David
Sciunnach,
rabbino
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Il Lulav con le sue quattro specie (palma,
cedro, mirto e salice di fiume) simboleggia quattro qualità che l'ebreo
deve avere. La palma che deve essere dritta e più compatta possibile
simboleggia la rettitudine nel comportamento che l'ebreo deve tenere.
Il cedro con il suo odore profumato che accenna al suo sapore ci
insegna che così come siamo esteriormente dobbiamo essere
interiormente. Il mirto che con le sue piccole foglie tutte in torno
coprono il suo stelo simboleggia la pudicizia e la riservatezza - la
tzniut, che l'ebreo deve avere. La aravah - il salice di fiume, è un
piccolo arbusto che grazie all'acqua cresce fino a divenire un albero
grande dal tronco possente. Così è l'ebreo senza l'acqua - la Torah,
non cresce, anzi si secca e perde le sue foglie.
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David
Assael,
ricercatore
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È passata sotto silenzio la scelta, un paio
di settimane fa, del sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, di accogliere
nella propria città il raduno neonazista rifiutato, visti i precedenti
del giugno scorso, da Giuliano Pisapia a Milano. Sconcertante è la
motivazione del sindaco del PD: ”Da democratico garantisco i diritti di
tutti ecco perché ospito il raduno di Forza Nuova”. Per spirito
democratico, dunque, bisogna accettare la libera espressione di gruppi
nazisti che inneggiano a Hitler e alla caccia all’ebreo o al “negro”.
Ed io, per conseguenza, chiedo che cessi ogni forma di discriminazione
nei confronti di assassini, ladri, pedofili e chi più ne ha più ne
metta. Davvero mi chiedo se questa gente sia mai andata a scuola per
tirare fuori, con piglio intellettuale, simili argomenti. Sarebbe
opportuno chiedere ragguagli al partito di provenienza, che alla
censura delle parole del proprio sindaco si spera aggiunga la
solidarietà a Riccardo Pacifici ancora una volta preso di mira dal
gruppo neonazista Militia Roma. Anche questa è libertà d’espressione?
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Un anno per la libertà
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Gli auguri del presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Renzo Gattegna in occasione dell'inizio del nuovo
anno ebraico.
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Voci a confronto |
Inizia domenica, in concomitanza con la
Giornata Europea della Cultura Ebraica, l’avventura del festival
milanese Jewish and the city. Un appuntamento molto atteso, cui il
Corriere della sera dedica oggi un’intera pagina ospitando le
riflessioni del rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec UCEI e
direttore scientifico della manifestazione. “Il popolo itinerante e
senza terra ha costruito i santurari sul tempo”. Questo il titolo
dell’intervento, dedicato allo Shabbat (filo conduttore del Festival),
del rav Della Rocca. Sempre domenica appuntamento con la Giornata della
Cultura con città capofila. Ospite d’onore, come riporta Libero, il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Campagna shock
(“Mandate una cartolina al giudeo Pacifici”) dei neonazisti italiani
nei confronti di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica
di Roma. L’iniziativa è stata lanciata sul web (Repubblica).
Sull’Osservatore Romano un articolo di Adam Smulevich, redattore di
Pagine Ebraiche, che racconta il contributo del giornale dell’ebraismo
italiano nella raccolta di testimonianze per Bartali Giusto tra le
Nazioni. Su Avvenire, a firma di Anna Foa, un ritratto della pittrice
ebrea Charlotte Salomon, uccisa ad Auschwitz all’età di 26 anni.
Politica internazionale: Maurizio Molinari, sulla Stampa, si sofferma
sulle aperture di Obama all’Iran di Rohani. All’Onu botta e risposta
tra i due leader, ma – al momento – nessun incontro.
