Elia Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
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Nel memorabile incontro, dopo ventott’anni
di separazione, fra Ya‘akòv ed Esàw, la continua preoccupazione del
primo è mantenere una certa distanza. È Esàw che gli corre incontro, è
Esàw che abbraccia e bacia Ya‘akòv; non c’è quella reciprocità che ci
sarà, a distanza di una generazione, nell’incontro di Yosèf con i
fratelli.
È ancora Esàw che propone di viaggiare insieme, o almeno di fornire a
Ya‘akòv una scorta armata.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Il 16 ottobre sono stati ricordati i
settant'anni dalla tragica razzia tedesca nelle vie della comunità di
Roma che in termini di concentrazione spazio-temporale causò in
assoluto la più grave ferita inferta all'ebraismo italiano nei giorni
della Shoah. Settant'anni dopo vengono in mente tante altre vicende di
tragedia ma anche di eroismo, di tradimento ma anche di salvazione. Di
queste storie, tutte importanti, tutte da ricordare, continua ad
occuparsi quotidianamente la commissione per i Giusti delle Nazioni di
Yad Vashem, il cui tavolo è colmo di pratiche in via di accertamento e
di definizione. E molte famiglie che non hanno ancora iniziato la
procedura di riconoscimento dei Giusti, o che semplicemente non hanno
pensato a documentare il loro passato, dovrebbero farlo ora, prima che
sia troppo tardi, prima che scompaiano gli ultimi testimoni.
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"Paragone di Berlusconi su ebrei sotto
Hitler offende Italia e Memoria" |
“L’Italia repubblicana è un paese
democratico. La Germania nazista era una spietata dittatura governata
da criminali che teorizzavano e commettevano i più gravi delitti contro
l’umanità. Contro gli ebrei i nazisti si accanirono con spietata
crudeltà tanto che, alla fine di quel tragico periodo, gli ebrei
dovettero contare oltre sei milioni di morti”.
Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna nel commentare l’anticipazione del libro “Sale, zucchero e
caffè” in cui Silvio Berlusconi, rispondendo a Bruno Vespa, racconta
che i suoi figli dicono di sentirsi “come dovevano sentirsi le famiglie
ebree in Germania durante il regime di Hitler”.
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Voci a confronto
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“Negare l’Olocausto, reato o libertà di
espressione?”, titola il Corriere della Sera di oggi dando voce alle
riflessioni del parlamentare Pd Emanuele Fiano, dello storico Emilio
Gentile e del presidente della Fondazione della Shoah Leone Paserman.
“Finché mio padre sarà vivo, lascio a lui l’ultima parola sulla
questione del negazionismo – afferma Fiano che poi aggiunge – secondo
lui è necessario che le parole che negano la Shoah debbano essere
sanzionate per legge. Dunque io mi affido alle sue parole”. Con la
proposta, poi bloccata dalla Commissione Giustizia del Senato in sede
deliberante (pesò il no del Movimento Cinque Stelle), del disegno di
legge che avrebbe introdotto in Italia il reato di negazionismo, il
dibattito sull’opportunità della norma si è riaperto nel nostro paese.
A far discutere poi, l’assoluzione di ieri del professore Roberto Valvo
(su Metro le parole del suo avvocato), accusato di incitazione alla
violenza e alla discriminazione razziale, assolto perché “il fatto no
sussiste”. A questo punto ci si chiede se vietare per legge espressioni
negazioniste sia un valido argine alla proliferazione di queste false e
pericolose tesi. Scettico il presidente Paserman che al Corriere
dichiara, “La situazione non cambierebbe e si resterebbe sempre a
dibattere sui confini tra libertà di espressione o di ricerca storica e
una negazione che davvero istighi a un reato, come l’antisemitismo o
l’odio razziale”. Educazione dei giovani, l’argine per evitare la
proliferazione di queste tesi secondo Paserman, con creazione di
strumenti come il Museo della Shoah. Nel taglio alto della stessa
pagina, il quotidiano di via Solferino da spazio alla notizia
dell’allontanamento dal ruolo di rabbino capo di Trieste di rav David
Itzkhak Margalit. Di fronte al licenziamento, rav Margalit ha
dichiarato, “Non escludo di andare dal giudice del lavoro perché
dichiari illegittimo questo licenziamento, visto che non c’è una giusta
causa”. Una situazione delicata che il presidente della Comunità
ebraica di Trieste Alessandro Salonichio ha spiegato come una rottura
della fiducia tra il rabbino e la comunità stessa. Chiamata in causa
anche la Cgil, a cui rav Margalit ha chiesto un consulto.
