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7 novembre 2013 - 4 Kislev 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
È noto il principio in base al quale “ma‘assè avòth simàn la-banìm”, ciò che accade ai Patriarchi va letto come segno per le future generazioni. Se ciò è vero per ognuno dei Patriarchi, è tanto più vero per Ya‘akov, che ricevendo il nome di Israèl diventa a tutti gli effetti il paradigma degli eventi futuri; ciò anche al punto che perfino l’interpretazione delle sue parole può essere letta come un messaggio per noi.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Se un attore di teatro, anche molto noto e per non lasciare alcun margine al dubbio, sempre in tono aulico e prisco, scrive di argomenti politici anche molte sciocchezze, vi è sempre una piattaforma disposta a pubblicarlo e un pubblico pronto ad applaudirlo. Ma se un esperto di argomenti politici scrive di teatro anche molte sciocchezze, nessuno è disposto a pubblicarlo e nessuno lo applaude. Sui motivi di questa sconcertante e ingiusta asimmetria sarebbe interessante organizzare una bella tavola rotonda o magari una bella rappresentazione teatrale.
 
ROMA - L'antica catacomba ebraica di Monteverde, tra vecchi dati e nuove scoperte al centro dell'incontro che avverrà questo pomeriggio alle 18 al Tempio Beth Michael di Roma. Sono previsti gli interventi di rav Ariel Di Porto e delle due curatrici dell'omonimo volume, Daniela Rossi e Marzia Di Mento. Porteranno inoltre un saluto il presidente del Municipio Roma XII Cristina Maltese, la senatrice Giuseppina Maturani, il consigliere regionale Fabio Bellini, il presidente del Consiglio del Municipio Roma XII Alessia Salmoni, il soprintendente per i Beni Archeologici di Roma Mariarosaria Barbera e il presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici.
Alle 19.30, al Museo ebraico di Roma, si presenta invece Jewish Book Bindings di Alberto Di Castro, Olga Melesecchi e Amedeo Spagnoletto. Tra i relatori il rav Benedetto Carucci Viterbi, Serena Di Nepi e Silvia Haia Antonucci. L'incontro è promosso dall'Associazione Daniela Di Castro.
 
Cultura e istruzione
per difendere la Memoria
“L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione, impegni perenni e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza collettiva”. Lo scrive il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un editoriale che apparso sul quotidiano La Stampa. Per questo Gattegna annuncia l'intenzione di coinvolgere le strutture dell'UCEI “nel rivolgere un pressante appello e invitare a un confronto e a una collaborazione diverse categorie che in un modo o nell'altro si trovano in prima linea nella diffusione di cultura e di informazione nella nostra società”. Educatori, docenti, intellettuali, giornalisti. Ma anche coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di libri e di giornali, “che a contatto con la popolazione svolgono attività di diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a essere strumento di chi pubblica appelli all'odio e all'ignoranza”. L'intervento del presidente UCEI arriva a seguito dell'articolo in cui il quotidiano torinese annunciava, in esclusiva, il ritiro del disegno di legge sul negazionismo e la sua trasformazione in aggravante di reati già esistenti.
 
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Voci a confronto
“La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel commentare l’anticipazione diffusa ieri del libro “Sale, zucchero e caffè” in uscita venerdì 8 novembre in cui Silvio Berlusconi, rispondendo a Bruno Vespa, racconta che i suoi figli dicono di sentirsi “come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler”. L’intervento del presidente UCEI è riportato con grande evidenza su tutta la stampa nazionale: dal Corriere della Sera a Repubblica, dalla Stampa al Sole 24 ore.
Sul Fatto Quotidiano Bruno Vespa rivela come sia stato Berlusconi stesso ad aggiungere, in un secondo momento e per iscritto, la frase incriminata. “Voleva rendere l’idea di questa sofferenza, di questo assedio”, spiega il giornalista.
“Non credo che Berlusconi debba delle scuse agli ebrei, semmai a se stesso”, afferma il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici (Corriere, tra gli altri). “All’ex amico Berlusconi dico di fare un passo indietro, per il bene di tutti e dell’Italia che non può occuparsi solo di lui”, dice in un’intervista al Messaggero il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. Dice di non sentirsi offesa Fiamma Nirenstein, giornalista ed ex parlamentare del Pdl. “È una frase personale dettata da sentimenti personali di dolore e disperazione”, afferma in una intervista al Secolo XIX. “Siamo profondamente offesi dalla superficialità e dalla mancanza di rispetto che trapelano dalle parole di Berlusconi”, scrive il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Alessandro Ortona in una nota ripresa, tra gli altri, dal Fatto Quotidiano.
 
