semplici oggetti della vita quotidiana, c’è la mente
di una letterata, Martina, che ha collaborato con una filologa e una
teologa, le altre due curatrici. “Abbiamo basato la mostra su trenta
domande scelte fra quelle che i visitatori del museo hanno lasciato
scritte sui quaderni di commento posti alla fine del percorso: il
nostro scopo non è però fornire una risposta ma suscitare riflessioni e
nuove domande attraverso gli oggetti esposti. In questo l’approccio è
molto ebraico”, spiega sorridendo. La gente viene sperando di capire di
più sugli ebrei e invece esce con ancora più punti interrogativi, ma
nessuna delusione, anzi, “le persone trovano la mostra molto
illuminante, abbiamo stimolato un grande dibattito. Addirittura, gli
operai che durante l’allestimento della mostra attaccavano alle pareti
le lettere che formano le citazioni e le domande mi hanno detto che
hanno discusso animatamente sui contenuti di quello su cui lavoravano,
e non era mai capitato prima”, racconta Martina. Così, lettera per
lettera, la mostra ha preso forma, con i suoi espositori dalle forme
asimmetriche, di un rosa shocking molto pop. “Volevamo un colore forte,
e abbiamo scelto quello che ci era stato descritto come una via di
mezzo tra un color fragola e un lampone. Il risultato è stato questa
tinta fucsia che, abbiamo notato dopo, è uguale a quella della
compagnia telefonica Deutsche Telekom”. Così continua la passeggiata
fra quesiti esistenziali (Perché gli ebrei non piacciono a nessuno? La
pace fra le religioni è possibile?), curiosità (Cosa fanno gli ebrei a
Natale? Cosa succede ai bigliettini del Muro del Pianto?) e giocosi
sondaggi basati su gettoni colorati da mettere in contenitori
trasparenti, riguardo i grandi classici del pregiudizio. Gli ebrei
naturalmente risultano influenti e attaccati al denaro, ma anche a
quanto pare appassionati di animali. “Oh no, quest’ultimo l’abbiamo
inventato, per dimostrare quanto facilmente influenzabile sia la mente
delle persone”. Si passa davanti a una sala che si chiama Ask the
Rabbi, dove passano a ciclo continuo video in cui alcuni rabbini danno
la loro risposta a una serie di quesiti sulla ritualità e la
spiritualità ebraica. Una parte molto importante della mostra, spiega
Martina, “perché è l’unica ad affrontare tematiche di stampo puramente
religioso, mentre tutte le altre riguardano questioni
politico-sociali”. Il gruppo di rabbini, omogeneo per quanto riguarda
la nazionalità tedesca, è piuttosto eterogeneo dal punto di vista delle
denominazioni, per cui convivono opinioni di matrice ortodossa e
riformata.
Francesca Matalon
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Setirot - Politica e religioni
E
pazienza se c'è un po' di conflitto d'interesse nell'affermare che il
comportamento della Comunità ebraica di Milano riguardo alla vicenda
dell'imam Shaikh Riyad Al Bustanji invitato dal Coordinamento delle
associazioni islamiche (Caim) alla festa per la chiusura del Ramadan è
stato ineccepibile. Fermo, ma non ideologico nel denunciare la
vicinanza dell'imam a Hamas, duro verso gli incitamenti al “martirio”
dei bambini senza per questo fare alcun passo indietro sull’impegno per
la difesa dell'assoluto diritto di ogni minoranza a esigere rispetto e
parità.
Il problema, dunque, resta sempre il medesimo: scindere religioni e
politica, non mischiare fede e appartenenza con dichiarazioni pubbliche
(fatte in nome di quella fede). L’ebraismo italiano, non senza fatica,
inciampi ed errori, cerca di percorrere questa strada mentre l’Islam di
casa nostra sembra non riuscire a superare la frammentazione profonda
che lo divide.
Stefano Jesurum,
giornalista
Time
out - I paladini distratti
il
dramma di queste ore in Egitto ci ricorda ancora una volta l'ipocrisia
nei confronti dei diritti umani. Nessuna manifestazione, nessuna
richiesta di boicottaggio né di sospendere i rapporti tra i paesi.
Nessuno, come quando di mezzo c'è Israele, si scaglia contro la
violenza di chi da una parte uccide i manifestanti e di chi,
dall'altra, arriva per ritorsione addirittura a bruciare le chiese. I
morti evidentemente hanno un colore e a seconda di questo assumono
importanza. Lo sapevamo già, è vero, però vale ancora una volta la pena
denuncialo. Non sia mai che qualcuno si accorga che certi paladini dei
diritti umani non sono poi così santi e ligi come invece vogliono far
credere.
Daniel Funaro
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