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Risorse e bilanci
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Un approfondimento sull’ultimo Bilancio
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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la
giornata di settembre
Progetti
di Cultura
La
quattordicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica
vedrà ques'anno aumentare i Paesi aderenti all'iniziativa e, in ogni,
Paese, aumentare le località che ospiteranno eventi. In Italia avremo
due nuove località, che portano a 66 le città aderenti, oltre il triplo
delle 21 città sedi di comunità ebraiche, a dimostrazione del successo
di questa iniziativa che vuole portare la storia, la cultura e il
contributo dell'ebraismo alla civiltà europea a un pubblico sempre più
vasto. Il successo sempre in crescita nelle precedenti edizioni
conferma la validità della scelta operata nel 1999 per contribuire alla
lotta al pregiudizio antiebraico attraverso la conoscenza dei nostri
valori e della nostra cultura. Ai primi timidi passi incentrati
sull'apertura al pubblico dei luoghi simbolo della presenza ebraica
sono seguite conferenze e dibattiti, spettacoli teatrali e musicali e
presentazioni di opere letterarie. Numerose iniziative sono in fase di
messa a punto quest'anno per attirare nuovo pubblico, stimolare nuovi
interessi e confermare all'Italia il primato di presenze tra tutte le
nazioni europee aderenti. Particolarmente significativa è la scelta di
Napoli come città capofila dell'edizione italiana, per il fatto che
questa Comunità rappresenta oggi la più antica realtà ebraica
meridionale con i suoi 150 anni di vita. Napoli rappresenta il punto di
riferimento per la rinascita della presenza ebraica in tutto il
Meridione di Italia che, nei secoli, ha visto fiorire e scomparire
grandi centri di studio e cultura: l'UCEI attribuisce quindi grande
rilievo a questa scelta e agli sviluppi che potrà avere nei prossimi
anni. Nonostante il difficile momento politico, contiamo di poter avere
significative presenze istituzionali alle varie iniziative, sulla scia
di ciò che era avvenuto a Venezia lo scorso anno con la presenza di due
ministri alla cerimonia ufficiale di apertura. Anche quest'anno sono
già stati concessi l'alto patronato del presidente della Repubblica e
il patrocinio del ministeri dell’Istruzione, della Cultura e degli
Esteri: è così confermata e rafforzata l'immagine di evento culturale
di rilevanza nazionale e istituzionale della manifestazione. Questa
iniziativa di portata europea e sovranazionale trova in Italia un
terreno molto fertile per altre iniziative locali che nel corso
dell'anno mettono le nostre Comunità a contatto con la cittadinanza e
le istituzioni: penso a titolo di esempio al Festival Internazionale di
Letteratura e Cultura Ebraica di Roma appena terminato e alla prima
edizione del Festival di Cultura Ebraica di Milano, Jewish and the
City, che si terrà nei giorni a cavallo del 29 settembre, dando ancor
più risalto e richiamo alla Giornata Europea, ampliando su quattro
giornate gli eventi e le occasioni di incontro. Non posso inoltre
dimenticare in questa occasione le tre nuove strutture permanenti,
attualmente in diversi stadi di realizzazione, quali il Museo Nazionale
della Shoah di Roma, il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della
Shoah di Ferrara e il Memoriale della Shoah di Milano. Questi non
saranno solo centri espositivi e luoghi di memoria e testimonianza
storica, ma strutture al cui interno potranno svilupparsi progetti
formativi per giovani studenti. Attraverso lo studio e la conoscenza
della storia del popolo ebraico essi potranno contribuire a diffondere
i nostri valori etici e morali per una società del futuro multietnica,
rispettosa delle tradizioni e della cultura di tutte le sue componenti.
Roberto Jarach
vicepresidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Pagine Ebraiche, settembre
2013
giornata
europea della cultura ebraica
Nel
segno della natura
Da
Merano a Siracusa: sono 69 le città coinvolte nella 14esima edizione
della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica 29
settembre. Città capofila per il 2014 è Napoli. Ospite d'onore delle
celebrazioni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
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qui
Milano
Jewish
and the city al via
Al via nel finesettimana in occasione
della Giornata della cultura ebraica la prima edizione del festival
milanese Jewish and the City. Il Corriere della Sera di oggi mercoledì
25 settembre dedica grande spazio al tema, con un intervento, tra gli
altri, del rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento
educazione e cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e
direttore scientifico del festival.
Non è facile individuare una comunità umana che al pari del popolo
ebraico interpreti il ritmo interno della propria esistenza come un
fenomeno fortemente determinato dallo svolgimento del tempo. Il
dipanarsi dei giorni, le scansioni dei mesi e delle solennità
costituiscono la struttura portante attorno alla quale si sviluppa
l'intera esistenza ebraica nella quale si distribuiscono in modo
intellegibile gioia e dolore, attività lavorativa e cessazione di ogni
azione creativa Nel corso dei secoli, accompagnato dalla memoria e
dalla speranza messianica, l'ebreo ha individuato bella ricorrenza il
punto di riferimento della sua storia, lo spazio sacro entro cui
collocare la propria dimensione esistenziale. Grazie a questo rapporto
sempre rinnovato con il tempo, il popolo ebraico itinerante nello
spazio, lontano dalla terra di Israele e in particolare da Gerusalemme
e dal suo Santuario, ha sviluppato una profonda coscienza storica e un
forte senso di memoria collettiva creando alcune province della
sacralità temporali, che possono essere osservate e celebrate dovunque.
