
Elia Richetti,
rabbino
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La parashah di questa settimana contiene
moltissime norme e regole che attengono a ogni ambito della vita, sia
sociale, sia giuridica, o cultuale, o familiare. Tutte queste norme
sono introdotte dalla frase “We-élle ha-mishpatìm ashèr tassìm
lifnehèm”, “E queste sono le norme che porrai davanti a loro”. Rashì,
utilizzando un noto Midràsh, rileva che il brano, il capitolo, comincia
con una congiunzione; ciò non può essere né casuale, né un errore
linguistico o di copiatura.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Domenica nella sala dei Duecento di Palazzo
Vecchio, a Firenze, si è svolta un importante convegno in memoria del
cardinale Elia Dalla Costa, Giusto fra le Nazioni. Come si sa
nell’ebraismo non esistono santi, ma l’elezione a Giusto fra le Nazioni
è in un certo senso qualcosa che assomiglia a una beatificazione. Fra
le molte cose importanti compiute dal cardinale Dalla Costa, forse la
più importante fu la Parola. “Là fuori vi sono delle persone in
pericolo. Sono nostri fratelli. Uscite e aiutateli”. Così il cardinale
Dalla Costa dal pulpito. Quella parola che tragicamente non fu udita da
altro più alto pulpito e tu, Elia Angelo Dalla Costa, hai voluto e hai
saputo dire. Grazie.
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MILANO – Appuntamento alle 18 per la
presentazione del romanzo "Testastorta" della scrittrice israeliana
Nava Semel. L’evento, organizzato dall'Associazione Italiana Amici
dell’Università di Gerusalemme con il Memoriale della Shoah si svolgerà
presso le strutture del Memoriale in piazza Edmond Safra 1. Relatori
saranno l’autrice e rav Giuseppe Laras, introdotti da Anna Linda
Callow.
MILANO – Domani alle 9.30, cerimonia di commemorazione in via Silvio
Pellico davanti dell’ex albergo Regina, che fu comando delle SS e
quartiere generale della Gestapo negli anni 1943-1945. Previsti gli
interventi di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano, Daniele
Nahum, Consigliere della Comunità ebraica, Ionne Biffi, vicepresidente
della Fondazione Memoria della Deportazione, Roberto Cenati, presidente
dell’Anpi provinciale, Gino Morrone, presidente regionale della Fiap,
Giuseppe Oliva della Segreteria CISL di Milano. A coordinare lo
studioso Marco Cavallarin. Appuntamento poi alla Sala Convegni di
Palazzo Reale per l’incontro “Il valore della testimonianza”, dove
interverranno Venanzio Gibillini e Liliana Segre.
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Progetti Otto per Mille
Presentazione domande |
Scadrà il 28 febbraio il termine per la
presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per
Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare
l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS
all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille
valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del
contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
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La Memoria viva
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“Il titolo dell’ultimo libro di Elena
Loewenthal è decisamente provocatorio: Contro la giornata della memoria
(Torino, Add Editore, 2014, pagine 93, euro io). E confermandosi uno
spazio culturale aperto al dialogo, il mensile ‘Pagine Ebraiche’, sul
numero di febbraio, pubblica un’intervista del direttore Guido Vitale
alla scrittrice che spiega le ragioni del suo appello”. Così
l’Osservatore Romano nel presentare l’intervista del mese del numero di
Pagine Ebraiche di febbraio in distribuzione. A Vitale che le chiede
cosa vuole ottenere con questo libro, Loewenthal risponde: “Fare della
Memoria un’esperienza viva e non un esercizio di retorica”.
Inaugurata ieri al Museo di Roma in Trastevere la mostra I giovani
ricordano la Shoah organizzata dal ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca con il supporto dell’UCEI. Presenti
all’inaugurazione, tra gli altri, il ministro Maria Chiara Carrozza, il
presidente UCEI Renzo Gattegna, l’assessore alla Cultura di Roma
Capitale Flavia Barca e l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon.
