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23 gennaio 2014 - 22 Shevat 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La parashah di questa settimana contiene moltissime norme e regole che attengono a ogni ambito della vita, sia sociale, sia giuridica, o cultuale, o familiare. Tutte queste norme sono introdotte dalla frase “We-élle ha-mishpatìm ashèr tassìm lifnehèm”, “E queste sono le norme che porrai davanti a loro”. Rashì, utilizzando un noto Midràsh, rileva che il brano, il capitolo, comincia con una congiunzione; ciò non può essere né casuale, né un errore linguistico o di copiatura.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Domenica nella sala dei Duecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, si è svolta un importante convegno in memoria del cardinale Elia Dalla Costa, Giusto fra le Nazioni. Come si sa nell’ebraismo non esistono santi, ma l’elezione a Giusto fra le Nazioni è in un certo senso qualcosa che assomiglia a una beatificazione. Fra le molte cose importanti compiute dal cardinale Dalla Costa, forse la più importante fu la Parola. “Là fuori vi sono delle persone in pericolo. Sono nostri fratelli. Uscite e aiutateli”. Così il cardinale Dalla Costa dal pulpito. Quella parola che tragicamente non fu udita da altro più alto pulpito e tu, Elia Angelo Dalla Costa, hai voluto e hai saputo dire. Grazie.
 
MILANO – Appuntamento alle 18 per la presentazione del romanzo "Testastorta" della scrittrice israeliana Nava Semel. L’evento, organizzato dall'Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme con il Memoriale della Shoah si svolgerà presso le strutture del Memoriale in piazza Edmond Safra 1. Relatori saranno l’autrice e rav Giuseppe Laras, introdotti da Anna Linda Callow.

MILANO – Domani alle 9.30, cerimonia di commemorazione in via Silvio Pellico davanti dell’ex albergo Regina, che fu comando delle SS e quartiere generale della Gestapo negli anni 1943-1945. Previsti gli interventi di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano, Daniele Nahum, Consigliere della Comunità ebraica, Ionne Biffi, vicepresidente della Fondazione Memoria della Deportazione, Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale, Gino Morrone, presidente regionale della Fiap, Giuseppe Oliva della Segreteria CISL di Milano. A coordinare lo studioso Marco Cavallarin. Appuntamento poi alla Sala Convegni di Palazzo Reale per l’incontro “Il valore della testimonianza”, dove interverranno Venanzio Gibillini e Liliana Segre.
 
