Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Kasherut: non esiste argomento più legato al
palato che non riempia, da sempre, le bocche di molti di noi. Kasher,
Kasher Glatt, Kasher LeMehadrin…abbiamo imparato a controllare firme,
teudot, documenti, hashgachot e nella storia della nostra generazione
spesso le decisioni del mondo rabbinico ci hanno stupito, a volte in
maniera positiva. Come fece il Bet Din di Boston quando dichiarò alcuni
anni fa che il vino prodotto sfruttando gli chicanos, gli immigrati
messicani, non era kasher date le disumane condizioni di vita e lavoro
di quest’ultimi. Forse, oggi, oltre a controllare la moralità delle
produzioni e dei prodotti kasher, dovremmo cominciare a controllare la
moralità di chi firma le dichiarazioni di kasherut. Perché kasher non
significa avulso da comportamenti morali. A meno che non siamo di
fronte a ipotesi di nuove organismi sul modello di kosher nostra.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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"Comportarsi ogni giorno come se fosse
l'ultimo". La frase ripetuta molte volte da Enrico Letta mi sembra
avere numerosi risvolti, non sempre coerenti fra loro ma che lasciano
comunque da pensare. Di fondo ci vedo un certo misticismo: dopo
l'ultimo giorno inizia la Redenzione. Quando provo a spiegare ai miei
studenti il modo tutto particolare che gli ebrei hanno di "abitare il
tempo", racconto spesso il midrash di Tu bi-Shevat in cui ci si chiede
come bisogna comportarsi se ci viene annunciato l'arrivo del Messia
mentre stiamo eseguendo la mitzvah di piantare un albero. L'opinione -
grossomodo - è che prima bisogna completare la mitzvah, e poi
accogliere il Messia a braccia aperte, introducendo un'alta concezione
etica del lavoro che si può ritrovare anche nelle parole
dell'ex-presidente del Consiglio. Ma si possono anche leggere le sue
parole in senso negativo: sia sul piano della comunicazione (non mi
pare un gran messaggio di fiducia pensare il proprio lavoro come
costantemente precario), sia in prospettiva politica (non te l'ha mica
ordinato il dottore di stare dove stai, a meno che non interpreti il
tuo ruolo in una prospettiva salvifica: "sono stato chiamato a questo
arduo compito e non posso sottrarmi, per spirito di servizio").
Insomma, ci sono i pro e ci sono i contro. Però mi tolgo tanto di
cappello, perché comunque si è trattato di una prospettiva in cui
finalmente la politica sembrava parlare un linguaggio elevato, che
provava a porre una distanza fra la demagogia e la programmazione di
governo. Poi si è passati agli sgambetti e alle dirette streaming con
tanto di battibecchi populisti, e siamo ripiombati nella bassa
normalità cui siamo abituati da anni.
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IMILANO – Apre domani sera la rassegna del
Nuovo Cinema israeliano organizzata dalla Fondazione Centro di
documentazione ebraica contemporanea e Fondazione Cineteca Italiana in
collaborazione con il Centro culturale Pitigliani di Roma. Appuntamento
alle 20.30 con “The Ballad of the Weeping Spring” allo Spazio Oberdan
(viale Vittorio Veneto 2).
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Progetti Otto per Mille
Presentazione domande |
Scadrà il 28 febbraio il termine per la
presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per
Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare
l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS
all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille
valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del
contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
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Ucraina, ancora violenze |
La difficile situazione in Ucraina, teatro
di scontri da guerra civile tra manifestanti filoeuropei e forze
governative filorusse, è in primo piano sui giornali. Tra le altre, due
analisi che ricollegano ciò che sta succedendo ad altri momenti
cruciali del ‘900: sul Corriere “La Tienanmen alle nostre porte e
l’incapacità di capire”, su Repubblica “Il fantasma dei Balcani”. Il
Corriere propone anche una rassegna delle parole dietro cui si fa
ipocritamente scudo la repressione del presidente Yanukovich, da
“assistenza fraterna” a “colpo di stato”.
“Per gli ebrei e per l’Olocausto si sprecano iniziative, fiato e soldi
da tempo”. Così Roberta Capotosti di Fratelli d’Italia ha parlato nel
corso della seduta del Consiglio provinciale di Milano, lamentando la
mancanza di attenzione per il ricordo delle foibe. Dure proteste
dell’opposizione e seduta sospesa (Corriere Milano).
Proseguono le polemiche per la decisione di cambiare nome al Museo
della Resistenza di Dongo, paese dove fu arrestato Mussolini (Giorno).
