Qui Roma – Cala il sipario sul Kolno’a Festival

SONY DSCLa conflittualità tra il linguaggio dell’io e quello del noi. Il progetto socialista dei kibbutzim non fu solo un’esperienza politica ma voleva essere il fondamento per la creazione di una generazione nuova, un nuovo tipo di famiglia. Condivisione e solidarietà erano i punti cardini (e lavoro) di una dimensione prima idealizzata e poi fortemente criticata. Una lucida fotografia di questi rapporti, di questo nuovo prototipo di famiglia costruito sugli ideali dei pioneri dei kibbutzim israeliani emerge dal film Children of the sun del regista Ran Tal, film documentario che ha chiuso l’ottava edizione del Pitigliani Kolno’a Festival di Roma. “Siamo contenti di aver visto tanta partecipazione anche quest’anno”, sottolinea il consigliere del Pitigliani Ronny Fellus prima della proiezione del film. Una scelta, quella di chiudere con Children of the sun, che si intreccia con il centenario dell’Hashomer Hatzair, movimento giovanile sionista, pilastro nella costruzione dell’esperienza del kibbutz. “Immagini che possono apparire crude ma che raccontano una realtà significativa”, afferma Sira Fatucci, consigliere del Centro Pitigliani.
Il film di Ran Tal, presente alla proiezione e con cui il pubblico ha potuto discutere nell’arco della serata, ha chiuso un’edizione del Kolno’a Festival partecipata e in cui il documentario ha avuto un ruolo di primo piano. Ad aprire l’ultimo della quattro giorni della rassegna dedicata al cinema israeliano e del mondo ebraico, Let’s Dance di Gavriel Bibliovic, ritratto della realtà della danza israeliane dalle origini alla sua affermazione a livello internazionale per forza e originalità.
La bellezza e l’evoluzione della vita all’interno del parco Gan HaShlosha, The Garden of Eden, di Ran Tal ha aperto la strada al racconto sui kibbutzim. Un’altra opera del regista israeliano che dipinge l’attività del parco durante un anno, catturando la bellezza del ciclo delle stagioni scoprendo storie umane, personali e collettive. Uno spunto per aprire delle riflessioni più ampie così come accade con Children of the sun che, come ha sottolineato, Dan Muggia – curatore della rassegna insieme ad Ariela Piattelli – mette in luce la complessità della vita nei kibbutz, tra conflittualità e senso di appartenenza dimostrato da coloro che in quella realtà ci nacquero. Mentre scorrono le immagini di questa vita comunitaria, incentrate sulla dimensione famigliare e sulla vita dei giovani, delle voci raccontano la loro esperienza all’interno del kibbutz. Diverse generazioni che aiutano a capire un mondo che, senza viverlo in prima persona, è difficile da comprendere. “Non volevo dipingere tutto questo – spiega Ran Tal – come un sogno felice ma nemmeno come un luogo dove genitori pazzi fanno crescere i figli in giardino (come si sostenevano alcuni). Volevo raccontare il filone famigliare e la ricerca dei kibbutzim di portare nel mondo un’alternativa, non solo al capitalismo ma anche alla famiglia. E non volevo lasciare fuori il prezzo pagato dalle persone per aver fatto parte di questo esperimento”.

(6 novembre 2013)