Progetti Otto per Mille
Presentazione domande
Scadrà il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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La Memoria viva
“Il titolo dell’ultimo libro di Elena Loewenthal è decisamente provocatorio: Contro la giornata della memoria (Torino, Add Editore, 2014, pagine 93, euro io). E confermandosi uno spazio culturale aperto al dialogo, il mensile ‘Pagine Ebraiche’, sul numero di febbraio, pubblica un’intervista del direttore Guido Vitale alla scrittrice che spiega le ragioni del suo appello”. Così l’Osservatore Romano nel presentare l’intervista del mese del numero di Pagine Ebraiche di febbraio in distribuzione. A Vitale che le chiede cosa vuole ottenere con questo libro, Loewenthal risponde: “Fare della Memoria un’esperienza viva e non un esercizio di retorica”.
Inaugurata ieri al Museo di Roma in Trastevere la mostra I giovani ricordano la Shoah organizzata dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il supporto dell’UCEI. Presenti all’inaugurazione, tra gli altri, il ministro Maria Chiara Carrozza, il presidente UCEI Renzo Gattegna, l’assessore alla Cultura di Roma Capitale Flavia Barca e l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon. “Vi dò il massimo dei voti”, ha detto il ministro Carrozza rivolgendosi ai ragazzi. “Una mostra che trabocca di speranza”, ha spiegato Sira Fatucci a Francesca Nunberg del Messaggero.
Prosegue, con grande successo, l’iniziativa del Corriere.it sulla figura di Vera Jarach Vigevani. Oggi, in occasione della quarta puntata della serie, Antonio Ferrari intervista per il cartaceo Arrigo Levi, grande firma del giornalismo italiano ma soprattutto amico di infanzia della famiglia Vigevani e custode di molti ricordi del periodo trascorso a Buenos Aires. Finito l’inferno, le strade di Arrigo e Vera divergono. “Alla fine della guerra – racconta infatti il giornalista – abbiamo cominciato a pensare al ritorno in Italia, mentre la famiglia di Vera decise di restare. Sapete quando siamo arrivati a Modena? Il 2 giugno del 1946. Mio padre avrebbe fatto qualsiasi sacrificio per poter essere a casa quel giorno. Il perché è semplice: voleva arrivare in tempo per votare al referendum istituzionale sulla scelta tra monarchia e repubblica. Riuscì a votare. Era doppiamente felice: di essere tornato e di aver esercitato il proprio diritto-dovere di elettore”.
Missione a Roma per il ministro agli affari strategici israeliano Yuval Steinitz. Scopo del viaggio, secondo il quotidiano Maariv, “frenare il riavvicinamento in corso tra Italia e Iran”. Dal Forum di Davos la replica del ministro degli Esteri Emma Bonino. “Non si tratta — ha detto il ministro — di bloccare o non bloccare i rapporti economici tra Italia e Iran. Noi abbiamo messo sul sito del ministero cosa significa l’alleggerimento delle sanzioni all’Iran e quali sanzioni rimangono in vigore. A partire da ciò, gli imprenditori traggono le loro conseguenze” (Repubblica).
In Israele intanto arrestati tre esponenti di Al Qaeda che stavano progettando attentati e azioni terroristiche. L’operazione delle forze di sicurezza si è svolta nel quartiere di Gerusalemme Est. Tra gli obiettivi della cellula, riporta Libero, l’ambasciata americana di Tel Aviv, il rapimento di soldati da una stazione di autobus e un attacco con granate, a mezzo di un commando, a un importante centro congressi di Gerusalemme, l’International Convention Centre, con annessi ordigni per ‘accogliere’ le squadre di soccorso.
Duro scontro sul futuro del tiranno Assad a monopolizzare l’attenzione del primo giorno di lavori della conferenza di pace sulla Siria in svolgimento a Montreux. A ricostruire i tanti passaggi di una giornata complessa è l’inviato della Stampa Maurizio Molinari. Netta, tra le altre, la posizione del segretario di Stato statunitense John Kerry: “Assad non può far parte della transizione, è lui il magnete del terrorismo ed è lui che ha risposto con la violenza alle prime pacifiche proteste nel 2011”.
Stato di fermo e interrogatorio per il comico francese Dieudonnè che, in risposta all’ufficiale giudiziario che gli aveva notificato una nuova ingiunzione di pagamento delle somme alle quali in passato è stato condannato per incitamento all’antisemitismo e all’odio razziale, avrebbe cacciato in malo modo l’uomo e sparato un colpo in aria con una pistola flashball.
 
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  davar
27 gennaio
Roma si stringe ai Testimoni
Grande commozione al Tempio Maggiore di Roma per il consueto abbraccio della Comunità ebraica ai suoi deportati in occasione del Giorno della Memoria. Inaugurata dai saluti dell'assessore alla Memoria Elvira Di Cave e condotta dallo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah, la cerimonia ha visto la partecipazione del ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge.
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27 gennaio
Da Marzabotto a Sant'Anna,
quando l'orrore colpì i civili