E proprio l'osservanza di questi «santuari del tempo», come vengono
definiti dal filosofo A.J. Heschel (1907-1972), ha permesso
all'ebraismo di preservarsi dall'estinzione e di non essere sorbito
completamente dalle culture dominanti. A differenza delle civiltà
impegnate a costruire nello spazio, come quelle egiziane, greche e
romane, che esprimevano in magnificenze architettoniche le loro forme
di culto e di identificazione, nell'ebraismo è prevalsa nel corso dei
secoli, la santificazione del tempo. I giorni della settimana
lavorativa, che si assommano monotonamente, ascendono passo dopo passo
verso lo Shabàt, tanto che — secondo la cultura ebraica — non hanno
nemmeno il diritto di fregiarsi di un proprio nome specifico, ma sono
semplicemente enumerati come il primo giorno, il secondo giorno e così
via: tanto da essere chiamati nel loro complesso con un'espressione che
potrebbe essere tradotta con «i giorni di sabbia», in quanto
difficilmente distinguibili l'uno dall'altro, proprio come i granelli
della sabbia. Simbolo del diritto al riposo, ma ancora di più della
necessità di tutelare la libertà e la dignità umana, il Sabato per gli
ebrei significa un trasferimento dalla dimensione spaziale, regno delle
cose concrete, dei rapporti produttivi ed economici nell'ambito del
quale ci muoviamo durante i giorni della settimana, alla dimensione
temporale, regno della vita spirituale. Tra le aspirazioni
dell'osservanza dello Shabàt c'è quello di stabilire un limite al
dominio dell'uomo sulla natura. In particolare l'osservanza del Sabato
implica l'astensione da qualsiasi atto «creativo» che possa in qualche
modo modificare la natura. È questa la motivazione per cui è proibito,
per esempio, accendere il fuoco o utilizzare una macchina, atti
entrambi che turberebbero il consueto svolgimento della natura. L'uomo
per sei giorni lavora e si dedica soltanto a cose anaterial », in
questo giorno, invece senza l'ossessione dell'attività produttiva deve
dedicarsi a se stesso, alla comunità, alla società, per stare con i
propri familiari e gli amici, a studiare e riposare. Se durante i
giorni lavorativi l'uomo tende a vivere secondo le modalità dell'avere,
in, un certo senso d'uomo è solo ciò che ha», nello Shabàt prevale la
modalità dell'essere e d'uomo è ciò che è». Non si intende con ciò
chiedere all'uomo moderno di rinunciare alla civiltà tecnologica, ma di
riuscire ad esserne indipendente. Essere ebrei significa affermare il
mondo terreno senza rimanerne schiavi. Non dobbiamo disprezzare il
corpo, né sacrificare lo spirito. Senza lo spirito il corpo è un
cadavere, senza il corpo lo spirito è uno spettro. Troppo spesso siamo
corpi senza spirito tesi a consumare il tempo per guadagnare lo spazio,
a controllare e dominare il mondo della natura credendo di essere dei
creatori che non hanno da rendere conto a nessuno sopra di noi
rendendoci schiavi degli oggetti che noi stessi plasmiamo. Oggi molti
hanno raggiunto un alto grado di libertà politica e sociale, ma
pochissimi non sono schiavi delle cose. Il nostro problema è proprio
questo, come vivere con gli uomini e restare liberi, come vivere con le
cose e restare indipendenti.
Roberto Della Rocca,
rabbino
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gattegna
sulle minacce antisemite
"Solidarietà
contro l'odio"
“A
nome di tutti gli ebrei italiani voglio esprimere la mia solidarietà e
vicinanza a Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di
Roma, bersaglio di una nuova campagna di odio dei gruppi di estrema
destra”. Lo afferma, in una nota, il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
“I deliri, le farneticazioni, le azioni di questi individui – prosegue
Gattegna – costituiscono una minaccia per tutta la società italiana e
richiedono, da parte di ognuno di noi, massimo impegno e vigilanza
affinché i violenti, gli estremisti, i razzisti, chiunque attenti ai
valori fondanti della Costituzione repubblicana sia messo in condizione
di non nuocere".
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Ticketless
- Alla peggio
andrò in biblioteca
Rimango
spesso colpito dalla fragilità sentimentale dei miei studenti. La
delusione amorosa – a dispetto di luoghi comuni diffusi – produce, come
sempre, dolore, rabbia, solitudine. Allo sfortunato corteggiatore, che
non sapendo dove picchiare la testa viene a cercarti per trovare una
parola di conforto, ricordo sempre la pagina di Svevo (Una vita) in cui
Alfonso Nitti rincorre una donna che lo ha affascinato, ma dopo averla
seguita, persa, ritrovata e ripersa ancora, esclama: “Alla peggio andrò
in biblioteca”, a voler dare un senso alla propria passeggiata.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Felicità
Mi
colpì, sulla Newsletter dello scorso 16 agosto, un breve intervento di
Laura Salmon, che offriva ai lettori la seguente considerazione: “Uno
dei traguardi psicologici più difficili dell’esistenza umana è
accettare la priorità della serenità sulla ‘felicità’. Quando
s’invecchia pare sempre più chiaro in cosa consista la differenza e
quanto vantaggioso sia comprenderlo, ma spiegarlo resta comunque
difficile”.
Francesco Lucrezi, storico
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