Paolo Sciunnach,
insegnante
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Le
lettere della parola Elul אלול formano le iniziali del verso: אני לדודי
ודודי לי: “Io (Israel) sono per il mio Amato (HaShem) e il mio Amato
(HaShem) è per me (Israel)” (Cantico dei Cantici 6:3). “Fai la Sua
volontà, come se fosse la tua stessa, in modo che Lui faccia la tua
volontà, come se fosse la Sua” (Pirkei Avoth 2:4).
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Nell’autunno
del 1829 due distinti viaggiatori intraprendono un normale viaggio
d’affari da Trieste, destinazione Padova. Oggi il percorso si compie in
macchina in circa un’ora e mezza, oppure in treno, ma ci si lamenta
perché la linea con Trieste è notoriamente eterna. All’epoca il
percorso era differente e disegnava una diversa geografia umana che
andrebbe riscoperta e valorizzata. Il percorso in carrozza prevedeva
l’itinerario Trieste, Gorizia, Udine, Conegliano, Treviso, Riviera del
Brenta e infine Padova. Tempo di percorrenza due giorni abbondanti.
Samuel David Luzzatto – che andava a prendere possesso della sua
cattedra al neonato collegio rabbinico di Padova – si accompagnava
all’amico commerciante David Levi.
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"Nuove sfide per la
leadership ebraica"
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Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è
pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto
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Continua
l’orrore in Egitto. Paese nel caos, più di 700 morti. Militari
autorizzati a sparare sulla folla. A Roma il ministro degli Esteri Emma
Bonino ha convocato l’ambasciatore egiziano a Roma Amr Mostafa Kamal
Helmy. “Lo stato di emergenza in Egitto – ha affermato Bonino – deve
cessare al più presto e ci vuole il massimo autocontrollo da parte
delle forze di sicurezza”. Dura anche la condanna delle violenze:
“L’uso della forza da parte delle forze di polizia è stato brutale,
sproporzionato e non è giustificabile”. Un nuovo attentato colpisce
Beirut. Il bilancio è di almeno venti morti e centinaia di feriti.
L’esplosione si è verificata tra i quartieri Bir el-Abeid e Roueiss,
circa un mese dopo un attentato kamikaze che aveva provocato una
cinquantina di feriti nella stessa area.
A oltre due anni dal blitz che portò all’uccisione di Osama Bin Laden
in Pakistan, l’ex assistente del presidente degli Stati Uniti, Reggie
Love, svela durante un’intervista, i retroscena della notte del 2
maggio 2011. Secondo Love il presidente Obama non guardò l’intera
operazione. Temi dell’immigrazione ancora caldi nell’estate politica
italiana. Dal ministro degli Interni Alfano un appello all’Unione
Europa: “Non si può considerare la questione dell’immigrazione a
Lampedusa come una questione nazionale. La gestione di quella frontiera
– ha affermato – deve essere comune all’Europa, Lampedusa è la via
d’accesso all’intera Europa. Su questo punto l’Italia vuole fare una
battaglia”.
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Risorse e bilanci
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Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un
approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche.
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CALCIO
Arpad
Weisz,
il suo mito ritorna in campo
Qualcuno
lo ha definito il “Josè Mourinho degli anni ‘30”, per la sua capacità
di innovare, di creare un rapporto con i suoi calciatori, di essere
davvero uno di loro. Certo, al di là dei decenni e dell’abisso che
separano il mondo del calcio dell’epoca da quello in cui oggi si muove
l’uomo di Setubal, Arpad Weisz un allenatore speciale lo è stato
davvero. Se la sua storia personale si è conclusa con la più terribile
delle tragedie, sono la sua vita e la sua opera a farne una figura
unica, che precorse i tempi nel formulare nuovi principi per il suo
“giuoco del calcio” che andrebbero tuttora tenuti ben presenti da tutti
i suoi protagonisti: tecnici, calciatori, spettatori. Alcune
biblioteche in giro per l’Italia ancora contengono una copia di quel
libricino, copertina sbiadita e carta ingiallita, in cui Weisz mise
quelle idee nero su bianco: “Il giuoco del calcio” scritto nel 1930 a
quattro mani con Aldo Molinari che guidava insieme a lui l’A. S.
Ambrosiana, “la più tecnica delle squadre italiane di calcio” come
scrisse l’editore Alberto Corticelli.
Rossella Tercatin
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trieste
La lezione di Kubrick
In
una città rinfrescata dal caldo afoso dopo qualche giornata di Bora
forte, al Museo Revoltella viene proiettato Fear and Desire, opera
prima di Stanley Kubrick, da poco restaurato dalla Library of Congress
di Washington, presto disponibile in dvd anche in Italia. Film in
bianco e nero del 1953, sembra che il regista volesse distruggerlo,
considerandolo un’opera scolastica. Girata in quattordici giorni è
un’opera imperfetta forse, ma non scontata, anzi. Racconta di una
guerra astratta, fuori dalla Storia e contemporaneamente
contestualizzata nel tempo in cui è stata prodotta, non analizzata in
chiave politica, in cui il monologo interiore prevale sui dialoghi e si
rinuncia a quasi tutti i cliché tipici dei film di guerra. Due eserciti
si combattono lungo la terra di nessuno, ma in realtà lo spazio in cui
si svolge la vicenda è soprattutto esistenziale. C’è molta attenzione
per le inquadrature, da fotografo qual era stato fino ad allora ed è un
film lento, nel quale l’azione è quasi esclusivamente pensata. Colpisce
il fatto che in questo primo lungometraggio Kubrick abbia saputo
riassumere ad un livello di astrazione altissimo il suo pensiero, che
appare qui già perfettamente maturo, una specie di nocciolo denso e
concentrato. Da esso prenderà spunto per i suoi film successivi, nei
quali declinerà tutto questo osservandolo da prospettive sempre
diverse.
Paola Pini
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Democrazia e mediazione
"Ci
sono altre domande?” chiede la guida al termine della visita al
Bundestag, dopo aver illustrato come funziona il Parlamento tedesco e i
suoi rapporti con gli altri poteri dello Stato. “Possiamo chiedere
asilo politico?” mormora qualcuno sottovoce. Chi avrebbe immaginato nel
1945 che dopo pochi decenni avrebbe potuto venir fuori una battuta del
genere, sia pure per scherzo, da un gruppo di italiani, tra cui alcuni
ebrei? Che la Germania non solo avrebbe cessato di far paura, ma
avrebbe finito addirittura per suscitare la nostra invidia?
Anna Segre, insegnante
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Serenità
Uno
dei traguardi psicologici più difficili dell’esistenza umana è
accettare la priorità della serenità sulla “felicità”. Quando
s’invecchia pare sempre più chiaro in cosa consista la differenza e
quanto vantaggioso sia comprenderlo, ma spiegarlo resta comunque
difficile. C’è una frase di Liana Millu che, pur in parole semplici, mi
pare una buona sintesi: “Perché esiste una sola serenità mentre vi
possono essere numerose felicità. E anche infelici felicità. Perché la
serenità è qualità propria delle cose e dello spirito, cioè dipendente
direttamente da noi, mentre la felicità è in dipendenza quasi sempre
dagli altri (da Tagebuch)”.
Laura Salmon, slavista
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