
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Che
qualcuno ci dica davvero di cosa possono parlare i rabbini. Che
qualcuno ci indichi la strada del nostro pensiero, dei nostri
interventi, delle nostre analisi sociali. Che qualcuno ci dica anche
come parlare. Che qualcuno ci faccia sapere se è lecito per un rabbino
avere un’idea politica, dei pensieri sul sociale, delle energie rivolte
al mondo in cui vive e persino entusiasmi per l’azione politica. Che
qualcuno ci faccia sapere se è giusto che un rabbino scriva di
grammatica francese come faceva Rashi, di astronomia, di storia, di
pensiero politico.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Fra
le numerose dimostrazioni di civiltà che Israele esprime, credo vada
segnalato il lavoro dell’associazione no-profit IsraAid. Nata nel 2001,
ha effettuato interventi umanitari in numerosi paesi e finanzia alcuni
progetti continuativi ad Haiti, in Kenia, nel Sudan e altrove. Fra le
sue azioni spicca per il grande significato politico l’aiuto profuso in
generi alimentari e beni di prima necessità distribuiti ai rifugiati
scampati al conflitto siriano e attualmente raccolti nei campi profughi
della Giordania.
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ROMA
- In occasione del Giorno della Memoria torna l'appuntamento con
"Memorie di famiglia". L'iniziativa, in programma al centro Pitigliani, si
aprirà alle 10.30 con i giovani impegnati a raccontare i ricordi dei
loro nonni.
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Progetti Otto per Mille Presentazione
domande
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Scadrà
il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da
realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni
interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver
presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione
Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e
proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del
Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Tutelare la Memoria
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Si
avvicina il Giorno della Memoria e il ricordo di quello che avvenne
durante la Shoah, ma anche il dibattito su quali siano le modalità per
evitare il rischio di banalizzazioni o eccessi di retorica, è in primo
piano sui giornali. “Il racconto corale di un pezzo d’Italia nel suo
periodo storico più terribile, di un’Italia indifesa, abbandonata,
perseguitata, straziata, ma che ha trovato la forza di ricostruire una
vita dignitosa”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Renzo Gattegna definisce il volume “Il Libro della Shoah italiana” che
sarà in edicola con Repubblica in due volumi nei prossimi giorni
(Venerdì di Repubblica). Tra gli spunti di riflessione sulla Memoria
maggiormente approfonditi è il saggio della scrittrice Elena Loewenthal
“Contro il Giorno della Memoria” (recensione della storica Anna Foa su
Avvenire). Tra le altre, da leggere, sul Fatto Quotidiano, l’analisi di
Furio Colombo che da parlamentare si batté per l’istituzione della
Giornata. “Io avrei voluto il 16 ottobre 1943, giorno del
rastrellamento nel ghetto di Roma – ricorda – Se fosse stato scelto il
16 ottobre, questo libretto contro il Giorno della Memoria non avrebbe
potuto essere scritto. La mia ostinazione nel volere il 16 ottobre, tra
l’altro, incontrò una forte ostilità dei miei colleghi parlamentari.
Perché metteva a nudo quella verità di cui parlavo prima: la Shoah è un
delitto italiano, che può avvenire a pochi passi dal Vaticano, senza
che nessuno, o quasi, dica nulla. Il 27 gennaio era più ecumenico”. La
Stampa pubblica una difesa del Giorno della Memoria nello spazio
“Editoriale dei lettori”, a firma di un ex dirigente scolastico.
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qui
roma
Conservare
la Memoria
"Conservare
la Memoria". Questo il tema della giornata di studio organizzata per il
terzo anno consecutivo dalla Scuola Superiore di Amministrazione
dell'Interno in occasione del Giorno della Memoria e con il patrocinio
della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nell'aula magna
dell'istituto, gremita di autorità dello Stato e allievi delle scuole
di formazione, il dramma della persecuzione e il ruolo dei Testimoni è
stato affrontato - con grande densità - nei diversi interventi. In
apertura i saluti del presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, del direttore della SSAI Emilia Mazzuca, del
viceministro dell'Interno Filippo Bubbico e del presidente della
Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman. A seguire le
riflessioni del sovrintendente dell'Archivio Centrale dello Stato
Agostino Attanasio e del regista Ruggero Gabbai, che hanno fatto da
preludio alla
presentazione del film-documentario "Il viaggio più lungo.