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci
Il dossier raccolto dalla redazione circa il denso dibattito a proposito dei provvedimenti antinegazionismo che vede protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
 
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  davar
Voci a confronto sulla stampa italiana
Berlusconi, la Shoah
e il paragone impossibile

Silvio Berlusconi ha aggiunto la frase al mio libro-intervista facendomela pervenire per iscritto in un secondo momento.La precisazione del giornalista Bruno Vespa al Fatto Quotidiano serve ad affermare come fosse piena intenzione del leader politico che arrivasse a tutti gli italiani il concetto che i suoi figli si sentono “come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler” e che queste precise parole fossero pubblicate nel libro "Sale, zucchero e caffè" in uscita domani con la casa editrice Mondadori. "Voleva rendere l'idea - afferma Vespa - di questa sofferenza, di questo assedio. L'ha inserita in un secondo momento, inviandomi una integrazione scritta a quanto gli aveva detto durante il colloquio".
Affermazioni grottesche, paragoni impossibili che il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha prontamente condannato con forza. “La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi – ha affermato Gattegna – è non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”. L'intervento del presidente dell'Unione apre i principali quotidiani italiani: dal Corriere della sera a Repubblica, dalla Stampa al Sole 24 ore.
Stupore, incredulità, sdegno: sentimenti che sono propri di numerosi leader ebraici italiani.
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informazione
La copertura di radio e Tv

Carta stampa, ma anche radio e televisione: le deliranti affermazioni dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la pronta risposta del presidente UCEI Renzo Gattegna hanno catalizzato l'attenzione dei media.

La redazione ha raccolto servizi e interviste delle più importanti testate nazionali.

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israele
Archistar e ricerca sul cervello
Le giornate dei “missionari”, come ci chiama l'addetta stampa dell'Accademia Israeliana delle Scienze, stanno diventando incredibilmente piene. Ci spostiamo senza sosta da un laboratorio all'altro e da un campus all'altro, il che non ci lascia nemmeno il tempo di fare domande agli scienziati che ci ospitano.
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qui torino
La Storia a Lezione Primo Levi
“Raccontare la storia” è il tema della quinta Lezione Primo Levi, che si terrà oggi alle 17.30 nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Torino, organizzata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi. La Lezione è come sempre rivolta a un pubblico ampio, con particolare attenzione ai giovani, e sarà tenuta per la prima volta da una storica, Anna Bravo dell’Università di Torino, che ha spiegato come Primo Levi non considerasse la storia l’erede universale del passato.
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pitigliani kol'noa festival
Figli del kibbutz protagonisti
Una lucida fotografia dei rapporti all’interno del kibbutz, del un nuovo prototipo di famiglia costruito sugli ideali dei pioneri di questo progetto socialista, emerge dal film Children of the sun del regista Ran Tal, film documentario che ha chiuso tra gli applausi l’ottava edizione del Pitigliani Kolno’a Festival di Roma. “Siamo contenti di aver visto tanta partecipazione anche quest’anno”, sottolinea il consigliere del Pitigliani Ronny Fellus prima della proiezione del film.
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qui londra
Ye'ud, parlare di futuro
“Fuori dalla finestra potete vedere una sinagoga: qui a Londra non ne costruiamo di belle come da voi in Italia, ma hanno un ruolo fondamentale di punto di riferimento per i vari nuclei di ebrei della città”, ha spiegato Alex Goldberg, consulente internazionale sulle relazioni interreligiose e comunitarie, indicando un grande e grigissimo edificio ai partecipanti al corso di Ye'ud - Future Leader Training, in trasferta nel quartiere londinese di Golders Green per Ye'ud International, l’ultimo modulo del corso di formazione per leader comunitari, organizzato dal Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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pilpul
Setirot - La prova della Verità
Fateci caso, lettori di Moked, quando si discute di Israele e/o di ebraismo ebreitudine ebraicità (insomma di Medinat Israel, judaism jewry jewishness), quasi sempre si parla più che altro di grandi sistemi, di regole, di granitiche Verità diverse tra loro ma invariabilmente e comunque con la V maiuscola. Difficilmente si guarda alla unicità che vive in ognuno di noi, alle storie degli individui – e se lo si fa lo si fa per generalizzare, per usare quella storia come paradigma della Storia, come “prova” dell'ennesima Verità, la nostra.