“Vi dò il massimo dei voti”, ha detto il ministro Carrozza rivolgendosi
ai ragazzi. “Una mostra che trabocca di speranza”, ha spiegato Sira
Fatucci a Francesca Nunberg del Messaggero.
Prosegue, con grande successo, l’iniziativa del Corriere.it sulla
figura di Vera Jarach Vigevani. Oggi, in occasione della quarta puntata
della serie, Antonio Ferrari intervista per il cartaceo Arrigo Levi,
grande firma del giornalismo italiano ma soprattutto amico di infanzia
della famiglia Vigevani e custode di molti ricordi del periodo
trascorso a Buenos Aires. Finito l’inferno, le strade di Arrigo e Vera
divergono. “Alla fine della guerra – racconta infatti il giornalista –
abbiamo cominciato a pensare al ritorno in Italia, mentre la famiglia
di Vera decise di restare. Sapete quando siamo arrivati a Modena? Il 2
giugno del 1946. Mio padre avrebbe fatto qualsiasi sacrificio per poter
essere a casa quel giorno. Il perché è semplice: voleva arrivare in
tempo per votare al referendum istituzionale sulla scelta tra monarchia
e repubblica. Riuscì a votare. Era doppiamente felice: di essere
tornato e di aver esercitato il proprio diritto-dovere di elettore”.
Missione a Roma per il ministro agli affari strategici israeliano Yuval
Steinitz. Scopo del viaggio, secondo il quotidiano Maariv, “frenare il
riavvicinamento in corso tra Italia e Iran”. Dal Forum di Davos la
replica del ministro degli Esteri Emma Bonino. “Non si tratta — ha
detto il ministro — di bloccare o non bloccare i rapporti economici tra
Italia e Iran. Noi abbiamo messo sul sito del ministero cosa significa
l’alleggerimento delle sanzioni all’Iran e quali sanzioni rimangono in
vigore. A partire da ciò, gli imprenditori traggono le loro
conseguenze” (Repubblica).
In Israele intanto arrestati tre esponenti di Al Qaeda che stavano
progettando attentati e azioni terroristiche. L’operazione delle forze
di sicurezza si è svolta nel quartiere di Gerusalemme Est. Tra gli
obiettivi della cellula, riporta Libero, l’ambasciata americana di Tel
Aviv, il rapimento di soldati da una stazione di autobus e un attacco
con granate, a mezzo di un commando, a un importante centro congressi
di Gerusalemme, l’International Convention Centre, con annessi ordigni
per ‘accogliere’ le squadre di soccorso.
Duro scontro sul futuro del tiranno Assad a monopolizzare l’attenzione
del primo giorno di lavori della conferenza di pace sulla Siria in
svolgimento a Montreux. A ricostruire i tanti passaggi di una giornata
complessa è l’inviato della Stampa Maurizio Molinari. Netta, tra le
altre, la posizione del segretario di Stato statunitense John Kerry:
“Assad non può far parte della transizione, è lui il magnete del
terrorismo ed è lui che ha risposto con la violenza alle prime
pacifiche proteste nel 2011”.
Stato di fermo e interrogatorio per il comico francese Dieudonnè che,
in risposta all’ufficiale giudiziario che gli aveva notificato una
nuova ingiunzione di pagamento delle somme alle quali in passato è
stato condannato per incitamento all’antisemitismo e all’odio razziale,
avrebbe cacciato in malo modo l’uomo e sparato un colpo in aria con una
pistola flashball.
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27
gennaio
Da
Marzabotto a Sant'Anna,
quando l'orrore colpì i civili
Conoscere
e comprendere il significato delle parole è il percorso per costruire
una memoria solida, consapevole, viva. E per coltivare la Memoria è
necessario partire dalle basi e spiegare ai giovani cosa significa
Shoah. “Il vocabolo significa catastrofe”, ha spiegato lo storico
Michele Sarfatti agli studenti presenti in occasione della tavola
rotonda promossa dal Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in
Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e
organizzata in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. Una catastrofe unica e senza precedenti nella storia di cui
ieri, nel corso dell'incontro dal titolo “Le deportazioni degli ebrei e
le stragi naziste contro civili in Italia: una riflessione nel
settantesimo anniversario”, aperto dalle parole del sottosegretario di
Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Filippo Patroni
Griffi e del presidente UCEI Renzo Gattegna, hanno dato un quadro gli
storici Sara Berger, Lutz Klinkhammer, Iael Orvieto, Liliana Picciotto
e Michele Sarfatti. A moderare gli interventi, Victor Magiar, delegato
UCEI per la Memoria della Shoah.
