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18 settembre 2013 / 14 Tishri 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

David
Sciunnach,
rabbino
Siamo giunti alla festa di Sukkòt, ricorrenza che apparentemente sembra non aver nulla a che fare con le intense e solenni giornate che ci hanno preceduto (Rosh ha-Shanà e Kippur). In realtà i Maestri ci insegnano che queste feste sono legate l’una all’altra. Così anche le tre mitzvòt previste nella festa di Sukkòt sembrerebbero non aver nessun legame né tra loro né con i giorni trascorsi. In realtà però il contenuto di questa festa e dei suoi precetti è profondo di significati e legami. In questi giorni di festa la Torà ci prescrive di uscire dalle nostre abitazioni stabili e di entrare e risiedere nella Sukkà - la capanna, di prendere il Lulav e di “gioire durante la Festa”.
 
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David
Assael,
ricercatore
In Francia, gli ultimi sondaggi danno il Front National in competizione per divenire il primo partito del Paese; in Grecia, le ultime indagini sugli orientamenti elettorali registrano la pressoché scomparsa del Pasok accompagnata, come da migliori tradizioni ad un’inarrestabile ascesa di Alba Dorata. Resiste, per ora e meno male visti i precedenti, la Germania, dove le pulsioni distruttive sembrano coagularsi intorno al neonato partito che vuole un Euro del Nord e uno del Sud, ma nel resto dei Paesi nordici la xenofobia e le tendenze isolazioniste dilagano. Insomma, ci aspettano, nel 2014, delle elezioni europee da scontro finale. Noi, in Italia, ci aggiungiamo naturalmente del nostro combattendo due guerre: questa e la grande “Guerra dei vent’anni”, giusto per dire che chi è causa del suo mal pianga se stesso, invece di dare la colpa agli altri.
 
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Un anno per la libertà
Gli auguri del presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna in occasione dell'inizio del nuovo anno ebraico.
 
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Voci a confronto
"Da Piazza Unità c’è un orizzonte stupendo, non riesci a distogliere lo sguardo. E invece quel giorno di 75 anni fa, io al mare detti le spalle: per ascoltare quelle terribili parole di Mussolini”. Massimo Lopes Pegna, sulla Gazzetta dello Sport, anticipa l’intervista di Pagine Ebraiche a Maurizio Nacmias, ebreo triestino, adolescente al momento dell’annuncio dell’emanazione delle leggi antiebraiche da parte di Mussolini, oggi novantenne e con un glorioso passato da lottatore alle spalle.
Sulle commemorazioni del 18 settembre, spazio anche sull’Osservatore Romano che richiama il discorso tenuto dal presidente UCEI Renzo Gattegna lo scorso 16 settembre nella sala consiliare di Trieste. “Le leggi del 1938, chiamate con un inaccettabile eufemismo “razziali”, ma che in realtà furono “razziste” – ha ricordato Gattegna – colsero gli ebrei, salvo poche eccezioni, sorpresi, increduli e impreparati tanto è vero che molti pagarono con la vita il ritardo con il quale compresero la gravità del pericolo”.
Bartali esempio di uomo, di sportivo e “prototipo del fiorentino brontolone”. Così Matteo Renzi, sindaco di Firenze, ha ricordato, nell’arco di una convention a Roma, Ginetaccio “che contestava, ma poi si rimboccava le maniche e vinceva; che con la scusa di allenarsi, e poggiando sulla sua notorietà di campione, durante gli anni terribili della guerra aiutò tanti ebrei a salvarsi” (Corriere dello Sport). “Proprio in questi giorni – ha affermato il sindaco – sta per concludersi l’iter per il riconoscimento di Bartali come “Giusto tra le Nazioni”, assegnato dal Museo della Shoah di Gerusalemme ai non ebrei che, mettendo a repentaglio la propria vita, hanno salvato gli ebrei”.
“Lì, al Binario 21, siamo tutti ebrei, ma anche tutti, in quanto uomini, capaci di male”. Parole di Paolo Biscottini, docente di Museologia, che sul Corriere della Sera, nelle pagine milanesi, sottolinea l’importanza di trasmettere agli studenti, alle nuove generazione la memoria delle pagine buie del Novecento, la responsabilità italiana, attraverso la visita di luoghi come il Memoriale della Shoah di Milano.
La Commissione Giustizia della Camera ha approvato l’estensione dell’aggravante dei reati di razzismo, nazismo, di tipo religioso ed etnico (quelli appunto previsti dalla legge Mancino) anche per il reato di omofobia. Gli emendamenti erano stati dichiarati incostituzionali nel 2009 e nel 2011 attraverso il voto proprio della Camera sulle pregiudiziali di costituzionalità. Questa volta, come ricorda Alessandra Arachi sul Corriere, la maggioranza dei parlamentari di Montecitorio ha votato no all’incostituzionalità (405 contro 100). Oggi si dovrebbe arrivare al voto definitivo.
“Negli occhi dei bimbi di Damasco ho visto tutto l’orrore dei gas” è la drammatica e strazante testimonianza raccolta da La Stampa di Maurizio Barbeschi, ispettore dell’Onu italiano, membro della spedizione che si è occupata di raccogliere prove sull’uso di armi chimiche in Siria.
 
