Alfonso
Arbib, rabbino capo
di Milano
|
Secondo
una fonte che troviamo nella Massèkhet Sofrim, fra gli eventi tristi
ricordati con il digiuno del 10 di Tevèt (che cade oggi) c’è la
traduzione della Torah in greco. È strano che questo evento venga
considerato come un evento triste. Secondo un famoso midràsh fu una
traduzione miracolosa perché 72 anziani incaricati da Tolomeo di
tradurre la Torah riuscirono miracolosamente a tradurla tutti allo
stesso modo. Perché allora considerarlo un giorno triste?
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
|
La
straordinaria scoperta del quadro di Oppenheim che rappresenta la
lacerante sottrazione del piccolo Mortara ai suoi genitori merita
qualche riflessione. Prima di tutto sull’autore, un frutto maturo del
lungo percorso di emancipazione degli ebrei europei, che sceglie la
pittura come strumento pressoché inedito di rappresentazione e
interpretazione della realtà, anche ebraica. Il bel libro di Elena
Casotto, Pittori ebrei in Italia 1800-1938 (Verona 2008) ci aveva
aperto gli occhi su una notevole schiera di pittori ebrei che nella
nostra penisola andavano animando i circoli artistici e le accademie.
Apprezzati dalla critica, si esercitavano però solo raramente nella
rappresentazione della realtà ebraica, forse intendendo in tal modo
dare concretezza a quel processo di integrazione che pretendeva
l’affievolirsi delle identità culturali di gruppo. Il tedesco Moritz
Daniel Oppenheim rappresenta in questo contesto un’esperienza anomala.
|
|
Leggi
|
|
SIENA
- "L'impegno dell'Adei Wizo a favore della prevenzione e trattamento
della violenza sulle donne". Questo l'argomento di un incontro che si
svolgerà domenica mattina alle 11 in sinagoga con il presidente
nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel e il presidente della sezione
senese Paola Castelnuovo.
|
|
|
Renzo Gattegna: "Futuro, responsabilità e risorse"
|
"Se
è vero che l’immobilità è una pura illusione perché in verità chi non
avanza sicuramente retrocede, che la semplice conservazione senza
prospettive di sviluppo maschera la decadenza, che l’isolamento è la
peggiore minaccia per la nostra sopravvivenza, non possiamo e non
dobbiamo perdere l’occasione storica che le nostre generazioni stanno
vivendo di poter uscire coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di
vittime in un mondo come l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si
presenta come tale, prima o dopo lo diventa veramente". Lo ha
dichiarato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna nella relazione introduttiva al Consiglio UCEI dell'8
dicembre 2013.
|
|
Leggi
|
|
Voci a confronto
|
“Vogliamo
la sovranità dell’Italia, oggi schiava dei banchieri, come i Rotschild:
è curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo siano ebrei, ma è una
cosa che devo approfondire”. I ricchi banchieri ebrei sono tra i
responsabili della crisi, afferma Andrea Zunino, portavoce del
Movimento 9 dicembre (noto come movimento dei forconi) di Torino in
un’intervista a Repubblica. Gravi quanto inquietanti, le parole di
Zunino rievocano la più bieca retorica antisemita. Non basta, il
portavoce torinese del movimento che sta scuotendo l’Italia rilancia:
alla domanda della giornalista Vera Schiavazzi, “signor Zunino, si
rende conto che da questa stessa dichiarazione sulle banche “ebraiche”
è nato il nazismo?”, l’agricoltore piemontese risponde “non ho le
prove. Ma penso che Hitler, che probabilmente era pazzo, si sia
vendicato con l’antisemitismo dei voltafaccia dei suoi iniziali
finanziatori americani. Personalmente non mi interessa”. Il signor
Zunino è stato scelto dal gruppo torinese del Movimento 9 dicembre,
identificato come il portavoce, quindi, a rigor di logica, ne
rappresenta il volto e le aspirazioni. Non vogliono una giunta
militare, spiega Zunino, sono contro alla violenza ma se deve citare un
esempio guarda all’Ungheria di Viktor Orban. “Lui sì che sta liberando
davvero il suo Paese”.
