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24 dicembre 2013 - 21 Tevet 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Riprendendo lo stimolante spunto di David Bidussa, nel suo aleftav di domenica scorsa, possiamo affermare che la storia dell'Esodo inizia con una coraggiosa e intelligente regia femminile.
Moshè, il leader di questa rivoluzione etica, viene messo in salvo da quattro donne: da Yocheved sua madre, da Miriam sua sorella, da Batia figlia del Faraone e dalla sua ancella. Non è meno eroica l'azione delle due levatrici, Shifrà e Puà, che si oppongono all'ordine del Faraone di uccidere i neonati ebrei, assurgendo a un esemplare paradigma di disobbedienza civile.
Non mi sembra, almeno in questo caso, una captatio benevolentiae delle nostre signore, menzionare l'insegnamento rabbinico per il quale le chiavi della nostra redenzione sono in mano delle donne.
 
Dario
Calimani,
anglista
Forse mi sono distratto, ma mi sembra che un solo giornale a tiratura nazionale abbia dato finora, con grande rilievo, la notizia dei feriti vittime della guerra civile siriana curati a centinaia all’ospedale israeliano di Safed/Zfat. E mi ha sorpreso non poco che a dedicare ampio spazio alla notizia sia stato la Repubblica (11 dicembre u.s.), sempre impietoso riguardo alla politica del governo israeliano. Ma perché gli altri giornali abbiano passato la notizia sotto silenzio o l’abbiano velata fino a nasconderla non è affatto chiaro. A qualcuno Israele piace solo quando sbaglia? O magari sorge il fastidioso sospetto che agli ‘amici’ piaccia difendere l’indifendibile, anziché elogiare l’elogiabile. Misteri della comunicazione. E della politica.
 
2014 per la dignità umana
“Desidero rivolgere a tutti gli italiani i più fervidi e calorosi auguri per le festività che si andranno a celebrare". Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
"Il mio auspicio, anche alla luce del crescente disagio sociale, è che sia soprattutto un 2014 all’insegna dell’Altro: l’Altro come valore, l’Altro come essere umano da rispettare nella sua dignità così da rendere le diversità fonti di ricchezza e non di conflitto”.
 
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Voci a confronto
Mentre la diplomazia americana cerca di intensificare i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi, il terrorismo continua a preoccupare la società israeliana. Ultimo caso, l’ordigno esploso – fortunatamente senza fare vittime, ad eccezione di un ferito – domenica su un autobus di Bat Yam (a Sud di Tel Aviv). Attacco non rivendicato a cui è seguito il lancio di ieri mattina di un razzo qassam, partito dalla Striscia di Gaza e caduto che nei pressi di una fermata di un autobus ad Ashkelon. Non ci sono feriti (Osservatore Romano).
A distanza di quasi un anno dalla scomparsa di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina, la lunga intervista rilasciata a Enzo Biagi nel 2000 ripercorre le tappe salienti della scienziata, tra i protagonisti indiscussi del Novecento italiano e mondiale (Il Fatto Quotidiano). “Lo chiesi anche a Primo Levi. Cosa significa essere ebreo?”, domandava Biagi nell’intervista andata in onda su Rai 1 all’interno della serie Signore e Signori. “Io e lui siamo stati ebrei di complemento – affermò Montalcini – Abbiamo scoperto di essere ebrei quando ci hanno considerato di razza inferiore.
Un lungo silenzio per coprire un passato cupo e vergognoso, con l’adesione al nazismo, la cacciata dei colleghi ebrei, le onorificenze riconosciute ad alcuni gerarchi di Hitler. A distanza di quasi settant’anni la Filarmonica di Vienna apre finalmente i suoi archivi rivelando i legami con il regime nazista e ritirando i sei riconoscimenti conferiti a figure come Arthur Seyss-Inquart, tra i responsabili della Shoah. “Almeno la metà dei membri dei Philarmoniker si iscrissero alla Nsdap, il partito nazista (tra i Berliner Philarmoniker si iscrisse solo uno su cinque). Tutti tacquero quando quindici musicisti ebrei, subito dopo l’annessione con Hitler che arrivò a Vienna accolto da una folla in tripudio, furono licenziati dall’orchestra in virtù delle leggi razziali”, sottolinea Andrea Tarquini su Repubblica.
 
