David
Sciunnach,
rabbino
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“…
su di esse [le pietre] dovrai scrivere tutte le parole di questa
Toràh….”(Devarìm 27, 3). Ci si domanda per quale motivo Moshè Rabbènù
comandi di scrivere tutta la Torà sulle pietre che dovranno essere
erette entrando nella terra d’Israele.
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David
Assael,
ricercatore
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Dopo
nove anni, l’Ungheria è uscita dalla procedura di infrazione per
deficit eccessivo. E, in virtù della creatività degli strumenti
finanziari utilizzati, c’è già chi parla di “Orbanomics”.
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"Nuove sfide per la
leadership ebraica" |
Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto attualmente in distribuzione, è
pubblicata in forma integrale la relazione tenuta dal presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in
occasione del Consiglio del 14 luglio 2013.
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Voci a confronto |
Su
Repubblica una panoramica di come la stampa tedesca ha accolto la
visita della cancelliera Angela Merkel a Dachau e le polemiche sulla
sua scelta di tenere, dopo la visita al lager, un comizio in una
birreria. Il quotidiano riporta anche l’intero discorso di Merkel a
Dachau. “Tutto comincia, naturalmente, con la legge Bossi-Fini, la più
crudele e stupida di tutta l’Europa (e che l’Europa ha la colpa di non
avere mai condannato), con il reato di “clandestinità”, che
giuridicamente non può esistere perché è un reato dell’essere qualcosa
(come essere ebrei durante il fascismo) e non del fare qualcosa (dai
tempi del diritto romano solo il fare è punibile)”. Così Furio Colombo
sul Fatto Quotidiano risponde alla lettera di un lettore a proposito
degli ultimi episodi di viaggi della speranza verso l’Italia. “Giusto,
dunque, complimentarsi e celebrare la “catena umana” dei bagnanti
agrigentini, che non hanno esitato a dare una mano. Ma profondamente
ingiusto dimenticare le testimonianze dei tanti comandanti di
pescherecci che adesso ammettono: “Quando vedevo una barca di profughi
alla deriva mi allontanavo perché, in caso di intervento, sarei stato
imputato di aiuto all’immigrazione clandestina, avrei perduto il mio
lavoro e avrei rischiato il processo – prosegue Colombo – Come per le
leggi razziali, ricordiamoci che ci sono stati ‘i giusti’ e i delatori.
Oltre ai fascisti (e ora ai leghisti) che hanno fatto e imposto le
leggi”.
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Risorse e bilanci |
Sul
numero di Pagine Ebraiche di agosto, attualmente in distribuzione, un
approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche.
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inchiesta
Ebrei italiani: chi siamo dove stiamo andando
Se
ne è parlato tanto, prima con incuriosita perplessità, poi raccontando
come la ricerca stesse andando avanti senza rallentamenti, grazie al
lavoro indefesso degli intervistatori, fino al crescere
dell’aspettativa quando i primi dati sono iniziati a filtrare, per
svelarsi in tutta la loro ricchezza quando il professor Campelli, quasi
alla fine dell’elaborazione degli stessi, ha accettato di parlarne la
prima volta, a Pagine Ebraiche, in aprile. Ora invece “Comunità va
cercando, ch’è sì cara – Sociologia dell’Italia ebraica” è un libro,
corposo (sono quasi trecento pagine), edito dalla FrancoAngeli, e
riporta come sottotitolo Sociologia dell’Italia ebraica. L’obiettivo
dichiarato è quello di tracciare un profilo della popolazione ebraica
italiana, tanto dal punto di vista socio-demografico che in riferimento
agli aspetti identitari e religiosi. L’ultima indagine socio
demografica sull’ebraismo italiano effettuata con criteri scientifici,
realizzata da Franco Sabatello e da Sergio Della Pergola, risaliva alla
metà degli anni ’60 ed è stata utilizzata per tanti anni come punto di
partenza per studi e ricerche. Per vari decenni quindi i consiglieri e
i dirigenti comunitari hanno preso decisioni, anche di grandissima
rilevanza, senza avere a disposizione dati aggiornati. Per questo circa
tre anni fa l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha deciso di
investire su una nuova ricerca, percepita come non più rinviabile, che
dedicasse anche specifica attenzione alle relazioni fra gli iscritti e
le istituzioni comunitarie, che sono spesso percepite come un elemento
di notevole criticità. “Le Comunità e il Rabbinato, le istituzioni
ebraiche nel loro complesso sembrano non aver avuto la capacità di un
rapido e tempestivo adattamento alle nuove esigenze imposte dai forti
mutamenti intervenuti nella vita sociale, non solo degli ebrei, ma
degli italiani in generale. Ma esiste anche un forte elemento positivo,
il profondo desiderio di Comunità, sia dal punto di vista religioso sia
da quello politico sia da quello delle attività”, scrive il presidente
UCEI Renzo Gattegna nella prefazione. La prima presentazione della
ricerca, che ha avuto luogo durante il Moked di primavera a Milano
Marittima, si è svolta in appendice a una riunione del Consiglio UCEI,
e oltre all’animata discussione seguita al discorso tenuto da Campelli
sono state numerose le richieste di presentazione dei risultati in
varie Comunità. La raccolta dei dati ha inoltre permesso di avere a
disposizione una quantità di informazioni enorme (circa 1500 i
rispondenti, un centinaio le domande, sia chiuse che aperte) che
presentano un grande potenziale e potranno essere utilizzati per altre
analisi future. A tal proposito Campelli non nasconde che una seconda
sezione del progetto di indagine prevede la considerazione specifica di
quella fascia di ebrei non più iscritti o mai iscritti alle Comunità
“la cui esistenza arricchisce e complica il quadro complessivo”. Il
lavoro quindi è appena cominciato. E secondo il sociologo “la
sensazione è che ci sia una potenzialità straordinaria nell’ebraismo
italiano, che deve essere valorizzata”.
(Il grafico mostra i
principali legami che si riscontrano fra le risposte possibili alla
domanda "Sentirsi ebrei significa soprattutto…" contenuta nella studio)
Ada Treves, Pagine Ebraiche, agosto 2013
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Ticketless
- Microcitofono
Mark
è un caro amico inglese. Ha studiato in Italia, vuole bene agli
italiani, si dispera di fronte al nostro declino. L’ho rivisto questa
settimana. Si occupa adesso di informazione televisiva, ma ha insegnato
a lungo letteratura italiana. Con lui la conversazione è sempre
brillante, ha un forte senso del comico e della teatralità. Anni fa ci
aveva fatto morire dal ridere imitando le interviste ai politici colti
alla sprovvista mentre camminano per strada. Il mutismo di Cuccia gli
era sembrato un gioiello alla Chaplin, ma pur sempre un episodio da
circo di strada, indegno di una civile e moderna informazione. Ho
chiesto a Mark che cosa lo colpisce nei nostri telegiornali.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Il fuoco vicino Se
un domani, per un'ennesima tragedia, il regno hascemita di Giordania
fosse colpito da una guerra civile - per esempio, con gli islamisti
determinati o rovesciare la monarchia, e l'esercito mobilitato nella
repressione: non sono mancati segnali in questa direzione -, il grande
incendio che avvampa fuori dai confini di Israele sarebbe completo. Già
oggi, la posizione dello Stato ebraico nello scacchiere mediorientale
appare decisamente critica e preoccupante. Siria, Egitto, Libano,
Giordania e Palestina sono, piaccia o non piaccia, i vicini di Israele,
e con essi è necessario trovare un modus vivendi.
Francesco Lucrezi, storico
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