David
Sciunnach,
rabbino
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“O
cieli, prestate ascolto e io parlerò! Possa la terra ascoltare le
parole della mia bocca…”(Devarìm 32, 1). E’ possibile interpretare
questo verso dividendolo in più parti. Nella prima parte del verso “O
cieli, prestate ascolto e io parlerò!” si può intendere che Egli si
rivolge ai Malachè ha-Sharèt - gli angeli di Dio, che prestano ascolto
ai comandi di Dio e alle parole degli Tzaddikìm eseguendo i loro
comandi, e che risiedono nei cieli. Nella seconda parte “...Possa la
terra ascoltare...” si intende rivolto agli uomini che risiedono sulla
terra, così come è scritto: “I cieli sono del Signore e la terra l’ha
data agli uomini”. Nella terza parte “...le parole della mia bocca...”.
Sono le preghiere che vengono rivolte a Dio, e che salgono nei mondi
fino al Trono Celeste.
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David
Assael,
ricercatore
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Se
non si attacca la Siria, si rischia, come anche si è ricordato su
queste pagine, di confermare l’Iran nel suo programma nucleare,
rendendola sicura protagonista della regione per i prossimi anni e
ponendo Israele, verso cui nessun ebreo può essere indifferente, in una
posizione di debolezza. Se, invece, la si attacca, si rischia di
innescare quella spirale di violenza che già, diciamo, sta a buon
punto, mettendo a rischio la sicurezza di Israele nel breve termine. Il
problema di Obama è che, questa volta, l’ardua sentenza non è ai
posteri. Spiace, in questa notte per noi speciale, dover parlare di
guerra. Comunque, a tutti, Shanà Tovà.
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"Coordinamento,
autonomia e solidarietà"
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In
occasione del Rosh HaShana 5774 il Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha inviato ai Consiglieri
UCEI, ai Presidenti delle Comunità ebraiche italiane, ai rabbini e agli
altri esponenti ebraici un messaggio augurale.
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Voci a confronto
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“Gli
ebrei italiani hanno accolto «con amicizia e spirito di fratellanza»
gli auguri formulati dal Papa alla vigilia di Rosh haShanah, la
festività che segna l’inizio dell’anno ebraico 5774. Lo dichiara
all’Osservatore Romano il presidente dell’Unione delle comunità
ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna”. Così scrive il quotidiano
della Santa Sede, che riporta anche come il papa abbia inviato un
telegramma di auguri al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
Un messaggio augurale in occasione di Rosh HaShanah di rav Di Segni appare oggi sul Messaggero Roma .
Avvenire intervista il rabbino Abraham Skorka, amico di vecchia data di Francesco.
Sempre su Avvenire la storica Anna Foa dedica la sua rubrica alle
vicende della famiglia Sereni, e in particolare a Clara Sereni, ultima
figlia di Emilio.
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein fa il punto sulla situazione in Israele
riportando dell’esercitazione congiunta eseguita con gli Stati Uniti
ieri, lanciando due missili nel Mediterraneo.
Sul Corriere il filosofo Bernard-Henry Levy offre un’analisi sulla posizione francese nei confronti del conflitto siriano.
Maurizio Molinari svela invece l’origine dell’arsenale chimico di Assad “Forniture russe, tecnologia UE” (la Stampa).
Inviato a Stoccolma, Molinari riporta anche dell’incontro che Obama,
alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, terrà domani con un gruppo di
attivisti per i diritti umani e in particolare per i diritti dei gay.
Nella giornata svedese del presidente Usa in programma anche una visita
alla sinagoga della città e le celebrazioni di Raoul Wallenberg, il
diplomatico svedese che salvò migliaia di ebrei ungheresi dalla
deportazione e morì in circostanze misteriose nella prigione moscovita
della Lubianka.
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Risorse e bilanci
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Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto, un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche.
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ROSH HASHANAH 5774
Qui Roma - Un anno per l'azione
L’inizio
dell’anno nuovo viene celebrato in casa con una specie di seder in cui
si mangiano alimenti con valore simbolico. La forma più semplice di
questo “seder” è quella ashkenazita che prescrive uno spicchio di mela
intinta nel miele. I sefardim hanno invece una lunga lista di cibi.
