Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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"Io l'ho preferito "perché solleciti i suoi
figli" e la sua gente dopo di lui affinché osservino la via
dell'Eterno…" (Genesi 18:19)
Rabbì El'azar da Worms detto "Roqeach" (1176-1238) sottoinea che
nell'espressione "asher yetzawè et banaw" (perché solleciti i suoi
figli), le lettere finali dei vocaboli formano la parola Torah. Non
solo, ma Rav Chydà - riprendendo questo insegnamento - aggiunge che il
valore numerico delle parole "asher yetzawè - perché solleciti" è lo
stesso di "irat - timore divino" e "ghemilut chasadim - opere di
misericordia".
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Anna
Foa,
storica
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Bello e importante l’articolo finora inedito
di Carlo Levi che sarà pubblicato a novembre dalla Regione Basilicata e
di cui Il Sole di domenica anticipa alcuni brani. Il testo, scritto nel
1948, si interroga sulle paure e sul rapporto tra paure collettive e
totalitarismi. Un tema oggi molto sviluppato oltre che dai sociologi
anche dagli storici, e che Carlo Levi nel dopoguerra anticipò con
lucidità e chiarezza. “La paura è il contrario della libertà”,
scriveva, ripensando i lutti del passato prossimo e le ansie del
presente, l’inizio della guerra fredda, la paura del comunismo, i
timori che il fascismo sconfitto potesse rialzare la testa. Un tema, in
questi tempi di diffuse paure collettive, che vale la pena di
riproporre e discutere.
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16 ottobre - Gattegna:
"Lotta senza tregua contro ogni razzismo" |
“Oggi non siamo qui solo per ricordare il
passato. Siamo qui per proseguire la lotta contro ogni forma di
razzismo e di discriminazione, per difendere le conquiste di libertà e
di uguaglianza che dal 1948, con la promulgazione della Costituzione
repubblicana, hanno portato l'Italia ad essere un Paese all'avanguardia
nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini” ha
dichiarato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna, in occasione della cerimonia per la commemorazione del
settantesimo anniversario del 16 ottobre 1943 presieduta dal presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano.
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Voci a confronto
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“Priebke è il residuo di un passato tragico,
il più tragico nella storia dell’umanità, un baratro in cui è
precipitata l’Europa. La verità è che questi provocatori ci impediscono
di parlare dei valori dell’ebraismo che non possono essere soltanto
richiamati per episodi di cronaca nera o per inutili provocazioni. Noi
abbiamo il compito di raccontare la vita degli ebrei italiani e non di
occuparci di sconfitti dalla storia, negazionisti e neofascisti”. Così
il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna nell’intervista rilasciata a Repubblica dopo l’ennesima
provocazione del legale di Priebke, Paolo Giachini, che aveva detto di
non essersi fatto mettere i piedi in testa “né dalle autorità né dalla
Comunità ebraica”. Provocazione alla quale era seguito un durissimo
comunicato in cui si ricordava come le istanze dell’UCEI siano state
pienamente accolte e come vane siano le illusioni di Giachini e di chi
ha “malsane smanie di protagonismo”. “Non ci siamo mai opposti alla
sepoltura di Priebke, purché non avvenisse sul suolo italiano e non
diventasse un luogo di pellegrinaggio. E non permetteremo che lo
diventi, afferma il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo
Pacifici, protagonista in queste ore del Viaggio della Memoria a
Cracovia e Auschwitz Birkenau organizzato assieme a Roma Capitale
(Corriere, tra gli altri). All’Unità l’ex presidente UCEI Amos Luzzatto
ricorda che coltivare la Memoria significa impegnarsi “a non far
trasformare coloro che erano state vittime, reali e potenziali, di una
persecuzione spietata, in persecutori, i persecutori in vittime
innocenti”. Lunga intervista al Tempo per il prefetto di Roma Alfonso
Pecoraro. Nel merito della vicenda parla di “accanimento incredibile su
una salma”. È giusto non dimenticare quello che è successo e quello che
ha fatto questa persona in vita, prosegue, “ma una volta che è morto,
basta…”. Salgono a 17 gli indagati nell’inchiesta sui presunti abusi
edilizi compiuti per trasformare la vecchia casa di riposo ebraica di
Roma nell’albergo a cinque stelle The First Art Luxory Hotel.
L’immobile è di proprietà della Comunità ebraica (Corriere Roma). Legge
contro il negazionismo: sul Corriere, rispondendo a un lettore, Sergio
Romano esprime le sue perplessità. Molte le notizie da Israele sui
giornali italiani: su Repubblica un quadro sulle elezioni municipali a
Gerusalemme; il Corriere racconta Karnit Flug, prima donna al vertice
della Banca d’Israele; sulla Stampa l’incredibile vicenda con
protagonisti i familiari di Mohamed Helmy, primo Giusto tra le Nazioni
arabo, che hanno rifiutato il riconoscimento dello Yad Vashem.
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Giornata della Cultura
Ebraismo in piazza |
Tradizione, cultura e valori dell’ebraismo.
In decine di città italiane questo inizio di autunno ha visto il mondo
ebraico protagonista con la celebrazione lo scorso 29 settembre della
Giornata europea della cultura ebraica. Da Napoli, città capofila
dell’evento, salendo e scendendo lunga la penisola migliaia di persone
hanno avuto l’occasione di conoscere e scoprire il legame tra ebraismo
e natura, tema di quest’anno dell’iniziativa. Sessantasei le località
coinvolte per questa 14esima edizione che ha visto coincidere
l’inaugurazione di un altro grande evento: il Festival di Milano Jewish
and the city.
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memoria
Gattegna:
"Sul caso Priebke smanie di protagonismo.
Testimoniamo i valori vivi”
“Il
caso Priebke ha risvegliato molte malsane smanie di protagonismo”.