Stefano Jesurum, giornalista
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"Anche questo è negazionismo"
La recente affermazione da parte del leader della Destra italiana di una sua rassomiglianza agli ebrei perseguitati durante la Shoah è più grave di quanto si sia forse pensato.
Per capirne non solo la brutale volgarità, ma intenderne anche la profonda minaccia, bisogna avere in mente l'analisi di Betti Guetta di recente pubblicata da Pagine Ebraiche. In quella analisi che dà conto delle rilevazioni fatte dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea riguardo agli stereotipi per mezzo dei quali vengono fantasticati gli ebrei nell'Italia di oggi, si constatava che l'immagine divulgata degli ebrei continua a riprodurre antichi e moderni pregiudizi. Il potere, la ricchezza, un'occulta volontà di dominio sono ancora e spesso attribuiti agli ebrei dagli italiani che ne ignorano la storia, la presenza e la concretezza di vita.
La Shoah è spesso dimenticata o degradata ad espediente vittimistico. Su questo sfondo, alimentato per secoli da un cattolicesimo orientato a rafforzare la labile identità nazionale degli italiani sottolineandone il carattere unitariamente cristiano (un'identità collettiva e familiare religiosa e domestica più che politica), la triviale assimilazione proposta fra le motivate condanne per malversazione e la persecuzione vissuta dagli ebrei ad opera di fascisti e nazisti, assume tutto il senso di una perversa deformazione caricaturale della sofferenza di chi subì lo sterminio.
Nell'Italia di oggi, afflitta più che mai da pericolose forme di perdita della memoria, pervasa sia dal dilagare di stereotipi razzisti e antiebraici, sia dalla crescita di sottoculture che negano il significato specifico della storia e delle esperienze umane, la grottesca volontà di un condannato per truffa di mascherarsi da ebreo assume tutto il senso di un incitamento populista a disconoscere la verità storica, a negare la realtà di ciò che è avvenuto e che le vittime e i sopravvissuti hanno sperimentato sulla propria pelle. Anche questo è negazionismo, e del più virulento e aggressivo.

Giacomo Todeschini, storico
 

Time out - Non mi mancherà
La vogliamo dire la verità? Se qualcuno avesse posto davvero il veto sulla partecipazione di Moni Ovadia al festival promosso dalla Comunità ebraica di Milano avrebbe fatto bene. Sì, perché quel giullare che da anni si definisce comico, oltre a non avere nessuna particolare qualità artistica, è anche da tempo uno dei maggiori propagandisti d'odio nei confronti del popolo d'Israele.

Daniel Funaro
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Un ebreo non è mai solo
Considero Moni Ovadia un grande artista. I suoi spettacoli mi hanno sempre trasmesso moltissimo. Moni Ovadia, vuole trasmettere la Yiddishkeit nei suoi spettacoli, e ci riesce indubbiamente bene. Peccato però che non credo la viva lui stesso in prima persona (almeno non in modo ortodosso), e questo lo trovo incoerente.

Paolo Sciunnach, insegnante
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