Rodi-Auschwitz" diretto dallo stesso Gabbai. Le parole del Testimone
della Shoah Sami Modiano, tra i pochissimi ebrei dell'isola
sopravvissuti al massacro, hanno concluso l'incontro. "Sami e tutti gli
altri Testimoni, a prezzo di grandi sofferenze, ci indicano quale
strada percorrere per un futuro di pace e fratellanza tra tutti gli
uomini. Il loro coraggio sia per tutti noi un esempio e un monito", ha
affermato Gattegna. Il presidente UCEI si è quindi soffermato
sull'importanza del legame educativo instauratosi con la Scuola in
questi tre anni di comune impegno per la Memoria.
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iSRAELE
Shulamit
Aloni (1928-2014)
“Una
contestatrice ante litteram, spietatamente razionale, ma mai
distruttiva”. Così Amos Luzzatto, studioso, intellettuale,
giàpresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane descrive la
sua compagna di classe Shulamit Adler nella Palestina del Mandato
britannico. Shulamit che alcuni anni più tardi, dopo aver combattuto
nella Guerra d’Indipendenza del 1948, sposò Reuven Aloni di cui assunse
il cognome. Con quel cognome divenne nota come figura centrale della
vita politica e culturale dello Stato d’Israele. Parlamentare,
ministro, Premio Israele, attivista conosciuta per essere portatrice di
posizioni anche molto controverse, Shulamit Aloni, è scomparsa nelle
prime ore della giornata all’età di 85 anni.
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QUI
ROMA - DOPO I FATTI DEL 14 GENNAIO
Consiglio,
voto unitario
Non
è certo, come alcuni avevano paventato, il desiderio di divisione, ma
piuttosto la consapevolezza del valore inestimabile di una comunità
unita, ad aver caratterizzato il Consiglio straordinario della Comunità
ebraica di Roma convocato a seguito dei fatti avvenuti nel Centro
sociale di via Balbo la sera del 14 dicembre.
I Consiglieri delle tre componenti rappresentate (Per Israele, Efshar,
Hazak) si sono a lungo confrontati in un clima di grande collaborazione
per prendere atto del monito lanciato dal rabbino capo della Capitale
Riccardo Di Segni e raggiungere un’identità di vedute. Al termine del
dibattito è stato stilato un lungo documento indirizzato poi agli
iscritti della Comunità, disponibile sui siti della comunitari e
diffuso anche mediante social network.
I Consiglieri romani sono concordi nel condannare fermamente ogni tipo
di intimidazione e di violenza verbale, fisica e psicologica e l’uso
dell’aggressione fisica denunciato da alcuni presenti alla serata. Ma
il documento prende in esame anche gli altri numerosi aspetti di questa
complessa vicenda, rispettando tutte le posizioni messe in gioco e
deplorando la scarsa attenzione degli organizzatori dell’evento per le
diverse sensibilità presenti nel mondo ebraico romano e manifestando
disagio per una campagna mediatica definita aggressiva e strumentale,
rivolta a tratti contro i vertici della Comunità, che ha trovato spazio
in particolare su alcuni blog e preoccupazione per il tenore di alcune
esternazioni apparse sui social network. I sentimenti di gratitudine
sono stati rinnovati nei confronti dei volontari responsabili
comunitari della sicurezza, che con il loro impegno hanno arginato le
contrapposizioni registrate in sala e a tutti i Consiglieri della
Comunità e dell'Ucei che si sono adoperati per smorzare i toni. Il
documento esprime altresì, sebbene nel corso delle presentazioni siano
emerse anche false informazioni, la propria vicinanza agli oratori
presenti.