“Controlleremo cosa si può fare ma la vedo dura”, afferma Adriano
Sincovich, il segretario della Camera del lavoro di Trieste. A Roma
ieri è stato piantato un Ulivo, donato dall’associazione Keren Kayemeth
LeIsrael, per ricordare le Fiamme Gialle che si sacrificarono per
salvare la vita di profughi ebrei (Il Messaggero). Guardando agli
esteri, il premier israeliano Netanyahu congela la costruzione di
24mila case in Cisgiordania e Gerusalemme Est (Repubblica). La scelta
rientrerebbe nella volontà del governo di Gerusalemme di non forzare la
mano sulla Comunità internazionale e in particolare l’alleato americano
mentre si sta trattando con l’Iran sul programma nucleare. Netanyahu
vuole maggiore fermezza da parte dell’amministrazione Usa. Parla di
“pessimo accordo” il premier e afferma “questo può condurre alla
seconda opzione non desiderata”(la guerra). Tornando nel Vecchio
Continente, l’Ultradestra antieuropea si unisce in Europa. E’ il quadro
riportato oggi da La Stampa. La francese Marine Le Pen del Front
National e l’olandese Geert Wilders del Partito per la libertà
olandese, infatti, progettano di formare un gruppo europarlamentare
autonomo, promettendo battaglia contro l’Unione Europea, definita dalla
prima come un diavolo che terrorizza i popoli, dal secondo, “Stato
nazista, mostro chiamato Bruxelles”. Dall’Italia, la Lega Nord di
Roberto Maroni fa sapere che si unirà all’iniziativa così come faranno
gli austriaci del Fpo.
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci |
Il dossier raccolto dalla redazione circa il
denso dibattito a proposito dei provvedimenti antinegazionismo che vede
protagonisti storici, intellettuali e giuristi.
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antisemitismo
"Grazie
alle forze dell'ordine,
mai abbassare la guardia"
“Voglio
esprimere, a nome di tutti gli ebrei italiani, un caloroso
ringraziamento alle forze dell'ordine per la nuova massiccia operazione
in corso su tutto il territorio nazionale al fine di contrastare la
rinascita del gruppo di estrema destra Stormfront. Un fatto
particolarmente odioso e inquietante e sul quale è necessaria la
massima vigilanza da parte di tutti a pochi mesi dal processo che ha
condannato ideologi e fondatori di un sito specializzatosi nella
diffusione di materiale razzista, xenofobo, antisemita. Attendiamo
adesso di conoscere i risultati complessivi dell'operazione per
valutare la portata e la dimensione del fenomeno”. Lo afferma in una
nota il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna.
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solidarietà
Filippine,
Joint in prima linea
"Il nostro aiuto e il nostro grazie"
Adoperarsi
per rendere il mondo un posto migliore e per portare soccorso a chi ne
ha bisogno è un principio fondamentale della tradizione ebraica. Di
fronte alla tragedia dell’uragano Haiyan che ha messo in ginocchio le
Filippine, negli scorsi giorni, lo Stato d’Israele e le organizzazioni
ebraiche internazionali si sono immediatamente mobilitate per inviare
aiuti economici, cibo, medicine, volontari, come già tante volte
avvenuto nel passato più o meno recente (nel 2010 per esempio commosse
tutti il primo bambino nato nell’ospedale da campo impiantato da Tsahal
in seguito al terribile terremoto di Haiti, che la mamma scelse di
chiamare proprio Israel, per dire grazie ai suoi soccorritori).