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qui
roma
Sette
domande per crescere
La
voglia di stare assieme, la necessità di condividere, l’amore sincero e
disinteressato per Israele, il rispetto dell’altro nella diversità
delle opinioni e delle identità, i limiti che devono essere posti dalla
Legge ebraica e dal sentire comune della comunità a chi assume
comportamenti devianti o potenzialmente pericolosi. Questi i valori
posti al centro della lezione impartita dal rabbino capo della
Capitale, rav Riccardo Di Segni, in una serata densa di emozioni e di
insegnamenti. In una sala gremita del centro sociale di via Balbo, lo
stesso luogo dove la scorsa settimana si erano trascorse ore di
tensione nel corso di un dibattito dedicato alla presentazione del
libro “La sinistra e Israele”, il Rav ha condotto un incontro che era
molto atteso dagli iscritti della Comunità. A giudicare dagli umori
registrati in sala, la serata ha finito per rispondere in larga misura
alle molte esigenze di cui erano portatori i partecipanti. Spiegare
meglio le proprie ragioni, scusarsi degli errori e dei torti, compiere
passi avanti sulla strada della pace, della concordia e
dell’accettazione, imparare dalle Fonti ebraiche, ma, soprattutto,
crescere ponendosi degli interrogativi. Nel corso del dibattito ha
avuto fra l’altro occasione di intervenire fra i tanti anche
l’economista Giorgio Gomel, cui il Rav ha voluto offrire l’occasione di
spiegare in prima persona i reali intendimenti e il suo pensiero
riguardo ad affermazioni e valutazioni estreme espresse in passato e
concernenti la realtà israeliana considerate inaccettabili e
provocatorie da altre componenti della comunità.
Al di là della sostanziosa e importante analisi di molti fonti ebraiche
che ha aperto la serata; al di là del dibattito, che ha visto nei suoi
molti interventi la presentazione lacerante di tante posizioni e
sensibilità diverse, ma che in definitiva è stato superato da tutti gli
intervenuti con una prova di crescita e di maturità; sono proprio gli
interrogativi, le domande che il Rav ha sollevato e che ha idealmente
consegnato per una profonda riflessione a tutti i componenti della
comunità, che hanno costituito il baricentro e il fattore determinante
della serata.
Una responsabilità importante, ha sottolineato, che grava su ognuno di
noi e cui ognuno deve rispondere sulla base di una profonda e serena
riflessione personale.
Le riportiamo qui di seguito, offrendo al lettore in un testo separato
le riflessioni della redazione e rimandando ad altra sede ogni
dibattito e ogni approfondimento al riguardo, perché ogni lettore le
prenda in consegna e ne faccia l’uso migliore. Ma soprattutto perché i
fatti di questi giorni costituiscano, al di là delle incomprensioni,
una grande occasione di crescita per tutta la collettività.
LE SETTE DOMANDE SOLLEVATE
DAL RAV
1 La durezza delle nostre
posizioni nei confronti di Israele, in qualsiasi senso, nasce da una
scelta libera e cosciente, o è il sostituto psicologico di problemi
personali non risolti?
2 Le nostre posizioni su
Israele nascono da scelte personali o si conformano a idee di gruppo
accettate più o meno acriticamente?
3 Il nostro attivismo
politico su Israele è motivato dalla passione o c’è anche qualche
ambizione di carriera, di posizione sociale e di lavoro? Siamo capaci
di non sfruttare a nostro vantaggio i benefici derivanti da
un’esposizione pubblica come ebrei e di distinguere l’impegno ebraico
dalla nostra vita privata o pubblica di lavoro o politica non ebraica?
