Elia Richetti,
rabbino
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Dal
linguaggio usato nella Torà in merito allo Shabbàth, i nostri Maestri
ricavano il concetto dell’esistenza di una speciale “anima aggiunta”
che entra nella persona dall’inizio del Sabato per uscirne al momento
della Havdalà; anzi, il fatto che l’Havdalà preveda l’uso di spezie
odorose è messo in rapporto col fatto che si cerca di preservare un po’
della piacevolezza ottenuta con l’”anima aggiunta”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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La
polemica mediatica si articola a volte attorno ai più raffinati livelli
di analisi politologica, di sottigliezza filologica, o di introspezione
psicologica. A volte invece disturba semplicemente la malafede.
L'ultimo Venerdì della Repubblica pubblica un servizio da Gaza di
Chiara Cruciati: Dentro i tunnel segreti fra Gaza e l'Egitto. Si tratta
di un eccitato esercizio di complicità con le sue guide del popolo
gazawi (fin qui peraltro noti come palestinesi) nella semioscurità dei
labirinti sotterranei fra Gaza e l'Egitto e, diciamo pure, fra Gaza e
Israele. Da quei tunnel passa cemento (usato fra l'altro per costruire
altri tunnel da cui passa altro cemento usato per costruire altri
tunnel), carburante, cibo, armi, missili e munizioni (ma di questo si
preferisce non parlare, dice la buona Cruciati). In pochi mesi
l'esercito del Cairo ha distrutto 1.100 tunnel, anche inondandoli, più
di quanti ne abbia danneggiati Israele in molti anni. Poi, dice sempre
la Cruciati, c'è il valico di Kerem Shalom, unico passaggio al confine
con Israele, piccolo e gestito completamente da Tel Aviv. Tel Aviv? C'è
ancora, come la Cruciati, chi parla del governo di Tel Aviv. Chi dice
governo di Tel Aviv non vuole sapere che il governo sta a Gerusalemme.
Sì, ma non è riconosciuto internazionalmente, spiega sempre il dotto
analista, e allora anche di questo si preferisce non parlare. Con
reportage di questa fatta, la Repubblica non è un quotidiano, ma solo un
manifesto.
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Un ciclo di incontri sull'etica medica
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Un
ciclo di incontri sull’etica medica patrocinato dal Dipartimento
Educazione e Cultura UCEI, avrà luogo nei locali del Tempio dei Giovani
sull’Isola Tiberina con cadenza settimanale. Appuntamento ogni lunedì
alle 20. Tra i rabbinim coinvolti Roberto Colombo, Roberto Della Rocca,
Riccardo Di Segni, Cesare Efrati, Gianfranco Di Segni, Benedetto
Carucci, Ariel Di Porto, Amedeo Spagnoletto, Gavriel Levi, Umberto
Piperno.
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Schulz contestato
al Parlamento israeliano
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L’International
Center for Cell Therapy & Cancer Immunotherapy di Tel Aviv come
punto di arrivo per pazienti israeliani, arabi ed europei che vedono
nelle terapie con staminali una possibile cura. Sulla Stampa Maurizio
Molinari racconta la sfida di Shimon Slavin, 72 anni, pioniere dei
trapianti di midollo osseo, sottolineando come sia costantemente in
crescita il numero di italiani che sceglie di affidarsi alla struttura.
“Il ritmo è di una media di cinque nuovi pazienti al mese” spiega Ruth,
la segretaria di Slavin.
Sempre in Israele, durissima contestazione di alcuni parlamentari di
destra (Focolare ebraico, Likud) al presidente del Parlamento Europeo
Martin Schulz, in visita ufficiale nel paese. La contestazione è
avvenuta alla Knesset ed è stata originata da alcuni riferimenti fatti
da Schulz alle condizioni di vita dei palestinesi. Il leader di
Focolare ebraico, il ministro Naftali Bennett, ha così commentato alla
radio: “Chiedo al primo ministro una correzione immediata in nome
dell’onore dello Stato di Israele e non voglio accettare sermoni sulla
moralità di Israele in Parlamento e sicuramente non in lingua tedesca”.
All’uscita della Knesset Schulz ha cercato di minimizzare l’accaduto:
“A confronto con quel che accade nel Parlamento europeo sono cose
accettabili” (Repubblica, tra gli altri). Sul Giornale Fiamma
Nirenstein denuncia “l’eurogaffe” di Schulz: “I dati sono sbagliati: un
palestinese riceve 110mila litri d’acqua all’anno, e un israeliano
intorno ai 160mila. Schulz dice che un israeliano riceve 4,12 volte più
acqua di un palestinese, ma il conto vero è ben lontano: una volta e
mezzo”.
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ISRAELE-VATICANO, INCONTRO A GERUSALEMME
Riprendono le trattative,
massimo riserbo sui contenuti
Rimangono
ignoti gli orizzonti della ripresa dei contatti tra Stato ebraico e
Vaticano per le questioni legate ai diritti e alle proprietà acquisiti
dalla Chiesa in Israele prima del 1948.
La sessione plenaria della Commissione bilaterale permanente di Lavoro
tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele svoltasi negli scorsi giorni a
Gerusalemme è infatti in primo piano sull’Osservatore romano, che della
Santa Sede è l’organo ufficiale e sceglie di pubblicare il lungo elenco
di tutti partecipanti, ma si astiene da qualunque notizia a proposito
del contenuto del confronto, che non è trapelato neppure sulla stampa
israeliana.