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  davar
limmud conference 2013
Il rabbino delle porte aperte
Ha passeggiato per i corridoi, incontrato i bambini, gli adolescenti, gli educatori. Ha tenuto due lezioni di grande successo, catturando il pubblico e coinvolgendolo attivamente nella sua esposizione dedicata a “La guida della Torah nella risoluzione dei conflitti”. E non ha evitato neppure i momenti di socializzazione, parlando con chi lo cercava e aggregandosi a gruppi di giovani intenti a bere una birra e scambiare considerazioni sulla giornata. Il rabbino capo del Commonwealth Mirvis (o semplicemente Ephraim, come riportava il cartellino che ha diligentemente appeso al collo come tutti, una targhetta che mette in evidenza il nome, senza differenze di titolo, status o provenienza) ha fatto parte della Limmud Conference fino in fondo. Una partecipazione che ha segnato la prima volta di un rabbino capo a quello che rappresenta oggi uno dei più importanti momenti di ritrovo collettivo dell’ebraismo britannico e internazionale in tutte le sue denominazioni, ed è stata accolta con emozione ed entusiasmo.
Dalla parashah, la porzione di Torah di Shemot, rav Mirvis ha tratto un messaggio di dialogo, unità e solidarietà, tanto nella comunità ebraica, ponendo l’accento sull’importanza di coinvolgere “tutte le comunità”, quanto a livello universale, nel dovere di preoccuparsi di tutto il genere umano secondo il principio del Tikkun Olam.
“Quando esistiamo soltanto per noi stessi, quando ignoriamo i membri di altre comunità… questo può essere un modo pio di condurre la propria vita, ma è anche un modo taref (non kasher ndr) di condurre la propria vita” ha dichiarato.
Risolvere i conflitti, traendo ispirazione dalla Torah, l’argomento scelto dal rav per la seconda lezione al Limmud. Otto metodi per affrontare i contrasti arrivando a una soluzione positiva, o comunque migliore del punto di partenza, illustrati attraverso insegnamenti biblici e rabbinici spesso suggeriti dal pubblico. Solo una, la strada che nell’opinione di rav Mirvis ancora non è stata tentata per il conflitto israelo-palestinese: quella della cooperazione, del riflettere insieme, fuori dagli schemi, per arrivare a una soluzione diversa dal punto di partenza di entrambe le parti, e migliore.
“La cooperazione è l’unica via che israeliani e palestinesi, a mio parere, non hanno ancora percorso. E sono convinto che sarà attraverso la cooperazione che presto, se D-o vuole, si arriverà alla pace”.

Rossella Tercatin

israele
Chi non vuole l'accordo
Una buona base per negoziare. Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, secondo fonti della radio dell'esercito israeliano, avrebbe accolto positivamente il progetto di accordo di pace con i palestinesi presentatogli dalla diplomazia americana. Un progetto su cui gli Stati Uniti sembrano riporre molta fiducia ma che le violenze degli ultimi giorni mettono a rischio. Dopo l'attentato fortunatamente senza vittime di Bat Yam e il ferimento di un soldato israeliano nei pressi di Gerusalemme, oggi un operatore del ministero della Difesa d'Israele è stato colpito dal fuoco palestinese mentre lavorava nei pressi della barriera di sicurezza vicina al Kibbutz Nahal Oz.
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Qui Livorno
Le melodie del dialogo
Il dialogo interreligioso e le sue melodie.  Al Teatro del Centro Culturale della Diocesi di Livorno è stato presentato il Calendario interreligioso 2014, in una serata organizzata dall'attiva associazione di Amicizia ebraico-cristiana della città. Un’occasione di confronto, ma anche di musica.
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pilpul
Lampedusa
Semplicemente, un esempio di buona politica. Ce lo ha fornito il mio amico Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico da sempre attivo sul fronte dell’immigrazione. Dopo tante chiacchiere si è stufato, e sabato sera ha preso un volo da Roma a Lampedusa, entrando, non appena atterrato, nel Centro di identificazione ed espulsione (CIE). Com’è noto, non sono molti a essere ammessi in questi non-luoghi, e i parlamentari sono tra le poche categorie “privilegiate”. Dunque Khalid ha scelto la sua brandina, e ha dichiarato che non si sarebbe mosso da lì fino a quando il Governo non avesse risolto quello scandalo.
Detto, fatto: questa mattina, dopo soli due giorni di permanenza, il Centro di Lampedusa è stato completamente sgombrato
.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie – Un atlante delle stragi
In Italia le stragi nazifasciste contro le popolazioni sono state centinaia e hanno riguardato sia il Mezzogiorno che il Centro-Nord. Tra il 1943 e il 1945 il nostro Paese fu teatro di alcune delle più efferate e sanguinose azioni criminali contro i civili che la storia del Novecento ricordi. Le vittime sono state stimate in un numero vicino a 15 mila, senza contare gli effetti devastanti sull’intera vita di alcune località, come Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema; Caiazzo e altre.
Un libro intitolato “Le stragi nazifasciste del 1943-1945. Memoria, responsabilità e riparazione”, uscito in queste settimane, edito da Carocci e curato dall’Anpi, ha fatto il punto su queste vicende
.

Mario Avagliano
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