Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Rabbi
Israel Spira, rebbe di Bluzhov, sopravvissuto ad Auschwitz, diceva ai
suoi chassidim: “Ci sono avvenimenti di tale straordinaria grandezza
che non li si dovrebbe ricordare in ogni momento, ma non li si dovrebbe
nemmeno dimenticare. La Shoah è uno di questi avvenimenti”.
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Chi vuol sterminare qualcuno deve costruire il suo nemico come potente, come minaccia, per questo meritevole di persecuzione.
Così fa il faraone (Es. 1, 8-11). Il primo passo di qualsiasi movimento
politico il cui fine sia l’edificazione di un regime totalitario, ieri
come oggi, in Egitto come in qualsiasi altro luogo, consiste
nell'inventarsi un nemico potente, perfido, e annichilente, nominarlo,
e proporsi di distruggerlo per poter finalmente avere diritto alla
felicità.
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Il presidente UCEI: "2014
per la dignità umana" |
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Desidero rivolgere a tutti gli italiani i più fervidi e calorosi auguri per le festività che si andranno a celebrare.
Auspico che il nuovo anno porti in dote un futuro migliore per le nostre famiglie e per le persone che abbiamo più care.
Ciascuno di noi è chiamato a contribuire al bene comune mettendo al
servizio della collettività le migliori energie fisiche e intellettuali
con la consapevolezza che ogni individualità è parte di un tutto e che
quel tutto rappresenta un sistema di valori irrinunciabile per chi
crede nell’Italia democratica e plurale. Il mio auspicio, anche alla
luce del crescente disagio sociale, è che sia soprattutto un 2014
all’insegna dell’Altro: l’Altro come valore, l’Altro come essere umano
da rispettare nella sua dignità così da rendere le diversità fonti di
ricchezza e non di conflitto”.
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Voci a confronto |
Le
parole usate dal presidente del Congresso Ebraico Europeo Moshe Kantor
nel commentare l’esultanza dell’attaccante francese Nicolas Anelka,
ieri a segno in Premier League sono state chiarissime: “Nient’altro che
un saluto nazista, soltanto meno noto al grande pubblico. Per questo ci
auguriamo che vengano presi provvedimenti della stessa durezza”. E la
notizia compare oggi su numerose testate (Corriere della sera, Stampa,
Gazzetta e Corriere dello sport ed altri) accompagnata da immagini
inequivocabili, chiaramente collegate al fenomeno già segnalato anche
sul portale dell’ebraismo italiano moked.it a metà dicembre. Lo sdegno
della Francia trova corrispondenza nella decisione di vietare gli
spettacoli del discusso comico di origine camerounense Dieudonné Mbala
Mbala, antisemita di estrema destra che nei suoi show è solito
inneggiare alla Shoah (Nazione – Carlino – Giorno) e che sarebbe
l’ispiratore del gesto di Anelka. Su Il manifesto Anna Maria Merlo
spiega che il ministro francese degli Interni Manuel Vals avrebbe
deciso di inviare ai prefetti una circolare che mermetterà di valutare,
caso per caso, se gli spettacli di Dieudonné sono “una turbativa
dell’ordine pubblico” e se dovranno venire proibiti. L’antisemitismo in
Francia è un reato, non un’opinione. A Bologna un artigiano ha messo in
atto una clamorosa protesta (raccontata su Il resto del Carlino –
Bologna) esponendo in vetrina una stella di David e un cartello in cui
paragona gli artigiani a partita Iva ai negozianti ebrei durante il
nazifascismo. E la banalizzazione della Shoah e dei suoi simboli,
utilizzati “come sintesi potentissime di significati condivisi” ma con
leggerezza e con “il difetto di essere così universali con una tale
leggerezza e universalità da diventare superficiali” (Corriere della
Sera – La Lettura) ritorna anche con l’utilizzo dell’immagine di Anne
Frank, che nell’ultima edizione di X Factor campeggiava tatuata sul
braccio di una concorrente. Molte testate, fra cui Sole 24 ore,
Corriere, e Giornale raccontano come in Egitto sia riesplosa la rabbia:
per protesta contro la messa al bando dei Fratelli Musulmani ieri
militanti islamisti hanno bloccato gli esami e messo a fuoco due
facoltà a al-Azhar, che è diventata l’epicentro di scontri molto
violenti con le forze di sicurezza. E secondo l’Osservatore Romano la
situazione rischia di diventare instabile anche in Libano, dove sono
sempre più pesanti le ricadute del conflitto siriano sui fragili
equilibri del paese. Mentre la Repubblica riporta come a papa Francesco
sia arrivato da Assad un messaggio di ringraziamenti e di
rassicurazioni sulla difesa delle comunità cristiane, a confermare la
speranza di Damasco in un intervento del Vaticano come possibile
mediatore sulla questione siriana.
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Ricordare il «secolo totale» |
Prosegue
con l’anno entrante un periodo di ricorrenze, in parte già inaugurato
con il settantesimo dell’inizio della lotta di Liberazione. Il 2014
rinvia infatti al centenario delle Grande guerra che, tra il 1914 e il
1918, coinvolse l’intera Europa e non solo essa. Dei suoi effetti di
lungo periodo, del suo costituire una cesura periodizzante, ossia un
complesso di eventi che stabiliscono una rottura tra il prima e il poi,
molti hanno già detto ed altri ancora avranno modo di dire. Anche su
queste pagine, ci viene da pensare e sperare. Ritornare a quel
conflitto implica infatti il ragionare su cosa sia una guerra
contemporanea, dai caratteri mondiali, letteralmente «totali». Una
totalità che deriva soprattutto dal fatto che le linee di divisione tra
civili e militari furono allora varcate una volta per sempre. Non solo
la pietà residua veniva a mancare. È piuttosto il quadro di
riferimento, su un piano politico, che subì uno stravolgimento e una
radicalizzazione senza precedenti.
Claudio Vercelli
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Nugae
- The Parisianer |
L'ideale
per darsi un tono e far finta di essere una raffinata cosmopolita un
po' intellettuale, ma senza annoiarsi o impelagarsi in letture troppo
impegnate (tipo pretendere di portare come libro da vacanza Danubio di
Claudio Magris, illusa), è leggere il New Yorker. Ha il fascino chic
della genialità sottile abbinata all'attualità più d'élite e deliziosa,
alimentato da scritti giovanili di futuri autori classici. E poi ci
sono le copertine, un amore nato tempo addietro grazie a un utilissimo
regalo di compleanno consistente in un cofanetto che ne contiene cento
sotto forma di cartoline. Per di più il tasso di ebraicità è
praticamente pari a quello di ogni altra testata contenente la parola
jewish.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità: Alexander Altmann |
Nel
1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion
si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità
ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che
avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di
Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del
professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa
significa essere ebreo?” - scaricabile dai siti www.proedieditore.it e
www.hansjonas.it - ha messo in luce per la prima volta in Italia quella
discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul
nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le
loro risposte. Oggi Alexander Altmann (1906-1987), rabbino ed erudito,
figlio di un rabbino ungherese che nel 1938 emigra in Olanda e muore ad
Auschwitz, è stato rabbino a Berlino, per poi trasferirsi prima nel
Regno Unito poi negli Stati Uniti, dove è stato professore di Filosofia
ebraica alla Brandeis, dove è stato anche direttore del Lown Institute
for Advanced Judaic Studies.
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