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12 settembre 2013 / 8 Tishri 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
Il nome Kippùr deriva dalla radice “kpr”, dai vasti significati: espiare, compiere riti espiatori o penitenziali, riscattare dal male; ma, considerando che il “kappòreth” (evidentemente dalla stessa radice) era il coperchio dall’Arca che conteneva le Tavole del Patto, significa anche ricoprire.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Barack Hussein Obama è il 43esimo americano eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Gli americani amano le classifiche e in varie occasioni hanno graduato i 43 presidenti dal migliore al peggiore. In testa alla classifica al primo posto Abraham Lincoln, seguito da Franklin D. Roosevelt, George Washington, Theodore Roosevelt, e Thomas Jefferson. Interessante anche la graduatoria dei peggiori.
 
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Un anno per la libertà
Gli auguri del presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna in occasione dell'inizio del nuovo anno ebraico.popolo ebraico.
 
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Voci a confronto
“Questo pontificato non smette di sorprendere, ma le idee che Francesco esprime non sono certamente eterodosse. Sono presenti nella tradizione cristiana osi sono affermate più recentemente sulla scia del Concilio come dialogo e tolleranza, ma è la forza con cui le esprime e la capacità di trovare ascolto e risonanza che stupisce” così il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha commentato in un intervento su Repubblica la lettera di Francesco pubblicata ieri sullo stesso quotidiano in seguito alle riflessioni di Eugenio Scalfari sull’enciclica Lumen Fidei. Nel rispondere al papa, anche lo stesso Scalfari cita il passaggio a proposito del dialogo con il popolo ebraico: “II tema degli ebrei, del loro esser considerati dai cattolici come fratelli maggiori, la fine dell’accusa di «deicidio» che i cristiani hanno sempre lanciato contro di loro, ed infine la comune discendenza dal Dio mosaico del Sinai e dei dieci comandamenti, era già stato sollevato da papa Giovanni e da papa Wojtyla, ma non con la chiarezza definitiva di papa Francesco. È un passo molto importante che segna finalmente un capovolgimento nell’atteggiamento durato quasi due millenni” scrive.
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno si ricorda l’appuntamento con la Giornata europea della cultura ebraica del prossimo 29 settembre.
Il Corriere della Sera propone un’intervista al deputato PD di origine israeliana Yoram Gutgeld incentrata sull’abolizione dell’Imu.
 
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Risorse e bilanci
Un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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  davar
YORAM GUTGELD
"Rafforzerò la cooperazione        e l'amicizia tra Italia e Israele"
"L'Italia è un paese stupendo e con enorme potenzialità. Sono felice della scelta che ho fatto” Dirigente di McKinsey, guru economico del centrosinistra renziano, matematico prestato alla politica, Yoram Gutgeld è uno dei personaggi del momento. Ai lettori di Pagine Ebraiche sceglie di presentarsi in una veste inedita: non solo il brillante economista in attesa di pubblicare un nuovo attesissimo libro con Rizzoli ma anche il giovane israeliano fresco di laurea che in Italia trova lavoro, conosce l'amore, decide di costruire il proprio orizzonte sia affettivo che professionale. Da Tel Aviv a Milano: un legame rimasto sempre saldo e che, con quest'ultima sfida, potrà adesso svilupparsi in nuove strade e occasioni di crescita per entrambi i paesi.                           

Adam Smulevich
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Futuro
Una nuova matematica politica
“L’Italia ce la può fare”. Sono queste le parole con cui si apre il documento “Il rilancio parte da sinistra” che, svelato nel corso dell’estate, ha consacrato Yoram Gutgeld come consigliere economico di Matteo Renzi. “L’Italia ce la può fare perché abbiamo imprenditori straordinari e lavoratori capacissimi. L’Italia ce la può fare perché abbiamo tantissime carte vincenti da poter giocare: un patrimonio culturale e culinario senza rivali; marchi, gusto e capacità di design che nessuno può battere; know-how e ingegnosità per dominare diverse nicchie della meccanica; famiglie con patrimonio mobiliare e immobiliare notevole” prosegue nel paragrafo che apre le oltre settanta pagine, che si apprestano nelle prossime settimane a diventare un libro pubblicato da Rizzoli.       
Rossella Tercatin                                        

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GERUSALEMME
Tra musica e selichot
Serata conclusiva del Festival del Piyut (canto liturgico) nei giorni di tradizionalmente legati alla teshuvà fra Rosh haShanah e Kippur. Organizzato dalla Fondazione Bet Avi Chai a Gerusalemme nella piazza del Municipio, fra gli oltre tremila partecipanti il sindaco Nir Barkat. Ad esibirsi sul palco l’orchestra nuova di Gerusalemme, che ha suonato musica liturgica accompagnando il canto del Rav Haim Louk e altri musicisti ospiti fra cui il cantante Barry Saharof, leader di un complesso di musica etnica tradizionale. Fra gli applausi e il coro del pubblico che affollava la piazza Rav Louk e Barry Saharov hanno eseguito poesie tradizionali di Ibn Gavirol e Yehuda haLevi, canti liturgici marocchini e selichot tipiche di questi giorni. A concludere la serata Adon haSelihot cantatata dal Rav e dal cantante a strofe alternate. Il Festival del Piyut si è svolto ha avuto inizio a partire da domenica 8 settembre con un vastissimo repertorio fra cui Yasmin Levi, che ha cantato in ladino, e la musica tradizionale degli ebrei del Kurdistan. 
Lucilla Efrati

pilpul
Setirot                                          La responsabilità di Israele
Comunque evolva la tragica vicenda siriana, va detto che il portavoce dei servizi di sicurezza palestinesi, Adnan Dmeiri, ha posto una questione di non poco conto. Ovvero: in caso di conflitto, comunque di possibili ritorsioni di Damasco, il governo di Gerusalemme deve far distribuire maschere antigas ai palestinesi della Cisgiordania come ha fatto per la popolazione ebraica? «Se Israele entrasse in conflitto con la Siria – sostiene Dmeiri – sarebbe responsabile della nostra sorte perché viviamo sotto occupazione».

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out                                Legalità e Stato di diritto
Sembra ormai assodato che si sia creata un’evidente confusione tra legalità e stato di diritto. Mentre la prima indica l’obbligo per uno Stato di agire unicamente secondo le leggi, il secondo impone che il rispetto delle norme da rispettare sia vincolato alla tutela dei diritti e alla libertà degli individui. La differenza, non di poco conto, fa sì che il rispetto di una norma da parte di uno Stato possa essere legittima da un punto di vista giuridico, ma non invece da un punto di vista morale. 

Daniel Funaro
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