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4 settembre 2013 - 29 Elul 5773
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“O cieli, prestate ascolto e io parlerò! Possa la terra ascoltare le parole della mia bocca…”(Devarìm 32, 1). E’ possibile interpretare questo verso dividendolo in più parti. Nella prima parte del verso “O cieli, prestate ascolto e io parlerò!” si può intendere che Egli si rivolge ai Malachè ha-Sharèt - gli angeli di Dio, che prestano ascolto ai comandi di Dio e alle parole degli Tzaddikìm eseguendo i loro comandi, e che risiedono nei cieli. Nella seconda parte “...Possa la terra ascoltare...” si intende rivolto agli uomini che risiedono sulla terra, così come è scritto: “I cieli sono del Signore e la terra l’ha data agli uomini”. Nella terza parte “...le parole della mia bocca...”. Sono le preghiere che vengono rivolte a Dio, e che salgono nei mondi fino al Trono Celeste.
 
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David
Assael,
ricercatore
Se non si attacca la Siria, si rischia, come anche si è ricordato su queste pagine, di confermare l’Iran nel suo programma nucleare, rendendola sicura protagonista della regione per i prossimi anni e ponendo Israele, verso cui nessun ebreo può essere indifferente, in una posizione di debolezza. Se, invece, la si attacca, si rischia di innescare quella spirale di violenza che già, diciamo, sta a buon punto, mettendo a rischio la sicurezza di Israele nel breve termine. Il problema di Obama è che, questa volta, l’ardua sentenza non è ai posteri. Spiace, in questa notte per noi speciale, dover parlare di guerra. Comunque, a tutti, Shanà Tovà.
 
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"Coordinamento,
autonomia e solidarietà"
In occasione del Rosh HaShana 5774 il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha inviato ai Consiglieri UCEI, ai Presidenti delle Comunità ebraiche italiane, ai rabbini e agli altri esponenti ebraici un messaggio augurale.
 
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Voci a confronto
“Gli ebrei italiani hanno accolto «con amicizia e spirito di fratellanza» gli auguri formulati dal Papa alla vigilia di Rosh haShanah, la festività che segna l’inizio dell’anno ebraico 5774. Lo dichiara all’Osservatore Romano il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna”. Così scrive il quotidiano della Santa Sede, che riporta anche come il papa abbia inviato un telegramma di auguri al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
Un messaggio augurale in occasione di Rosh HaShanah di rav Di Segni appare oggi sul Messaggero Roma .
Avvenire intervista il rabbino Abraham Skorka, amico di vecchia data di Francesco.
Sempre su Avvenire la storica Anna Foa dedica la sua rubrica alle vicende della famiglia Sereni, e in particolare a Clara Sereni, ultima figlia di Emilio.
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein fa il punto sulla situazione in Israele riportando dell’esercitazione congiunta eseguita con gli Stati Uniti ieri, lanciando due missili nel Mediterraneo.
Sul Corriere il filosofo Bernard-Henry Levy offre un’analisi sulla posizione francese nei confronti del conflitto siriano.
Maurizio Molinari svela invece l’origine dell’arsenale chimico di Assad “Forniture russe, tecnologia UE” (la Stampa).
Inviato a Stoccolma, Molinari riporta anche dell’incontro che Obama, alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, terrà domani con un gruppo di attivisti per i diritti umani e in particolare per i diritti dei gay. Nella giornata svedese del presidente Usa in programma anche una visita alla sinagoga della città e le celebrazioni di Raoul Wallenberg, il diplomatico svedese che salvò migliaia di ebrei ungheresi dalla deportazione e morì in circostanze misteriose nella prigione moscovita della Lubianka.
 
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Risorse e bilanci
Sul numero di Pagine Ebraiche di agosto, un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche.
 
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  davar

 

ROSH HASHANAH 5774
Qui Roma - Un anno per l'azione
L’inizio dell’anno nuovo viene celebrato in casa con una specie di seder in cui si mangiano alimenti con valore simbolico. La forma più semplice di questo “seder” è quella ashkenazita che prescrive uno spicchio di mela intinta nel miele. I sefardim hanno invece una lunga lista di cibi. Prima di mangiare quei cibi che richiedono una benedizione (come i frutti dell’albero), la si recita con l’aggiunta di una formula augurale che spiega l’intenzione; ad esempio, per mela e miele, si benedice borè perì ha’etz e si chiede che quest’anno sia dolce come il miele. Ma in che momento si recita la formula, prima della benedizione, dopo la benedizione e subito prima di mangiare o dopo aver mangiato? Il problema halakhico nasce dal dubbio se sia lecito interrompere la sequenza benedizione-consumo con una formula aggiuntiva. Tutte e tre le possibilità sono sostenute da qualche autorità rabbinica e ognuna ha la sua motivazione tecnica. Questa piccola discussione, che non è affatto sorprendente per chi studia la letteratura rabbinica, ma che potrebbe sembrare cavillosa a chi vi è meno abituato, nasconde un grande valore simbolico. Perché la formula è ciò che dà senso all’azione, e il problema è questo: quando è che tutte le nostre azioni assumono un senso? Devono esssere programmate fin dall’inizio, o nell’esatto momento in cui si compiono oppure è solo alla fine, a cose fatte, che possiamo dare loro un significato? Questa domanda è un po’ il succo di quello che si fa all’inizio dell’anno: progettare le nostre future azioni, oppure lasciare che le cose vadano per il loro corso e decidere momento per momento, oppure solo alla fine fare le somme e dare una risposta. Ognuna delle tre posizioni ha la sua logica. Molto spesso non capiamo nulla di ciò che stiamo facendo o ci succede e solo molto dopo, magari all’improvviso, tutto acquista un senso. Ma non avere progetti rischia di perderci. E non ricordare il senso di quello che si fa momento per momento può far perdere di senso a tutto. Ecco perché anche un semplice dettaglio rituale può riassumere le domande su una vita.
Shanà tovà a tutti, piena di buone intenzioni e di ottimi risultati.


Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma


rosh hashanah 5774
Un anno per la libertà
La festa ebraica del Rosh haShanah, il Capodanno, celebra la creazione del genere umano. Dio stesso plasmò il primo uomo, Adamo, e la prima donna, Eva, a propria immagine e somiglianza e poi infuse loro la vita. Se l'umanità ricordasse e riflettesse sul profondo significato che è insito nella comune discendenza dagli stessi progenitori e quindi sullo stretto vincolo di fratellanza che la unisce forse sentirebbe quanto sia ingiustificabile qualsiasi forma di violenza, di sopraffazione e di discriminazione. L'inizio di ogni nuovo anno comporta per tutti il dovere di compiere una profonda, onesta e rigorosa introspezione rivolta a prendere coscienza degli errori, delle ingiustizie e dei torti che, anche involontariamente, siano stati commessi.
Questo processo di purificazione interiore deve essere compiuto da ogni essere umano, non per sottoporsi a una sterile afflizione ma per correggere i propri errori, per porre rimedio – per quanto è possibile – alle loro conseguenze e soprattutto per evitare di ripeterli. Questo anelito alla giustizia e alla solidarietà assume un ruolo e una funzione ancora più importante nei momenti di crisi e di pericolo quando gli effetti negativi si presentano amplificati e vanno inevitabilmente a colpire gli strati più deboli e più poveri della società. Quanto più l'umanità si allontana dal grande disegno originario di fratellanza, tanto più vengono compromesse le possibilità di realizzare quell'epoca di pace universale alla quale espressamente aspirano le grandi religioni. Questo fine può diventare irragiungibile se non vengono da tutti accettate e rispettate le diversità evitando il pericolo che prevalgano spinte di natura fondamentalista e integralista. Il fondamentalismo e l'integralismo sono tendenze proprie di chi, acriticamente, attribuisce alle proprie concezioni e alle proprie opinioni un valore assoluto e dominante; sono caratterizzate da una impostazione monoculturale che, spesso, si traduce in atteggiamenti di separazione e isolamento rispetto a persone o a gruppi aderenti ad altre fedi e culture e frequentemente degenerano in atteggiamenti aggressivi quando si propongono di indurre o costringere altri alla conversione al proprio sistema di idee e di valori. La diffusione, in varie parti del mondo, di simili ideologie ha prodotto e seguita a produrre disastrose conseguenze come il razzismo, il terrorismo e il disprezzo per la vita umana.
Un sicuro progresso potrebbe nascere invece dall'effetto combinato di due elementi: la valorizzazione e l'approfondimento di patrimoni etici e culturali dei diversi popoli e l'adozione di un comune codice di comportamento fondato sulla pari dignità e sul reciproco rispetto. Questo sarebbe un grande risultato e auspichiamo che possa essere raggiunto, per il bene di tutti, in questo anno 5774 che sta per iniziare.

Renzo Gattegna,

presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


ROSH HASHANAH 5774
Ugei - Un anno di valori
Concluse le vacanze nelle più diverse mete, anche i giovani ebrei italiani si apprestano a iniziare un nuovo anno. Molti tornano da un caldo agosto a Tel Aviv, dove hanno potuto godere del divertimento e della vita nella città “che non dorme mai”, che in questi giorni è purtroppo più sveglia del solito, a causa della preoccupante situazione in tutto il Medio-Oriente, che ci auguriamo venga superata dagli eventi.
Molti di noi hanno trascorso la scorsa settimana alla Summer University, nel sud della Francia, con altri 400 giovani ebrei da tutto il mondo. Quest’anno si sono tenute anche le elezioni dell’European Union of Jewish Students, dove la candidata italiana Amalia Luzzati ha ottenuto il maggior numero di voti, arrivando prima tra gli eletti, a dimostrazione del fatto che non solo per noi è prioritario stringere rapporti con le altre unioni europee ed internazionali, ma che i risultati che man mano portiamo a casa sono ottimi.
Negli ultimi mesi ho avuto l’opportunità di guardare parte del mondo giovanile ebraico italiano da un osservatorio privilegiato: l'Ugei. Fuori e dentro l'Ugei, fuori e dentro l'ebraismo, ho conosciuto ragazze e ragazzi straordinariamente diversi nei valori (religiosi e non), ma accomunati dallo stesso desiderio: sapere dove quel patrimonio identitario, famigliare, religioso, culturale e storico li condurrà. Ognuno con il proprio percorso; ognuno con il proprio orizzonte; ognuno con la speranza di arrivare da qualche parte; ognuno - io per prima - con la paura di non trovare la propria strada. Essere ebrei ed essere giovani é anche difficile. Da un lato valori, identità e tradizioni che come un organismo vivente plasmano la personalità e l'orgoglio di ciascuno di noi. Dall'altro un innegabile desiderio di leggerezza. Cyril Connolly scriveva: "La giovinezza è un periodo di opportunità perdute". Aveva ragione. Ma non tanto per l'incapacità di cogliere le possibilità che ci si presentano davanti, quanto per la cocciutaggine nel non cedere a compromessi con ciò che storicamente rappresenta per un ebreo l'unica patria possibile: l'identità. Ovviamente generalizzare non é possibile, ma in prossimità di Rosh haShanah vorrei fare un augurio ai giovani ebrei italiani e a me stessa. Che sentiate o meno l'importanza della nostra imprescindibile identità ebraica quello che auguro agli amici che ci sono, e a quelli che verranno è di scoprire la bellezza di perdersi in un'identità vissuta con spensierato coraggio.