|
|
Leggi
|
|
|
I DELIRI DEL PORTAVOCE DEI "FORCONI"
Gattegna: "Affermazioni intrise dell'antisemitismo più bieco"
“Le
deliranti affermazioni sull’Italia ‘schiava dei banchieri ebrei’ e
le successive giustificazioni formulate dal portavoce del Movimento dei
Forconi, Andrea Zunino, danno il senso di un disagio che si fa sempre
più profondo e richiamano, senza alcun pudore e vergogna in chi le ha
pronunciate, un periodo storico caratterizzato da morte, violenza,
negazione dei diritti più elementari. Zunino si alimenta dai più
violenti e biechi stereotipi antisemiti per
offendere non soltanto la memoria di milioni di individui che in nome
dell’ideologia nazista trovarono la morte tra le più atroci sofferenze
ma soprattutto l’intelligenza, la coscienza democratica e la maturità
di quella popolazione italiana le cui istanze si propone di
rappresentare, evidentemente in modo inadeguato, nella strade e nelle
piazze di tutto il paese”. Così il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel commentare l'intervista
rilasciata a Repubblica dal portavoce del Movimento dei Forconi Andrea
Zunino in cui si tracciava il quadro di un'Italia "schiava dei
banchieri ebrei" e in cui si delineavano folli congetture sulla genesi
dell'antisemitismo di Hitler come vendetta "al voltafaccia dei suoi
iniziali finanziatori americani".
Parole
e deliri che hanno suscitato sdegno nell'opinione pubblica. Tra i primi
ad intervenire il parlamentare del Partito Democratico Emanuele Fiano,
figlio del Testimone della Shoah Nedo, che sui social network scrive:
"Vogliamo le dimissioni di Letta, vogliamo la sovranità dell'Italia,
oggi schiava dei banchieri ebrei' (Zunino, leader dei Forconi, Torino
2013). Io lo sapevo che prima o poi si finiva lì". "Zunino
farebbe meglio a studiare la storia così da prendere coscienza delle
conseguenze a cui hanno portato in passato le insinuazioni da lui
usate", afferma il presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia
Alessandra Ortona.
Sdegno anche dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo
Pacifici, che in una nota scrive: "La boutade del leader del movimento
ripercorre le parole di nuovi e vecchi leader che nella storia del
nostro continente hanno portato alla catastrofe e alla morte di milioni
di cittadini. Facciamo dunque appello prima di tutto a coloro che sono
nella disperazione di non farsi tentare dal 'fascino' delle ideologie
che immaginavamo sepolte".
|
Rivincita su Shakespeare |
Per
negare che Il mercante di Venezia sia un testo antisemita bisogna
arrampicarsi sugli specchi, e neppure su specchi particolarmente
agevoli. Anche se le regie contemporanee cercano quasi sempre di
edulcorarla, la commedia mette inevitabilmente a disagio, non tanto
perché presenta l’ebreo come un personaggio negativo quanto perché nel
comportamento e nei discorsi di Shylock scorgiamo qua e là elementi
della cultura ebraica in cui anche noi ci riconosciamo, ma stravolti e
travisati così come li vediamo tante volte stravolti e travisati nella
nostra vita quotidiana: l’attenzione alla kasherut presentata come
un’assurda superstizione o come un pretesto per tenere a distanza i non
ebrei, il dovere di ricordare le persecuzioni subite interpretato come
cieca sete di vendetta, i valori del lavoro e dell’impegno personale
derisi e misconosciuti (è sciocco darsi da fare se per diventare ricchi
sfondati basta aprire lo scrigno giusto), l’esigenza di una legge
uguale per tutti ignorata e incompresa. E il disagio che si sente per
tutto il tempo scoprendosi a parteggiare per il cattivo e a provare
pochissima simpatia per le vicende sentimentali dei buoni diviene vera
e propria amarezza nella scena finale con l’imposta conversione forzata.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
|
Letture |
Qualche
giorno fa, mi è capitato di ritrovare tra vecchi libri la raccolta
delle lettere di Louise Jacobson, liceale ebrea parigina, arrestata a
diciassette anni nel 1942 da due intraprendenti poliziotti francesi e
rinchiusa in una prigione per minori (la scusa era di non aver esibito
sugli abiti la stella di David, ma in sostanza era sospettata di idee
comuniste). Louise fu poi deportata nel 1943 ad Auschwitz e non tornò.
Queste lettere, tardivamente pubblicate in Francia nel 1992, nel 1996
vennero offerte in traduzione italiana come allegato al quotidiano
L'Unità.
Laura Salmon, slavista
Leggi
|
|
|