L’INDAGINE
SWG LAB PAGINE EBRAICHE
Memoria:
al di là delle dichiarazioni d’intenti,
molto lavoro resta ancora da compiere
La percezione della Memoria e in particolare
del Giorno della Memoria è tangibile, ma ancora troppo debole. La
percezione del livello di sentimenti di pregiudizio antisemita nella
popolazione italiana raggiunge livelli preoccupanti.
Questi i primi dati contenuti nel rapporto SWG Lab sugli effetti del
Giorno della Memoria e sulla percezione dell’antisemitismo in Italia
che sarà pubblicato nella mattinata di lunedì 27 gennaio mentre sono in
corso le celebrazioni del Giorno della Memoria 2014 e che viene
anticipata il giorno precedente in contemporanea alle ore 20 dal Tg La7
e dal notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24.
L’indagine si è conclusa nelle scorse ore, immediatamente a ridosso
dalla scadenza del Giorno della Memoria ed è stata condotta sullo
stesso campione utilizzato dalla società di ricerche per analizzare
l’orientamento politico degli italiani, un campione considerato
ampiamente credibile dagli esperti. Per organizzare le domande e
l’elaborazione gli analisti si sono avvalsi della collaborazione della
redazione del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche.
Secondo i dati della ricerca emerge che chiedendo ai singoli
intervistati una valutazione del proprio grado di coinvolgimento
riguardo al Giorno della Memoria si può contare su un 65 per cento di
risposte positive (“mi sento coinvolto”). Un dato apparentemente
positivo, se non confortante, che però deve necessariamente essere
ridefinito alla luce di molti altri fattori.
Questa percentuale di coinvolgimento,
infatti, scende al 42 per cento quando la stessa domanda non viene più
rivolta sollecitando l’espressione di una posizione personale, ma
un’analisi dell’orientamento generale della società italiana. Si tratta
di un tipico espediente utilizzato dagli analisti per alleggerire
l’effetto falsante del politically correct. La singola persona è
infatti restia ad attribuire a se stessa opinioni potenzialmente odiose
e rigettate dalla morale corrente e dalla società civile, ma si sente
più libera di esprimerle se le può attribuire in generale a un
orientamento complessivo dell’opinione pubblica.
Se si aggiunge a questa valutazione il fatto che, nel generale processo
di distacco dai valori e dagli ideali da cui la società contemporanea è
caratterizzata, la Shoah rappresenta ovviamente un tema molto forte e
che l’indagine è stata condotta nel pieno dell’ondata di produzione
informativa, educativa, culturale che accompagna la celebrazione del
Giorno della Memoria, anche la percentuale del 42 per cento, al di là
delle teoriche dichiarazioni di intenti, lascia intendere che sulla
Memoria e per la sua salvaguardia molto lavoro resta ancora da compiere.
Dati inquietanti, inoltre, presentano anche i risultati della domanda
riguardo alla percezione dei sentimenti antisemiti.
In questo caso non ha nemmeno senso un
raffronto fra opinioni attribuite direttamente a chi risponde (nessuno
o molto pochi, ovviamente, sono portati a dichiararsi direttamente
antisemiti) e tendenze generali attribuite all’opinione pubblica.
Secondo gli interrogati il 46 per cento della popolazione italiana
nutrirebbe sentimenti antisemiti (somma del “molto” al 6 per cento e
dell’”abbastanza” al 40 per cento). Da rilevare che il quadro completo
mostra solo un 13 per cento privo di sentimenti antisemiti, mentre a
ben il 41 per cento sono attribuiti scarsi, ma sia pur presenti,
sentimenti antisemiti.
Fra gli altri dati presenti nel rapporto
riguardo alla percezione dell’utilità del Giorno della Memoria, la
somma del consenso (“del tutto d’accordo” o “d’accordo”) presenta la
seguente situazione: Il Giorno della memoria “aiuta a non dimenticare
ciò che è successo” (94 per cento), aiuta a mantenere viva l'attenzione
su queste problematiche (90), “aiuta a formare le coscienze” (86), “non
serve più a nulla” (15), “è una questione che riguarda solo gli ebrei”
(11).
Rispondendo invece alla richiesta di definire con un aggettivo il
ricordo del genocidio degli ebrei e delle altre vittime del nazismo
attraverso il Giorno della Memoria (i valori espressi in percentuale
tengono conto della possibilità di optare per più risposte), si ottiene
il risultato seguente: il ricordo attraverso questa giornata è:
“dovuto” (45 per cento), “formativo” (39), “necessario” (32), “giusto” (25)
“retorico” (8), “inutile” (5).
L’area di negatività (“retorico” +
“inutile”) che nel caso di questa domanda raggiunge il 13 per cento
racchiude molte ulteriori possibilità di analisi e di ricerca. Il
campione utilizzato per l’indagine è ben rappresentativo della società
italiana contemporanea. Ma proprio dall’analisi di questi dati e dalla
possibile ulteriore scomposizione trasversale, prendendo in esame anche
gli orientamenti culturali e politici dei rispondenti, la loro
condizione sociale, la loro collocazione geografica, la loro
composizione fra sessi diversi, sarà possibile riavviare una
riflessione su come formulare la migliore strategia per garantire
all’intera società la Memoria nel futuro.
gv
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