Questa la valutazione del presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un'intervista al quotidiano La
Repubblica che stronca sul nascere ogni ulteriore speculazione basata
su questa vicenda. “Le condizioni tempestivamente espresse dall'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, che rappresenta i valori e le istanze
degli ebrei italiani nei confronti delle istituzioni e della pubblica
opinione – si legge inoltre in una dura nota emessa dalla Presidenza
UCEI ieri in serata – sono state ben comprese e accolte. Le legittime
istituzioni dell'ebraismo italiano non hanno chiesto, all'indomani
della scomparsa dell'ex SS, niente di più e niente di meno e hanno
trovato piena rispondenza nelle autorità civili e religiose, oltre che
nella pronta reazione di tutta la società civile. Non si illudano ora i
provocatori di professione che sperano di fare del caso Priebke
un'occasione di notorietà”.
Il presidente dell'Unione, nell'intervista, denuncia come questa e
altre vicende corrano il rischio di condizionare gravemente il
messaggio di testimonianza dei valori dell'ebraismo italiano,
l'autentica missione delle istituzioni ebraiche.
“La verità – spiega Gattegna – è che questi provocatori vorrebbero
impedirci di parlare dei valori vivi dell'ebraismo che non possono
essere soltanto richiamati per episodi di cronaca nera o per inutili
provocazioni”. Compito dell'Unione, sottolinea, non è infatti quello di
occuparsi esclusivamente “degli sconfitti dalla storia, dei
negazionisti e dei neofascisti”. Il giornale mette in rilievo anche
come il presidente dell'Unione abbia scelto di intervenire evitando di
chiamare in causa direttamente individui che a vario titolo, in nome
della famiglia del criminale, hanno tentato di conquistare l'attenzione
dei mezzi di comunicazione.
Al giornalista Gabriele Isman, che lo sollecita a espremirsi nel merito
di una polemica che si trascina da giorni, Gattegna ribadisce che
questo non dipende dalla volontà delle istituzioni che rappresentano
l'ebraismo italiano e aggiunge: “La giustizia ha fatto il suo corso, è
morto un uomo che ha torturato politici antifascisti in via Tasso e
ucciso alle Fosse ardeatine dove 70 delle 335 vittime erano ebree. Le
Fosse sono un lutto italiano, non soltanto della comunità ebraica”.
Nell'intervista Gattegna conferma inoltre i contatti con le massime
autorità dello Stato e con il Quirinale. Un'intesa che ha consentito di
risparmiare alla città di Roma l'affronto di assistere a celebrazioni
in onore del criminale ora scomparso.
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memoria
"Una
scuola per Shlomo"
"Sto
pensando di dedicare il nome di una scuola di Roma a Shlomo Venezia per
aiutare meglio a ricordare l' orrore". Lo annuncia il sindaco di Roma,
Ignazio Marino, tornato dalla sua prima vista al campo di
concentramento ad Auschwitz. “Sono stato tentato di restare fuori, per
me che ho avuto il padre internato dopo essere stato catturato l’8
settembre, non è stato facile”, ha affermato . E’ il testimone, che
riuscì a sopravvivere al campo di sterminio, Sami Modiano a raccontare
al sindaco della Capitale le terribili condizioni della prigionia.
Assieme a loro oltre centro studenti di scuole romane e una numerosa
delegazione della Comunità ebraica di Roma, guidata dal rabbino capo
Riccardo Di Segni e dal presidente Riccardo Pacifici, in Polonia per
portare avanti il progetto dei “viaggi della Memoria” organizzato dal
Comune della Capitale assieme alla Comunità ebraica romana.
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libri
DafDaf
e l'albero
DafDaf
ha avuto la possibilità di offrire “L’albero della memoria” in
anteprima ai suoi lettori già lo scorso mese. Infatti il numero 37 - un
numero speciale perché segnava il terzo compleanno del giornale ebraico
dei bambini - conteneva un’anticipazione dei contenuti e delle
illustrazioni, due pagine che la redazione ha potuto fare grazie alla
collaborazione con gli autori, Anna e Michele Sarfatti, e con la
Mondadori, la casa editrice. Per i piccoli lettori di DafDaf una storia
bella, la storia di un albero, importante perché, come aggiungono gli
autori, “è una figura importante: in tempo di guerra, quando le
famiglie vengono disperse o uccise e le case razziate o bombardate,
accade che siano gli alberi a farsi carico della memoria delle persone.”
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Oltremare
- Bethlehem
Alla
fine dei film si applaude ancora, nelle sale israeliane. Come se ci
fosse qualcuno dietro lo schermo o in cabina di proiezione che possa
raccogliere quell'applauso come un successo, o il silenzio come poco
apprezzamento del film. E' un buon esempio della tendenza israeliana ad
esprimere opinioni e sentimenti.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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In
cornice - Josef Albers
I
quadri di Josef Albers esposti al Palazzo delle Stelline a Milano,
possono apparire semplici, freddi, quadrati concentrici - ma solo a chi
non vuol vedere. Sono invece sforzi estremi verso la perfezione, ognuno
diverso dall'altro, con un uso virtuosistico del pennello, con la
capacità da applauso di accostare colori, di giocare con i nostri sensi
per percepire un quadro diverso da distanze e angoli diversi.
Daniele Liberanome,
critico d'arte
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Tea
for two - Il birchon
Nei
momenti nei quali la vita mi inquieta, ho delle rivelazioni. Ero
panciuta dopo il pranzo di Shabbat e, in preda ad un attimo di pia
buona fede, ho preso a caso un birchon dalla pila e l’ho aperto. L’idea
era di fare la birchat hamazon, la benedizione post abbuffata, anche
perché il pasto meritava.
Rachel Silvera, studentessa
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