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14 gennaio 2014 - 13 Shevat 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Solitamente si innalzano le mani in segno di esultanza dopo aver vinto una battaglia difficile o dopo aver superato una prova ardua. Nella guerra contro Amalèk, il nemico metastorico del popolo ebraico, avviene il contrario. È la fiducia nell’Eterno che, grazie all’innalzamento delle mani di Moshè, segna la sconfitta di Amalèk, paradigma di chi, in ogni generazione, tenta in tutti i modi di "farci cadere le braccia..". Ma in questo singolare conflitto le mani di Moshè hanno bisogno di un sostegno, tanto è vero che Aròn e Chur prendono una pietra ponendola a sostegno delle braccia di Moshè (Shemòt, 17; 11-12). Le mani di un Maestro e di una guida, anche della grandezza e della statura di Moshè, non sono sufficienti, da sole, a respingere la fratture che Amalèk porta con sé. Sono necessari la collaborazione e lo sforzo di tutti.
 
Dario
Calimani,
anglista
In Italia si sta diffondendo l’ebraismo ‘progressivo’: è arrivata la riforma. Per chi, seguendo una tradizione comunitaria, ha vissuto una vita nell’alveo dell’ebraismo ortodosso, anche praticandolo in maniera assai personalizzata, è un piccolo trauma identitario. Era più facile riconoscere in sé un difetto di coerenza fra la prassi individuale e la regola comunitaria piuttosto che dover indossare un abito altrui sentendosi vagamente opportunisti. Ma è questione di gusti e di prospettive. Chi non riesce a convivere con le proprie contraddizioni credo faccia bene a cercare di risolverle in qualsiasi modo, pur di vivere conciliati con se stessi.
 
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Progetti Otto per Mille
Presentazione domande
Scadrà il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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Voci a confronto
“Da Veltroni a Gattegna, in Campidoglio l’addio ad Arnoldo Foà, una vita di teatro”. Così Repubblica racconta l’ultimo omaggio al grande volto delle scene italiane, “ebreo laico, profondamente legato alla comunità ebraica e allo Stato di Israele” secondo le parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riportate dal quotidiano.
Rispondendo alla lettera di un lettore, Corrado Augias su Repubblica torna sul caso di Dieudonné e dei suoi spettacoli animati da “puro odio antiebraico”, e allarga la riflessione al tema della Memoria, citando il pensatore Alain Finkielkraut: “La ripetizione pedagogica uccide l’emozione. Molti ormai non vedono più la sofferenza suprema ma solo la ripetizione stucchevole di cliché. Non è più il nazismo che fa orrore ma l’insegnamento della Shoah. Si vorrà senza dubbio, per dovere di memoria, combattere il male; non faremo che aggravarlo. Io non ho soluzione” .
 
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Progetti di futuro
“Le due parole centrali della Torah - ha scritto rav Benedetto Carucci Viterbi sul Portale dell’ebraismo italiano, moked.it - sono darosh darash: ripetizione rafforzata di cercare; ma anche di studiare e di interpretare. Il cuore della Torah è dunque nello studio e nel tentativo di comprendere. E nessuno si può sottrarre a questo compito fondante: neanche Mosé il nostro maestro, colui che cerca al centro della Torah”. Per l’ebraismo, come spiega il rav, lo studio è uno dei pilastri della vita ebraica e nessuno può sottrarvisi. Progetti di futuro è il titolo del dossier dedicato alle prospettive che si aprono ai giovani dopo la scuola superiore.
 
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  davar
Arnoldo foà (1916-2014)
"Un artista libero, laico, ebreo"
“Arnoldo Foà è stato un uomo totalmente libero e ha saputo conciliare la sua libertà con una piena consapevolezza della propria identità ebraica. Era un ebreo laico, profondamente legato alla comunità ebraica italiana e allo Stato di Israele come ha dimostrato la sua partecipazione a diverse iniziative”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel rendere omaggio alla figura di Arnoldo Foà nel corso della camera ardente allestita ieri in Campidoglio. Una cerimonia solenne, un ultimo commosso saluto inframmezzato da momenti di leggerezza quando, a essere riproposti, sono stati gli sketch e le tappe più significative di una carriera straordinaria.
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laura boldrini in israele e territori
'Ricordare, ricordare, ricordare.
Gli studenti visitino Yad Vashem'

