Qui Roma – L’arte, testimone di Memoria

Mostra Accademia Ungheria Roma - 2014“Le mie opere sono una partecipazione al dolore di tutti i tempi”, spiega l’artista Eva Fisher. Rappresentazioni della sofferenza della Shoah nella sua unicità ma anche messaggi universali che esprimono un dolore umano da condividere. E l’arte diventa strumento di testimonianza come dimostrano i lavori di Eva Fisher così come le opere degli artisti Georges de Canino, Adriano Mordenti e Justin Peyser e dei pittori ungheresi Szabolcs Simon e István Papp Sebők, esposte nella mostra “Camminando nella Valle dell’ombra”, inaugurata oggi all’Accademia di Ungheria di Roma. Ad aprire l’evento, patrocinato dalla Comunità ebraica di Roma e del Touro University Rome, le parole del direttore dell’Accademia Antal Molnár, a cui sono seguiti gli interventi Mónika Balatoni, sottosegretario per le relazioni pubbliche del ministero della Pubblica Amministrazione e della Giustizia d’Ungheria e del vicepresidente della Comunità ebraica capitolina Giacomo Moscati.
“Ieri a New York l’Ungheria ha chiesto scusa – ha dichiarato il sottosegretario Balatoni – per le responsabilità nella Shoah”. Secondo quanto riporta il sottosegretario, dunque, ci è stata una forte presa di responsabilità da parte delle autorità ungheresi non solo per non aver protetto i propri cittadini ma per aver svolto un ruolo attivo nella Shoah. E in questo processo l’arte, e la mostra inaugurata oggi in particolare, hanno un ruolo nel raccontare la capacità di distruzione dell’uomo nei confronti di altri uomini. Una distruzione di cui l’Ungheria ha fatto parte e in cui “le vittime erano ebrei ungheresi, cittadini ungheresi ma anche i carnefici erano ungheresi”, come ha affermato il sottosegretario Balatoni. Una presa di posizione apprezzata dal vicepresidente della Comunità ebraica di Roma Giacomo Moscati, che ha espresso la sua preoccupazione per le recrudescenze antisemite presenti nello stato magiaro. La terza forza del parlamento ungherese, infatti, lo Jobbik, ha più volte negli scorsi anni fatto levare le proteste del mondo ebraico per le sue affermazioni populistiche, xenofobe e antisemite. Una forza estremista su cui il Congresso ebraico mondiale aveva chiesto mano ferma al governo di Orban.
Tornando alla mostra, vera protagonista dell’evento di oggi, nella prima parte sono esposte le opere degli artisti ungheresi Szabolcs Simon e István Papp Sebők che hanno tradotto su tela, seguendo la propria sensibilità, la sofferenza di un passato che deve essere ricordato nella sua atrocità e nel suo dolore.. La seconda invece è dedicata alle opere degli artisti contemporanei residenti in Italia e d’identità ebraica Georges de Canino, Eva Fischer, Adriano Mordenti e Justin Peyser.

(24 gennaio 2014)