Al forte richiamo all’unità ha fatto da preludio un serrato confronto
costruttivo fra tutti i partecipanti, aperto dal Presidente della
Comunità Riccardo Pacifici, che si è concluso solo quando è stato
possibile trovare l’intesa su ogni singola valutazione. Numerosi i
contributi e ricco di spunti il dibattito che ha portato alla stesura
definitiva. A prendere la parola, tra gli altri, i Consiglieri
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Elvira Di Cave, Victor
Magiar e Raffaele Sassun. Presenti in sala, inoltre, i Consiglieri
dell’Unione Sabrina Coen, Noemi Di Segni, Simona Nacamulli e Barbara
Pontecorvo.
Adam Smulevich
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Livelli
di guardia |
All’appuntamento
con il Giorno della Memoria 2014, il mondo ebraico italiano si presenta
avvertendo tensioni e segnali che richiedono vigilanza e fermezza. Le
contraddizioni che attraversano la società italiana lasciano trasparire
segni di immaturità e di instabilità e le farneticazioni che mischiano
pregiudizio, antisionismo e antisemitismo vanno moltiplicandosi. In una
realtà dove i valori condivisi e i capisaldi del vivere civile sono
certo saldamente ancorati, ma pur sempre minacciati, anche il mondo
ebraico risente delle tensioni e si interroga per preservare il proprio
ruolo di sigillo di garanzia del pluralismo, della democrazia e della
tolleranza.
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gv
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Parlare
del dopo |
“Non
avrei mai pensato di vedere Moni Ovadia recitare in un film così
sionista!” è stato il mio primo commento uscendo dalla visione di
“Anita B” di Roberto Faenza. Una battuta a caldo non troppo meditata e
ovviamente non da prendere troppo sul serio: il film in effetti non
parla di sionismo o di Israele, ma piuttosto del sogno di Israele che
potevano avere nel 1945 e 1946 gli ebrei sopravvissuti alla Shoah; e,
al di là delle battute, non ho motivi per supporre che Moni Ovadia, per
quanto sia aspramente critico verso l’Israele di oggi, non condivida il
desiderio di far comprendere quanto fosse luminoso quel sogno.
Anna Segre, insegnante
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Un
futuro migliore |
Nell’approccio
storico, una certa distanza temporale dagli avvenimenti è spesso
auspicata per una più lucida analisi a 180 gradi. Questo dovrebbe
permettere che con il trascorrere di anni e secoli, non solo negli
storici, ma anche nell’uomo e nella società in cui egli è immerso, si
giunga sempre a una maggiore comprensione e consapevolezza del passato
e dei suoi sviamenti e si cerchi con questi presupposti di affrontare e
di riservarci un futuro migliore.
Francesco Moises Bassano, studente
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Dove
avvengono le cose |
Tra
le interviste a italiani di diversa generazione che hanno fatto
l’aliyah, mi ha colpito il bolognese e psichiatra Etan Lwow-Maier,
trasferitosi in Israele a vent’anni nel ’73. Gli ho chiesto: “Rifaresti
oggi l’aliyah?” E lui, dopo aver espresso il suo forte legame con
Israele, le sue delusioni dopo l’uccisione di Rabin e i suoi conflitti
con l’odierna società israeliana dove crescono le sue figlie, ha
concluso che di una cosa è certo: “Rifarei l’aliyah per il semplice
fatto che le cose avvengono qui. Su questo non c’è dubbio”. Spesso sono
i luoghi a dare senso alle nostre battaglie, e non viceversa.
Ilana Bahbout
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Meditazioni |
Data
la mia patologica dedizione al lavoro, con bonaria ironia un amico mi
ha regalato un libretto dal titolo “Meditazioni per uomini che non
fanno niente”. Il libro, piuttosto arguto, riporta innumerevoli
aforismi e citazioni da autori di ogni nazione e tempo. Il suo scopo è
quello di indurre il lettore ad apprezzare l’inerzia. Mentre leggevo,
pensavo che non avrei trovato neppure un nome ebraico. E invece, verso
la fine, è venuta fuori una strana massima di Benjamin Disraeli.
Laura Salmon, slavista
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