Verrà accolta con un piatto di frutta secca in omaggio alla vicina festa di Tu Bishvat la presidente della Camera Laura Boldrini che domani a Gerusalemme visiterà il Tempio e il Museo di Arte ebraica italiana. Un momento di incontro con la Hevrat Yehudè Italia e la comunità degli italkim incastonato in quattro giorni di impegni di natura politica, economica e culturale, nell’ambito della visita a Israele e Territori palestinesi che ha preso il via nelle scorse ore.
“Ho accolto molto volentieri l’invito del presidente della Knesset, Yuli-Yoel Edelstein, a incontrarsi di nuovo in seguito alla sua visita a Roma in ottobre per rafforzare i rapporti bilaterali tra il Parlamento israeliano e la Camera dei deputati – ha dichiarato Boldrini - La visita, programmata da tempo, cade in un momento storico”.
“Ricordare, ricordare, ricordare: questo è il più efficace antidoto a chi ancora oggi mette in discussione l'orrore - ha sottolineato la presidente della Camera allo Yad Vashem, dove ha lanciato un monito contro i pericoli del negazionismo e dell’odio che corre su web – E’ importante far venire qui le scuole. Dobbiamo portare i giovani in questo luogo dove deve nascere una consapevolezza di cui ci è molto bisogno nel nostro Paese”.

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Libri - "la fine della modernità ebraica"
Ebrei immaginari e rivoluzione
Enzo Traverso è un singolare esemplare di intellettuale errante. Ricercatore italiano all'estero, ha insegnato a lungo in Francia, ora lavora negli Stati Uniti, e si interessa, fra l'altro, di ebraismo contemporaneo. È un lettore attento e onnivoro, lucido e critico, molto concentrato sull'obiettivo della sua analisi e sull'aggressivo, quasi ossessivo programma narrativo che si è prescelto fra i molti possibili. C'era da aspettarsi che il suo libro, “La fin de la modernité juive”, ora tradotto in italiano per Feltrinelli, sarebbe stato accolto con parole di grande plauso, ma anche di dura critica. In parte perché è un libro ben scritto, ma soprattutto perché è di quei libri a intreccio e a tesi che, di questi tempi, un vasto pubblico aspetta come in agguato e poi legge avidamente perché conferma quello che già sapeva e che voleva risapere. Un altro libro in cui, al di là della plausibilità della prospettiva storica e contemporanea sul triangolo Europa-ebrei-modernità, si rimettono in discussione criticamente i fondamenti della diaspora ebraica e le radici culturali e morali, dunque la legittimità, dello Stato d'Israele.

Sergio Della Pergola Università ebraica di Gerusalemme
Pagine Ebraiche, gennaio 2014
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pilpul
I crimini della brava gente
Dopo l’armadio della vergogna, il carrello della vergogna. Il giornalista Franco Giustolisi, che già coniò la prima definizione a proposito dell’armadio zeppo di documenti sui crimini nazifascisti in Italia, tenuti colpevolmente segreti per decenni, diffonde adesso una seconda, per certi versi complementare, tranche di carte ignote. Si tratta degli atti della Commissione d’inchiesta sui crimini italiani nei paesi occupati durante la seconda guerra mondiale, sostanzialmente sconosciuti.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Sharon e la pace
Secondo il quotidiano Haarez, Ariel Sharon non voleva limitarsi all’evacuazione della Striscia di Gaza che portò avanti fino in fondo, ma era pronto a compiere anche “passi importanti” per la pace coi palestinesi. Fu durante i suoi incontri con Mahmud Abbas (Abu Mazen) nel maggio 2005 che aveva annunciato il progetto di far uscire gli israeliani da tutta la Striscia.

Sergio Minerbi, diplomatico
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Storie - Il messaggio in bottiglia
In una delle 43 storie del  libro “Racconti ebraici” di Gianfranco Moscati e Gustavo Ottolenghi si parla della testimonianza dell’ebrea polacca Rachel Igenfeld. Dopo la fuga e l’esilio in Svizzera per sfuggire alla cattura dei nazifascisti, nel 1945 Moscati rientrò a Milano e collaborò con il Servizio ricerche deportati, che aveva sede a Roma. Entrò così in possesso di una ventina di appelli della giovane Rachel, rimasta vedova nel ghetto di Varsavia, che mise in salvo la sua piccola neonata Italaja lasciandola dentro un cesto nella foresta con un biglietto con su scritto: “La bimba è battezzata e si chiama Leonka”.

Mario Avagliano
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