Shana tovà a tutti voi e che il 5774 sia un anno dolce come il miele.

Alessandra Ortona, presidente Unione Giovani Ebrei d'Italia



rosh hashanah 5774
Qui Roma - Un anno di impegno
Il nuovo anno si apre sotto auspici incerti, in particolar modo per i nostri fratelli in Israele. I venti di guerra in Siria e il fallimento di tutte le "primavere arabe" (a cui non ho mai creduto) aprono scenari in cui anche la più ragionevole delle previsioni potrà essere smentita dalla follia e dall'irrazionalità del fondamentalismo islamico.
Il mio augurio è di guardare a questi scenari con gli occhi degli israeliani e con la loro straordinaria capacità di sopravvivenza. Con gli occhi di chi, pur essendo in guerra sin dalla nascita dello Stato d'Israele, ancora oggi si ritrova su uno scenario di crisi economica internazionale ma con la capacità di sviluppare la ricerca e l'innovazione, di contribuire positivamente ai mercati esterni e veder fiorire quelli interni a iniziare dall'immobiliare. Il mio augurio è
di guardare avanti e prendere esempio da quell'Israele che investe sui giovani, oggi vero motore del Paese.
La conquistata armonia nel Consiglio dell'UCEI è certamente un successo dovuto al senso di responsabilità di molti, che però non ha messo da parte le diverse visioni che abbiamo su quello che immaginiamo essere le nostre priorità. Che il nuovo anno ci aiuti a pensare e a vivere da ebrei senza alcun complesso. Rivendicando la nostra diversità come una ricchezza e non come un limite. Un nuovo anno all'insegna della valorizzazione delle nostre tradizioni, evitando di emulare modelli comportamentali di altre confessioni che possono a volte destare curiosità e sorpresa; guardiamo invece ai modelli comportamentali dei nostri Maestri e Rabbanim, che probabilmente fanno meno "notizia" ma sono il nostro punto di
riferimento.
Infine, se questo è l'anno che dedicheremo all'emergenza sociale, spero sia anche l'anno dedicato a favorire la formazione delle nuove famiglie ebraiche. Uno sforzo che è l'unica risposta concreta al calo demografico nostre comunità.
Shanà tovà Umetukà
                                                            

RIccardo Pacifici, presidente Comunità ebraica di Roma


MEDIO ORIENTE
"Le nostre preghiere per la pace"
“Dopo i due giorni del Capodanno, questo sabato, chiamato tradizionalmente il sabato della Tesciuvà, del ritorno e del pentimento, dedicheremo un’attenzione speciale ai drammi recenti e ai pericoli minacciati; in questo modo saremo in sintonia con tutti coloro, che nello stesso giorno si riuniranno a pregare in difesa della vita e della dignità umana”. Ad affermarlo, in una nota, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni. 
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 pilpul
Ticketless - Anime in pena
Mi è già capitato di riflettere sulle affinità ebraico-valdesi. Oggi vorrei ritornare sul tema segnalando un romanzo che ho letto in estate: Eliana Bouchard, “La mia unica amica” (Bollati Boringhieri, 2013). Un’amicizia “ritrovata”. Uhlmann, per fortuna, non c’entra. Si discorre di emigrazione, quella dei veneti in Piemonte, meno conosciuta dei meridionali a Torino.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Fuori dalla storia
“In ogni caso – scrive Sergio Minerbi sulla newsletter di domenica scorsa – la conclusione più importante deve essere per Israele che quando arriverà il momento di agire rischierà di trovarsi solo come in passato davanti al nemico”. Nessuna novità, da questo punto di vista. Dunque, Siria e Iran si preparano a colpire Israele. Se vivessimo in un mondo normale, in tempi normali, e se parlassimo di una regione della Terra normale, sarebbe d’obbligo la domanda: “perché?”.

Francesco Lucrezi, storico
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