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8 novembre 2013 - 5 Kislev 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Alfonso
Arbib, rabbino capo
di Milano
La parashah comincia con il verso "E uscì Ya'akòv da Beer Sheva e andò a Charàn". Rashì nota che l'uso del verbo uscire è inutile (è già compreso nell'espressione "e andò") e spiega che vuol indicare il vuoto lasciato da Ya'akòv nel luogo da cui esce. Quel luogo viene privato della luce spirituale. Rav Wolbe nota che, in genere, quando nella Torah compare il verbo uscire riferito a qualcuno, viene interpretato dai Chakhamim negativamente. Per esempio è usato il verbo uscire a proposito del mekalèl - bestemmiatore - e i Chakhamìm dicono "e uscì dal mondo". Uscire ha un significato spirituale, si esce dal proprio mondo, dal proprio ambiente, dal proprio contesto spirituale. È un'operazione estremamente complicata e pericolosa, il rischio è che uscire significhi anche perdersi. Solo uno tzaddìk come Ya'akòv può uscire senza subirne le conseguenze. Ya'akòv rimane Ya'akòv dovunque vada ed è il mondo che lo circonda che gode della sua influenza positiva.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Catalogo delle ragioni per non lasciare la comunità ebraica (dedicato a Moni Ovadia, perché ci ripensi):
non lascio, perché se me ne vado la comunità perde una voce libera
non lascio, perché anche se lo facessi sarebbero comunque gli altri a identificarmi con la comunità
non lascio, perché ho passato gran parte della mia vita a lavorare per l’apertura e per l’inclusione, e se non sono io per me, chi è per me? (R.Hillel, Pirqe Avot)
non lascio, perché voglio che una comunità ebraica nella diaspora sia libera come è libera la società israeliana
non lascio, perché questa è stata la casa dei miei bisnonni, dei miei nonni e dei miei genitori, e vorrei che lo fosse per i miei figli e i miei nipoti
non lascio, perché la società italiana ha bisogno di una comunità ebraica aperta e democratica
non lascio, perché c’è bisogno di me e io ho bisogno degli altri (non per niente siamo comunità)
 
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Cultura e istruzione
per difendere la Memoria
“L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione, impegni perenni e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza collettiva”. Lo scrive il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un editoriale che apparso sul quotidiano La Stampa. Per questo Gattegna annuncia l'intenzione di coinvolgere le strutture dell'UCEI “nel rivolgere un pressante appello e invitare a un confronto e a una collaborazione diverse categorie che in un modo o nell'altro si trovano in prima linea nella diffusione di cultura e di informazione nella nostra società”. Educatori, docenti, intellettuali, giornalisti. Ma anche coloro, come i bibliotecari e gli addetti alla vendita di libri e di giornali, “che a contatto con la popolazione svolgono attività di diffusione e che inconsapevolmente si trovano spesso a essere strumento di chi pubblica appelli all'odio e all'ignoranza”. L'intervento del presidente UCEI arriva a seguito dell'articolo in cui il quotidiano torinese annunciava, in esclusiva, il ritiro del disegno di legge sul negazionismo e la sua trasformazione in aggravante di reati già esistenti.
 