Una situazione completamente opposta a ciò accadde esattamente un anno fa.
“La conclusione dell’accordo rappresenta un reale passo avanti nei
rapporti tra Israele e Santa Sede e tra il popolo ebraico e un miliardo
di cattolici nel mondo, a beneficio di tutti”. Era il 30 gennaio 2013 e
l’allora viceministro degli Esteri Danny Ayalon commentava così sul
Jerusalem Post la sessione plenaria della Commissione bilaterale appena
terminata.
La firma, definita da Ayalon “imminente”, non era arrivata in
quell’occasione solo perché in Israele si erano appena svolte le
elezioni ed era giusto che fosse il nuovo governo che doveva formarsi
ad apporla.
Meno di due settimane dopo, l’11 febbraio, arrivarono le clamorose
dimissioni di Joseph Ratzinger e tutto si fermò. Forse anche perché nei
giorni successivi, poco prima del termine ufficiale del pontificato di
Benedetto XVI, arrivò l’annuncio che la figura di primo piano della
Commissione, monsignor Ettore Balestrero, era stato nominato Nunzio
apostolico in Colombia, in una mossa che fu letta dagli esperti come
una conseguenza del coinvolgimento del prelato negli scandali che
stavano scuotendo il Vaticano.
Così, a un anno di distanza, la partita è in mano a nuovi protagonisti:
un nuovo Pontefice, il successore di Balestrero come sottosegretario
vaticano per i Rapporti con gli Stati, Antoine Camilleri, il nuovo
viceministro israeliano degli Esteri Ze'ev Elkin. Solo il primo
ministro israeliano è ancora Benjamin Netanyahu, passato indenne dalle
elezioni.
“Atmosfera riflessiva e costruttiva”. Questo è tutto ciò che emerge dal
comunicato congiunto emesso dopo la riunione nella Capitale israeliana.
Al centro del confronto ancora l’Articolo 10, paragrafo 2 dell’Accordo
fondamentale tra i due Stati: “La Santa Sede e lo Stato d’Israele -
recita il testo - negozieranno in buona fede un accordo complessivo,
che contempli soluzioni accettabili da ambo le parti su punti non
chiari, non fissati o discussi a proposito della proprietà e di
questioni economiche e fiscali che riguardano in generale la chiesa
cattolica o specifiche comunità o istituzioni cattoliche”.
Nulla altro per ora è dato sapere: forse, dopo quel comunicato
congiunto di Ayalon e Balestrero del gennaio 2013 in cui si annunciava
che erano stati “compiuti progressi significativi” e si auspicava “una
rapida conclusione dell’accordo”, si preferisce mantenere una certa
cautela. Anche perché la prossima sessione plenaria è prevista in
Vaticano per il giugno 2014, cioè all’indomani della visita di Jorge
Bergoglio in Israele.
Un altro appuntamento delicato in cui le relazioni fra i due Stati, che
si intrecciano a quelle tra ebraismo e cristianesimo, sono chiamate a
compiere un passo nella Storia.
Rossella Tercatin @rtercatinmoked
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IL VESCOVO CHE ANNULLO' IL CULTO DI SIMONINO
Iginio Rogger (1919-2014)
Una
lunga battaglia per la giustizia, la verità storica, la reciproca
comprensione. Un risultato arrivato a compimento nel 1965, in
concomitanza con l’emanazione della dichiarazione Nostra Aetate che
nuovo e decisivo impulso avrebbe dato all’avvicinamento tra ebrei e
cristiani. Il plurisecolare culto di San Simonino, basato sulla falsa
accusa di omicidio rituale foriera in passato di molte persecuzioni,
ebbe infatti termine in quel periodo grazie a Iginio Rogger, sacerdote
trentino che fu il principatore ispiratore della rimozione. In
occasione della sua scomparsa, avvenuta ieri all’età di 94 anni,
numerosi i messaggi di vicinanza che sono pervenuti alla Curia di
Trento e ai familiari e che ne hanno inquadrato il fondamentale slancio
offerto per il diradamento di antichi e radicati pregiudizi. “Figura
centrale della Chiesa e della cultura trentina – ha commentato Renzo
Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane –
monsignor Rogger si prodigò in prima persona affinché, dopo cinque
secoli, fosse abolito l’ignominioso culto di San Simonino e il suo
richiamo a un’epoca di persecuzione basata sull’infamante ‘accusa del
sangue’ che tanti lutti ha portato alle comunità ebraiche d’Europa
attraverso i secoli. Il suo coraggioso impegno, concretizzatosi negli
stessi anni del Concilio Vaticano II, ha contribuito in modo decisivo
all’avvicinamento tra ebrei e cristiani e alla nuova stagione di
dialogo e reciproca comprensione apertosi con l’emanazione della
dichiarazione Nostra Aetate".
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Setirot
- Salvatori e salvati |
Non
molti giorni fa, la Comunità ebraica di Milano ha meritoriamente
aderito al Comitato Gariwo (la foresta dei Giusti) e mi è tornato in
mente il concetto che Primo Levi espresse riferendosi al suo giusto,
Lorenzo Perrone – il muratore che nel campo di Monowitz lo aiutò a
vivere: «Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata,
egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi
è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo».
Stefano Jesurum, giornalista
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