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Risorse e bilanci
Un approfondimento sull’ultimo Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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  davar
QUI TRIESTE
"La mia lotta per la libertà"




Adolescente perseguitato, sportivo, partigiano. La straordinaria storia di Maurizio Nacmias, raccontata nella grande intervista che appare sull'ultimo numero di Pagine Ebraiche in distribuzione in questi giorni, è ripresa oggi con grande evidenza dalla Gazzetta dello Sport , lo stesso giornale che - nel 1941, durante le persecuzioni antiebraiche - inconsapevolmente tributò l'onore della prima pagina a un atleta ebreo. Clicca sulle immagini per scaricare i pdf dei giornali.

(Il disegno è di Giorgio Albertini)

Lì, fra la gente, in quel mattino assolato di settembre, la grande piazza aperta sul mare traboccava di camicie nere. I ragazzi dovevano starsene schierati per rendere omaggio a un Mussolini impettito, tronfio più che mai nella sua visita a Trieste. La città ponte fra le genti d'Europa, la sfavillante capitale cosmopolita di tutte le minoranze era ormai ridotta a uno scenario di cartapesta e il dittatore si innalzava per arringare un oceano di folla. In quella piazza, assieme a molti altri ebrei triestini, c'era anche lui, Maurizio Nacmias, 15 anni. Convinti di essere italiani in mezzo ad altri italiani. Molti illusi di un futuro radioso che proprio in quel mattino cominciò, con l'avvio della politica apertamente razzista del fascismo, a mostrare le sue crepe. Gli ebrei di Trieste poterono ascoltare con le loro orecchie l'annuncio dell'avvio di una legislazione per discriminarli, perseguitarli. Leggi infami e indegne di qualunque società civile che infangarono l'onore dell'Italia e condussero la nazione alla vergogna e alla rovina, ai campi di sterminio e alla catastrofe. Ognuno, su quella piazza, consapevolmente o meno, fu avvertito che era il momento di compiere una scelta, che in ogni caso la vita non sarebbe stata più quella che era prima.
“Certo che stavo in piazza. Ho sentito benissimo le sue minacce, ma allora Mussolini non mi aveva fatto paura. Ero giovane, forte, spavaldo. Temerario come tutti i ragazzi della mia età. E avevo un'innata fiducia nel futuro”. Maurizio Nacmias torna oggi su quella piazza piena di sole, una delle più belle d'Europa, ormai ripulita dagli orrori dell'odio e delle persecuzioni. Stringe in pugno un suo trofeo che testimonia di quelle vicende drammatiche e indimenticabili. E racconta.
Nonostante la spavalderia, le cose cominciarono a prendere una brutta piega, o no?
Ma certo. Lo abbiamo potuto vedere subito. I miei compagni di classe all'Istituto tecnico che frequentavo non sapevano dove voltare lo sguardo per evitare di salutarmi. Solo poche settimane dopo è venuto il bidello a dirmi di prendere la mia roba e di tornare a casa. Sono rimasto da un momento all'altro senza far niente. E' la storia di tutti i ragazzi ebrei di quell'età. Il momento delle scelte. Certo. Mio padre ebbe la buona idea di mandarmi a imparare un mestiere in privato. Ho cominciato a impratichirmi per diventare odontotecnico e questo è rimasto il mestiere della mia vita.
Che aria si respirava in città nell'autunno del 1938 e nei mesi che seguirono?
Il clima di intimidazioni e di odio era cominciato anche prima della visita di Mussolini. Cercavano di educare la gente a odiare gli ebrei e a Trieste ci riuscirono molto bene. Ma non avevo paura. Cercavo di andare avanti, di amare le qualità della vita.
Chi la conosce assicura che nella sua storia ha sempre dimostrato quella passione di vivere la vita e la natura che è il segno di molti triestini. Si riconosce in questo ritratto?
Certo che ho amato e amo questa città meravigliosa. E il suo scenario di strade e di natura. La spavalderia di noi giovani, il gusto della competizione leale. Il gusto della lotta. Sì, la mia vita è stata segnata dal gusto della lotta. La lotta non come prova di prepotenza, come esercizio della forza, ma come capacità di vincere con la lealtà, l'energia e l'intelligenza.
Parliamoci chiaro. Lei è stato per tre volte campione italiano di lotta libera e di lotta greco romana. Ha atterrato con poche mosse sportivi che sembravano imbattibili, ha tenuto alto l'orgoglio dello sport italiano a livello internazionale, ha sventolato il tricolore in due Maccabiadi, infine ha allenato generazioni di lottatori insegnando tecniche nuove che li hanno portati al successo.
E' vero. Ma quello che mi sembra più incredibile è come tutto questo possa essere avvenuto in quegli anni. Da giovani si è coraggiosi, ma talvolta anche incoscienti.
Vuol dire che i suoi successi sono cominciati durante le persecuzioni?
Prima dell'arrivo di Mussolini a Trieste avevo conosciuto per caso uno sportivo straordinario, Albino Vidali, che gestiva lo stabilimento balneare di Punta Sottile, là dove oggi cade il confine fra l'Italia e la Slovenia. Mi ha notato durante l'estate e mi ha portato nella palestra dove allenava alla lotta. Tutto è cominciato così, quasi per caso. Dopo i primi successi sono divenuto vigile del fuoco volontario e sono entrato nella squadra dei lottatori dei Vigili del fuoco di Trieste. Mentre la città si dedicava alla caccia agli ebrei e i miei coetanei venivano cacciati dalle società sportive e dal Club Alpino, di me sembrava che non si fosse accorto nessuno. Con Vidali, che era maresciallo dei pompieri, c'era il suo collega Guido Apollonio. Sono loro che mi hanno protetto e mi hanno insegnato a lottare. Ma non solo. Mi hanno insegnato ad avere coraggio anche di fronte alle peggiori avversità. Per me sono stati degli eroi e hanno rappresentato gli ideali di quei vigili del fuoco.
Lei non doveva proprio corrispondere ai sudici stereotipi di ebrei vigliacchi e malaticci che la subcultura della Difesa della razza opponeva all'immagine di una razza superiore giovane, sana e vincente.
Già. Sta di fatto che siamo andati avanti così per anni. I giornali parlavano dei miei successi come se niente fosse.