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Voci a confronto
Un luogo segreto per evitare processioni di nostalgici; lontano da Roma per il rispetto dovuto alla città e alle sue vittime. La scelta di mantenere la segretezza sulla sepoltura del criminale Erich Priebke (come a rivelato Repubblica ieri, la salma si trova nel cimitero di un carcere italiano) trova l’apprezzamento del mondo ebraico italiano. “Credo sia una soluzione dettata dalle esigenze individuali delle istituzioni italiane che invitano al silenzio – spiega al giornalista Gabriele Isman di Repubblica il presidente UCEI Renzo Gattegna – E’ comunque una persona deceduta e io voglio accettare e rispettare questo invito”. Dello stesso parere, Riccardo Pacifici presidente della Comunità ebraica di Roma, “Ci auguriamo che l’oblio lo avvolga per sempre e che resti perpetua la memoria delle vittime da lui causate”. Lontano da Roma, dunque (e secondo il Fatto sepolto in Sardegna), grazie all’opposizione delle istituzioni della città: il sindaco Ignazio Marino afferma, “Non potevo non fare ciò che ho fatto, cioè oppormi fino all’ultimo alla tumulazione di quell’essere in una città da lui così gravemente violentata” (Corriere della Sera). Dimenticare il volto ma non le responsabilità del carnefice delle Fosse Ardeatine e torturatore di Via Tasso. Un volto che anche la scuola tedesca di Bariloche, di cui Priebke fu direttore, non vuole ricordare: sul Venerdì di Repubblica Leonardo Cohen, citando Pagine Ebraiche (che sul numero di novembre pubblica le fotografie in questione) e l’articolo del collaboratore Alessandro Treves, riprende le immagini graffiate del gerarca nazista, in posa con gli alumnos maturandi dell’istituto Primo Capraro. “Favorevoli all’apertura di nuove moschee, purché esse siano rispettose delle leggi italiane e le attività svolte all’interno siano alla luce del sole”. Con una lettera a Repubblica, Riccardo Pacifici chiarisce il suo pensiero in merito al dialogo con l’islam. Il presidente della Comunità ebraica della Capitale, che ieri ha incontrato il sindaco Matteo Renzi – colloquio da cui sono emersi due appuntamenti: il primo al World Jewish Congress che si terrà a Gerusalemme; il secondo, una visita al Tempio Maggiore di Roma (Messaggero) – ha voluto sottolineare che in occasione della visita del sindaco Marino in sinagoga “precisato che nessuna richiesta di chiusura delle moschee a Roma è stata avanzata nei confronti del sindaco di Roma”. Furio Colombo, sul Fatto, ritorna sull’offensivo paragone dell’ex premier Silvio Berlusconi tra la situazione della sua famiglia e le vittime della Shoah. “Un offesa grave, gratuita e stupida”, sostiene Colombo che poi cita le affermazioni del presidente UCEI Gattegna: “ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi è quindi non soltanto improprio e incomprensibile, ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”. Sul fronte della politica interna, in particolare sulla nomina del segretario del Pd di Rom, il Corriere parla di accordo a un passo con Tobia Zevi, forte del exploit nelle primarie, a fare da ago della bilancia. Sempre sulle pagine del quotidiano di via Solferino, Sergio Romano risponde a un lettore che si chiede perché governi e istituzioni di fronte alle notizie della persecuzione ebraica non intervennero subito. Del cambiamento di equilibri e alleanze in Medio Oriente si occupa invece Fiamma Nirenstein, spiegando la strategia saudita di fronte al progetto di armamento nucleare dell’Iran.
 
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci
Il dossier raccolto dalla redazione circa il denso dibattito a proposito dei provvedimenti antinegazionismo che vede protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
 
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  davar
memoria
Firenze ricorda Bartali il Giusto
Solenne omaggio il 18 novembre

Gino Bartali Giusto tra le Nazioni. A due mesi dal riconoscimento dello Yad Vashem per la sua azione di salvataggio durante il nazifascismo è ufficiale la data della solenne cerimonia che renderà omaggio al campione di Ponte a Ema. L'appuntamento è per lunedì 18 novembre alle 10.30 in sinagoga a Firenze. È previsto l'intervento, tra gli altri, del sindaco Matteo Renzi. Alla cerimonia, come rivela il presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli, saranno invitati alcuni testimoni del coraggio di Bartali. A partire dall'ebreo fiumano Giorgio Goldenberg, che al giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche rivelò di essere stato nascosto in una cantina di proprietà del ciclista in via del Bandino. Un invito sarà indirizzato anche a Giulia Donati Baquis.
A rivelarlo è www.moked.it, il portale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

la testimonianza
“Grazie a Gino arrivai a Haifa”
“Dopo le persecuzioni, dopo la Shoah, ho voluto cambiare vita. E ho creduto nel sogno Israele”. Lo racconta a Pagine Ebraiche Giorgio Goldenberg, l'ebreo fiumano la cui testimonianza si è rivelata decisiva per attribuire a Gino Bartali il titolo di Giusto tra le Nazioni. L'incontro avviene a tre anni dall'intervista in cui, sulle colonne del giornale dell'ebraismo italiano, aprì un fronte inedito sul coraggio di Ginettaccio. Non solo staffetta clandestina di documenti falsi ma anche protettore di una famiglia in un appartamento di sua proprietà in via del Bandino, quartiere Gavinana, a Firenze. I Goldenberg, appunto. Giorgio è in Italia, ospite di una trasmissione televisiva. Per abbracciare Andrea, il figlio di Gino. Ma soprattutto per testimoniare ai giovani questa incredibile storia di sport, valori e solidarietà.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche novembre 2013
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qui torino
La Storia nell'aula di Primo Levi
Pubblico foltissimo e partecipe, ieri a Torino nell'’aula magna della facoltà di Chimica di Torino, per la quinta Lezione Primo Levi, intitolata quest’anno “Raccontare per la storia”. Dopo l'introduzione di Ernesto Ferrero e Fabio Levi, rispettivamente presidente e direttore del Centro Internazionale di studi Primo Levi, è stata la storica sociale Anna Bravo a tenere una lezione lucida e a tratti implacabile su diversi aspetti anche difficili da metabolizzare dell'opera dello scrittore torinese.
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hashomer hatzair
Cent'anni di formazione ebraica
“Penso che l’aspetto più bello di questo centenario sia rappresentato dal fatto che si è creato un gruppo di lavoro di adulti e ragazzi insieme che ha trascorso un anno preparando i vari progetti, riunendo shomristi di tutte le età insieme a condividere le proprie esperienze”. Così Margherita Franchetti, tra i bogrim dell’Hashomer Hatzair che si stanno occupando di organizzare la grande celebrazione che avrà luogo a Milano domenica 10 novembre, per festeggiare il centenario del più antico movimento giovanile ebraico e sionista, fondato in Galizia nel 1913 (nell'immagine un momento dei festeggiamenti a Roma).
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informazione
Berlusconi, la Shoah
e il paragone impossibile

Carta stampa, ma anche radio e televisione: le deliranti affermazioni dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la pronta risposta del presidente UCEI Renzo Gattegna continuano a catalizzare l'attenzione dei media.