Prima di mangiare quei cibi che richiedono una benedizione (come i
frutti dell’albero), la si recita con l’aggiunta di una formula
augurale che spiega l’intenzione; ad esempio, per mela e miele, si
benedice borè perì ha’etz e si chiede che quest’anno sia dolce come il
miele. Ma in che momento si recita la formula, prima della benedizione,
dopo la benedizione e subito prima di mangiare o dopo aver mangiato? Il
problema halakhico nasce dal dubbio se sia lecito interrompere la
sequenza benedizione-consumo con una formula aggiuntiva. Tutte e tre le
possibilità sono sostenute da qualche autorità rabbinica e ognuna ha la
sua motivazione tecnica. Questa piccola discussione, che non è affatto
sorprendente per chi studia la letteratura rabbinica, ma che potrebbe
sembrare cavillosa a chi vi è meno abituato, nasconde un grande valore
simbolico. Perché la formula è ciò che dà senso all’azione, e il
problema è questo: quando è che tutte le nostre azioni assumono un
senso? Devono esssere programmate fin dall’inizio, o nell’esatto
momento in cui si compiono oppure è solo alla fine, a cose fatte, che
possiamo dare loro un significato? Questa domanda è un po’ il succo di
quello che si fa all’inizio dell’anno: progettare le nostre future
azioni, oppure lasciare che le cose vadano per il loro corso e decidere
momento per momento, oppure solo alla fine fare le somme e dare una
risposta. Ognuna delle tre posizioni ha la sua logica. Molto spesso non
capiamo nulla di ciò che stiamo facendo o ci succede e solo molto dopo,
magari all’improvviso, tutto acquista un senso. Ma non avere progetti
rischia di perderci. E non ricordare il senso di quello che si fa
momento per momento può far perdere di senso a tutto. Ecco perché anche
un semplice dettaglio rituale può riassumere le domande su una vita.
Shanà tovà a tutti, piena di buone intenzioni e di ottimi risultati.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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rosh hashanah 5774
Un anno per la libertà
La
festa ebraica del Rosh haShanah, il Capodanno, celebra la creazione del
genere umano. Dio stesso plasmò il primo uomo, Adamo, e la prima donna,
Eva, a propria immagine e somiglianza e poi infuse loro la vita. Se
l'umanità ricordasse e riflettesse sul profondo significato che è
insito nella comune discendenza dagli stessi progenitori e quindi sullo
stretto vincolo di fratellanza che la unisce forse sentirebbe quanto
sia ingiustificabile qualsiasi forma di violenza, di sopraffazione e di
discriminazione. L'inizio di ogni nuovo anno comporta per tutti il
dovere di compiere una profonda, onesta e rigorosa introspezione
rivolta a prendere coscienza degli errori, delle ingiustizie e dei
torti che, anche involontariamente, siano stati commessi.
Questo processo di purificazione interiore deve essere compiuto da ogni
essere umano, non per sottoporsi a una sterile afflizione ma per
correggere i propri errori, per porre rimedio – per quanto è possibile
– alle loro conseguenze e soprattutto per evitare di ripeterli. Questo
anelito alla giustizia e alla solidarietà assume un ruolo e una
funzione ancora più importante nei momenti di crisi e di pericolo
quando gli effetti negativi si presentano amplificati e vanno
inevitabilmente a colpire gli strati più deboli e più poveri della
società. Quanto più l'umanità si allontana dal grande disegno
originario di fratellanza, tanto più vengono compromesse le possibilità
di realizzare quell'epoca di pace universale alla quale espressamente
aspirano le grandi religioni. Questo fine può diventare irragiungibile
se non vengono da tutti accettate e rispettate le diversità evitando il
pericolo che prevalgano spinte di natura fondamentalista e
integralista. Il fondamentalismo e l'integralismo sono tendenze proprie
di chi, acriticamente, attribuisce alle proprie concezioni e alle
proprie opinioni un valore assoluto e dominante; sono caratterizzate da
una impostazione monoculturale che, spesso, si traduce in atteggiamenti
di separazione e isolamento rispetto a persone o a gruppi aderenti ad
altre fedi e culture e frequentemente degenerano in atteggiamenti
aggressivi quando si propongono di indurre o costringere altri alla
conversione al proprio sistema di idee e di valori. La diffusione, in
varie parti del mondo, di simili ideologie ha prodotto e seguita a
produrre disastrose conseguenze come il razzismo, il terrorismo e il
disprezzo per la vita umana.
Un sicuro progresso potrebbe nascere invece dall'effetto combinato di
due elementi: la valorizzazione e l'approfondimento di patrimoni etici
e culturali dei diversi popoli e l'adozione di un comune codice di
comportamento fondato sulla pari dignità e sul reciproco rispetto.
Questo sarebbe un grande risultato e auspichiamo che possa essere
raggiunto, per il bene di tutti, in questo anno 5774 che sta per
iniziare.
Renzo Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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ROSH HASHANAH 5774
Ugei - Un anno di valori
Concluse
le vacanze nelle più diverse mete, anche i giovani ebrei italiani si
apprestano a iniziare un nuovo anno. Molti tornano da un caldo agosto a
Tel Aviv, dove hanno potuto godere del divertimento e della vita nella
città “che non dorme mai”, che in questi giorni è purtroppo più sveglia
del solito, a causa della preoccupante situazione in tutto il
Medio-Oriente, che ci auguriamo venga superata dagli eventi.
Molti di noi hanno trascorso la scorsa settimana alla Summer
University, nel sud della Francia, con altri 400 giovani ebrei da tutto
il mondo. Quest’anno si sono tenute anche le elezioni dell’European
Union of Jewish Students, dove la candidata italiana Amalia Luzzati ha
ottenuto il maggior numero di voti, arrivando prima tra gli eletti, a
dimostrazione del fatto che non solo per noi è prioritario stringere
rapporti con le altre unioni europee ed internazionali, ma che i
risultati che man mano portiamo a casa sono ottimi.