Nessun problema?
Beh, al momento di consegnarmi il trofeo Raicevich, che era un premio molto ambito per un peso medio come me, i giudici si interrogarono sospettosi sul suono del mio cognome...
E come se la cavò?
Ho detto loro con la massima faccia tosta che a Trieste è normale avere nomi strani, che è una città cosmopolita. Ci hanno creduto e hanno smesso di fare domande. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport riportava la notizia della mia vittoria, il mio nome stava nel titolo. Con una mossa avevo atterrato un peso massimo. Ormai era il 1941, probabilmente ero l'unico ebreo a gareggiare in Italia.
Fino a quando è riuscito ad andare avanti?
Con l'intensificarsi delle azioni antisemite le cose sono andate sempre peggio. Gli ebrei di Trieste sono stati perseguitati in una maniera infame ancora prima dell'arrivo dei tedeschi. Mio padre, che era andato ad aiutare suo fratello per cercare di proteggere il negozio di abbigliamento della sua famiglia, è stato aggredito dagli squadristi. Non gli hanno fatto nemmeno togliere gli occhiali. Lo hanno lasciato sul marciapiede, in pieno centro, in fin di vita. Della cosa si è venuto a sapere e il nuovo comandante dei pompieri, il colonnello Giorgio Conighi appena arrivato da Fiume, mi ha subito allontanato.
Ma ha continuato a lottare?
Sì, ma ormai come partigiano, per scacciare i banditi che avevano distrutto la nostra vita. Subito prima dell'arrivo dei tedeschi a Trieste siamo riusciti a rifugiarci a Firenze, da lì sono entrato nella brigata Ponte Buggianese che portava il nome dell'anarchico pistoiese Silvano Fedi. Era un gruppo molto agguerrito, ci siamo dedicati soprattutto a far deragliare i treni che servivano ai fascisti e ai tedeschi. Alla fine ho incontrato la Quinta armata e il generale Mark Wayne Clark.
Anche una volta superata la Linea Gotica, la strada per tornare a casa, a Trieste, restava molto lunga.
Dopo l'arrivo degli Alleati, ma anche dopo la Liberazione di Trieste ho preferito restare a Firenze. Mi avevano offerto un buon lavoro e mi trovavo bene in mezzo a gente che mi aveva aiutato con coraggio e lealtà. Non mi sentivo di tornare là dove mi avevano cacciato con tanto odio. Nel 1949 ha prevalso la nostalgia e sono tornato a casa, quando la città era ancora un territorio libero amministrato dagli angloamericani.
Che situazione ha trovato?
La situazione era ancora disastrosa. I pochi sopravvissuti erano stati depredati di tutto. Ricominciare una vita normale non era facile e non ce l'avremmo fatta senza l'aiuto della Comunità ebraica, che ci ha assistiti come poteva. Ma la vita ha ripreso il suo corso.
E la lotta?
Ho ricominciato subito con le mie passioni, per gareggiare e per allenare altri giovani. La lotta mi ha portato in giro per il mondo e sono fiero di aver fatto parte delle prime formazioni italiane che hanno partecipato alle Maccabiadi quando lo Stato di Israele aveva appena conquistato la propria indipendenza. Poi con il passare degli anni ho cominciato a volgermi al mare, a lottare con le onde. Proprio qui, a pochi metri da dove 75 anni fa sbarcò Mussolini, tengo ormeggiata la mia barca a vela. Anzi, l'ho appena tirata su. Questa è la stagione giusta per lavorare alla manutenzione, prima di alzare ancora le vele.
A 90 anni, non è ancora stanco?
Bisogna guardare avanti senza avere paura. Nessun orizzonte, a settembre, può spiegarlo più chiaramente di quello che si ammira da questa piazza. Basta ricordarsi di non volgere la spalle al mare, come abbiamo fatto noi in quel giorno di 75 anni fa.

