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15 agosto 2013 - 9 Elul 5773
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
Insegnano i nostri Maestri: “Ha-omèr: ‘Al qan tzippòr yagghì‘u rachamékha... meshatteqìn othò”, “Chi (nella sua preghiera) dice: Fino al nido d’uccello giunge la Tua misericordia... lo si fa tacere”. C’è qui un chiaro riferimento alla regola, esposta nella Parashà di questa settimana, di non sottrarre i pulcini o le uova alla madre mentre è alla cova. Ciò che i Maestri vietano è quindi il considerare questa norma come un atto di misericordia divina, perché – essi spiegano – essa non è frutto di misericordia, bensì una “ghezeràth Mélekh”, un imperscrutabile decreto divino.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Oggi, Ferragosto, giornata di pigre riflessioni estive. Un mese fa la Repubblica aveva pubblicato un'indignata esternazione di Adriano Sofri, replicata dall'eco di Beirut Alberto Stabile, sul bambino palestinese di cinque anni arrestato dalle truppe di occupazione israeliana vicino a Hebron perché aveva lanciato un sasso contro un'auto di civili.
 
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"Nuove sfide per la leadership ebraica"
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
 
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Voci a confronto
Dominanti, sui giornali italiani, cronache e riflessioni inerenti l’ultimo drammatico bagno di sangue in Egitto. 278 i morti, tra cui 43 poliziotti e alcuni giornalisti. La maggioranza delle vittime sono civili. Nel mirino molte chiese. Dalla Farnesina l’appello a non fare escursioni fuori dai resort nella regione del Mar Rosso. “L’Egitto brucia i suoi figli e sembra divorare se stesso. L’odio – osserva Antonio Ferrari sul Corriere – ha ormai prodotto una polarizzazione che si è già trasformata in tragedia”. E c’è timore anche per la sorte di padre Dall’Oglio, prigioniero in Siria ormai da varie settimane. Si diffondono voci incontrollate relative a una sua possibile uccisione. Il ministro Bonino invita alla cautela (Avvenire)
Due riprese sulla stampa nazionale per Pagine Ebraiche: sul Fatto Quotidiano si racconta dell’esperienza di Manuel Disegni all’interno della vetrina comunemente denominata A jew in the box del Museo ebraico di Berlino, sulla Gazzetta del Mezzogiorno si parla invece del Dossier Sport dedicato alla figura di Arpad Weisz.
 
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Risorse e bilanci
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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  davar
qui berlino
Un luogo per tutte le domande
Visitare una mostra con chi l’ha ideata è come quando si va per la prima volta a casa di qualcuno e si fa il giro delle stanze. Ci sono quella sicurezza rilassata e quella naturalezza dolcemente orgogliosa nei passi di Martina Lüdick mentre fa da Cicerone alla redazione di Pagine Ebraiche in visita a Berlino fra le sale di “The Whole Truth, everything you wanted to know about Jews”, la mostra in corso fino a settembre al Museo ebraico, di cui è curatrice. Dietro alla mostra che si propone di sfatare tutti i miti e rispondere a tutte le domande possibili sugli ebrei attraverso semplici oggetti della vita quotidiana, c’è la mente di una letterata, Martina, che ha collaborato con una filologa e una teologa, le altre due curatrici. “Abbiamo basato la mostra su trenta domande scelte fra quelle che i visitatori del museo hanno lasciato scritte sui quaderni di commento posti alla fine del percorso: il nostro scopo non è però fornire una risposta ma suscitare riflessioni e nuove domande attraverso gli oggetti esposti. In questo l’approccio è molto ebraico”, spiega sorridendo. La gente viene sperando di capire di più sugli ebrei e invece esce con ancora più punti interrogativi, ma nessuna delusione, anzi, “le persone trovano la mostra molto illuminante, abbiamo stimolato un grande dibattito. Addirittura, gli operai che durante l’allestimento della mostra attaccavano alle pareti le lettere che formano le citazioni e le domande mi hanno detto che hanno discusso animatamente sui contenuti di quello su cui lavoravano, e non era mai capitato prima”, racconta Martina. Così, lettera per lettera, la mostra ha preso forma, con i suoi espositori dalle forme asimmetriche, di un rosa shocking molto pop. “Volevamo un colore forte, e abbiamo scelto quello che ci era stato descritto come una via di mezzo tra un color fragola e un lampone. Il risultato è stato questa tinta fucsia che, abbiamo notato dopo, è uguale a quella della compagnia telefonica Deutsche Telekom”. Così continua la passeggiata fra quesiti esistenziali (Perché gli ebrei non piacciono a nessuno? La pace fra le religioni è possibile?), curiosità (Cosa fanno gli ebrei a Natale? Cosa succede ai bigliettini del Muro del Pianto?) e giocosi sondaggi basati su gettoni colorati da mettere in contenitori trasparenti, riguardo i grandi classici del pregiudizio. Gli ebrei naturalmente risultano influenti e attaccati al denaro, ma anche a quanto pare appassionati di animali. “Oh no, quest’ultimo l’abbiamo inventato, per dimostrare quanto facilmente influenzabile sia la mente delle persone”. Si passa davanti a una sala che si chiama Ask the Rabbi, dove passano a ciclo continuo video in cui alcuni rabbini danno la loro risposta a una serie di quesiti sulla ritualità e la spiritualità ebraica. Una parte molto importante della mostra, spiega Martina, “perché è l’unica ad affrontare tematiche di stampo puramente religioso, mentre tutte le altre riguardano questioni politico-sociali”. Il gruppo di rabbini, omogeneo per quanto riguarda la nazionalità tedesca, è piuttosto eterogeneo dal punto di vista delle denominazioni, per cui convivono opinioni di matrice ortodossa e riformata. 


Francesca Matalon

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pilpul
Setirot - Politica e religioni
E pazienza se c'è un po' di conflitto d'interesse nell'affermare che il comportamento della Comunità ebraica di Milano riguardo alla vicenda dell'imam Shaikh Riyad Al Bustanji invitato dal Coordinamento delle associazioni islamiche (Caim) alla festa per la chiusura del Ramadan è stato ineccepibile. Fermo, ma non ideologico nel denunciare la vicinanza dell'imam a Hamas, duro verso gli incitamenti al “martirio” dei bambini senza per questo fare alcun passo indietro sull’impegno per la difesa dell'assoluto diritto di ogni minoranza a esigere rispetto e parità.
Il problema, dunque, resta sempre il medesimo: scindere religioni e politica, non mischiare fede e appartenenza con dichiarazioni pubbliche (fatte in nome di quella fede). L’ebraismo italiano, non senza fatica, inciampi ed errori, cerca di percorrere questa strada mentre l’Islam di casa nostra sembra non riuscire a superare la frammentazione profonda che lo divide.

Stefano Jesurum, giornalista


Time out - I paladini distratti
il dramma di queste ore in Egitto ci ricorda ancora una volta l'ipocrisia nei confronti dei diritti umani. Nessuna manifestazione, nessuna richiesta di boicottaggio né di sospendere i rapporti tra i paesi. Nessuno, come quando di mezzo c'è Israele, si scaglia contro la violenza di chi da una parte uccide i manifestanti e di chi, dall'altra, arriva per ritorsione addirittura a bruciare le chiese. I morti evidentemente hanno un colore e a seconda di questo assumono importanza. Lo sapevamo già, è vero, però vale ancora una volta la pena denuncialo. Non sia mai che qualcuno si accorga che certi paladini dei diritti umani non sono poi così santi e ligi come invece vogliono far credere.


Daniel Funaro

 

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