Negli ultimi mesi ho avuto l’opportunità di guardare parte del mondo
giovanile ebraico italiano da un osservatorio privilegiato: l'Ugei.
Fuori e dentro l'Ugei, fuori e dentro l'ebraismo, ho conosciuto ragazze
e ragazzi straordinariamente diversi nei valori (religiosi e non), ma
accomunati dallo stesso desiderio: sapere dove quel patrimonio
identitario, famigliare, religioso, culturale e storico li condurrà.
Ognuno con il proprio percorso; ognuno con il proprio orizzonte; ognuno
con la speranza di arrivare da qualche parte; ognuno - io per prima -
con la paura di non trovare la propria strada. Essere ebrei ed essere
giovani é anche difficile. Da un lato valori, identità e tradizioni che
come un organismo vivente plasmano la personalità e l'orgoglio di
ciascuno di noi. Dall'altro un innegabile desiderio di leggerezza.
Cyril Connolly scriveva: "La giovinezza è un periodo di opportunità
perdute". Aveva ragione. Ma non tanto per l'incapacità di cogliere le
possibilità che ci si presentano davanti, quanto per la cocciutaggine
nel non cedere a compromessi con ciò che storicamente rappresenta per
un ebreo l'unica patria possibile: l'identità. Ovviamente generalizzare
non é possibile, ma in prossimità di Rosh haShanah vorrei fare un
augurio ai giovani ebrei italiani e a me stessa. Che sentiate o meno
l'importanza della nostra imprescindibile identità ebraica quello che
auguro agli amici che ci sono, e a quelli che verranno è di scoprire la
bellezza di perdersi in un'identità vissuta con spensierato coraggio.
Shana tovà a tutti voi e che il 5774 sia un anno dolce come il miele.
Alessandra Ortona, presidente Unione Giovani Ebrei d'Italia
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rosh hashanah 5774
Qui Roma - Un anno di impegno
Il
nuovo anno si apre sotto auspici incerti, in particolar modo per i
nostri fratelli in Israele. I venti di guerra in Siria e il fallimento
di tutte le "primavere arabe" (a cui non ho mai creduto) aprono scenari
in cui anche la più ragionevole delle previsioni potrà essere smentita
dalla follia e dall'irrazionalità del fondamentalismo islamico.
Il mio augurio è di guardare a questi scenari con gli occhi degli
israeliani e con la loro straordinaria capacità di sopravvivenza. Con
gli occhi di chi, pur essendo in guerra sin dalla nascita dello Stato
d'Israele, ancora oggi si ritrova su uno scenario di crisi economica
internazionale ma con la capacità di sviluppare la ricerca e
l'innovazione, di contribuire positivamente ai mercati esterni e veder
fiorire quelli interni a iniziare dall'immobiliare. Il mio augurio è
di guardare avanti e prendere esempio da quell'Israele che investe sui giovani, oggi vero motore del Paese.
La conquistata armonia nel Consiglio dell'UCEI è certamente un successo
dovuto al senso di responsabilità di molti, che però non ha messo da
parte le diverse visioni che abbiamo su quello che immaginiamo essere
le nostre priorità. Che il nuovo anno ci aiuti a pensare e a vivere da
ebrei senza alcun complesso. Rivendicando la nostra diversità come una
ricchezza e non come un limite. Un nuovo anno all'insegna della
valorizzazione delle nostre tradizioni, evitando di emulare modelli
comportamentali di altre confessioni che possono a volte destare
curiosità e sorpresa; guardiamo invece ai modelli comportamentali dei
nostri Maestri e Rabbanim, che probabilmente fanno meno "notizia" ma
sono il nostro punto di
riferimento.
Infine, se questo è l'anno che dedicheremo all'emergenza sociale, spero
sia anche l'anno dedicato a favorire la formazione delle nuove famiglie
ebraiche. Uno sforzo che è l'unica risposta concreta al calo
demografico nostre comunità.
Shanà tovà Umetukà
RIccardo Pacifici, presidente Comunità ebraica di Roma
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Ticketless
- Anime in pena
Mi
è già capitato di riflettere sulle affinità ebraico-valdesi. Oggi
vorrei ritornare sul tema segnalando un romanzo che ho letto in estate:
Eliana Bouchard, “La mia unica amica” (Bollati Boringhieri, 2013).
Un’amicizia “ritrovata”. Uhlmann, per fortuna, non c’entra. Si discorre
di emigrazione, quella dei veneti in Piemonte, meno conosciuta dei
meridionali a Torino.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Fuori dalla storia
“In
ogni caso – scrive Sergio Minerbi sulla newsletter di domenica scorsa –
la conclusione più importante deve essere per Israele che quando
arriverà il momento di agire rischierà di trovarsi solo come in passato
davanti al nemico”. Nessuna novità, da questo punto di vista. Dunque,
Siria e Iran si preparano a colpire Israele. Se vivessimo in un mondo
normale, in tempi normali, e se parlassimo di una regione della Terra
normale, sarebbe d’obbligo la domanda: “perché?”.
Francesco Lucrezi, storico
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