Guido Vitale (Pagine Ebraiche ottobre 2013)


qui trieste
1938 - I conti con la storia 
Grazie agli avvenimenti di oggi, il 18 settembre potrà essere ricordato a Trieste non soltanto per essere stato il giorno in cui Mussolini annunciò per la prima volta la decisione di promulgare le infami leggi razziste: questa mattina infatti, in Piazza dell’Unità d’Italia, nel luogo in cui ciò avvenne, è stata scoperta una targa, posta sul selciato, che riporta queste parole: “il 18 settembre 1938 Mussolini scelse questa piazza per annunciare l’emanazione delle leggi razziali antiebraiche, macchia incancellabile del regime fascista e della monarchia italiana – Comune di Trieste – 18 settembre 2013”.

Paola Pini
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QUI TRIESTE
La grande sinagoga                     protagonista su Bell'Italia

Memoria, impegno. Ma anche cultura, turismo, progetti di vita. I bambini della Scuola della Comunità ebraica di Trieste raccolti fra la folla questa mattina nel luogo dove 75 fa Mussolini annunciò le persecuzioni, trascinando l'Italia nel disonore e nella rovina, non hanno solo partecipato a una rievocazione storica. Ma anche preso in consegna il messaggio di vita e di speranza che gli ebrei italiani si tramandano nei millenni. La Memoria viva e il nostro amore per la libertà e per la giustizia non possono restare disgiunti dallo slancio verso il futuro. Lo straordinario servizio che il prestigioso mensile Bell'Italia dedica, nel numero di settembre attualmente in distribuzione, alla grande sinagoga di Trieste, dimostra come l'Italia ebraica abbia molto da dire non solo sotto il profilo di una storia difficile e gloriosa, ma anche sotto quello della valorizzazione dei beni culturali, dello sviluppo della conoscenza, del turismo, del nuovo impulso all'economia e della reattività alla crisi.
gv

 

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QUI VENEZIA
Corrado Calimani alla presidenza
Nuovo presidente per la Comunità ebraica di Venezia. L'incarico va al consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Corrado Calimani (nella foto), già in Consiglio come vicepresidente. Completano l'organico Marcella Ansaldi (vicepresidente) e i due consiglieri Riccardo Calimani e Tally Elhyani. I probiviri dell'Unione si sono intanto pronunciati su una contestata questione procedurale affidando all'attuale direttivo l'incarico di governare la Comunità fino allo svolgimento di nuove elezioni, divenute necessarie all'indomani della rinuncia alla carica da parte di tre dei sette componenti eletti in primavera. 

pilpul
Ticketless - Botticelli                   
Eccolo il Botticelli della discordia. L’ho catturato on line. Sì, perché nessuno ha ricordato che il birichino nel 2008 era scappato ai piedi del Monte Bianco, per una intera estate.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - La svolta 
Il grande clamore suscitato dalla recente risposta data da papa Francesco alle domande postegli da Eugenio Scalfari appare decisamente giustificato, perché il gesto del pontefice rappresenta senz’altro una rilevante novità.

Francesco Lucrezi, storico
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