4 Quando attacchiamo
altri ebrei in nome di Israele, abbiamo verificato la nostra personale
coerenza ebraica: abbiamo costruito una famiglia ebraica, educato
ebraicamente, fatto Tzedaqà, rispettato le regole basilari? Cosa
abbiamo fatto e facciamo per il futuro fisico e spirituale del popolo
ebraico?
5 Quando prendiamo
posizione da qui nei confronti di Israele ne abbiamo valutato le
conseguenze, ci siamo fatti carico delle responsabilità, calcolato cosa
rischiamo noi qui e cosa rischiano in Israele? Quando è stata l’ultima
volta che siamo saliti su un autobus in Israele?
6 Quando attacchiamo chi
non la pensa come noi lo facciamo in nome dei principi o ci mettiamo
dentro anche vecchi asti famigliari, sociali, invidia, desiderio di
potere politico a tutti i livelli, dalla strada ai consigli comunitari,
alle presidenze, ai rapporti con le autorità?
7 Quando attacchiamo
qualcuno in nome del bene di Israele abbiamo ben chiaro il concetto e
la Mitzvah di Ahavat Israel, del rispetto che si deve ad ogni
fratello/sorella anche se lo consideriamo deviante, ne abbiamo
considerato la sua storia personale? Il nostro desiderio è quello di
convincere uno che sbaglia e si vuole soltanto reprimere un dissenso?
Alla serata ha preso parte un pubblico numeroso, attento ed
estremamente partecipe. Erano fra gli altri presenti in sala i
Consiglieri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Sabrina Coen , Elvira
Di Cave, Noemi Di Segni, Alessandro Luzon, Simona Nacamulli, Riccardo
Pacifici, Daniela Pavoncello, Barbara Pontecorvo, Raffaele Sassun e
Luca Zevi.
Adam Smulevich
(nell’immagine un momento di serenità fra alcuni partecipanti al
termine della lezione del Rav e dell’incontro)
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informazione
Sette
domande, un impegno
L’Assemblea dei redattori del Portale
dell’ebraismo italiano www.moked.it e del giornale dell’ebraismo
italiano Pagine Ebraiche dopo aver preso attentamente in considerazione
le Sette domande sollevate dal rav Riccardo Di Segni, ha emesso la nota
che segue:
“Ogni cittadino, ogni ebreo, ha il dovere di portare, nel concreto
della propria vita quotidiana e del proprio lavoro, con la maggiore
trasparenza e con la maggiore coerenza di cui è capace, gli
insegnamenti ricevuti.
Noi della redazione riteniamo che la lezione del rav Riccardo Di Segni,
conclusasi con sette interrogativi, costituisca per tutti un’occasione
preziosa di crescita e di maturazione e ci sentiamo in dovere di
confrontarci con umiltà e di metterci in gioco per tentare di
rispondere in maniera positiva alle domande sollevate alla conclusione
del suo insegnamento. I giornalisti devono parlare attraverso il loro
operato, non attraverso le dichiarazioni di principio, e rispondono di
quello che pubblicano. (...)
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Setirot
- Silenzio |
Si
dice che la parola vera la ascolti soltanto nel deserto, luogo del
silenzio per eccellenza. Forse noi ebrei italiani – religiosi e non
credenti, tradizionalisti e no, tutti insomma – avremmo bisogno di un
po' di deserto. A scanso di equivoci: ho detto silenzio (assenza di
ogni forma di rumore, suono o voce), non mutismo (incapacità o rifiuto
di parlare).
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - I diritti degli altri |
Come
si fa a dubitare della capacità della comunità ebraica di indignarsi di
fronte ad atti d'islamofobia non lo capisco. Il dubbio nasce rispetto
alla presa di posizione di un deputato, Khalid Chaouki, personaggio tra
l'altro piuttosto ambiguo, sugli insulti antisemiti a Gad Lerner da
parte di un deputato della Lega. Si pensa forse che un deputato ebreo
non avrebbe fatto lo stesso?
Daniel Funaro
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