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israele
Sesame, la luce e la pace
Attraversare il deserto sulla strada per Gerico, in mezzo agli accampamenti beduini, nella luce del primo mattino, è già uno spettacolo di per sé. Passare in Giordania dal ponte di Allenby con una delegazione di giornalisti e scienziati israeliani, normalmente non autorizzati a varcare qui il confine, è stata però un'emozione ancora più grande. Per chiunque conosca la storia di questo paese, il check point Allenby rappresenta una luogo mitico dove, fin dai tempi del mandato britannico, transitavano le autorità e le spie, gli amici, i nemici e, non ultimi, i prigionieri oggetto di scambio.
Dopo innumerevoli soste e controlli alle barriere raggiungiamo la nostra meta: Sesame, l'acceleratore di particelle in costruzione a qualche decina di chilometri da Amman, in mezzo al deserto, al cui progetto partecipano scienziati israeliani, palestinesi, giordani, egiziani, turchi, greco ciprioti, iraniani e pachistani.

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firenze, bologna
Memoria per il futuro
Firenze, Bologna. Nel 70esimo anniversario della deportazione due cerimonie per ricordare l’orrore. A Firenze l’appuntamento è al binario 16 della Stazione Santa Maria Novella dove viene svelato il monumento alla memoria degli ebrei fiorentini deportati.
A Bologna molte decine i cittadini che scelgono di ritrovarsi di primo mattino in via Mario Finzi, davanti alla lapide posta in ricordo delle vittime dell’odio razziale.
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QUI ROMA
Storia di una presenza millenaria
Storia di una presenza millenaria. Dietro alla riscoperta della catacomba di ebraica di Monteverde, a cui è dedicato il volume di Daniela Rossi e Marzi Di Mento presentato ieri al tempio Beth Michael di Roma, si cela il racconto dell’intreccio tra ebraismo e la Capitale. Come hanno ricordato i relatori, le catacombe della città sono il simbolo di un binomio che vede la minoranza ebraica perfettamente integrata nella città eterna. A raccontare l’importanza del lavoro svolto in questi anni sul sito di Monteverde, Fabio Bellini, conigliere della Regione Lazio, il direttore dell’Ufficio rabbinico della Comunità ebraica di Roma, rav Ariel Di Porto; Chiara Maltese, presidente Municipio XII; Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica della Capitale; Alessia Salmoni, presidente del consiglio del Municipio XII. A moderare l’incontro Claudio Procaccia, direttore per i beni culturali della Comunità di Roma. 
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pilpul

Strumentale a cosa?
Personalmente ho trovato la replica del nostro ex presidente del Consiglio ancora più inquietante della sua stessa sparata. Ormai sappiamo che da lui ci si può aspettare di tutto e certi paragoni assurdi se arrivano da quella direzione possono offendere, ma non certo sorprendere. Però di solito nel giro di 24-48 ore smentisce, nega di avere mai detto certe cose, afferma di essere stato frainteso, ecc. Invece questa volta (almeno per ora) non ha ritrattato, ma anzi si può dire che abbia addirittura rilanciato quando, di fronte all’indignazione quasi unanime dell’ebraismo italiano e dei suoi rappresentanti istituzionali, ha parlato di “polemica strumentale”. Cosa significa strumentale? Strumentale a cosa? Si vuole insinuare che gli ebrei italiani si fingono indignati per un qualche fine recondito? E quale sarebbe? E di chi, poi, saremmo lo strumento? Di qualche potere occulto che trama nell’ombra? Perché dobbiamo sentire offendere la nostra memoria, sminuire e banalizzare le sofferenze patite dalle nostre famiglie e non possiamo neppure esprimere il nostro sconcerto senza essere accusati di agire al servizio di qualcuno o di avere un secondo fine?
Almeno ci sia concesso il diritto di sentirci offesi liberamente e in santa pace.

Anna Segre, insegnante

Una fragile armonia
Pochi giorni fa, in un cineclub genovese, mi è capitato per caso di vedere un film del regista israelo-americano Yaron Zilberman dal titolo "Una fragile armonia" ("A late Quartet"). Il film, di un equilibrio stilistico davvero apprezzabile, affronta - in un intreccio concitato, ma assai credibile - il conflitto tra la vita dei professionisti della musica classica e il mondo dei loro affetti privati.

Laura Salmon, slavista
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