Conoscere e comprendere il significato delle parole è il percorso per costruire una memoria solida, consapevole, viva. E per coltivare la Memoria è necessario partire dalle basi e spiegare ai giovani cosa significa Shoah. “Il vocabolo significa catastrofe”, ha spiegato lo storico Michele Sarfatti agli studenti presenti in occasione della tavola rotonda promossa dal Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e organizzata in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una catastrofe unica e senza precedenti nella storia di cui ieri, nel corso dell'incontro dal titolo “Le deportazioni degli ebrei e le stragi naziste contro civili in Italia: una riflessione nel settantesimo anniversario”, aperto dalle parole del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Filippo Patroni Griffi e del presidente UCEI Renzo Gattegna, hanno dato un quadro gli storici Sara Berger, Lutz Klinkhammer, Iael Orvieto, Liliana Picciotto e Michele Sarfatti. A moderare gli interventi, Victor Magiar, delegato UCEI per la Memoria della Shoah.
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qui roma
Sette domande per crescere
La voglia di stare assieme, la necessità di condividere, l’amore sincero e disinteressato per Israele, il rispetto dell’altro nella diversità delle opinioni e delle identità, i limiti che devono essere posti dalla Legge ebraica e dal sentire comune della comunità a chi assume comportamenti devianti o potenzialmente pericolosi. Questi i valori posti al centro della lezione impartita dal rabbino capo della Capitale, rav Riccardo Di Segni, in una serata densa di emozioni e di insegnamenti. In una sala gremita del centro sociale di via Balbo, lo stesso luogo dove la scorsa settimana si erano trascorse ore di tensione nel corso di un dibattito dedicato alla presentazione del libro “La sinistra e Israele”, il Rav ha condotto un incontro che era molto atteso dagli iscritti della Comunità. A giudicare dagli umori registrati in sala, la serata ha finito per rispondere in larga misura alle molte esigenze di cui erano portatori i partecipanti. Spiegare meglio le proprie ragioni, scusarsi degli errori e dei torti, compiere passi avanti sulla strada della pace, della concordia e dell’accettazione, imparare dalle Fonti ebraiche, ma, soprattutto, crescere ponendosi degli interrogativi. Nel corso del dibattito ha avuto fra l’altro occasione di intervenire fra i tanti anche l’economista Giorgio Gomel, cui il Rav ha voluto offrire l’occasione di spiegare in prima persona i reali intendimenti e il suo pensiero riguardo ad affermazioni e valutazioni estreme espresse in passato e concernenti la realtà israeliana considerate inaccettabili e provocatorie da altre componenti della comunità.

Al di là della sostanziosa e importante analisi di molti fonti ebraiche che ha aperto la serata; al di là del dibattito, che ha visto nei suoi molti interventi la presentazione lacerante di tante posizioni e sensibilità diverse, ma che in definitiva è stato superato da tutti gli intervenuti con una prova di crescita e di maturità; sono proprio gli interrogativi, le domande che il Rav ha sollevato e che ha idealmente consegnato per una profonda riflessione a tutti i componenti della comunità, che hanno costituito il baricentro e il fattore determinante della serata.

Una responsabilità importante, ha sottolineato, che grava su ognuno di noi e cui ognuno deve rispondere sulla base di una profonda e serena riflessione personale.

Le riportiamo qui di seguito, offrendo al lettore in un testo separato le riflessioni della redazione e rimandando ad altra sede ogni dibattito e ogni approfondimento al riguardo, perché ogni lettore le prenda in consegna e ne faccia l’uso migliore. Ma soprattutto perché i fatti di questi giorni costituiscano, al di là delle incomprensioni, una grande occasione di crescita per tutta la collettività.

LE SETTE DOMANDE SOLLEVATE DAL RAV

1 La durezza delle nostre posizioni nei confronti di Israele, in qualsiasi senso, nasce da una scelta libera e cosciente, o è il sostituto psicologico di problemi personali non risolti?

2 Le nostre posizioni su Israele nascono da scelte personali o si conformano a idee di gruppo accettate più o meno acriticamente?

3 Il nostro attivismo politico su Israele è motivato dalla passione o c’è anche qualche ambizione di carriera, di posizione sociale e di lavoro? Siamo capaci di non sfruttare a nostro vantaggio i benefici derivanti da un’esposizione pubblica come ebrei e di distinguere l’impegno ebraico dalla nostra vita privata o pubblica di lavoro o politica non ebraica?

4 Quando attacchiamo altri ebrei in nome di Israele, abbiamo verificato la nostra personale coerenza ebraica: abbiamo costruito una famiglia ebraica, educato ebraicamente, fatto Tzedaqà, rispettato le regole basilari? Cosa abbiamo fatto e facciamo per il futuro fisico e spirituale del popolo ebraico?

5 Quando prendiamo posizione da qui nei confronti di Israele ne abbiamo valutato le conseguenze, ci siamo fatti carico delle responsabilità, calcolato cosa rischiamo noi qui e cosa rischiano in Israele? Quando è stata l’ultima volta che siamo saliti su un autobus in Israele?

6 Quando attacchiamo chi non la pensa come noi lo facciamo in nome dei principi o ci mettiamo dentro anche vecchi asti famigliari, sociali, invidia, desiderio di potere politico a tutti i livelli, dalla strada ai consigli comunitari, alle presidenze, ai rapporti con le autorità?

7 Quando attacchiamo qualcuno in nome del bene di Israele abbiamo ben chiaro il concetto e la Mitzvah di Ahavat Israel, del rispetto che si deve ad ogni fratello/sorella anche se lo consideriamo deviante, ne abbiamo considerato la sua storia personale? Il nostro desiderio è quello di convincere uno che sbaglia e si vuole soltanto reprimere un dissenso?