Roma. Rinviato a giudizio l’autore delle “liste di proscrizione” con i
nomi dei presunti ebrei tra gli esponenti di spicco del mondo della
cultura e del giornalismo italiano (Corriere Roma). A Brescia
contestato il reato di istigazione all’odio razziale a tre giovani
individuati dalla procura come gli autori di svastiche comparse nel
periodo del Giorno della Memoria (Avvenire).
A Bari una strada è stata intitolata alla memoria di Arpad Weisz,
l’allenatore ebreo ungherese che guidò, tra le altre, anche la squadra
di calcio del capoluogo pugliese negli anni ’30 morì ad Auschwitz
(Gazzetta del Mezzogiorno).
Spettacolo. Al Teatro nazionale di Roma in scena la prossima settimana
il balletto di Mario Piazza “Ghetto” (Repubblica).
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qui
torino
Da
Israele, per suonare insieme
Questa
è energia pura, ed è divertente” sono le prime parole di Bar Avni, la
giovanissima direttrice d’orchestra israeliana che sta in queste ore
dirigendo l’orchestra del progetto Music for peace and friendship a
Torino. La rete Mirè, che raggruppa alcune decine di scuole medie a
indirizzo musicale, insieme alla scuola ebraica e con il patrocinio del
Comune, ha lavorato incessantemente insieme alla fondazione Youth and
Music Israel per portare in Italia 13 giovanissimi israeliani, e
permettere loro di suonare insieme a una cinquantina ragazzi di Torino
e dintorni. Bar Avni, giovane ma già affermata direttrice, ha un
evidente carisma e i ragazzi oltre a essere concentratissimi la
riconoscono come una persona che li ascolta, che li capisce.
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Separare
la Shoah da Israele |
Il
convegno torinese di lunedì scorso dal titolo “Negazionismo: serve una
legge?” ha offerto un’infinità di spunti di riflessione, non solo sul
tema in sé, ma anche su molte altre questioni, dal Giorno della Memoria
all’unicità della Shoah, dai veri scopi dei negazionisti alle forme che
assume oggi l’antisemitismo. Personalmente mi sono pienamente ritrovata
d’accordo con l’impostazione proposta da rav Beniamino Goldstein, che
sottolineava il valore della dignità umana (delle vittime e dei loro
parenti) che i negazionisti calpestano; su questo punto, invece, la
professoressa Donatella Di Cesare ha espresso un leggero e garbato
dissenso perché la lotta al negazionismo non deve configurarsi come una
partita tra i negazionisti e gli ebrei, ma riguarda l’intera società.
Verissimo, ma chi sono gli ebrei che i negazionisti descrivono, contro
cui si scagliano?
Anna Segre, insegnante
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Il
principio di responsabilità |
Non
abitando a Roma, mi rincresce non poter partecipare al ciclo di
incontri sull'etica medica patrocinata dal dipartimento Educazione e
cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che si
svolge in questi giorni. Nel rapido e continuo avanzamento di scienza e
tecnica, non può mancare un approccio etico e bioetico, che anzi
dovrebbe affiancare e guidare il progresso umano. L'ebraismo, rispetto
ad altri orientamenti religiosi, lancia raramente anatemi contro la
ricerca medico-scientifica, proponendo una visione spesso più aperta o
possibilista su certe tematiche, offrendo diversi (e talora
contrapposti) punti di vista, ma esortando in ogni caso alla prudenza e
a un “principio responsabilità”.
Francesco Moises Bassano, studente
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In
volo per New York |
Aspettando
di prendere il volo per New York, la città della Libertà, il mio
pensiero va Erich Fromm, colui che portò l'Europa in America, ma anche
l'America in Europa. Nel suo celebre libro (nuovamente in libreria)
"Voi sarete come Dei" sosteneva che "Il Vecchio Testamento è un libro
rivoluzionario; suo tema è la liberazione dell'uomo dai legami
incestuosi del sangue e della terra, dalla sottomissione agli idoli,
dalla schiavitù, dai padroni potenti, per la libertà dell'individuo,
della nazione e di tutto il genere umano". Mi auguro davvero che questa
lettura sia sempre tra le più attuali.
Ilana Bahbout
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Aforismi |
Elazar
Benyoëtz (alias Paul Koppel) è uno scrittore e poeta curioso. Fuggito
dall'Austria in Palestina con la famiglia (nel '38, a un anno di vita),
è oggi considerato il maggiore scrittore di lingua tedesca in Israele:
"La lingua e la letteratura tedesca abitano a Gerusalemme", recita
l'incipit di un articolo del 2012 del più autorevole quotidiano
svizzero. Appassionato di cultura rabbinica (rabbino lui stesso),
Benyoëtz predilige come genere letterario l'aforisma. Personalmente,
considero l'aforistica la massima espressione del genio linguistico
umano.
Laura Salmon, slavista
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