Eppure in questo caso, l’American Jewish Joint Distribution Committee,
una delle istituzioni fondamentali nel portare solidarietà dove c’è
bisogno del mondo, ricorda come aiutare le Filippine abbia un sapore
diverso, ancora più speciale. Prima della seconda guerra mondiale
infatti, lo Stato asiatico aprì le porte al JDC per impiantare un campo
di accoglienza per gli ebrei in fuga dal nazismo, approvato dall’allora
presidente Manuel Quezon. Grazie alla solidarietà filippina trovarono
salvezza oltre mille persone. E oggi, fa sapere il chief executive del
JDC Alan Gill, è bello poter non solo aiutare, ma anche dire grazie.
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qui
roma
Le
suore del coraggio
“La
nostra famiglia ha avuto la fortuna di trovare molte persone che hanno
aiutato, ma nessuno come la beata Elisabetta e madre Riccarda che ci
hanno salvato la vita e restituito la dignità”. Convento di Santa
Brigida, piazza Farnese. Nella Roma sotto occupazione nazista si
consuma un'eroica azione di solidarietà. Protagoniste due religiose –
madre Maria Elisabetta Hesselblad e madre Ricarda Beauchamp Hambrough –
che all'interno del convento nascondono per molti mesi la famiglia
Piperno, in fuga dalle persecuzioni antiebraiche dopo travagliate
peripezie tra Siena, Monaciano e la Capitale.
Uno dei 'piccoli' di casa Piperno – Piero, oggi 84enne – ha ricordato
con le parole sopra citate, apparse sul numero di settembre di Italia
Ebraica, non solo il coraggio ma anche la profonda umanità e
comprensione delle due religiose che, nei mesi trascorsi a Santa
Brigida, non facero mancare il loro supporto affinché i Piperno
potessero vivere la loro identità ebraica senza alcuna difficoltà e
limitazione. “Quel giorno, per la prima volta dalla promulgazione delle
Leggi razziste del '38 – ha spiegato Piero – tornammo a sentirci degli
esseri umani”.
Dopo l'iscrizione del nome di madre Hesselblad nel registro dei Giusti
tra le Nazioni il cerchio si chiude oggi con una nuova e solenne
cerimonia: la consegna di due medaglie del centro Simon Wiesenthal di
Los Angeles in memoria di entrambe le suore.
La cerimonia si svolgerà nel pomeriggio, a partire dalle 17.30, nella
Casa di Santa Brigida. Ad accogliere le medaglie l'abbadessa generale,
madre Tekla Famiglietti. In rappresentanza del Vaticano sarà presente,
tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell'Unità dei Cristiani cardinal Kurt Koch.
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qui
trieste
La
rimozione del rabbino capo
sulle pagine del Corriere
La
notizia della rimozione del rabbino capo di Trieste David Itzhak
Margalit finisce sulle pagine nazionali del Corriere della Sera in un
articolo in cui intervengono il presidente della Comunità ebraica
Alessandro Salonichio e lo stesso rav Margalit. Ieri la vicenda era
stata riferita dal quotidiano triestino Il Piccolo.
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Setirot
- Il partito che ci manca |
Commoventi,
riuscitissimi, allegramente solenni i festeggiamenti milanesi per i
cento anni dell'Hashomer Hatzair. “Il futuro del passato sono i
giovani” hanno scritto su uno striscione. Ideali e parole – ebraismo
sionismo socialismo pace scoutismo – senza tempo. Linguaggi differenti
nei discorsi di generazioni di chaverìm che una cosa in comune mi sono
sembrati avere tutti: la certezza dei propri valori senza l'arroganza
delle proprie certezze.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Fratelli |
C'è
scritto all'inizio della parashah di questa settimana che Giacobbe
invia dei messi a "Esav achiv", a suo fratello Esaù. Tornano gli
emissari inviati da Giacobbe e questi non utilizzano più la stessa
espressione e a proposito di Esaù dicono: "Baanu el achicha el Esav ve
gam olech likratecha ve arba meot ish imo - Ci siamo recati da tuo
fratello, da Esaù che anzi ti viene incontro con quattrocento uomini".
E così anche Giacobbe poco dopo si rivolge a D-o pregando e dicendo:
"Liberami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù".
Daniel Funaro
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