Alla serata ha preso parte un pubblico numeroso, attento ed estremamente partecipe. Erano fra gli altri presenti in sala i Consiglieri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Sabrina Coen , Elvira Di Cave, Noemi Di Segni, Alessandro Luzon, Simona Nacamulli, Riccardo Pacifici, Daniela Pavoncello, Barbara Pontecorvo, Raffaele Sassun e Luca Zevi.
 
Adam Smulevich

(nell’immagine un momento di serenità fra alcuni partecipanti al termine della lezione del Rav e dell’incontro)

informazione
Sette domande, un impegno
L’Assemblea dei redattori del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche dopo aver preso attentamente in considerazione le Sette domande sollevate dal rav Riccardo Di Segni, ha emesso la nota che segue:

“Ogni cittadino, ogni ebreo, ha il dovere di portare, nel concreto della propria vita quotidiana e del proprio lavoro, con la maggiore trasparenza e con la maggiore coerenza di cui è capace, gli insegnamenti ricevuti.
Noi della redazione riteniamo che la lezione del rav Riccardo Di Segni, conclusasi con sette interrogativi, costituisca per tutti un’occasione preziosa di crescita e di maturazione e ci sentiamo in dovere di confrontarci con umiltà e di metterci in gioco per tentare di rispondere in maniera positiva alle domande sollevate alla conclusione del suo insegnamento. I giornalisti devono parlare attraverso il loro operato, non attraverso le dichiarazioni di principio, e rispondono di quello che pubblicano. (...)
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Accordo Yad Vashem-San Marino
La Memoria del Titano
Un accordo per la ricerca nella Memoria. È quello firmato dalla Repubblica di San Marino e lo Yad Vashem di Gerusalemme per lo studio comparato di documenti, un'intesa che entrambe le parti hanno definito storica. A siglarla sono state Anat Kutner, responsabile delle acquisizioni per l'istituzione israeliana, e Patrizia Di Luca, coordinatrice del comitato sammarinese costituito ad hoc. Nel progetto anche "una ricerca per capire se la Repubblica ha avuto un atteggiamento positivo verso una popolazione profondamente colpita da una grande sofferenza".
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27 gennaio
Le forme della Memoria
“Parlo di sei milioni di morti, starmi a sentire è una questione di civiltà”. Chiede rispetto di fronte a un tema così delicato e complesso il giornalista e scrittore Corrado Augias. Di fronte a lui una platea di studenti romani. L'occasione è il seminario di studio “Le forme della memoria. Aspetti della Shoah nell’Europa centro-orientale” organizzato dall'ambasciata canadese in Italia in collaborazione con il Progetto Memoria e con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un appuntamento tenutosi questa mattina alla Biblioteca Nazionale e che ha visto protagonisti, assieme ad Augias, il direttore della Biblioteca Nazionale Osvaldo Avallone, lo storico Andrea Carteny e Liliana Picciotto, consigliere UCEI e storica del Cdec di Milano. Punto di riferimento dell'evento, la mostra Last Folio, Un viaggio fotografico di Yuri Dojc, esposta nelle sale della biblioteca fino al 27 gennaio, racconto per immagini di quel poco della Comunità ebraica slovacca che è riuscito a sopravvivere alla Shoah..
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pilpul
Setirot - Silenzio
Si dice che la parola vera la ascolti soltanto nel deserto, luogo del silenzio per eccellenza. Forse noi ebrei italiani – religiosi e non credenti, tradizionalisti e no, tutti insomma – avremmo bisogno di un po' di deserto. A scanso di equivoci: ho detto silenzio (assenza di ogni forma di rumore, suono o voce), non mutismo (incapacità o rifiuto di parlare).

Stefano Jesurum, giornalista

Time out - I diritti degli altri
Come si fa a dubitare della capacità della comunità ebraica di indignarsi di fronte ad atti d'islamofobia non lo capisco. Il dubbio nasce rispetto alla presa di posizione di un deputato, Khalid Chaouki, personaggio tra l'altro piuttosto ambiguo, sugli insulti antisemiti a Gad Lerner da parte di un deputato della Lega. Si pensa forse che un deputato ebreo non avrebbe fatto lo stesso?

Daniel Funaro
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